Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti
MISSIONE IN CAMPANIA
30 LUGLIO 1997 - CASERTA
INDICE
Incontro con il prefetto di Caserta. *
Incontro con il dottor Donato Ceglie, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. *
Incontro con i sindaci di Caserta e di Parete e con l'assessore all'ambiente della provincia di Caserta. *
Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. *
Incontro con i responsabili dei consorzi di smaltimento dei rifiuti della provincia di Caserta. *
Gli incontri cominciano alle 16.
Incontro con il prefetto di Caserta.
PRESIDENTE. Signor prefetto, a nome della Commissione la ringrazio non soltanto per quella che gli inglesi definirebbero "calda ospitalità", ma soprattutto per aver messo a disposizione dei commissari tutti quei servizi indispensabili che ci hanno consentito di procedere in modo efficace e funzionale ai sopralluoghi effettuati questa mattina.
A distanza di due anni dalla missione svolta a Caserta dalla Commissione monocamerale istituita nella precedente legislatura, la nostra Commissione ha ritenuto di dover ricomprendere tra le prime iniziative immediatamente successive al suo insediamento un nuovo contatto con la realtà casertana, che sappiamo essere molto tormentata.
Vorremmo acquisire la sua valutazione di massima sui fenomeni connessi in questa realtà alla presenza criminale ed all'attività di organizzazioni illecite che si dedicano alla raccolta, al trasporto ed allo smaltimento dei rifiuti. Dal sopralluogo effettuato questa mattina, in particolare dalla ricognizione aerea, abbiamo potuto constatare come il territorio sia sottoposto ad un'azione di depredamento e di violenza continua; abbiamo anche constatato il dispiegamento di un'attività di contrasto nonché come talvolta le sinergie tra forze dell'ordine, magistratura, sindaci coraggiosi ed iniziative del Parlamento abbiano consentito di realizzare buoni risultati. Ad esempio, nel territorio di Castel Volturno, a quanto ci è stato riferito, è stato possibile, proprio in virtù di questa sinergia, frapporre una prima barriera, un primo margine all'azione dilagante delle organizzazioni illecite e criminali.
Vorremmo capire, signor prefetto, come in un comparto che potremmo sinteticamente definire della waste connection, in una situazione particolare nella quale il clan dei Casalesi è purtroppo una realtà operante, si sia sviluppato il legame tra ciclo dei rifiuti ed azioni illegali o criminali. In particolare, vorremmo sapere se nell'arco degli ultimi due anni sia stato conseguito qualche progresso nell'azione di contrasto e, soprattutto, quali siano le prospettive future e quali i limiti e le difficoltà che l'azione della nostra Commissione potrebbe aiutare a superare, nella prospettiva di conseguire efficaci risultati.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Ringrazio la Commissione, della cui presenza credo Caserta abbia bisogno, soprattutto nell'attuale fase.
Per quanto riguarda le presenze malavitose nel settore dei rifiuti solidi, purtroppo siamo ancora ai "si dice": si tratta di un dato che sottolineo con amarezza, senza rinunciare ad una franchezza di fondo che credo di dover esprimere nel confronto con le istituzioni. In sostanza, riscontri obiettivi sulla presenza della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti non ne abbiamo. Qualcosa si sa, si sussurra, ma purtroppo non esiste alcun riscontro.
Rispetto a due anni fa, credo che la situazione sia nettamente migliorata: a seguito del trasferimento dell'attività di smaltimento dal privato al pubblico, vi è almeno un settore che non è più sotto l'influenza della camorra.
Quanto alle cave di Castel Volturno, vi è stata una forte azione della prefettura, iniziata all'epoca del commissario prefettizio e proseguita con il sindaco Luise il quale, sempre in collaborazione con la prefettura, ha dimostrato una notevole attenzione al problema. In particolare, la prefettura ha individuato la ditta; vi erano state molte resistenze a livello locale, ma siamo riusciti ad individuare una ditta casertana che ha portato a compimento l'operazione.
PRESIDENTE. A cosa si riferisce?
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Alle cave di sabbia.
PRESIDENTE. In particolare, alla demolizione di opere abusive?
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Sì, allo smantellamento degli impianti esistenti, che siamo riusciti a realizzare in virtù di quella sinergia alla quale lei ha fatto cenno nella sua introduzione.
Sapete certamente in che modo si estrinsechi la presenza della camorra sul territorio casertano. In numerose occasioni - credo per ben 11 volte - abbiamo portato all'attenzione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica il problema dei rifiuti. Non vorrei apparire troppo ottimista, ma credo che siamo riusciti a realizzare significativi risultati.
Sono prefetto di Caserta dal 1996 e posso dire che, al momento, abbiamo un totale di 32 discariche abusive nonché di 11 cave abusive, comprese quelle di Castel Volturno, sequestrate dalle varie forze dell'ordine. Le persone deferite all'autorità giudiziaria sono 103, di cui 4 in stato di arresto perché sorprese in flagranza di reato mentre prelevavano sabbia sul demanio marittimo.
L'attenzione al problema è sempre massima, anche sotto il profilo del controllo delle cave; spesso, appena si ha il sentore che qualcosa non vada per il verso giusto, in seno al Comitato provinciale disponiamo accertamenti affidati alle forze di polizia. Inoltre, anche in ragione del degrado che contraddistingue le zone a più intenso sfruttamento delle cave, ho pregato il genio civile di effettuare accertamenti meticolosi volti ad accertare se le cave autorizzate siano state effettivamente autorizzate secondo il protocollo.
PRESIDENTE. In una situazione così calda, probabilmente a rischio, conta molto il coordinamento non solo tra le forze preposte al contrasto ma anche tra le procure della Repubblica che operano sul territorio, così come conta molto anche l'atteggiamento delle istituzioni preposte alla gestione dei rifiuti. Come osservatore di questi rapporti, ritiene che in tale direzione vi sia un coordinamento? I risultati conseguiti, in parte senz'altro positivi, sono attribuibili, oltre che ad una specifica azione a livello locale, ad un coordinamento che inizia a dimostrarsi efficace sul piano dell'azione della magistratura?
Nel corso del sopralluogo effettuato questa mattina abbiamo constatato con stupore che sono state nuovamente autorizzate all'esercizio di attività produttive cave che erano state oggetto di sequestro da parte della magistratura (che le ha poste sotto sequestro per l'ennesima volta).
In definitiva, vorremmo acquisire la sua valutazione in ordine al coordinamento con l'azione della magistratura, con particolare riferimento alle competenze della procura distrettuale antimafia (senza che ciò implichi un giudizio di un potere dello Stato su un altro), nonché in ordine alla sinergia tra autorità locali e regionali elettive.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Dal mio osservatorio, sotto il profilo dell'attività della prefettura e del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, definirei ottimi i rapporti con l'autorità giudiziaria, in quanto ispirati alla massima collaborazione nell'operare e nell'affrontare insieme i problemi, anche superando lo specifico momento del problema dei rifiuti. Sinceramente, contatti con strutture sopra ed ultraprovinciali non ne ho e non ne ho avute. Credo tuttavia che il coordinamento vi sia stato. Tra l'altro, va considerato che è cambiata anche la mentalità della gente; si tratta di un dato rilevante perché i casertani cominciano a capire che i guasti provocati dall'aggressione al territorio hanno un grandissimo rilievo. Di qui una certa reazione. Devo dire che anche la stampa è molto attenta: si tratta di un elemento che sicuramente giova ai fini dell'ottenimento dei risultati che ci prefiggiamo di conseguire.
PRESIDENTE. Da un rapporto del ministro dell'interno che credo risalga al settembre 1996, risulta che sia esercitato un controllo molto forte da parte di clan camorristici (nel rapporto, ad esempio, si fa riferimento agli Schiavone), intesi come clan attivi e capaci di controllare il territorio. Potrebbe fornirci informazioni al riguardo?
VITTORIO MUNDI. Signor prefetto, cosa può fare la Commissione di inchiesta per rompere il legame tra lo svolgimento del ciclo dei rifiuti e le azioni criminali?
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Signor prefetto, lei ha dichiarato di non possedere riscontri obiettivi in merito alla presenza della camorra nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Eppure, questi riscontri esistono; mi chiedo, allora: si tratta di riscontri meramente giudiziari? A livello amministrativo non emerge nulla in merito ai collegamenti tra lo smaltimento dei rifiuti e la partecipazione attiva della criminalità organizzata, collegamenti dei quali pure si parla in molti atti (penso, ad esempio, ai documenti prodotti da Legambiente)? Del resto, si tratta di un dato che è emerso anche dall'audizione di un alto magistrato della procura di Napoli, alla quale ha proceduto di recente la nostra Commissione. Per quale ragione non si hanno riscontri a livello amministrativo?
PRESIDENTE. Il collega Lubrano ha riproposto il tema relativo alla diffusione di documentazione di varia natura, nel cui ambito si fanno nomi e cognomi dei protagonisti di attività criminali nel settore dei rifiuti.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Vi sono state dichiarazioni di un pentito appartenente al clan dei Casalesi, nell'ambito delle quali è stato fatto un accenno all'interesse della camorra nel settore dei rifiuti. Ribadisco che non ho altri riscontri; non ne ho non soltanto come autorità amministrativa ma anche come presidente del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ovviamente, prima di esporvi il mio pensiero, ho ascoltato i responsabili delle forze di polizia.
PRESIDENTE. Nell'estate 1995 si verificarono episodi di camion che abbandonavano nel casertano rifiuti in mezzo alla strada; vi furono anche fenomeni connessi ad una sorta di manifestazioni popolari che dettero luogo al fondato sospetto che in realtà si trattasse di iniziative animate, se non direttamente dalla camorra, almeno da interessi in qualche modo difesi dalla stessa o dei quali la camorra fosse protagonista. Cosa è cambiato in questi due anni?
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. La zona di Teverola, sulla quale insisteva una grossa discarica successivamente sequestrata, bonificata e poi riaperta (sono sorti anche problemi legati alla contiguità con una zona industriale), non è stata recintata perché non recintabile; tuttavia, la situazione è nettamente migliorata.
Questi episodi - ripeto: forse anche in ragione di una nuova attenzione - non risultano. Con questo non intendo certo prospettare un quadro idilliaco, per carità ....! Tuttavia, rispetto al passato, sia per constatazione diretta sia per quanto mi è stato riferito, credo che sia intervenuto un certo miglioramento. La vicenda delle cave di Castel Volturno ha portato ad una grossa affermazione, perché dopo tanti anni siamo riusciti....
VITTORIO MUNDI. In relazione a questa vicenda, quale elemento, a suo giudizio, ha funzionato da deterrente?
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Credo che la carta vincente sia stata rappresentata dalla sinergia che siamo riusciti a realizzare tra comune, prefettura e forze dell'ordine. Siamo riusciti ad assicurare un servizio di vigilanza molto efficace durante le demolizioni ed abbiamo altresì assicurato la scorta alla sede della ditta che ha eseguito i lavori. Questa sinergia si è dimostrata vincente. A Castel Volturno il sindaco è riuscito a bonificare anche la pineta. In sostanza, ci sono segnali nuovi e credo che le amministrazioni comunali nelle quali il sindaco è stato eletto direttamente dal popolo abbiano dimostrato una sensibilità ed una attenzione diversa dal passato.
Quanto alla domanda del senatore Mundi, rispondo che, se avessimo più mezzi, la nostra azione sarebbe più forte. Credo tuttavia che il punto fondamentale - si tratta di un problema di carattere più generale - sia quello relativo al coordinamento e alla sinergia tra autorità giudiziaria, autorità amministrativa e forze dell'ordine. Se si trovasse uno strumento che consentisse a tutti di ritrovarsi .... Sotto tale profilo il prefetto può svolgere un proprio ruolo importante. Fino a quando esisteremo, avremo sicuramente da svolgere una funzione importante.
PRESIDENTE. In sostanza, lei pensa ad un coordinamento con le prefetture e le procure territoriali.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Sì, anche perché la magistratura, ovviamente, non dice al prefetto che sta indagando in una certa direzione.
PRESIDENTE. Però, potrebbe farlo, ovviamente salvaguardando il segreto istruttorio.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Mi rendo conto che non è facile, anche perché il problema riguarda non soltanto il settore dei rifiuti ma, in generale, l'azione giudiziaria.
VITTORIO MUNDI. Sicuramente la presenza della Commissione nelle zone a rischio contribuisce ad elevare il livello dell'azione di contrasto.
MANLIO COLLAVINI. Si è parlato di bonifica di alcune cave abusive, di questa sorta di buchi utilizzati per scaricare rifiuti liquidi provenienti da chissà dove. Durante la ricognizione aerea effettuata questa mattina ho notato diversi ammassamenti di materiale inerte proveniente da demolizioni, materiale abbandonato in parte in cave e in altra parte nei luoghi più comodi per chi li ha riversati. Si tratterebbe di predisporre un meccanismo di presidio di queste cave, di questi buchi, di questi laghetti, magari con l'aiuto dell'esercito, per evitare che questi luoghi siano utilizzati come impianti di smaltimento.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Tra gli obiettivi fissi delle forze di polizia, vi è anche quello ...
MANLIO COLLAVINI. In realtà, mi riferivo all'esercito non a caso, perché credo che le forze di polizia siano sotto organico.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Non siamo sotto organico....
PRESIDENTE. Anzi!
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Tuttavia, le esigenze sono tali e tante da porre sempre la necessità di nuovi apporti. La proposta di utilizzare l'esercito potrebbe rappresentare una soluzione. E' certo, però, che non spetta al prefetto promuovere iniziative di questa natura.
MANLIO COLLAVINI. Nel vostro territorio il materiale inerte sparso in giro è tantissimo!
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Tutte le proposte possono essere utili. Certo, si tratterà di verificare i costi e di fare altre valutazioni. Ho assunto l'iniziativa, ripresa anche dal Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, di illustrare, nel corso di una serie di conferenze, a funzionari e sottufficiali gli elementi di base per diffondere una cultura in materia. L'ingegner Spasiano, che è il subcommissario per l'emergenza rifiuti, ha collaborato con me nell'organizzazione di questo ciclo di conferenze, che è stato esteso a tutti i sottufficiali dell'Arma dei carabinieri, in modo da fornire loro qualche nozione in più sul tema specifico.
PRESIDENTE. Questa mattina la Commissione ha effettuato un sopralluogo alla discarica "La Selva" di Sessa Aurunca, un luogo storico dal punto di vista dell'esemplificazione dei traffici illeciti dal nord al sud del Paese e dello smaltimento in un sito del tutto abusivo, in ordine al quale ogni tanto è intervenuta una qualche autorizzazione del tutto provvisoria e che pure, sulla base appunto di questa ultime, ha - per così dire - esondato. Si tratta di un problema ancora tutto aperto: la discarica ormai non è più in esercizio e le realizzazioni per l'impianto e la sua sicurezza sono francamente approssimative; gli odori che si sentono fanno capire che non si tratta tanto di captazione di biogas ma addirittura di gas che derivano dalla trasformazione di sostanze sicuramente tossico-nocive. Gli odori ricordano sostanze chimiche, organiche, volatili e non, vernici. Si tratta di una situazione francamente grave e preoccupante, anche perché ci troviamo nel parco di Roccamonfina, alle pendici di un sistema con fenomeni di vulcanismo. Tra l'altro, non si sa bene dove vadano a finire le acque di percolazione. Questa situazione, non molto tempo fa, ha causato anche una forte mobilitazione popolare: all'epoca furono convocati i parlamentari della Campania e del Lazio ed intervenne anche il vescovo. In pratica, vi fu grande attenzione al problema. Questa situazione è, in qualche modo, sotto l'attenzione - se non il controllo - della sua prefettura, visto che il territorio è ricompreso nella provincia di Caserta?
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. C'è un progetto di sistemazione finale attualmente in fase di esame. Da quello che mi risulta, la discarica è chiusa.
PRESIDENTE. A proposito di messa in sicurezza, come passo iniziale per una successiva attività di bonifica, talvolta capita - si tratta di una esperienza nota a tutti - che i lavori per il bonifico o la messa in sicurezza siano assegnati allo stesso gestore sospetto - se non addirittura abusivo - che per anni ha gestito la discarica. Vorrei capire se anche per la discarica di Sessa Aurunca si stiano creando queste condizioni, se cioè compaiano gli stessi nomi sia nella fase in cui si è lucrato in modo abusivo sulla discarica sia in quella in cui si debba procedere alla bonifica.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Il progetto è ancora in fase di esame e, quindi, ancora non ci troviamo di fronte ad una eventualità del genere.
PRESIDENTE. La Commissione la sollecita a tenere - per così dire - acceso un riflettore su questa eventualità. L'esigenza che poniamo è quella di rompere il cerchio; ripeto: abbiamo constato come spesso il gestore abusivo della discarica sia in qualche modo remunerato con la successiva attribuzione della titolarità delle operazioni di bonifica.
GOFFREDO SOTTILE, Prefetto di Caserta. Sì, diventa anche cittadino benemerito!
PRESIDENTE. La ringraziamo ancora, signor prefetto, per l'accoglienza e per l'efficienza con la quale ci ha supportato in questa missione.
PRESIDENTE. Nel salutare il dottor Ceglie, gli chiediamo di fornirci un quadro di insieme della situazione relativa, in particolare, al ruolo della criminalità organizzata nel settore del ciclo dei rifiuti, in provincia di Caserta e, segnatamente, nel territorio di competenza della procura nella quale egli svolge la sua attività.
Al dottor Ceglie chiediamo anche di indicarci punti di arrivo, traguardi. In particolare, vorremmo che egli ci segnalasse gli elementi di differenziazione intervenuti nel corso degli ultimi due anni, ed il modo con il quale è proceduta la battaglia per sottrarre la gestione dei rifiuti ad azioni illegali e, talvolta, al controllo di famiglie camorristiche.
Il prefetto ci ha detto che, con riferimento alla sua azione amministrativa ed alla sua funzione di coordinatore del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non gli risulta una particolare densità di presenza di attività della criminalità organizzata in questo settore. Il dottor Sottile, in particolare, imputava questa situazione alle difficoltà derivanti dall'apposizione del segreto istruttorio sulle indagini giudiziarie. Sappiamo bene che la partita rifiuti nel casertano aveva come protagonista il clan dei Casalesi, ma nel sopralluogo aereo abbiamo anche visto il villaggio Coppola, un insediamento completamente abusivo sequestrato proprio dal dottor Ceglie, al quale chiediamo di indicarci quali esiti abbia avuto il provvedimento di sequestro. Coppola, come si sa, evoca la criminalità organizzata. Tra la versione fornita dal prefetto che, nell'ambito delle sue competenze, non dispone di particolari informazioni in merito alla presenza della criminalità organizzata e quella che ci può dare un magistrato.... Se il dottor Ceglie lo riterrà, potremo anche segretare alcune parti del suo intervento.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Anzitutto, vi ringrazio per l'invito. Lavoro presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere dal giorno in cui è nata la procura circondariale, cioè dall'ottobre 1989. In precedenza sono stato pretore in Calabria. Fin dal primo giorno, mi sono imbattuto in reati e procedimenti di natura ambientale. La provincia di Caserta, nel già drammatico panorama nazionale di azioni criminose ai danni dell'ambiente, rappresenta il quadro più allarmante. Ciò anzitutto perché è certo che la camorra, in particolare le organizzazioni criminali dei comuni che vanno da Casal di Principe a San Cipriano d'Aversa, a Villa di Briano, a Casapesenna, a Villa Literno, a Castel Volturno, hanno fortissimi interessi economici nello smaltimento abusivo dei rifiuti tossico-nocivi, speciali e, in qualche caso, anche radioattivi. Spiegherò dopo il percorso operativo-aziendale attraverso il quale ci si muove in questa direzione. Da questo punto di vista, si hanno quindi certezze. Ricordo ad esempio le indagini svolte dalla procura distrettuale antimafia di Napoli, nell'ambito della cosiddetta operazione Adelphi, che ha acclarato inequivocabilmente l'interesse dei Casalesi, di concerto con settori massonici deviati e settori industriali del centro-nord. Si tratta di procedimenti penali conclusi con sentenze di condanna per associazione a delinquere di stampo camorristico, con riferimento allo smaltimento illecito ed abusivo di rifiuti tossico-nocivi.
PRESIDENTE. Questo dato, dottor Ceglie, era già stato acquisito dalla Commissione di inchiesta monocamerale nel corso della XII legislatura. Ciò che vorremmo sapere è se l'azione della criminalità organizzata prosegua ancora, se sia stata in qualche modo contrastata, e, per dirla in inglese quale sia l'up to date.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L'interesse su questo settore è ancora forte e, evidentemente, va calibrandosi ed aggiornandosi sotto nuove forme di gestione del settore imprenditoriale. Ad esempio, da due anni a questa parte il mio ufficio ha sequestrato quelle che sono a tutti gli effetti discariche abusive di rifiuti tossico-nocivi, che gli indagati e i loro legali presentano sotto la forma di centri per lombricoltura. E' questa la versione, alle soglie del duemila, del traffico di rifiuti tossico-nocivi. Sotto il paravento dell'allevamento dei lombrichi - dico "sotto", anche materialmente - si nascondono tonnellate e tonnellate di rifiuti tossico-nocivi. Anche in questo caso siamo intervenuti ed abbiamo bloccato l'attività.
Questo per dire quali sono le nuove forme che il mercato va assumendo. Il riferimento alle nuove forme implica anche quello ai nuovi siti. Una volta compreso che vi è una fortissima attenzione - per fortuna! - delle istituzioni nel triangolo maledetto Villa Literno-Castel Volturno-Casal di Principe, accade che le organizzazioni si spostino verso il nord, nel basso Lazio, negli Abruzzi e in Molise, o verso il nord-est, sul Matesino. A Caiazzo abbiamo sequestrato un'altra discarica di rifiuti tossico-nocivi. Ciò per dire che l'attività continua; certamente non continua con il volume e la mole che ha caratterizzato gli anni precedenti, ma comunque continua, così come continua quella che io definisco la latitanza complessiva delle istituzioni. Con questo voglio dire che non c'è un'azione quotidiana di controllo preventivo della gestione dei rifiuti, che invece dovrebbe essere l'attività tipica prevista dal decreto Ronchi.
In sostanza, manca un monitoraggio continuo delle fonti ed un'attenzione sulle modalità con le quali tali fonti sono gestite. Insisto nel dire che se nel nostro paese di produce cento (cioè 71 mila tonnellate di rifiuti tossico-nocivi) e se siamo certi che di questa percentuale ne viene smaltito in centri autorizzati o convenzionati soltanto il 40 per cento, ci si deve automaticamente porre il problema di dove vada a finire il rimanente 60 per cento.
PRESIDENTE. Purtroppo, i rifiuti tossico-nocivi sono stimati tra i 3 milioni e mezzo e i 4 milioni di tonnellate.
Nel momento in cui lei richiede un'azione preventiva quotidiana, viene immediatamente in mente che una legge statale, quella che ha istituito l'agenzia nazionale per la protezione ambientale, prevede che a livello territoriale l'azione di vigilanza e controllo sia esercitata dalle cosiddette ARPA, cioè dalle agenzie regionali per la protezione ambientale.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nella regione Campania, che a mio avviso dovrebbe avere gli uffici più agguerriti, efficienti e presenti di tutto il territorio nazionale, siamo messi davvero male. Un'esigenza assoluta è quindi quella di istituire questi uffici e di creare un raccordo da un lato con le procure circondariali e, dall'altro, con gli uffici di polizia giudiziaria operanti sul territorio. Tenete presente che, a fronte dell'aggressione che si perpetra con il traffico dei rifiuti tossico-nocivi, operano contemporaneamente il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, una sezione ambiente della Guardia di finanza, alcuni commissariati, il Corpo forestale dello Stato, agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria, con una disparità ed una irrazionalità dell'utilizzo di questi uomini e mezzi e con la conseguenza che certe realtà finiscono per essere seguite da più organismi mentre altre restano assolutamente sguarnite.
Una gestione razionale, quotidiana ed unitaria significa garantire uno scambio di informazioni che tenda a coprire quotidianamente il territorio, sicché, sia pure con i pochi mezzi a disposizione, si possa esercitare un controllo più capillare del territorio.
A ciò si aggiunga che i danni sotto gli occhi di tutti producono ulteriori danni. Tengo molto ad evidenziare che i fenomeni di aggressione all'ambiente che sono stati riscontrati e che si riscontrano ancora in provincia di Caserta destano una duplice serie di preoccupazioni. Anzitutto, va considerato che non sempre gli organismi territoriali ed amministrativi preposti al controllo e alla gestione del territorio operano avendo a cuore la tutela del territorio stesso. A volte ci troviamo in presenza di provvedimenti autorizzatori....
PRESIDENTE. Potrebbe farci un esempio concreto?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La cava di un tal Baiano a Castel Volturno ...
PRESIDENTE. ... che abbiamo visto questa mattina nel corso del sopralluogo.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. ... che, dopo 26 anni di dinieghi e di rigetti della richiesta di autorizzazione per la coltivazione, con modalità a mio avviso sconcertanti ha ricevuto l'autorizzazione alla coltivazione, in un territorio....
PRESIDENTE. Autorizzazione regionale?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L'autorizzazione avrebbe dovuto essere regionale ma in realtà, per effetto di meccanismi di delega, viene ora rilasciata dal genio civile competente per provincia. Il genio civile, che fino all'altro ieri aveva rigettato, con argomentazioni e motivazioni pienamente condivisibili, sulle quali peraltro il mio ufficio aveva argomentato le richieste di sequestro preventivo (accolte e confermate dal tribunale del riesame e dalla Cassazione), inopinatamente, da un giorno all'altro, in assenza di qualsiasi modificazione sul piano territoriale o normativo, ha rilasciato l'autorizzazione.
GIOVANNI LUBRANODI RICCO. Chi regge l'ufficio?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Non lo conosco. Rimango sconcertato nel constatare che è stata data una autorizzazione alla coltivazione di una cava inserita in un territorio devastato, in una sconcertante situazione sotto il profilo geologico ed idrico. Siamo in zona di piena subsidenza: continuare a scavare in quel territorio significa portare il livello del terreno al di sotto del mare, con la conseguenza che una mareggiata forte può penetrare all'interno, così come del resto è già accaduto. Mi chiedo e vi chiedo: questo non era già noto ai funzionari del genio civile? Queste persone hanno eseguito un accertamento sul luogo? Come mai da un giorno all'altro, dopo 26 anni ...? Il mio ufficio ha proceduto al sequestro del sito e di tutta la documentazione.
PRESIDENTE. Questo è avvenuto dopo l'autorizzazione che lei dice essere stata inopinatamente rilasciata dal genio civile, su delega della regione?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Sì, il sequestro risale a ieri e l'attività illecita a quattro giorni fa; l'autorizzazione risale alla settimana scorsa. Vorrei far notare l'immediatezza della risposta, ma soprattutto il fatto che a tutto si pensava di reagire tranne che all'azione delle istituzioni pubbliche.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Non si deve meravigliare!
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta di un dato che desta preoccupazione. A ciò va aggiunto che i fenomeni di aggressione all'ambiente producono un danno enorme per la salute dei cittadini. Sono state eseguite analisi sul territorio che denotano una clamorosa impennata delle malattie tumorali in tutto l'agro aversano. Del resto, non c'è da meravigliarsi, perché la presenza di rifiuti tossico-nocivi sotto terra produce esalazioni e presenza di sostanze che ledono le vie respiratorie, soprattutto degli anziani e dei bambini.
PRESIDENTE. Danneggiano irreparabilmente anche il sottosuolo e le falde idriche, che vengono contaminate.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Da analisi in nostro possesso risulta che il percolato va a riversarsi nelle falde acquifere. Un'ulteriore riflessione. In Campania da tempo si è in emergenza rifiuti. Sappiamo tutti che esiste un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dato poteri straordinari alle prefetture, in particolare a quella di Napoli.
PRESIDENTE. E alla giunta regionale.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Alla giunta regionale ha dato dei poteri circa gli strumenti e gli interventi operativi, alle prefetture per quanto riguarda la localizzazione dei siti e la gestione immediata dell'emergenza, cioè la raccolta dei rifiuti e il loro smaltimento.
Sono fermamente contrario ad affrontare la questione dei rifiuti in termini di emergenza. La gestione dei rifiuti tutto richiede tranne che una filosofia emergenziale: impone ragionamento, impone coinvolgimento delle popolazioni, impone professionalità. In questi due anni il mio ufficio ha dovuto procedere al sequestro di discariche individuate dalle prefetture e i sequestri hanno retto anche al vaglio di altri uffici giudiziari, con la conseguenza che molto spesso ci troviamo a dover fare indagini su atti o fatti che, sia pure in buona fede, dettati dall'emergenza e dalla necessità, promanano comunque da soggetti istituzionali. A differenza di due anni fa, quando dicevo che l'azione delle organizzazioni criminali era clamorosa e devastante, in questi due anni dico che l'azione va calibrandosi e modificandosi e in qualche maniera dirottandosi da qualche altra parte, fermamente restando l'interesse delle organizzazioni criminali sull'argomento.
Tantissime volte, quando procediamo ai sequestri, notiamo che gli indagati sono persone che hanno precedenti per 416-bis, o comunque sono loro familiari o collegati con loro, pur non potendosi arrivare all'imputazione di 416-bis. In altri casi devo dire che le azioni di contrasto non sempre rispondono a criteri di razionalità e di legalità ma, soprattutto (è ciò che conta di più), di tutela dell'ambiente a fronte di questa gestione dei rifiuti (non voglio usare il termine emergenza dei rifiuti). Da due anni a questa parte si registra una maggiore azione di concerto con alcune istituzioni, e in particolare con la prefettura di Caserta. Stamattina abbiamo visto alcuni luoghi dove, per fortuna, sono stati smantellati impianti che servivano all'escavazione abusiva; quindi, un passo in avanti da questo punto di vista è stato fatto, anche se gli strumenti operativi dovrebbero essere più efficaci e celeri. Invece, le gare che portano alla scelta della ditta che deve effettuare la demolizione e i problemi di ordine pubblico, cioè l'esigenza di tutelare fisicamente questi operatori, molto spesso dilazionano nel tempo l'intervento, facendo perdere quel mordente che invece è necessario.
Parlo come magistrato, come soggetto che acquisisce fonti di prova per l'esercizio dell'azione penale. Vorrei precisare che la stragrande maggioranza dei reati che rientrano nella mia competenza sono di natura contravvenzionale a prescrizione breve: il reato si estingue se non si arriva a una sentenza di condanna entro quattro anni e mezzo al massimo. Signori, in provincia di Caserta siamo in costanza di uno sciopero degli avvocati che blocca gli uffici giudiziari da cinque anni. Questo la dice lunga su quanto poco lo strumento giudiziario, sul piano della sentenza definitiva di condanna, può valere anche come deterrente psicologico.
PRESIDENTE. Le rivolgo due altre domande. Un'osservazione riguarda quanto lei ha detto a proposito della sinergia che si può mettere in atto quando vi è convergenza nell'azione delle forze incaricate del contrasto: ha parlato della demolizione di impianti, e vale la pena di ricordare che la Commissione monocamerale di inchiesta della precedente legislatura si mosse sicuramente nella direzione di favorire questa possibilità (che poi era un segnale e niente di più, ma talvolta anche i segnali sono utili per far regredire in qualche misura l'azione della criminalità organizzata).
Lei ha messo sotto sequestro il villaggio Coppola nel settembre 1995. Vorrei sapere come sia andata a finire la vicenda. Lei ha ricordato i molti sequestri operati dalla magistratura, in particolare dal suo ufficio. Vorrei sapere quali siano stati gli esiti di questi sequestri. Dico sinceramente che talvolta il sequestro può essere un primo provvedimento che però, in un contesto come quello che ci ha descritto, rischia di rimanere sterile se ad esso non fanno seguito altre iniziative di carattere giudiziario e amministrativo che riportino alla normale legalità, soprattutto ambientale e sanitaria, una situazione che ha determinato gravi danni per le popolazioni interessate.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Rispondo innanzitutto sul villaggio Coppola. Nel 1995 intesi raggruppare le centinaia di procedimenti penali (circa 400) che pendevano nel mio ufficio nei confronti di Coppola Vincenzo. Non c'è udienza alla pretura di Capua dove non ci siano 5 o 6 procedimenti penali nei confronti di Vincenzo Coppola, il quale tra l'altro è deceduto.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. In che arco di tempo?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Dal 1980 ai giorni nostri. Infatti, i capi di imputazione vanno dal 1980-1982 a tutt'oggi. Egli è deceduto a giugno di quest'anno. Questa scelta di campo, questa scelta strategica, ha consentito, dal punto di vista delle richieste ai giudici, di chiedere il sequestro non già per il singolo manufatto, per la singola costruzione, ma per il villaggio, per la città o per il porto. Anche sul piano dell'immaginario, trattandosi di un caso unico nel pur articolato panorama giudiziario italiano, la cosa ha sortito effetti notevoli. La Cassazione ha più volte convalidato i sequestri, in particolare quello che riguarda il porto, che è tuttora sotto la gestione dell'autorità giudiziaria, del mio ufficio, e produce ingenti utili per le casse dello Stato.
Diverso è il discorso per quanto riguarda il villaggio. Il villaggio insiste su demanio marittimo, demanio forestale e su altre tipologie di demani (idrico, provinciale, comunale).
PRESIDENTE. In ogni caso, si tratta sempre di demanio, e quindi l'azione posta in essere con la creazione del villaggio Coppola è stata devastante anche dal punto di vista del diritto demaniale.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Assolutamente. E infatti tutti i capi di imputazione che riguardano il villaggio concernono il fatto che il Coppola ha realizzato una città abusiva estesa su circa due milioni di metri quadrati di terreno demaniale, con tanto di attrezzature, strade, centri commerciali, scuole, palestre.
PRESIDENTE. Chiese e caserme dei carabinieri.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Sì, chiese e anche locali che purtroppo sono stati dati in locazione a istituzioni pubbliche (caserma dei carabinieri e altre cose di questo tipo). Preoccupandomi di dare un segnale che non fosse all'insegna della chiusura, della catena sul territorio, fin dal primo momento ho inteso affidare in custodia giudiziaria questi beni dall'ingente valore. Ho fatto una perizia, all'esito della quale i beni oggetto di sequestro ammontano a qualcosa come 450 miliardi di lire. Badate, e voglio essere estremamente chiaro: quando un cittadino occupa abusivamente il demanio pubblico crea un danno all'erario, alle casse dello Stato. Quando si crea un danno alle casse dello Stato, lo Stato giustamente si attiva con un procedimento esecutivo per il recupero del danno. Se non paghiamo la tassa di circolazione, dopo un anno o al massimo due l'autovettura ci viene sequestrata. Ebbene, questo signore per trent'anni ha occupato il demanio pubblico creando un danno che i miei consulenti hanno giudicato vicino alla cifra di 170 miliardi di lire per evasione dei canoni demaniali non pagati.
PRESIDENTE. Complessivamente?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Sì, 170 miliardi complessivamente, considerando gli interessi e tutto il resto. Di questi 170 miliardi Coppola Vincenzo non ha pagato una lira, ma quel che peggio è che nessuno glielo ha mai intimato. Eppure esistono uffici periferici dove ci sono dirigenti e funzionari che, se vedono che la sabbia o il mare sono stati rubati, devono prendere atto dell'inequivocabile certezza del fatto, attivando subito le procedure di recupero del danno nell'interesse dello Stato. Questo non è stato mai fatto: sono stati inviati dei meri inviti al pagamento che non producono il meccanismo della messa in moto della procedura esecutiva. Anzi, non dovevo dire che non sono mai stati fatti, perché a un certo punto, grazie alle azioni giudiziarie della procura circondariale, questi meccanismi si sono messi in moto. Mentre con gli inviti al pagamento si chiedevano tre o quattro miliardi, con il meccanismo esecutivo che si è messo in moto si è prodotta un'immediata iscrizione a ruolo per 40 miliardi di lire, che sono già qualcosa, ma sono sempre assai distanti dai 170 miliardi di cui ho parlato. Questo per dire che gli uffici periferici hanno proceduto con modalità a mio avviso schizofreniche, se non di colposa omissione nei confronti di questo soggetto.
Parlo di colposa omissione e ci sono procure della Repubblica che stanno indagando, in quanto ho doverosamente trasmesso gli atti alla procura presso il tribunale di Santa Maria, a quella presso il tribunale di Napoli e a quella presso il tribunale di Roma, dato che qualche funzionario non ha fatto il suo dovere. Ma quel che è peggio è che questi stessi uffici periferici che hanno omesso di andare a recuperare i crediti per i danni erariali per decine di miliardi nei confronti dello Stato, disinteressandosi del problema, quando si è trattato di valutare la richiesta di sgravi fiscali da parte del Coppola Vincenzo relativamente a manufatti realizzati sul demanio pubblico hanno adottato una condotta e una velocità incredibili. Stavano procedendo a sgravi fiscali per miliardi fino a quando non è intervenuto il mio ufficio. Ma vi renderete conto che il mio ufficio non può intervenire su tutto, proprio su tutto: si presuppone che gli altri uffici periferici dello Stato operino all'insegna della legalità: ma ho l'impressione che in provincia di Caserta questo per tanti anni non sia affatto accaduto. Ma perlomeno, da due anni a questa parte, la situazione sta cambiando.
Parte del villaggio è ancora sotto la gestione diretta dell'amministrazione pubblica alla quale l'ho consegnata, cioè quella del Ministero dell'agricoltura. Questa amministrazione, però (l'ho già fatto presente in altre sedi), a mio avviso non è stata all'altezza della situazione quando si è trovata a dover gestire questo immenso patrimonio immobiliare. Per più di un anno, dal settembre 1995 quando ho disposto il sequestro fino alla fine del 1996, non ha avviato alcuna attività in questi locali e in questi alberghi, andando in qualche modo quasi a stimolare un intervento superiore che seguisse questo ragionamento: visto che stanno fermi, diamoli comunque a qualcuno che li fa fruttare. E chi è questo qualcuno che si è offerto spuntando all'orizzonte? Il Coppola Vincenzo. E il Consiglio di Stato ha restituito, a mio avviso inopinatamente, proprio a colui che ha realizzato le costruzioni sul demanio pubblico, alcune delle strutture. Allo stato, posso dire che di questo grosso agglomerato tutto abusivo il 60 per cento è ancora direttamente o indirettamente gestito dall'autorità giudiziaria o dall'amministrazione dello Stato e il 40 per cento dagli eredi del Coppola Vincenzo.
Mi sono permesso di sollecitare più volte l'istituzione di un'authority che consenta di accentrare nelle mani di uno o più soggetti tutti i poteri e tutte le azioni tendenti al recupero definitivo di questa ampia zona di demanio dello Stato. Ricordo a me stesso che esiste una sentenza della Cassazione del 1983 che acclara inequivocabilmente la proprietà demaniale di gran parte di quella zona. L'Avvocatura generale dello Stato ha invitato già dal 1994 tutte le amministrazioni periferiche ad adottare gli atti consequenziali per eseguire questa sentenza. Non mi risulta che questi atti siano stati posti in essere.
PRESIDENTE. L'altra domanda che le avevo rivolto era relativa all'esito dei numerosi sequestri disposti (cave abusive, laghetti e così via).
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Il 90 per cento delle vicende giudiziarie susseguenti a un sequestro si è tradotto in un rinvio a giudizio. Questo significa che si dovrebbe celebrare il processo. Ma da cinque anni non si celebrano processi. Questo significa che difficilmente, nell'immediato, si arriverà a una sentenza di condanna; a meno che l'indagato non faccia istanza di patteggiamento o non succedano altre vicende, con il procedimento giudiziario difficilmente in provincia di Caserta in questo momento si riesce a conseguire l'obiettivo dello spossessamento definitivo o dell'interruzione definitiva.
Bisogna ammettere, purtroppo, enormi difficoltà, da questo punto di vista, ai fini del mantenimento negli anni di ciò che si riesce a sequestrare. Dico di più: mentre nella considerazione collettiva si ha ormai la convinzione che l'azione dell'autorità giudiziaria e delle forze di polizia è molto forte, nell'immediato, sto notando che si tende a far passare del tempo, cioè a far sì che la vicenda vada in pretura, dove molto spesso non c'è un magistrato togato a gestire l'ufficio, bensì un vicepretore. L'intervento del vicepretore consente molto spesso una gestione per tanti versi anomala delle singole vicende. Dico questo perché, se ci sono zone ove è più che mai importante che gli uffici giudiziari siano interamente coperti, rientrano certamente in questa priorità gli uffici giudiziari della provincia di Caserta. Il vicepretore, l'avvocato che gestisce la singola vicenda, prima o poi procede al dissequestro di un determinato laghetto, di una determinata costruzione o cava. Lo fa magari perché il genio civile prende una decisione inopinata, oppure perché c'è una sanatoria, o perché viene approvato un condono, oppure perché c'è il parere favorevole di un determinato organismo, e viene meno il presupposto giuridico e normativo per il mantenimento del sequestro. Fino a quando la gestione è della procura, riusciamo a resistere, ma quando il fascicolo va presso altri uffici giudiziari (pretura, corte d'appello, Cassazione) diventa un po' più difficile.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Ceglie. I colleghi presenti desiderano rivolgerle alcune domande.
VITTORIO MUNDI. Signor giudice, lei ha fatto cenno all'affidamento dei vari giudizi a magistrati togati o non togati. Con la recente soppressione del giudice unico, del pretore, e con l'istituzione dell'ufficio unico vi sarà ancora questo rischio?
Altra domanda. Ritiene applicabile ed estensibile l'affidamento dell'emergenza Napoli (uso questo termine che non le piace non riferito ai rifiuti, ma più in generale), cioè del controllo e della repressione all'esercito?
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Il prefetto ha dichiarato di non avere riscontri obiettivi sulla partecipazione della camorra allo smaltimento dei rifiuti: a livello amministrativo a lui non risultano riscontri obiettivi. Questi riscontri risultano da sentenze passate in giudicato? In caso affermativo, queste sentenze sono comunicate all'autorità amministrativa? Ritengo infatti che queste sentenze siano riscontri obiettivi.
Seconda domanda. Quali reati contesta la procura in materia di rifiuti? A quali normative fa riferimento? Qualora dovessero emergere reati di competenza del tribunale (forse con il giudice unico questo problema non si porrà più), il processo si sdoppia? Come vi regolate dal punto di vista processuale?
PRESIDENTE. Mi collego alla domanda del senatore Lubrano per sapere se, nell'azione del suo ufficio, siano mai stati contestati reati di associazione a delinquere, che dovrebbero riguardare la procura distrettuale.
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Sono assolutamente favorevole al processo di razionalizzazione delineato dai disegni di legge che tendono ad un'unificazione degli uffici giudiziari e al collocamento del pretore visto come giudice unico del tribunale. Sono assolutamente d'accordo perché questo consentirà innanzitutto di istituire un'unica procura della Repubblica, con la conseguenza che qualsiasi tipo di fattispecie penale riscontrabile in un fatto potrà essere gestito dallo stesso magistrato. Adesso, invece (e cerco di rispondere anche alla domanda del senatore Lubrano), se nel corso della mia attività di indagine emergono reati di competenza di altri uffici - come l'abuso in atti di ufficio, in presenza di atti amministrativi abnormi - sono costretto a fare uno stralcio degli atti e a trasmettere il procedimento penale relativo a tali reati agli uffici competenti. I reati che maggiormente riguardano la competenza di altri uffici sono in particolare l'abuso di atti d'ufficio e l'omissione in atti d'ufficio.
Per quanto riguarda il villaggio Coppola, una brillante attività di indagine della sezione di polizia giudiziaria del Corpo forestale di Napoli ha fatto emergere moltissimi reati di competenza del tribunale: peculato, corruzione, abuso di atti d'ufficio, omissione in atti d'ufficio. Mi risulta che su questi reati stiano indagando la procura presso il tribunale di Napoli e quella presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Vi sono testimonianze e deposizione che fanno emergere con chiarezza il quadro di illiceità adottate. Quindi, vedo con estremo favore l'unificazione e la razionalizzazione, perché questo consentirà innanzitutto che, come per gli uffici di procura che adesso possono essere rappresentati soltanto da magistrati togati, per le indagini, così anche il giudicante non potrà più essere un avvocato; non perché io ce l'abbia con gli avvocati, ma perché sul territorio ritengo che diano maggiori garanzie - non certezze - i giudici togati, soprattutto se facenti parte di un tribunale, perché quei singoli magistrati poi faranno parte di un collegio (e quindi vi è la supervisione - non uso il termine controllo - di un presidente di sezione).
Rispondo alla domanda sull'esercito. Dico in sintesi che guardo con favore all'utilizzo dell'esercito solo se si è in presenza di un fatto assolutamente temporaneo e se la cosa può servire liberando gli uomini che, per esempio in provincia di Caserta, servono a vigilare sulle linee del treno ad alta velocità, cioè ad usare questi uomini per effettuare indagini e per controllare il territorio. L'utilizzo eccezionale dell'esercito deve quindi servire a liberare uomini da utilizzare operativamente, non per sbrigare pratiche amministrative nei commissariati o nelle stazioni dei carabinieri. In Campania, e soprattutto in provincia di Caserta, abbiamo bisogno di uomini sul territorio, perché è importantissimo dare l'immagine della presenza dello Stato. Qui vi sono comuni dove fino all'altro ieri lo Stato non c'è mai stato: tutti i comuni della provincia di Caserta dovrebbero essere sede perlomeno di un commissariato, di una stazione dei carabinieri o di una tenenza della guardia di finanza. Purtroppo, in provincia di Caserta vi sono ancora comuni come San Marcellino, Villa di Briano e Santa Maria la Fossa dove non c'è nulla, pur trattandosi di comuni ad altissima presenza criminale. Intendo dire che su tremila o quattromila abitanti si ritiene - in base a indizi o rapporti che la stessa Commissione antimafia può fornirvi - che operino duecento o trecento camorristi. Questo vuol dire, in un paese così piccolo, il terrore, il coprifuoco. Allora, ben venga l'esercito, purché lo Stato si organizzi razionalmente e passi dalla fase emergenziale alla normalità del controllo del territorio. Parliamo di questo in relazione alla gestione del problema dei rifiuti, ma il discorso riguarda tutti i segmenti della legalità e dell'illegalità.
Non vi è dubbio che ci sono riscontri obiettivi al fatto che le organizzazioni criminali si interessano della gestione dei rifiuti e dell'aggressione al territorio.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Perché non risulta all'autorità amministrativa?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Perché evidentemente, quando in sede di comitato provinciale per l'ordine pubblico si fa costantemente il punto della situazione, proprio perché a Caserta si vive in un situazione di emergenza continua, nel senso che si raccolgono i cadaveri con le pale tra Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, la questione rifiuti come business gestita dalla camorra appare secondaria rispetto a fenomeni di maggiore allarme sociale (gli omicidi, il traffico di droga, il traffico di armi).
Potrei parlarvi, per esempio, del forte interesse che la camorra ha nella gestione dell'usura. Ma anche l'usura non è oggetto di frequente confronto e scambio di notizie tra gli uffici e con la prefettura. Eppure è risaputo che il mercato del credito clandestino e illegale che si traduce nell'usura in Campania è gestito interamente dalla camorra.
Evidentemente, deve affermarsi la coscienza del fatto che le organizzazioni criminali, in particolare la camorra, non perdono occasione per aprire nuovi fronti di attività imprenditoriali. La loro preoccupazione è soltanto quella di fare soldi: ben venga il traffico illecito di rifiuti, ben venga la gestione dell'usura, ben venga la prostituzione straniera o minorile purché le organizzazioni criminali facciano soldi. Quella del traffico di rifiuti è attività di esclusiva competenza e gestione delle organizzazioni criminali. Non c'è alcun dubbio. Ripeto che vi sono sentenze passate in giudicato. Evidentemente, non c'è un felice raccordo tra le istituzioni in campo e manca un efficace scambio di informazione. Penso che ciò accada per eccesso di lavoro, non ci vedo disattenzione o altre cose.
I reati riscontrati sono soprattutto quelli previsti in tema di scarico di liquidi e di acque reflue nei fiumi (legge Merli) e quelli previste dall'abrogato DPR n. 915 del 1982. Ho detto abrogato perché con il decreto legislativo n. 22 del 1997, il cosiddetto decreto Ronchi, che ha recepito due direttive comunitarie, ci troviamo in un quadro normativo del tutto nuovo. Lo considero per alcuni versi molto efficace, perché vi sono nuove fattispecie penalmente rilevanti e si è passati dall'idea dello smaltimento dei rifiuti a quella della vera e propria gestione dei rifiuti, con un approccio di natura imprenditoriale nuovo per il patrimonio dei rifiuti. Su questa nuova filosofia siamo in un ritardo clamoroso. Vedo le amministrazioni territoriali assolutamente insensibili al tema riguardante la gestione dei rifiuti. Perciò, si tratta soltanto di prelevare e di andare a smaltire con i costi più bassi possibili e nel posto più lontano possibile, casomai recandosi nel comune limitrofo o nella regione confinante. Se poi la ditta che prende i rifiuti li va a smaltire in un laghetto o al mare al sindaco non interessa: per lui l'importante è che non ci siano barricate o incendi nelle strade della sua amministrazione. Questo lo dico a causa dell'insensibilità e dell'incapacità che regnano sovrane nelle amministrazioni territoriali.
Mi lamento però del fatto che questo decreto, così nuovo e che per tanti versi rappresenta una speranza per il futuro, non abbia previsto una pena che consentisse l'arresto in flagranza in presenza delle condotte di maggiore pericolosità per l'ambiente. Ritengo che attivare una cava abusiva o scaricare rifiuti tossico-nocivi debba offrire la possibilità alle forze di polizia e al magistrato inquirente di procedere all'arresto in flagrante. La mia esperienza, prima in Calabria e poi in provincia di Caserta, mi dice questo: o si tronca immediatamente quell'attività illecita, oppure i soggetti che di essa vivono, subito dopo essere usciti dalla procura o dalla caserma, vanno a procurarsi un altro mezzo per riprendere l'escavazione.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Il problema dell'arresto in flagrante non sarà mai risolto se i reati rimangono di natura contravvenzionale. O la materia viene regolata per i suoi aspetti più gravi, e quindi alcuni reati sono considerati delitti, oppure l'arresto non l'otterremo mai. Avendo eliminato l'arresto in flagrante dalla legge Merli, il Parlamento non lo introdurrà per i rifiuti. Questa, purtroppo, è la situazione allo stato attuale. E voglio trarre un'altra sconsolata conclusione da quanto lei ha detto, dottor Ceglie: se non ci fosse la magistratura, non ci sarebbe alcun argine a questo problema. Credo che la Commissione debba prendere atto del fatto che in Italia, se non vi fosse la magistratura ad occuparsi del problema dei rifiuti, non vi sarebbe altra autorità ad occuparsene.
PRESIDENTE. La versione del collega Lubrano è forse un po' troppo sconsolata, nel senso che nella relazione della Commissione d'inchiesta sui rifiuti della precedente legislatura già vi era un'indicazione molto forte per l'istituzione del delitto ambientale. Esiste una commissione insediata dal ministro dell'ambiente proprio per configurare un'ipotesi concreta di disegno di legge di modifica del codice. Anche questa Commissione bicamerale d'inchiesta credo si impegnerà affinché, nel momento in cui costituiremo i gruppi di lavoro previsti dalla legge istitutiva, uno di tali gruppi si occupi proprio della configurazione degli aspetti del delitto ambientale.
Dottor Ceglie, le rivolgo in conclusione un'ultima domanda. Lei ha parlato della linea ferroviaria ad alta velocità. Durante il sorvolo di quest'area abbiamo notato una lunga pista in mezzo ai boschi e ai campi, che è proprio il tracciato dell'alta velocità. Vorrei sapere se le risulti - abbiamo avuto documentazione in passato - che esistano connessioni tra la famiglia Zagaria e Michele Fontana con tutto ciò che serve per l'escavazione e la fornitura di materiali litoidei necessari alla realizzazione di opere come quelle necessarie all'alta velocità. Pare che le famiglie camorristiche, in particolare l'esponente di cui ho fatto il nome, abbiano già in passato usato le cave usate per l'estrazione per inserirvi rifiuti. I cantieri dell'alta velocità possono ancora costituire un'occasione per un'azione criminale relativa non soltanto alle forniture di materiali fatte in modo abusivo ma anche alla questione cave-rifiuti?
DONATO CEGLIE, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Chiedo alla Commissione di continuare il mio intervento in seduta segreta.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in seduta segreta.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.
La ringraziamo molto, dottor Ceglie.
PRESIDENTE. La Commissione, nel ringraziare i sindaci di Caserta e di Parete e l'assessore all'ambiente della provincia di Caserta, desidererebbe acquisire un quadro generale delle difficoltà che caratterizzano la realtà in cui essi operano, difficoltà che abbiamo potuto toccare con mano e che peraltro ci sono state confermate dal prefetto e dal dottor Ceglie. In particolare, vorremmo fosse fatto riferimento alle difficoltà incontrate dalle amministrazioni locali per organizzare il ciclo dei rifiuti e per garantire ad esso una gestione corretta. Soprattutto, vorremmo acquisire informazioni sugli aspetti illeciti riscontrati dalle vostre amministrazioni, anche con riferimento all'ambito interno di queste ultime; mi riferisco, per esempio, a funzionari che non agiscano correttamente. Più in generale, siamo interessati all'indicazione di aspetti illeciti connessi al problema della raccolta, trasporto, smaltimento e confinamento in impianti di discarica di rifiuti e, complessivamente, di tutte le informazioni che riteniate utili far conoscere alla Commissione, con riferimento alle sue specifiche competenze.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Da quando sono stati costituiti i consorzi e, quindi, è stata introdotta la gestione pubblica, si è realizzato un salto di qualità in questo settore. Il problema che avverto è non tanto quello della gestione del settore da parte di gruppi criminali quanto quello legato alla difficoltà di procedere nel senso di creare strutture per lo smaltimento dei rifiuti. In realtà, siamo ancora fermi all'epoca delle discariche e non riusciamo a smuoverci da questa fase. Purtroppo, nonostante tutti i piani, non riusciamo a concretizzare la realizzazione delle strutture che ci potrebbero consentire il ciclo integrato di smaltimento.
Anche alla luce dei colloqui che ho intrattenuto con l'assessore preposto al ramo specifico, posso dire che nel nostro comune non ci sono particolari problemi. Quando ci siamo insediati, abbiamo dovuto affrontare il problema di una discarica attiva, che serviva non soltanto la provincia di Caserta ma anche altre province. Siamo riusciti, anche perché la discarica nel frattempo ha esaurito le capacità di ricezione, a far chiudere la discarica stessa ed attualmente è in atto la fase di bonifica. Anche con riferimento ad un'altra discarica, è in atto l'attività di bonifica e di recupero della zona.
PRESIDENTE. Le operazioni di bonifica sono realizzate da operatori trasparenti? Talvolta accade che il gestore abusivo di una discarica, in virtù di bizzarre situazioni, diventi anche il bonificatore della stessa. Una cosa del genere sta accadendo non lontano di qui, a Napoli.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Nel nostro caso non credo sia così; comunque, potrà avere notizie senz'altro più precise dal presidente e dal direttore del consiglio d'amministrazione del consorzio CE-3; queste operazioni, infatti, hanno avuto inizio nel momento in cui il consorzio era entrato già in funzione.
Il consorzio, da questo punto di vista, ha funzionato abbastanza. L'unico aspetto in ordine al quale non riusciamo ad essere concreti riguarda la realizzazione delle strutture di smaltimento e di riciclaggio dei rifiuti, tanto che - ripeto - siamo ancora fermi alla fase delle discariche. Come sindaco di Caserta, il mio problema è che attualmente i rifiuti della città sono versati nella discarica di un consorzio che non è quello al quale appartiene il comune. Ogni mattina devo quindi preoccuparmi dell'aria che tira laddove vado a sversare. Ciò proprio perché non riusciamo a realizzare il ciclo integrato dei rifiuti.
PRESIDENTE. Al di là della gestione dei consorzi, vorrei capire se nel comune di Caserta sia stata avviata, per iniziativa dell'amministrazione comunale, la raccolta separata dei rifiuti (almeno sotto il profilo della distinzione tra umidi e secchi), per favorire un'azione di recupero di parte dei rifiuti e, in ogni caso, di riduzione sostanziale della loro quantità.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Abbiamo iniziato la raccolta differenziata. In particolare, abbiamo ereditato una vecchia gara d'appalto, conclusasi nella fase in cui ci siamo insediati. Cerchiamo di ottenere dalla nuova ditta il servizio migliore: questa ditta, per contratto, deve procedere alla raccolta differenziata. Il problema è che noi facciamo depositare i rifiuti in maniera differenziata, raccogliamo in maniera differenziata ma poi andiamo a scaricare nella stessa discarica. Ciò perché non abbiamo la piattaforma per lo stoccaggio delle materie secche (carta, vetro, lattine). Di conseguenza, pur effettuando la raccolta ed il trasporto differenziati, in realtà finiamo per realizzare una presa in giro, tanto che qualche cittadino - soprattutto i ragazzini delle scuole elementari - l'ha scoperto e, ovviamente, ci è rimasto molto male. In sostanza, si tratta di una presa in giro, tanto che ho fatto in modo da avvertirli ...
PRESIDENTE. Se non altro, però, si tratta di una iniziativa con una valenza pedagogica. Il problema è di capire in che modo un'iniziativa pedagogica possa trasformarsi in atto concreto.
Da cosa dipende la mancata disponibilità di una catena di riciclaggio adeguata?
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Abbiamo avuto un Commissario di Governo il quale avrebbe dovuto far predisporre i piani del ciclo integrato ai consorzi. In realtà, non è stato possibile mettersi d'accordo perché, nel momento in cui si passa alla fase della localizzazione degli impianti, nessuno vuole che questi ultimi siano collocati in casa propria. Ad esempio, all'interno del consorzio CE-3 non è stato possibile giungere ad un accordo. Ora è intervenuto il piano regionale; speriamo che quest'ultimo possa essere attuato, ma anche in questo caso nutriamo molti dubbi, perché già cominciano ad essere dichiarati i primi "no". Si tratta, evidentemente, di un problema abbastanza grave. Ho la sensazione che alla fine il problema esploderà: Dio non voglia che si ritorni precipitosamente indietro e che la gestione dei rifiuti venga assegnata a mani poco affidabili!
Ripeto: la gestione da parte dei consorzi ha consentito un salto di qualità abbastanza evidente.
PRESIDENTE. La ringrazio, professor Bulzoni. Do ora la parola al sindaco di Parete.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Ringrazio il presidente e la Commissione per la disponibilità ad ascoltarmi nel corso di questo incontro. Sono già stato ascoltato dalla Commissione di inchiesta monocamerale istituita nel corso della XII legislatura ed ho quindi già avuto modo di prospettare il problema di fronte al quale mi trovo. Il mio comune ha 10 mila abitanti e si trova a ridosso del comune di Giugliano. Quest'ultimo ha costruito circa 5 discariche, di cui tre di proprietà di privati, al momento di fatto esaurite, e tre pubbliche, attualmente sotto la gestione del sindaco di Giugliano e del subcommissario del commissario straordinario del prefetto di Napoli. Nel comune di Giugliano sono stati effettuati diversi sequestri con riferimento a siti nei quali erano stati versati abusivamente rifiuti tossici. Non riusciamo ancora a venire a capo del problema relativo a questi ultimi, nel senso che fino ad oggi il comune di Giugliano non ha effettuato ancora alcun intervento. Vi sono tuttavia alcune discariche - quelle che possiamo definire più o meno autorizzate, visto che furono autorizzate all'epoca da un assessore provinciale che è stato poi arrestato - che non hanno ancora visto alcuna attività di bonifica. Ai privati è pervenuta l'intimazione a bonificare, ma da questo punto di vista sono molto preoccupato, essendo stata destinata una di queste discariche al ricevimento di rifiuti tossici.
PRESIDENTE. Nel territorio di quale comune sono collocate le discariche?
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Tutte le discariche sono ricomprese nel territorio del comune di Giugliano, ma sono molto vicine a noi.
PRESIDENTE. In sostanza, sono state collocate nel territorio comunale di Giugliano in posizione quasi confinante con quello di Parete.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Sì, a 10 chilometri da Giugliano e a 2 chilometri da Parete!
Questa tendenza viene confermata anche con riferimento ai prossimi insediamenti che andranno ad essere istituiti. Da questo punto di vista, siamo molto preoccupati, in primo luogo perché non è iniziata ancora alcuna opera di bonifica. Tra l'altro, coloro i quali dovranno realizzare l'attività di bonifica sono gli stessi che hanno reso spettrale il paesaggio della zona, un'area tra le più inquinate, ove si consideri che lo scaricamento di rifiuti la riguarda da oltre trent'anni. Abbiamo chiesto che fossero effettuati rilievi per valutare i livelli di inquinamento dell'aria, del terreno e dell'acqua, ma non siamo ancora riusciti ad ottenere questi dati.
PRESIDENTE. Lei ha detto che nel comune di Giugliano sono appaltate opere di bonifica...
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. No, no! Da quattro anni stiamo chiedendo alla prefettura di Napoli i progetti di bonifica delle discariche. Finalmente, il prefetto di Napoli ha fissato un incontro, che si svolgerà domani mattina, tra i rappresentanti dei due comuni interessati e delle rispettive province, alla presenza della struttura commissariale, al fine di fare il punto della situazione delle discariche. I progetti di bonifica approvati dalle strutture commissariali debbono essere realizzati dagli stessi privati. Poiché questi ultimi, almeno per quel che ne so, sono gli stessi che hanno deturpato la zona, credo debba essere previsto un controllo particolarmente efficace.
PRESIDENTE. In sostanza, lei sostiene che potrebbe accadere, nel comune di Giugliano, che le persone le quali hanno gestito le discariche in maniera non particolarmente chiara siano le stesse alle quali sarà affidata l'attività di bonifica.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Sì, presidente.
Ho ascoltato attentamente l'intervento del sindaco di Caserta ma non credo che tutti i consorzi lavorino bene, anzi sono convinto che i migliori consorzi in Campania stiano lavorando al 50 per cento. Sotto questo profilo, credo si debba spingere maggiormente ed andare avanti. Debbono spingere di più anche le province, non solo quella di Caserta ma anche quella di Napoli, al fine di eseguire tutti i controlli opportuni nell'ambito delle proprie competenze territoriali. Una parte del comune di Giugliano alla quale mi sono riferito, per esempio, è fortemente deturpata. Quando parlo di Giugliano, ovviamente, mi riferisco anche a Qualiano e a Villaricca, cioè ad un vero e proprio triangolo della morte.
La struttura commissariale ha realizzato un'ulteriore discarica di dimensioni enormi. Abbiamo chiesto maggiori controlli per quanto riguarda la gestione di quest'ultima.
PRESIDENTE. In quale area è sorta questa discarica?
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Sempre nella stessa zona, presidente. In quell'area ci sono 4 discariche: la ex Cimevi, la ex Nova Ambiente, nonché quelle situate nelle località Schiavi e Masseria del Pozzo. Tutte queste discariche sono ricomprese in un ambito territoriale esteso per non più di un chilometro quadrato. Ovviamente, la zona rientra nella provincia di Napoli. Ho chiesto di partecipare a questo incontro...
PRESIDENTE. Mi rendo conto del suo interesse rispetto a questa vicenda ma, per quanto riguarda la Commissione, abbiamo già stabilito di effettuare una missione a Napoli ed in provincia nel prossimo mese di settembre. A quel punto, avremo la possibilità di entrare nel merito della questione con gli interlocutori diretti.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Presidente, la stessa risposta mi è stata fornita dal prefetto Romano, il quale è stato di una concretezza incredibile, cosa della quale lo ringrazio ancora. Se la Commissione avrà un incontro con il sindaco di Giugliano, con il presidente della provincia di Napoli e con il prefetto, vorrei essere presente anch'io, anche perché i fetori li sentiamo noi, le difficoltà le viviamo noi!
PRESIDENTE. Stiamo prendendo atto di quello che ci sta dicendo; le sue dichiarazioni saranno verbalizzate e resteranno agli atti della Commissione.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Sono un fautore dei consorzi e penso che in Campania debba essere superata la gestione commissariale: non si può andare avanti con ordinanze, perché questo metodo è indice di ritardi e di mancata programmazione.
Nel nostro territorio insistono molte serre; i produttori acquistano plastica, che poi bruciano tranquillamente, perché non sanno dove metterla. Voi sapete che i produttori, quando comprano la plastica, pagano un prezzo in funzione del fatto che lo Stato dovrebbe intervenire per riciclare la plastica stessa. Si tratta di un ulteriore disagio che viene vissuto nella nostra realtà, che si va ad aggiungere ai guasti e ai danni ambientali che hanno reso spettrale tutto il paesaggio.
Mi appello alla vostra sensibilità ed alla vostra autorevolezza perché si intervenga nella grossa zona compresa tra i comuni di Giugliano e di Villa Literno, un territorio sterminato nel quale non viene esercitato alcun controllo sotto nessun profilo. Ecco perché vorrei partecipare all'incontro che la Commissione avrà con il sindaco di Giugliano e con i rappresentanti della provincia di Napoli.
Vi ringrazio e vi chiedo scusa per la foga.
PRESIDENTE. Non è il primo caso in cui impianti non desiderati sono collocati nel territorio di un comune, molto più vicini, però, al comune confinante.
Do ora la parola al dottor Letizia (il quale è dottore nel senso tradizionale che si attribuisce al termine, essendo un medico), per sapere se, in virtù dell'ufficio che ricopre ma anche in base alla sua esperienza professionale, possa fornirci elementi sui risvolti di carattere sanitario. In un precedente incontro abbiamo ascoltato la denuncia della diffusione, a livelli superiori all'incidenza statistica, di neoplasie e di malattie tumorali.
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Sono assessore all'ambiente della provincia di Caserta da quattro mesi; ciononostante, mi sono reso conto fin dall'inizio che la situazione è di emergenza. Dopo soli tre giorni dal mio insediamento si è sviluppato un incendio presso l'Ecorec, che ha avuto un rilievo anche sulle cronache nazionali. L'Ecorec era uno stabilimento preposto allo stoccaggio di pneumatici. Poi, come ho detto, è stato incendiato.
Dicevo che fin dall'atto del mio insediamento ho avuto un impatto con l'emergenza ambiente. In verità, da qualche anno a questa parte credo che la situazione in provincia di Caserta sia migliorata, anche perché il controllo sul territorio vede profondere uno sforzo da parte di tutte le istituzioni preposte, dai comuni alla prefettura, fino ad arrivare alle forze dell'ordine. Riteniamo che l'esigenza reale sia quella di garantire un efficace controllo del territorio, tanto che la provincia ha pensato di costituire un corpo di guardie ecologiche. E' già stato svolto un corso di addestramento e l'iniziativa sta per entrare nella sua fase attuativa. Molto spesso non sappiamo cosa accade sul territorio; di qui la necessità di rendere il controllo più efficace e maggiormente esteso.
Quanto alla situazione dei rifiuti, registriamo un notevole ritardo. Il piano dei rifiuti solidi urbani è stato pubblicato sul bollettino ufficiale della regione Campania soltanto sette giorni fa. Abbiamo partecipato a tutte le riunioni e siamo stati interpellati nella fase di preparazione del piano. Dal punto di vista tecnico, quest'ultimo dovrebbe avere la capacità, nella fase attuativa, di risolvere quanto meno il problema dei rifiuti o, almeno, di portarlo ad un certo livello di definizione. Il punto debole - rispetto al quale stiamo cercando di sollecitare la struttura subcommissariale, che, ad onor del vero, è molto attiva, tanto che martedì prossimo avremo un ulteriore incontro per affrontare il problema della raccolta differenziata - è rappresentato dagli impianti. In alcuni comuni ed in alcune realtà della provincia hanno preso avvio gli esperimenti di raccolta differenziata; alcuni amministratori e taluni consorzi si sono dimostrati particolarmente sensibili a questa problematica, ma alla fine, come diceva il sindaco di Caserta, il materiale separato viene rimescolato e versato in discarica. Senza una piattaforma, senza quella che viene definita in termini tecnici una filiera, credo che alla fine gli sforzi dei comuni e della provincia saranno vanificati. Il punto cruciale del problema, in sostanza, è individuabile nella fase finale, segnatamente avendo riguardo a chi deve assumere i rifiuti per lo smaltimento.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Il suo ragionamento vale per tutti i tipi di rifiuti?
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. No, sto parlando dei rifiuti solidi urbani. Siamo profondendo uno sforzo comune, raccordandoci con i quattro consorzi che operano sul territorio e con il sindaco di Caserta. Non sono particolarmente pessimista e, nonostante i ritardi, credo che, se riusciremo a raggiungere il minimo obiettivo di creare qualche impianto che funzioni, saremo in grado di avviare un minimo di raccolta, non dico di attuare tutte le prescrizioni del decreto legislativo n. 22, ma almeno di fare qualcosa. Per la provincia di Caserta, da sempre abituata soltanto al meccanismo della discarica, si tratterebbe di un passo avanti importante e significativo, anche per infondere un po' di coraggio a noi stessi ed alla gente.
Quanto agli aspetti sanitari, nel piccolo ospedale nel quale lavoro, quello di Marcianise (ma mi riferisco anche alla struttura ospedaliera di Maddaloni e ad altri ospedali della zona), abbiamo constatato come la curva di alcune malattie, soprattutto quelle neoplastiche, sia in netto aumento. E' chiaro che attuiamo i controlli che competono...
PRESIDENTE. Lei si riferisce ad un ambito temporale grosso modo riconducibile agli ultimi dieci anni?
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Sì. Non ho con me i dati precisi, ma il trend è sicuramente in crescita.
PRESIDENTE. Avete verificato l'incremento di particolari forme di neoplasia?
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Si tratta, in particolare, di quelle relative al sangue...
PRESIDENTE. Leucemia?
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Sì, leucemia ed anche linfomi. I pediatri mi dicono che certi fenomeni sono aumentati in misura rilevante anche nei bambini; mi riferisco, in particolare, all'asma infantile e, in generale, alle allergie.
PIETRO PAOLO GIARDIELLO, Sindaco di Parete. Il fenomeno riguarda soprattutto il territorio aversano!
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Noi eseguiamo i controlli che la legge ci impone di effettuare... Nella regione Campania l'ARPA non è stata ancora costituita: dovrebbe trattarsi di un organismo che ci consentirebbe di realizzare un raccordo completo e di esercitare una effettiva possibilità di controllo. Ad esempio, non abbiamo possibilità reali di effettuare un monitoraggio dell'aria, che potremmo realizzare soltanto investendo lo SCIA di Napoli. Questo organismo, però, opera in un territorio molto ampio; se fosse possibile attuare l'ARPA in tempi brevi in provincia di Caserta, sarebbe necessario che la stessa fosse dotata di due mezzi mobili, per agevolare un monitoraggio costante. In questo momento, in realtà, non siamo in grado di procedere a monitoraggi e ci limitiamo a far fronte soltanto alle emergenze. Potremmo fare di più, ma la legge ci impone di servirci delle strutture del LIP e dell'ASL, per cui non possiamo che sfruttare quelle.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. In realtà, presso il LIP avremmo una struttura mobile, che più volte abbiamo chiesto sia attivata. Il problema è legato all'individuazione del personale che possa usarla. Spesso il consigliere comunale Pradillo, che lavora al LIP, ha dichiarato che il mezzo è funzionante ed è dotato di tutte le attrezzature previste, tanto che ho sollecitato l'effettuazione di analisi perché noi, avendo il problema delle cave attive, saremmo interessati fortemente ad un monitoraggio dell'aria. Ho anche consigliato ai genitori, nel momento in cui chiedano l'intervento del medico per i loro figlioli, di segnalare all'ASL le ipotesi in cui si tratti di malattie respiratorie.
PRESIDENTE. In sostanza, lei sta suggerendo un intervento congiunto e coordinato dell'assessore all'ambiente e dell'assessore alla sanità della provincia di Caserta. E' così?
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Sì.
PRESIDENTE. Glielo chiedevo perché l'attivazione del mezzo mobile avrebbe non soltanto la funzione di effettuare un monitoraggio di tipo ambientale ma anche quella di realizzare un monitoraggio sanitario.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Ho notato che attribuite un peso particolare alla raccolta differenziata.
PRESIDENTE. Più che noi, sono le direttive europee ed il decreto legislativo n. 22 ad attribuire questo peso!
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Per noi il vero problema è quello degli impianti. In sostanza, dovremmo dotarci di impianti, perché il problema è proprio questo.
PRESIDENTE. Le garantisco, professor Bulzoni, che si tratta di un problema ben noto alla Commissione.
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Oggi esistono impianti che realizzano direttamente, nella prima fase di attività, la differenziazione. Intendo dire che potrebbe esserci anche una raccolta indifferenziata all'inizio ma che, in presenza di un impianto idoneo, quest'ultimo potrebbe comunque consentire di realizzare gli effetti ricondotti a questa particolare forma di raccolta.
PRESIDENTE. Non abbia troppa fiducia nell'innovazione tecnologica! Esistono impianti che in parte sono in grado di realizzare quello che lei dice ma che comunque, in una prospettiva di medio periodo, non possono surrogare la raccolta differenziata raccomandata dalle direttive europee e recepita dal decreto legislativo n. 22.
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. In merito al problema del mezzo mobile, le informazioni di cui dispongo non coincidono esattamente con quelle del sindaco di Caserta. E' vero che l'ASL dispone di un mezzo mobile, ma io non ne ho mai potuto usufruire. Ciò vuol dire che qualche problema vi sarà pure. Ho inviato una lettera al direttore dell'ASL con la quale ho sollecitato l'attivazione del mezzo, da mettere a disposizione della provincia e, ovviamente, di tutti i comuni.
PRESIDENTE. C'è stata risposta?
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Non c'è stata risposta.
Per quanto concerne il problema dei reflui industriali, che controlliamo attraverso il LIP di Caserta, sarebbe il caso di ampliare lo spettro di esami da effettuare, visto che le analisi molto spesso non sono completate dal LIP, probabilmente a causa di carenze relative al personale o alle strutture.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Circa tre anni fa mi fu detto che a Caserta era in costruzione un impianto per la raccolta indifferenziata, tecnicamente molto avanzato. In particolare, si sarebbe trattato di un nastro trasportatore sul quale si sarebbero dovuti depositare i rifiuti indifferenziati: man mano che il nastro avanzava, si sarebbe verificata automaticamente una selezione di rifiuti. Vorrei sapere dal sindaco di Caserta se questa notizia corrisponda al vero. Sono vissuto in questi anni nella convinzione che Caserta fosse all'avanguardia in questo settore...
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. Non so in che modo e da chi abbia appreso la notizia ma, purtroppo, non è questa la realtà. Ripeto: si tratta del mio cruccio e della mia preoccupazione più grandi. Ad un certo punto, ho anche prospettato al prefetto Catelani l'ipotesi di verificare se nel territorio del mio comune potesse esserci un sito adatto per localizzare un impianto. Ripeto: quando la bomba esploderà, a soffrirne di più sarà il capoluogo, che non ha spazi da adibire a discarica e che, nello stesso tempo, produce la maggior quantità di rifiuti. Gli altri, bene o male, riusciranno ad arrangiarsi.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Quindi, la struttura alla quale facevo riferimento non esiste...
ALDO BULZONI, Sindaco di Caserta. No.
VINCENZO LETIZIA, Assessore all'ambiente della provincia di Caserta. Probabilmente - ma non ne sono certo - il senatore Lubrano intendeva riferirsi all'impianto di compostaggio di Santa Maria Capua Vetere, l'unico impianto dotato della possibilità di differenziare il rifiuto, anche se non è attualmente funzionante.
PRESIDENTE. Ringrazio per il contributo fornito ai nostri lavori.
Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
PRESIDENTE. Procediamo con l'audizione dei rappresentanti di Legambiente, Italia nostra, WWF e LIPU. Prego i nostri ospiti di esporre sinteticamente gli argomenti che possano risultare di interesse di questa Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
MATTEO PALMISANI, Delegato regionale della LIPU. La Lega italiana per la protezione degli uccelli finora non si è particolarmente interessata alle problematiche relative alle discariche e alle ecomafie. Stiamo però lavorando molto sui problemi del fiume Volturno. So che avete visitato le cave abusive, con escavazione di sabbia, utilizzate poi come discariche a Castel Volturno. Il problema emerge non soltanto dal punto di vista dell'utilizzo in proprio del territorio, ma anche dal punto di vista del bracconaggio, nel senso che i laghetti (volgarmente denominati vasche) sono utilizzati come punti di appostamento per la caccia di frodo. Il problema è serio, diciamo che costituisce una vera e propria piaga.
PRESIDENTE. Quindi all'attività illegale della criminalità organizzata che si estrinseca con le estrazioni abusive, la costruzione di manufatti, le perforazioni della falda, o il voluto riempimento di cave con acqua (i famosi laghetti) per interrare rifiuti tossici, si aggiunge la vostra denuncia sull'utilizzo di questi laghetti per attività di caccia illegale.
MATTEO PALMISANI, Delegato regionale della LIPU. Sì, anche perché la caccia è praticata tutto l'anno e soprattutto nelle ore notturne, quando sarebbe vietata. Ci sono dei capanni - immagino che li abbiate visti perché sono tutti intorno ai laghetti di Castel Volturno - che vengono affittati a questo scopo. Abbiamo fatto sopralluoghi con la guardia forestale e dipendenti della provincia e abbiamo sorpreso persone in parecchi casi. Il fenomeno è grave perché gli uccelli selvatici provenienti dal mare durante la migrazione usano i laghetti come luogo di sosta e di riposo e i cacciatori compiono delle vere e proprie stragi. Ripeto che questo avviene tutto l'anno perché la sorveglianza è minima. Per dire la verità, la forestale di Roma ha recentemente compiuto alcune azioni di contrasto, ma sono sempre azioni limitate.
Abbiamo poi registrato escavazioni di materiali inerti lungo il fiume.
PRESIDENTE. Ci hanno detto, a tale proposito, che è in corso l'operazione Volturno che dovrebbe cominciare a produrre i primi risultati.
MATTEO PALMISANI, Delegato regionale della LIPU. Ho appena parlato con il giudice Ceglie proprio di questo.
LEOPOLDO COLETI, Presidente del circolo di Legambiente di Caserta. Desidero fare alcune segnalazioni di interesse per la Commissione riguardo ai rifiuti e alle cave.
Per quanto riguarda i rifiuti voglio sottolineare un aspetto positivo. Negli ultimi due o tre anni alcune discariche sono passate dalla gestione dei privati a quella del consorzio. I soci di Legambiente segnalano un miglioramento nelle zone in cui le discariche sono state gestite secondo criteri più attenti, anche perché il consorzio è un organo amministrativo intermedio tra la popolazione e la regione. E' un organo visibile che in alcuni casi ha ben operato.
Quella attuale è una delicata fase di passaggio, perché il decreto Ronchi prevede gli ambiti territoriali ottimali, che sono un livello amministrativo un po' superiore rispetto ai consorzi. Non so se vi sarà un passaggio di competenze dai consorzi agli ATOS e i consorzi spariranno. Comunque, bisognerà tenere sotto osservazione questa delicata fase di passaggio.
Vi è poi il problema delle discariche abusive e delle discariche private che sono gestite non secondo legge. Credo che su questo potrà intervenire in modo più preciso la collega di Sessa Aurunca. Nel campo delle cave aspetti positivi non ve ne sono affatto. Il circolo di Legambiente di Caserta da anni porta avanti una vera e propria guerra, con blocchi stradali, per avere le analisi dell'aria che respiriamo, ma non siamo riusciti a fare in modo che l'ASL le eseguisse. Mancano le apparecchiature adatte, che sono molto costose, e le misurazioni richiedono tempi assai lunghi: sta di fatto che non siamo riusciti ad ottenere l'esecuzione di queste analisi, e che tutta la zona est della città è soggetta al rumore e alla polvere delle cave.
Il comune di Caserta, abbastanza sensibile all'argomento perché continuamente pungolato dalle associazioni ambientaliste e dai comitati di quartiere della zona Cerasole, ha preparato un protocollo di intesa con i cavaioli. Questo protocollo prevede la coltivazione della cava ancora per qualche anno, ma in vista di un immediato risanamento almeno delle cave che si trovano in prossimità del centro abitato. Qualche cavaiolo ha manifestato una buona disponibilità, ma la risposta complessiva al protocollo di intesa è stata un colpo di fucile che ha rotto i vetri dei locali dell'assessore comunale all'ambiente. Da parte delle cave vi è quindi forte opposizione, ma manca assolutamente qualsiasi risposta al livello amministrativo superiore. Bisognerebbe fare qualcosa in questa direzione.
PRESIDENTE. Cosa intende per "livello amministrativo superiore"?
LEOPOLDO COLETI, Presidente del circolo di Legambiente di Caserta. Il livello amministrativo superiore al comune: la regione.
FRANCO PAOLELLA, Rappresentante del WWF della provincia di Caserta. Partecipo a questo incontro in quanto il responsabile provinciale in questo momento non è a Caserta. In passato sono stato però delegato regionale, e quindi conosco la materia.
Il WWF si è occupato in particolare del fiume Volturno, dalle sorgenti alla foce, quindi sia delle rive sia della parte sul litorale. Confermo innanzitutto quanto è stato già detto sull'attività di bracconaggio che si aggiunge all'abusivismo. Il bracconaggio viene fatto anche ricorrendo a modelli di anatidi - qui denominate marzaiole - di plastica messi a galleggiare dopo essere stati assicurati con una corda. All'interno contengono dei fonofili, cioè sistemi a ultrasuoni che riproducono il verso degli animali. I bracconieri si nascondono nei bunker che si trovano intorno ai laghetti, azionano i fonofili e quando la vasca si è riempita di uccelli con fucili a ripetizione fanno delle vere e proprie stragi di anatidi.
Per quanto riguarda il Volturno, sapete che vi è un equilibrio biodinamico fra il mare e il fiume. Il mare tende ad avanzare e il fiume a fare il contrario. Il prelievo costante ed eccessivo del materiale che il fiume dovrebbe depositare alla foce ha fatto in modo che l'equilibrio si sia rotto: il mare tende ad avanzare sempre di più, e questa è una delle cause per cui la costa di Castel Volturno tende ad arretrare. Prova ne è che un faro che una volta si trovava sulla terraferma attualmente si trova in mare aperto, ad oltre un chilometro dalla riva.
Faccio omaggio alla Commissione della nostra pubblicazione "Progetto Volturno". E' uno studio durato quattro anni e che ha studiato il fiume dalla sorgente alla foce. Per la prima volta in Italia si sono seguite due metodiche parallele e che si sono completate. Normalmente, infatti, lo studio delle acque si faceva con analisi chimiche e batteriologiche, che incontravano limiti nel fatto che qualcuno poteva aver inquinato poco prima del prelievo, provocando quindi un allarme non giustificato. Pertanto, oltre alle analisi chimiche e batteriologiche, è stata fatta una lettura in chiave entomatica: si sono seguiti insetti che allo stato di larve vivono costantemente sul fondo del fiume e la cui presenza costituisce un indicatore biologico. Questi dati correlati con quelli chimici ci hanno dato la situazione stabile, e non fluttuante, del fiume. Dalla pubblicazione risulta anche che l'estrazione in cave costituisce un fenomeno molto diffuso. In un passato non molto recente abbiamo anche fatto delle denunce. Una riguarda la zona di Villa di Briano, dove la cava è giunta alla falda: durante la notte si scaricavano sostanze inquinanti direttamente nella falda.
Lascio alla Commissione anche un opuscolo su un'oasi che gestiamo.
VITTORIO MUNDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Senatore Mundi, potremo rivolgere le domande dopo il primo giro di interventi.
VITTORIO MUNDI. Non è una domanda, presidente, ma una richiesta di chiarimento. Con tutto il rispetto per tutto ciò che stiamo ascoltando, vorrei sapere qual è il nesso con l'attività della nostra Commissione. Chiedo scusa, ma finora non ho visto alcun nesso.
FRANCO PAOLELLA, Rappresentante del WWF della provincia di Caserta. Non conosco con esattezza gli obiettivi di questo incontro perché sono stato contattato solo all'ultimo momento. Mi sono perciò uniformato a quanto è stato detto prima di me.
PRESIDENTE. Ricordo allora che la Commissione d'inchiesta si occupa di tutto il ciclo dei rifiuti, quindi in primo luogo dei problemi amministrativi ad esso connessi. Sia il rappresentante di Legambiente sia quello della LIPU hanno parlato anche della funzionalità dei consorzi istituiti e sulla trasformazione da private a pubbliche di alcune discariche. L'attività di bracconaggio praticata nei famosi laghetti è un'ulteriore attività illegale e abusiva che si giova del circolo chiuso che riguarda le estrazioni abusive. Mi pare perciò che dei legami siano stati messi in evidenza.
LEOPOLDO COLETI, Presidente del circolo di Legambiente di Caserta. Vorrei segnalare un vuoto legislativo che permette alle ecomafie di trovare ampi spazi sia a livello di cava sia a livello di rifiuti.
PRESIDENTE. Soprattutto nell'area casertana, ma non solo in questa, l'attività abusiva di estrazione è storicamente collegata all'occultamento e allo smaltimento clandestino, illegale e spesso criminale (cioè con la partecipazione della camorra), dei rifiuti tossico-nocivi. Si è realizzato proprio in questa zona quel circuito perverso che giornalisticamente è noto come ecomafia. Di qui l'interesse di questa Commissione d'inchiesta.
FRANCO PAOLELLA, Rappresentante del WWF della provincia di Caserta. Il circuito si chiude parlando della costa: si estrae materiale inerte dalla montagne, modificando la struttura collinare e il microclima della zona, e si sistema questo materiale lungo la costa per impedire al mare di avanzare. E' un paradosso, perché si distrugge la montagna, tra l'altro sprecando soldi per qualcosa che non potrà mai funzionare.
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Per quanto riguarda la partecipazione camorristica al ciclo dei rifiuti tossici, devo dire che non ho notizie in merito in quanto non ce ne siamo occupati direttamente. Non vi è stato neanche il tempo di documentarci, visto che solo ieri abbiamo avuto notizia dell'incontro odierno.
Per quanto riguarda l'aspetto ambientale, invece, vorrei dire che la situazione del piano regionale delle discariche per la provincia di Caserta è aberrante, nel senso che sono stati individuati siti ad alto interesse ambientale e paesaggistico, che quindi hanno un valore turistico. Mi riferisco, per esempio a Piedimonte Matese, Alife e Falciano del Massico.
PRESIDENTE. Può segnalare con precisione quali dei siti proposti, suppongo dal piano regionale dei rifiuti, sono ritenuti da Italia nostra in contrasto con leggi di vincolo o comunque con una cattiva collocazione paesistica?
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Penso che conosciate la zona del Matese, zona di parco che andrebbe sviluppata dal punto di vista turistico, perché ha caratteristiche ambientali particolari. Sembra del tutto inidonea la localizzazione di una discarica a Piedimonte Matese. Anche la zona di Falciano del Massico è rilevante dal punto di vista paesaggistico.
Per quanto riguarda la zona di Caserta, sembra che la situazione, come ricordava il collega Coleti, stia migliorando. Ricordo che nella parte nord dell'area di Caserta vi sono cave calcaree, mentre in quella sud vi sono cave tufacee. Queste enormi voragini sono riempiti da discariche. La discarica cosiddetta dell'Uttaro, che dovrebbe funzionare nuovamente dopo la revisione, era usata senza alcun accorgimento di impermeabilizzazione, determinando quindi problemi d'inquinamento della falda e di percolazione. Trattandosi di una discarica a cielo aperto priva di interventi di qualsiasi tipo, dal punto di vista sia igienico sia ambientale la situazione è davvero antipatica (ed uso un eufemismo).
Ricordo fra l'altro che il comune di Caserta, alcuni anni fa, aveva avviato la raccolta differenziata dei rifiuti. I cittadini, con grande solerzia, si erano impegnati in tal senso, perché non è vero che qui i cittadini non siano maturi o non abbiano il grado di civiltà necessario per seguire queste indicazioni. Ma poi si è saputo che la raccolta differenziata era del tutto inutile perché i diversi materiali erano presi e buttati tutti insieme nella stessa discarica.
PRESIDENTE. Ce lo ha detto poco fa anche il sindaco di Caserta. Però mi domando se sia stata davvero del tutto inutile. E' vero che il riutilizzo dei materiali riciclabili non può ancora avvenire per difficoltà di collocazione degli impianti in grado di riutilizzare questi rifiuti, tuttavia non definirei questa raccolta del tutto inutile perché se non altro vi è stato un aspetto pedagogico, cioè quello di abituare i cittadini alla raccolta differenziata.
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Mi scusi, ma con situazioni come queste si innesca il fenomeno contrario: il cittadino ben disposto vedendo questi risultati entra in una situazione di sfiducia.
PRESIDENTE. Ma le associazioni ambientaliste, che hanno anche compiti di education, potrebbero far capire ai cittadini che la grande mole di rifiuti che ogni centro abitato produce deve trovare una sistemazione nel rispetto della legge e all'interno dei siti in cui i rifiuti si producono. Sarebbe troppo comodo pensare - come questa provincia ha sperimentato sulla sua pelle - che i rifiuti prodotti vengano smaltiti altrove, oltre tutto in maniera illegale. Mi permetto perciò di segnalare all'attenzione delle associazioni ambientaliste che tra i loro compiti educativi vi è anche l'aspetto non secondario della collocazione degli impianti. Questo è un problema generale del paese.
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Certo, perché è ovvio che nessuno li vuole. A me premeva, visto l'autorevole consesso cui ci troviamo di fronte, far rilevare che il nostro maggior problema è rappresentato proprio dalla sfiducia. Molte forze positive del sud sono avvilite dalla situazione esistente, e anche le buone volontà che vorrebbero attivarsi vengono frustrate.
A proposito del consorzio di bonifica - rivesto la carica di presidente della sezione solo da pochi mesi - vorrei osservare che nella precedente gestione il consorzio stesso chiese alle associazioni ambientaliste la presenza di un delegato ai lavori per l'esame di un progetto di compostaggio.
PRESIDENTE. Di quale consorzio si trattava?
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Credo del CE-3. Ma l'architetto Ambrosino, il nostro delegato, rilevò un'emarginazione nell'ambito del consorzio e non riuscì a fare nulla. Furono costituite due commissioni diverse. Gli ambientalisti erano in una, e gli altri lavoravano nell'altra. Quando il nostro delegato chiese copia degli atti del progetto - che aveva avuto modo di visionare - non riuscì ad averla. Perciò, ben vengano i consorzi, ma dovrebbero essere più trasparenti nella gestione.
MATTEO PALMISANI, Delegato regionale della LIPU. Non abbiamo diritto di voto nei consorzi.
MARIA CARMELA CAIOLA, Presidente della sezione di Caserta di Italia nostra. Forse il diritto di voto no, ma almeno vorremmo il diritto di parola.
PRESIDENTE. Il diritto di voto probabilmente porrebbe qualche problema di norma. Invece, quando si richiede esplicitamente la partecipazione, il diritto di informazione, cioè di vedere i progetti e di esprimere osservazioni su di essi, ci dovrebbe essere una risposta come avviene in altri settori (penso a quello urbanistico, in cui le osservazioni dei cittadini o delle associazione ambientaliste sono tenute in conto dalle amministrazioni).
FRANCESCO CANESTRINI, Consigliere nazionale di Italia nostra. Il presidente Scalia ha accennato al problema della localizzazione. Vorrei citare un'iniziativa abbastanza interessante risalente a qualche tempo fa. Quando si parla della localizzazione di impianti di compostaggio, di discariche o di piattaforme il problema è che le popolazioni interessate e le associazioni ambientaliste si ribellano sempre. Qualche anno fa la provincia fece il tentativo di indicare delle localizzazioni non concordandole ma stabilendole scientificamente. I rappresentanti delle associazioni ambientalistiche furono chiamati a partecipare ad una commissione che studiasse il territorio, al fine di dislocare scientificamente gli impianti di compostaggio. Il territorio fu studiato a tappeto, furono fatte carte sovrapposte dei vincoli e le zone vincolate dal punto di vista paesaggistico o archeologico furono escluse. Alla fine si individuarono dei punti in cui collocare le discariche.
PRESIDENTE. Quindi le associazioni ambientaliste, avendo partecipato alla definizione del progetto, avrebbero difeso le localizzazioni indicate.
FRANCESCO CANESTRINI, Consigliere nazionale di Italia nostra. Certo. Sappiamo che a volte i punti sono scelti a casaccio. Ma purtroppo di quel piano, che era stato concordato e su cui eravamo tutti d'accordo...
PRESIDENTE. A che epoca si riferisce?
FRANCESCO CANESTRINI, Consigliere nazionale di Italia nostra. A tre anni fa. Dicevo che purtroppo il piano è stato messo nel cassetto dall'amministrazione provinciale e non se ne è fatto più nulla. Quando la regione ha localizzato gli inceneritori in zone di rilevanza paesaggistica, però, lo abbiamo rispolverato sottolineando la valenza paesaggistica di posti come Piedimonte Matese, Gioia Sannitica e Falciano del Massico: hanno tutti le tre stellette che impediscono la localizzazione.
Purtroppo l'esperienza di cui ho parlato non è stata portata avanti e questo si aggiunge al fatto che la pianificazione manca completamente nella regione Campania, così come mancano i piani regolatori e i piani urbanistici. Nelle zone di parco le discariche sono vietate, ma l'abusivismo è comunemente praticato.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. La discarica di Sessa Aurunca, attualmente chiusa, è un esempio di come la gestione dei rifiuti sia un grossissimo affare. Era nata come una discarica di rifiuti urbani e doveva servire solo il comune, poi piano piano si è trasformata in una discarica che accoglieva, senza permessi o con i permessi (tutto questo è stato possibile per la mancanza di controlli da parte delle istituzioni), anche altre cose. La discarica poi è stata chiusa. Vi sono stati interventi del NOE dei carabinieri perché si è dimostrato che erano stati depositati nella discarica anche rifiuti tossici, nocivi e industriali. Vi sono procedimenti in corso, ancora pendenti, ma comunque ripeto che la discarica è stata chiusa, anche se i proprietari hanno fatto ricorso.
La discarica prima o poi dovrà essere recuperata, anche se non si capisce come, e questo già evidenzia le carenze degli enti che avevano dato la concessione. La legge prevede che quando un ente dà una concessione per queste attività ad un privato, costui deve dare garanzie fideiussorie: la concessione ha infatti una certa durata, e alla fine bisognerà recuperare il sito. Come la Commissione ha potuto vedere questa mattina, la discarica si trova in una posizione non prevista dalla legge: la legge prevede che la discarica non si trovi a monte di una città, che non sia accanto ad un ruscello o nei pressi di un acquedotto o di una strade. Invece è esattamente il contrario. Perché avvengono queste cose e perché, nel momento in cui è necessario ripristinare la legalità, si incontrano queste difficoltà?
In tutto questo, nel nostro comune, che fa parte del consorzio CE-4, che è commissariato, continuiamo ad osservare...
PRESIDENTE. E' commissariato perché vi è un commissario di Governo?
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. Questa persona agisce al posto dei rappresentanti dei vari comuni consorziati.
PRESIDENTE. Ma è un commissario o un subcommissario individuato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri?
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. No, credo sia stato indicato dalla prefettura, dal momento che non si riusciva a trovare un accordo: è uno dei sindaci dei comuni del consorzio.
Comunque, notiamo, anche in zone dove non dovrebbe accadere, un traffico ingiustificabile di camion che portano rifiuti.
Pochi giorni fa è arrivata al comune una richiesta, apparentemente ingenua, da parte di un agronomo, un tale Salvatore dell'Aversano, per un impianto di compostaggio. Queste cose sono determinate dal piano regionale di smaltimento dei rifiuti, che individua il numero degli impianti presenti in ogni provincia. Ma costui ha scritto ingenuamente di essere proprietario di un campo che va dal chilometro 158 al chilometro 159 della via Appia e di chiedere l'autorizzazione di cui ho parlato. Tra l'altro, nelle amministrazioni non vi è grande sensibilità e consapevolezza su cosa significhi il problema rifiuti anche riguardo al riciclaggio di denaro sporco.
Stamattina la Commissione ha visitato la discarica. Il signor Iossa è colui che ha comprato la discarica dal precedente gestore, che è stato costretto a chiudere. E non sono neanche convinta che la cessione sia stata reale, perché potrebbe essere stata fittizia, non so. Comunque dice di aver speso molti quattrini ma di non poter gestire la discarica. Vi è anche una pressione nei confronti dell'amministrazione comunale attuale sostenendo che "questo poveraccio ha speso tanti quattrini". Secondo la legge, dovrebbe sistemare la discarica ma si sostiene che non è in grado di farlo. Non si sa neanche se la società AB&F Srl abbia i fondi. Questa è gente che ha fatto i soldi, ma la società potrebbe anche essere una scatola vuota. Se il comune inizia a fare il recupero della discarica e poi manda i conti a questo signore, probabilmente il signore, anzi la società, non ha i soldi. Egli intanto afferma di avere avuto una grossa fregatura, ma ha speso due miliardi per poter utilizzare il gas della discarica per produrre energia elettrica. Diciamo che l'operazione sarebbe anche giusta, ma dovrebbe essere inserita in un progetto di recupero globale. Da dove escono i due miliardi? Tutti questi quattrini da dove escono?
E torno alla richiesta dell'agronomo di cui ho parlato prima, che risale ad una ventina di giorni fa. Ricordo che ha richiesto l'autorizzazione per fare un impianto di compostaggio. Mi sono rivolta alla polizia chiedendo di sapere chi fosse questa persona. Oltre tutto faceva riferimento ad una terra molto fertile, per cui mi sembrava strano che si facesse una richiesta del genere. Ho anche saputo che lì vicino si trova l'azienda di un certo Griffo. Un figlio di questo Griffo è stato trovato in un pozzo dopo essere stato ucciso insieme alla convivente, che era la moglie di un Beneduce, esponente della camorra di Sessa Aurunca. Inoltre, si ritiene che quelli siano terreni di Sandokan. La camorra si ricicla e improvvisamente, sotto altre vesti e con altri nomi, diventa società civile: fa aziende, avvia progetti.
PRESIDENTE. Mi scusi. E' vero che questa è una Commissione d'inchiesta, però questa parte così complessa della vicenda credo sia stata già oggetto di esposti e denunce alla magistratura.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. Certamente. Li abbiamo fatti anche noi.
PRESIDENTE. Ed è stata anche oggetto di interventi. Il dottor Ceglie ci ha parlato di una sua iniziativa giudiziaria di qualche tempo fa proprio per la discarica AB&F.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. Sì, c'è stata una denuncia da parte nostra.
PRESIDENTE. In ogni caso, il provvedimento di chiusura della discarica credo sia almeno in parte conseguenza di questa denuncia.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. No, non di questa. Noi abbiamo anche fatto richiesta di risarcimento danni. Ci sono state denunce precedenti, tanto è vero che poi è intervenuto anche il NOE e si è arrivati alla chiusura. Ma la preoccupazione deriva dal fatto che questa chiusura in effetti è continuamente contestata. Poiché nella nostra regione esistono problemi di discariche e di rifiuti, perché questi consorzi non si avviano bene, c'è il rischio che non solo questa ma anche altre discariche siano riutilizzate per riciclare rifiuti in modo non corretto.
PRESIDENTE. E' chiaro. Oltre tutto voi ponete il problema se sia legale - al di là del fatto che potrebbe anche essere una buona cosa - attivare una produzione di elettricità da biogas...
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. ... in mancanza di un progetto generale.
PRESIDENTE. Tutta questa attività avverrebbe in assenza di autorizzazioni.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. Dicono di avere l'autorizzazione solo per quello. A noi sembra strano.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo molto delle notizie che ci avete dato. Vi ricordo che se avete documentazione che intendete far pervenire alla Commissione lo potete fare senz'altro.
MARIA ANTONIETTA ROZZERA, Rappresentante della Legambiente di Sessa Aurunca. Vorrei soltanto sapere come si può sollecitare la regione a proposito del progetto di recupero. Come si può sapere in che modo potrà avvenire?
PRESIDENTE. Per questo ci sono moltissimi modi, che vanno dalle iniziative dei cittadini al fatto che esistono livelli istituzionali di diverso ordine e grado. Mi riferisco, per esempio, ai consiglieri comunali, provinciali o regionali, a cui ci si può rivolgere. Per quanto riguarda questa Commissione d'inchiesta, ricordo che è in programma - anche se deve essere ancora approvata dall'ufficio di presidenza - una missione nell'area napoletana e salernitana a metà settembre. In quell'occasione credo che potremo incontrare il presidente della giunta regionale e l'assessore regionale all'ambiente per sapere da loro quale sia lo stato dell'arte.
Ancora grazie.
Incontro con i responsabili dei consorzi di smaltimento dei rifiuti della provincia di Caserta.
PRESIDENTE. Al termine di una giornata particolarmente intensa, incontriamo i responsabili dei consorzi di smaltimento dei rifiuti costituitisi in provincia di Caserta. Vorremo acquisire da voi valutazioni aggiornate sull'attività dei consorzi e se gli stessi siano in grado di svolgere attività efficace rispetto ai fini per i quali sono stati istituiti. Il sindaco di Caserta, ad esempio, ci ha detto che i consorzi in qualche modo hanno consentito di fare un salto di qualità. Nel contempo, abbiamo ascoltato anche perplessità o critiche. E' quindi agli interessati che chiediamo di disegnare un quadro dell'efficacia dell'azione dei consorzi, dei problemi incontrati, di cosa è stato realizzato negli ultimi due anni, di cosa si intende realizzare per avviare a normalità il complessissimo problema dei rifiuti che nella provincia di Caserta si connota di una serie di risvolti molto allarmanti. Almeno in prima battuta, credo che la Commissione sia interessata più che ai risvolti illeciti e criminali, ad acquisire un quadro delle iniziative, anche nella prospettiva di garantire una soluzione efficace al problema dei rifiuti.
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. Come ho già avuto modo di riferire due anni fa davanti alla Commissione di inchiesta monocamerale istituita nel corso della XII legislatura, sono presidente di un consorzio che comprende ben 35 comuni dell'alta provincia di Caserta, che comunque hanno una popolazione media di 1.500-2.000 abitanti ciascuno. Ne deriva la necessità di un grande sforzo anche per la convocazione delle assemblee; per raggiungere il 51 per cento delle quote ai fini della presenza, a volte incontriamo grosse difficoltà.
Rispetto a due anni fa, ci siamo trovati di fronte a due problemi estremamente interessanti che, stranamente, sono stati risolti entrambi nello stesso modo. Mi riferisco ai problemi, rispettivamente, di Gioia Sannitica e di Piedimonte Matese. A Gioia Sannitica, su iniziativa della struttura commissariale del prefetto di Napoli, fu approvato un progetto per l'ampliamento della discarica già esistente (non è stata quindi realizzata una nuova discarica). Siamo andati alle tre di notte, con duecento poliziotti... una notte drammatica anche per chi vi parla. Andai insieme a loro e per un certo periodo dovetti far mettere il telefono di casa sotto controllo a causa di una serie di avvenimenti che si erano realizzati. Stranamente, dopo l'avvio dei lavori...
PRESIDENTE. Perché era stato disposto questo grande dispiegamento di forze dell'ordine?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. Per consentire che iniziassero i lavori. Stranamente, i lavori iniziarono e poi ci fu un esposto al TAR da parte del comune di Gioia Sannitica e dei comitati civici (ogni qualvolta si creano problemi di questo genere sorgono sempre comitati). Alla fine, i lavori si sono bloccati.
PRESIDENTE. Perché?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. La sospensione dei lavori è stata disposta dal TAR.
La stessa cosa è avvenuta a Piedimonte Matese con riferimento ad una discarica di 50 mila metri cubi, successivamente ridotta a 30 mila metri cubi. I lavori, anche in questo caso, furono appaltati dalla struttura commissariale, ma non sono andati avanti perché il TAR è intervento ed ha bloccato tutto.
Ci siamo quindi venuti a trovare con una serie di piccole discariche, circa 10-11, che erano state realizzate dai comuni per soddisfare i propri fabbisogni nel 1990...
PRESIDENTE. Magari ex-articolo 12 del DPR del 1982!
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. No, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 441, che disciplinava l'adeguamento di vecchie discariche già esistenti. Anche queste discariche, ovviamente, si sono esaurite, per cui i comuni sono costretti ad utilizzare discariche collocate in altri bacini.
In sostanza, se prima avevamo queste piccole discariche, oggi le stesse si sono esaurite. Si pone, quindi, il problema della bonifica.
PRESIDENTE. Cosa sta facendo il consorzio CE-1 non soltanto ai fini della bonifica delle discariche esaurite ma anche con riferimento alla disponibilità di nuovi siti ed impianti?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. All'interno del piano regionale di smaltimento, stiamo cercando di programmare l'attività di impianti...
PRESIDENTE. Con riferimento al problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, opera la figura di un commissario di Governo. Qual è il rapporto tra quest'ultimo e le iniziative promosse dai consorzi?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. Noi programmiamo attività sempre con riferimento ai rifiuti solidi urbani.
PRESIDENTE. Ma qual è il rapporto con il commissario di Governo?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. E' stato approvato un piano regionale all'interno del quale sono state individuate una serie di attività che ogni consorzio, più propriamente l'ATOS, dovrebbe svolgere in ambito provinciale. Il piano regionale è stato approvato il 14 luglio scorso.
Va tenuto presente un elemento essenziale. Come ho detto, il commissario di Governo ha approvato un piano regionale; noi siamo sorti a seguito della legge regionale n. 10 del 1993, in base alla quale avevamo compiti ben precisi. Oggi questi compiti sono stravolti. Siamo sorti come consorzi per la costruzione e gestione di impianti di smaltimento di rifiuti solidi urbani. Nel momento in cui un commissario di Governo ha elaborato il piano, ha anche stravolto competenze specifiche all'interno dei bacini. Si pone quindi la necessità di una rimodulazione della legge regionale n. 10, in modo tale da attribuire compiti più specifici ai consorzi oppure da prevedere l'accorpamento di questi ultimi. Nel momento in cui sorge l'ATOS provinciale...
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. C'è una proposta in questo senso?
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. Che io sappia, fino ad oggi non c'è. Il problema è che avevamo competenze che oggi non sono più previste.
PRESIDENTE. Tutto lasciava presumere che all'interno del piano dei rifiuti e dell'azione del commissario di Governo fossero definite anche le competenze dei consorzi. In sostanza, state sostenendo che il nuovo piano regionale, che risale al 14 luglio scorso, quindi a pochi giorni fa, è un piano all'interno del quale non vengono ben configurate azioni, compiti, obiettivi e finalità dei consorzi già costituiti in base alla legge regionale n. 10 del 1993.
MICHELE SANTORO, Presidente del consorzio CE-1. Esatto.
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Il commissariamento presso la nostra regione dura da tre anni e sette mesi, epoca dalla quale viviamo in continua emergenza. Pochi giorni fa - come è stato ricordato - è stato varato un piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti che a mio avviso (ed anche in base alle direttive ricevute dal commissario) avrebbe dovuto essere un piano di emergenza mentre in effetti non lo è. Il commissariamento è avvenuto in base all'articolo 5 della legge n. 225 sulla protezione civile. In sostanza, si sarebbe dovuto trattare di un piano di emergenza. Il piano risalente al 31 dicembre 1996 era tale; adesso, invece, esce fuori il piano regionale, per cui penso che il presidente della giunta regionale, in qualità di commissario di Governo, si sia sostituito al consiglio regionale, senza che a quest'ultimo siano stati mai sottratti i compiti.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Non avrebbe dovuto farlo?
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. No, avrebbe dovuto fare un piano di emergenza, come tra l'altro previsto dalle varie ordinanze che si sono susseguite nel tempo. Il piano è il primo atto ufficiale che ci perviene dopo una serie infinita di documenti e di ordinanze.
Nell'ultimo periodo si sono avvicendati il prefetto Improta, il prefetto Catelani e quest'ultimo insieme al presidente della regione Campania: il tutto nell'arco di tre anni e sei mesi di commissariato.
Il mio giudizio è molto positivo per quanto riguarda la prima fase, quando si è avuto il coraggio morale di estromettere una serie di privati che avevano collusioni, poi dimostrate dalla magistratura, con attività di carattere illecito; con la sostituzione, di fatto, del pubblico al privato, non per un discorso di capacità ed efficienza ma soltanto per le ragioni che ho ora richiamato, si è riusciti a giungere ad un livello qualitativo elevato e ad allontanare dal sistema i facinorosi. I boss hanno quindi dovuto andare verso altri posti e ciò, lo posso assicurare, è avvenuto non da oggi ma da diverso tempo. Resta comunque il problema di garantire una gestione efficiente ed efficace nel campo dello smaltimento dei rifiuti. Il grande e grave rischio che stiamo correndo, a mio avviso, è quello di una gestione fallimentare. Fino ad oggi abbiamo praticato una tariffa di 35 lire, successivamente portate a 45, per la gestione dei rifiuti.
PRESIDENTE. 45 lire è il prezzo che il consorzio consegue per ogni chilo...
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Costruzione, gestione, messa in sicurezza e trattamento post mortem. Ad appena un mese dal mio insediamento predisposi un piano economico-finanziario che prevedeva un prezzo di 62,50 lire, comunque già molto contenuto rispetto a quello praticato nelle altre discariche situate sul territorio italiano. Si pensi che nel centro-nord, in media, il prezzo praticato è compreso tra le 220 e le 240 lire al chilo. Purtroppo, non si è avuto il coraggio... Oggi i due piani di gestione e di messa in sicurezza delle due discariche avviate alla bonifica fanno registrare un disavanzo in negativo di circa 7 miliardi.
PRESIDENTE. Questo è accaduto perché non sono state attuate le tariffe da voi proposte?
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. No, no. Il problema è molto semplice: una discarica, quanto più piccola è tanto più costa. In ogni caso, la gestione è finalizzata alla salvaguardia del sito, alla verifica dei termini, al prelievo del percolato, alla messa in sicurezza, alla bonifica, al recupero dei biogas, agli interventi antincendio. Tutte queste attività sono poste in essere con riferimento sia alle piccole sia alle grandi discariche.
VITTORIO MUNDI. Con le grandi, si guadagna di più!
PRESIDENTE. In sostanza, i 7 miliardi di disavanzo derivano dal fatto che una discarica di grandi dimensioni...
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Come dicevo, sono state progettate microdiscariche da parte del commissario di Governo, di 50-60 mila metri cubi. Se volessimo applicare un prezzo realistico, dovremmo chiedere 300-350 lire al chilo.
PRESIDENTE. Riassumo la vicenda, ai fini di una conferma dell'interpretazione autentica. Il consorzio CE-3 aveva presentato un progetto per una sola discarica, con un piano economico che prevedeva poco più di 60 lire al chilo come costo complessivo di gestione. In realtà, non si è realizzato l'impianto...
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Gli impianti sono stati realizzati dal commissariato, noi non ci siamo mai entrati dentro.
PRESIDENTE. Stavo dicendo che non si è realizzato l'impianto in funzione del quale era stato predisposto il piano economico, mentre invece sono state realizzate alcune discariche da 50 mila metri cubi, su indicazione del commissario di Governo, che hanno comportato costi superiori. Di qui, il disavanzo in negativo di 7 miliardi.
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Sì, il discorso è più o meno questo.
Tra l'altro, mentre fino a ieri non si pagava il percolato, è stata emanata una delibera regionale che impone ai consorzi - a mio avviso contra legem - di portare il nostro percolato negli appositi impianti di depurazione delle acque. Poiché si tratta di impianti realizzati in base al decreto sul colera, quindi basati sul biologico, caricando il percolato gli impianti vanno in tilt, mentre potrebbero essere utilizzate le attuali tecnologie, a costi più o meno contenuti, inferiori alle 114 lire al metro cubo.
Anche a tale riguardo è mancata la progettualità, per effetto dell'altrettanto mancata previsione della gestione. Ribadisco che la prima fase di gestione commissariale è stata molto positiva; la seconda fase, invece, si connota per l'assenza di progettualità reale. Lo stesso piano non prevede una progettualità concreta in ordine alla bonifica dei siti. Abbiamo circa 50 siti sottoposti a sequestro giudiziario che, nonostante la sottoposizione di tale provvedimento, ogni giorno inquinano. Se prevedessimo impianti di consorzio con riferimento a queste 50 discariche (del resto, ipotesi in questo senso ne abbiamo già formulate) si tratterebbe di migliaia di metri cubi - per non dire di milioni - da bonificare, ovviamente con costi enormi. Tali costi andrebbero caricati su chi inquina? E' proprio questo l'interrogativo che avrebbe dovuto essere sciolto da un piano di bonifica o, almeno, dai sindaci i quali - poverini! - dopo aver visto aggredito il loro territorio non dovrebbero essere - come si dice dalle nostre parti - "cornuti e mazziati", nel senso che oltre ad aver subito l'inquinamento dovrebbero sborsare, ovviamente tramite i cittadini, i soldi per la bonifica di queste aree. Non credo si possa chiedere ai sindaci un sacrificio di questa natura.
L'assenza di un organico e concreto piano di bonifica rappresenta una carenza molto grave. Se estrapolassimo tutto il percolato dai siti inquinati, ne ricaveremmo sicuramente diverse centinaia di metri cubi. Facendo riferimento soltanto alle due discariche che rientrano nel mio consorzio, è stato calcolato che si tratterebbe di circa 15 mila metri cubi di percolato.
Quanto al problema degli impianti definitivi da sostituire alle due discariche: non è possibile che, a tre anni e mezzo dall'inizio della gestione commissariale, sia stato messo in funzione un solo impianto nella nostra regione. Ne abbiamo, in realtà, uno a Santa Maria Capua Vetere e un altro a Polla. Nel nostro bacino di utenza, nonostante i 21 miliardi 604 milioni previsti, è previsto un progetto che non riusciamo a far approvare dal commissariato. Adesso lo abbiamo mandato anche all'onorevole Rastrelli e speriamo che il progetto di impianto di selezione e compostaggio possa essere approvato. Si tratta di piccole piattaforme di selezione per la valorizzazione della materia secca od umida. Ripeto, però, che non ci è stata fornita alcuna risposta.
Attualmente non gestisco discariche: sicuramente è un bene, anche ai fini del conseguimento di economia di scala. Sono del parere che si debbano mantenere in vita soltanto le due discariche esistenti, evitando di scavare altri "buchi", se non quelli che si rendessero necessari nell'espletamento di una funzione a servizio dei nuovi impianti.
Quanto all'ATOS, cui si richiamava poco fa il collega Santoro, ricordo che noi siamo consorzi costituiti ai sensi della legge regionale n. 10 del 1993. Il decreto Ronchi prevede un bacino ottimale di utenza, l'ATOS 4, nel quale sarebbero compresi i quattro bacini esistenti, anche se non si dice in che modo ciò potrà accadere, soprattutto ai fini della differenziazione dei compiti di costruzione e di gestione degli impianti. Il piano nulla prevede a tale riguardo, tanto che mi trovo in difficoltà nel predisporre i regolamenti per i singoli comuni perché, in base alla legge, il regolamento comunale dovrebbe essere inserito nei piani di organizzazione provinciali elaborati dalle province su indicazione della regione (articolo 23 del decreto Ronchi). In sostanza, non abbiamo un quadro chiaro dei compiti che siamo stati chiamati ad assolvere.
Quanto alla tariffa, essa andrebbe computata in base ai costi di investimento, all'ammortamento, alla gestione, al trattamento post mortem, alla sicurezza, alle campagne informative. Non vorremmo che accadesse ciò che è già avvenuto, cioè che si prevedano tariffe molto basse, che finirebbero per mettere in difficoltà noi, soprattutto nella fase di gestione post mortem delle discariche. In una bozza del direttivo europea ho letto che i tempi per la gestione post mortem in Europa si ipotizzano nella misura di cinquant'anni. Il piano di bonifica che ho predisposto con riferimento alle due discariche ha finito per creare un deficit di 7 miliardi perché ho programmato una post mortem ventennale, oltre ad aver previsto una commissione finale. In sostanza, ho rinviato di vent'anni il problema finanziario.
MARIO LUISE, Presidente-commissario del Consorzio CE-4. Sono Mario Luise, sindaco di Castel Volturno e presidente-commissario del Consorzio CE-4. Dico "presidente-commissario" perché sono stato nominato presidente dall'assemblea dei sindaci del bacino CE-4. Senonché, quando, precipitosamente, fu costruito il consorzio, il prefetto Improta si accorse che, nonostante la nomina del presidente, il consorzio non esisteva, a differenza di quanto era capitato con riferimento ad altri consorzi che avevano già una loro precedente struttura. Avendo requisito gli impianti ed avendo chiuso la discarica della SOGERI, società privata, ci si trovò improvvisamente di fronte alla disperata necessità di fronteggiare il problema del riversamento dei rifiuti in un nuovo invaso che il prefetto Catalani, tramite il gruppo tecnico, aveva già costruito in quella località con una speditezza che il consorzio non garantiva, soprattutto perché, come è capitato non soltanto nella provincia ma in tutta la regione, i sindaci avevano - per così dire - affrontato il problema dei rifiuti rifiutandolo, nel senso che non conoscevano assolutamente niente. Ciò perché il sistema d'appalto conferiva alle ditte appaltatrici anche il recapito finale dei rifiuti. Quindi, i sindaci si sono trovati ad operare in base alla logica: del rifiuto non ci interessiamo perché provvede la ditta appaltatrice del servizio. Quando poi si è trattato di individuare i siti, c'è stata una guerra che continua ancora, per cui nessuno ha voluto che i siti fossero insediati nel territorio dei rispettivi comuni.
Nel 1995 Castel Volturno aveva il conferimento di molti comuni della provincia di Caserta e di alcuni delle province di Napoli e di Salerno, un numero che variava giorno per giorno. Per ironia della sorte, io, che per trent'anni mi ero battuto per la chiusura della discarica, mi sono trovato improvvisamente ad essere nominato commissario per la gestione di quella discarica. La nomina avrebbe dovuto essere limitata a due mesi, ma alla fine siamo arrivati ad un anno e mezzo. Comunque, il mio obiettivo è stato sempre quello di chiudere la discarica e debbo dire di esserne riuscito. L'avrei fatto molto prima se non avessi incontrato la difficoltà di reperire un altro sito. Abbiamo individuato questo sito a Santa Maria La Fossa, dove è stato attivato l'impianto; di conseguenza, l'impianto di Castel Volturno è stato definitamente chiuso e tutto il fetore che appestava il litorale non c'è più. Debbo dire, anzi, che c'è una situazione ottimale perché nella vecchia discarica abbiamo già attivato un impianto di captazione del biogas, che è stato immesso in rete come energia elettrica da circa un anno. Inoltre, abbiamo ottenuto dal commissario di Governo - per effetto di una condizione che avevo posto, se mi è consentito esprimermi in questi termini - un ristoro a favore del comune di Castel Volturno ed abbiamo realizzato, con una tariffa di 10 lire al chilo, circa 2 miliardi e mezzo che sono già stati investiti in impianti idrici e fognature già attivate sul territorio di Castel Volturno. I 130 comuni conferenti sono stati poi ridotti al mero numero dei comuni ricompresi nel bacino, fatta salva l'emergenza che si crea di volta in volta che ci porta a tenere conto della situazione di emergenza di Caserta, di Aversa o di altri grossi comuni come Maddaloni e Marcianise.
Do un giudizio positivo sull'attività commissariale, anche perché ha posto subito in luce la differenza tra pubblico e privato. Si è lavorato molto per la messa in sicurezza degli impianti; se si esamina il registro delle annotazioni, mentre il consorzio CE-4 verifica centinaia di milioni per la spesa di conferimento del percolato, lì non è registrato niente, né in partenza né in arrivo all'impianto di depurazione di Regi Lagni.
Abbiamo speso e continuiamo a spendere milioni per la copertura delle fiancate e ci siamo fatti carico di una notevole spesa per assicurare le condizioni di impatto ambientale e le garanzie di carattere generale. Inoltre, abbiamo ereditato anche una spesa notevole in relazione al personale. Si tratta di una delle principali difficoltà che fece decidere il commissario Improta a nominare un commissario per la gestione della discarica. In sostanza, si tratta di due funzioni compatibili: presidente del consorzio e commissario ai soli fini della gestione della discarica. All'epoca non vi era alcuna possibilità nemmeno di gestire le paghe del personale; tra l'altro, il personale ereditato corrispondeva ai vecchi proprietari. Mi sono quindi trovato nella difficoltà che la macchina non camminava, nel senso che queste persone si rifiutavano di collaborare. Sono riuscito a superare il problema nel momento in cui sono entrato in sintonia con il personale. Ho parlato con quelli che lavorano concretamente - non, quindi, con gli amministrativi - ed ho chiesto loro di darmi due mesi di tempo, dopo di che avrei loro corrisposto i pagamenti dovuti. Grazie alla prefettura è stato aperto un conto corrente ed abbiamo quindi realizzato un minimo di struttura, siamo entrati in sintonia con il personale, che ringrazio sempre, e quindi abbiamo proceduto.
Il numero di personale che ci è stato trasferito è rimasto tuttora, se si eccettua un povero ragazzo che è morto e che non è stato sostituito. Credo che il personale sia sovradimensionato; evidentemente, avevano ricevuto qualche soffiata nei giorni precedenti. Mentre un certo sindacato autonomo rivendica le assunzioni, io credo invece che qualche unità debba essere licenziata, soprattutto nel settore amministrativo, come ha verificato il direttore Passera, che con me ha collaborato.
Nonostante questa situazione non abbiamo debiti e stiamo gestendo la messa in sicurezza della vecchia discarica. Lo stesso impianto di captazione del biogas funziona bene ed ora abbiamo incaricato l'ENEA di collegare l'impianto di captazione del secondo invaso con il primo, in modo non solo da conseguire un'economia ma anche di rendere più sicuro tutto l'invaso di Bortolotto. Questa fase, sotto alcuni aspetti, è stata faticosissima; i sindaci della provincia non ne volevano sapere e credo che non ne vogliano sapere anche oggi. Se il buon Tonziello ci dice che due discariche vanno bene, significa che andiamo malissimo. Ciò anzitutto perché siamo alla preistoria del trattamento del rifiuto, ove si consideri che i rifiuti di tutta la provincia sono conferiti in due discariche soltanto. Questo non è possibile! Si rischia, quindi, di dover realizzare un secondo ed anche un terzo invaso anche a Santa Maria La Fossa. Sarebbe necessario che il piano fosse più sensato e che dalla preistoria del trattamento dei rifiuti si passasse ad un qualcosa di più concreto. L'emergenza continua e faticosa.
PRESIDENTE. Quanti invasi autorizzati sono a disposizione del consorzio CE-4?
MARIO LUISE, Presidente-commissario del Consorzio CE-4. Chiuso Bortolotto, abbiamo aperto a Santa Maria La Fossa, una località dello stesso consorzio ma un po' più distante.
PRESIDENTE. Che potenzialità ha Santa Maria La Fossa?
MARIO LUISE, Presidente-commissario del Consorzio CE-4. Dovrebbe durare un anno, anche se credo che vi saranno difficoltà. Io, che come commissario avrei dovuto svolgere un incarico di due mesi, sono rimasto in carica per un anno e mezzo: credo che la discarica durerà due anni in più! Nella provincia di Caserta abbiamo soltanto due discariche ed è stata chiusa anche quella del capoluogo, che ora sversa a Maruzzella, che ovviamente dovrà sopportare lo sversamento fino a quando non vi sarà un impianto di trattamento dei rifiuti. Anche Santa Maria La Fossa, che sostituisce Bortolotto dovrà sopportare gli scarichi dell'intera provincia. Ci troviamo, quindi, in una situazione davvero critica.
Vorrei sottolineare che noi abbiamo fatto fuori la camorra. Le difficoltà che ho incontrato all'inizio sono state notevoli. Nella zona c'era una pax mafiosa che per alcuni aspetti è invidiabile come pace: tutti erano tranquilli e nessuno protestava. Abbiamo spezzato questa catena e siamo andati avanti con grandi difficoltà, provocato soprattutto da chi questi problemi non li conosce e non se ne fa carico, nel senso che se ne frega dell'emergenza rifiuti. Tuttavia, la situazione di oggi è come quella dell'anno scorso o di due anni fa. In questa prefettura abbiamo tenuto riunioni notturne a non finire ed altre ne faremo. Non so quando il piano potrà essere operante; sta di fatto che in questo settore si registra un ritardo enorme.
Per quanto riguarda il mio comune l'obiettivo l'abbiamo raggiunto e finalmente, dopo trent'anni, Bortolotto ha chiuso. Adesso si apre un capitolo altrettanto preoccupante a Santa Maria La Fossa. Noi daremo il ristoro a questo comune (10 lire al chilo) e credo che a quel punto il comune avrà tanti soldi come mai ne ha visti. Pur tuttavia il problema non è affatto risolto. I ritardi sono ancora notevoli e la raccolta differenziata non è stata avviata, anche se se ne parla. I consorzi obbligatori - anche di questi se ne parla - non si vede dove siano.
Comunque vi è una situazione di maggiore controllo e di maggiore consapevolezza, ma si è spostato molto poco sul piano della realizzazione degli impianti necessari al trattamento dei rifiuti.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Anche se sarò breve, per non tediarvi più di tanto dopo una così intesa giornata di lavoro, voglio portarvi una testimonianza che non sia soltanto un pianto generalizzato.
PRESIDENTE. Ricordo che il consorzio CE-2 era stato interessato da un impianto di compostaggio che aveva avuto anche una sorta di consenso popolare.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Comunque è un impianto per il quale continuiamo ad avere problemi, perché è nato male. Oggi, probabilmente, siamo il più grosso consorzio della provincia di Caserta perché gestiamo l'attività relativa a 26 comuni. Gestiamo da un anno e mezzo una discarica realizzata dalla struttura prefettizia con la quale abbiamo avuto degli utili. Abbiamo anche cominciato ad attivare la raccolta differenziata: da sei mesi abbiamo avviato questa raccolta per 22 dei 26 comuni del consorzio, con una serie di difficoltà che dopo segnalerò, perché ci aspettiamo anche un minimo di supporto per la risoluzione di questi problemi. Abbiamo acquisito la raccolta del comune di Casapesenna e del comune di Sessa Aurunca perché riteniamo che la valenza dei consorzi ex legge regionale n. 10 del 1993, anche nell'ambito del piano regionale attuale, possa fare in modo di realizzare una gestione sovracomunale che sarebbe difficilissimo attuare in mancanza di strumenti obbligatori. Voglio dire che l'utilità di questi consorzi è indubbia, visto che soltanto obbligatoriamente si sono riusciti a mettere insieme una serie di comuni.
Ora il problema è che ci troviamo di fronte ad un piano regionale che dà alcune risposte e che pone una serie di problemi. Aggiungo che abbiamo cominciato ad assumere dipendenti, anche ad elevata qualifica, come un geologo e degli ingegneri, perché vogliamo essere ottimisti. Oggi, dopo il primo anno di gestione, oltre ai costi postgestione, bisognerebbe rivedere la tariffa. In questo sono d'accordo con il professore Tonziello, e ci ripromettiamo di farlo subito con il commissario prefettizio. Però oltre ai costi postgestione e agli accantonamenti per le ecotasse, siamo riusciti a fare un miliardo di utile, che abbiamo reinvestito nell'ottica della raccolta differenziata.
A questo punto, bisognerebbe fare il salto di qualità. I punti critici riguardano tre grandi linee. La prima è che i consorzi devono essere coordinati a livello provinciale. Noi non riteniamo che la provincia di Caserta abbia una struttura tecnica adatta a gestire in maniera sovraconsortile o a proporre modelli organizzativi che consentano ai consorzi di interagire fra loro. La seconda è che la regione ha lasciato aperta una serie di temi che ci stanno creando serissimi problemi dal punto di vista della gestione del territorio. Il primo problema è quello che ha già ricordato il professor Tonziello. Manca una qualunque indirizzo circa la bonifica dei siti contaminati. Questo crea problemi di gestione del territorio, perché da una parte sono stati individuati dei siti potenziali per un ulteriore impianto e dall'altra ciò è avvenuto in assenza di qualsiasi forma di bonifica dei siti pregressi. Pertanto, il primo problema che si verificherà sarà che i siti potenziali potrebbero restare tali e gli stessi impianti potrebbero non essere realizzati, in quanto le popolazioni interessate potrebbero rivoltarsi fortemente.
In questo momento è davvero importante che vi siano almeno dei segnali circa l'inversione di tendenza per quanto riguarda la bonifica di un moggio di terreno, al fine di dare sicurezza. Le istituzioni in Campania hanno bisogno di riaccreditarsi nei confronti della popolazione. Questa forma di accreditamento può esservi soltanto se si propongono siti per l'allocazione degli impianti in cambio del fatto che i siti conosciuti siano in qualche modo bonificati. La singolarità del fatto non risiede nella mancanza della bonifica dei 50 siti per i quali bisognerà individuare chi dovrà sostenere le spese, ma nel fatto che non si bonificano i siti regolarmente autorizzati dalla regione, gestiti con autorizzazioni regionali, per i quali i piani sono stati presentati. Non si capisce, però, quando questi piani verranno alla luce e quando si comincerà a bonificare.
PRESIDENTE. Ovviamente, lei sta parlando di siti che hanno esaurito la loro capacità...
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. No, sto parlando dei siti futuri, cioè i siti relativi agli impianti.
PRESIDENTE. Di quelli da bonificare.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Esatto.
PRESIDENTE. E mi pare che sta proponendo quest'opera di bonifica come un segnale di credibilità da parte delle istituzioni per poter riuscire ad attuare altre localizzazioni. Solo se si vede che, una volta che l'impianto ha esaurito la sua funzione, la sede viene bonificata...
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Sì, è un problema di credibilità delle istituzioni nei confronti della popolazione.
MARIO LUISE, Presidente-commissario del consorzio CE-4. Ciò è tanto vero che l'effetto della messa in sicurezza per esempio sulle scuole è stato notevole. A Castel Volturno vengono studenti universitari e ragazzi delle province di Napoli e di Caserta per vedere come funziona l'impianto anche post mortem, nel senso che la bonifica e ciò che si può ricavare dopo viene accolto con sorpresa.
PRESIDENTE. Diciamo che l'esperienza concreta conferma le proiezioni.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Noi viviamo in queste zone e sappiamo che ve ne sono alcune che sono state fortemente tartassate e in riferimento alle quali il piano regionale futuro prevede ulteriori allocazioni. Però è difficilissimo ipotizzare nuove allocazioni laddove vi sono tre o quattro siti regolarmente autorizzati e per i quali la bonifica non è mai partita.
Come rappresentanti dei consorzi, quindi, sottolineiamo tre o quattro grandi problemi che derivano più dalle difficoltà che intravediamo relativamente alle possibilità della regione e della provincia di coordinare le strutture preesistenti che dalle reali capacità del consorzio. Lo dico perché, oltre all'attività di raccolta differenziata e alla gestione della discarica, abbiamo l'impianto di selezione e compostaggio con il quale abbiamo avuto serissimi problemi. Lo abbiamo avuto in gestione commissariale alla fine del 1996. Il centro di selezione e compostaggio era stato costruito convenzionandosi con un consorzio di imprese. Nel momento in cui abbiamo acquisito in gestione l'impianto abbiamo trovato queste imprese praticamente fallite.
PRESIDENTE. Il consorzio di imprese?
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Sì, il consorzio di imprese. L'unica titolarità che questo consorzio aveva era il contratto di gestione. Ci sono voluti due o tre mesi per liquidare l'impresa e abbiamo requisito l'impianto. Abbiamo fatto i lavori in danno all'impresa, perché non riusciva a gestire neanche i pagamenti dei dipendenti dell'impianto. Probabilmente, andremo a finire ad un arbitrato, dato che ovviamente si sono appellati. Pertanto abbiamo ancora problemi di carattere giudiziario a causa di questa struttura.
Il commissario prefettizio si è attivato. Alla fine del mese avremo un piano finanziario. L'impianto, infatti, era nato già vecchio. E' di sette od otto anni fa ed era previsto agisse in modo indifferenziato. L'idea odierna è di trasformarlo in un impianto per la gestione della parte verde. Ma non ci si può più permettere di avere impianti in costruzione per dieci anni, perché nessuno ci crede più. Se l'impianto deve essere finanziato con i fondi FIO, che mi auguro che per la provincia di Caserta arriveranno in sei mesi, vedrà la luce come la discarica. Quindi nessuno ci crede più. La questione non riguarda solo il passato ma anche le prospettive future. Le difficoltà di bonifica non riguardano solo i siti chiusi ma anche quelli gestiti in maniera ottimale. I consorzi finiscono di gestire i siti, accantonano i soldi e con difficoltà si propongono di effettuare la bonifica. Ma far passare un anno e mezzo per approvare un progetto, o per respingerlo, perché nessuno ritiene che un progetto debba essere approvato per forza, quindi rigettarlo per assistere alle azioni correttive e riapprovarlo di nuovo, è un delitto in questo momento, perché non ci possiamo più permettere ritardi di questo genere. Allora, con tutta la nostra buona volontà, se non vi sarà un coinvolgimento a livello regionale e provinciale... Noi abbiamo un progetto per la raccolta differenziata globale, per cui proponiamo anche un impianto di selezione della parte secca. I soldi non li chiediamo alla regione, o meglio li chiederemo anche alla regione, ma abbiamo la possibilità di utilizzare i fondi che stiamo accantonando e che dovremo restituire al commissario prefettizio. In sostanza, si libereranno sei o sette miliardi. Sono già in banca, ma corriamo il rischio di aspettare tre anni prima di riuscire a fare l'impianto. E' una cosa che non ci possiamo assolutamente permettere.
PRESIDENTE. E questo ritardo temporale dipende dall'esigenza di far collimare il piano regionale dei rifiuti con una capacità operativa concreta.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Ci sono troppi soggetti in questo momento in Campania che decidono.
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Se ci date la possibilità di tornare alla normalità ci fate un favore.
PRESIDENTE. Però, dal momento che dite che non vi potete permettere impianti che per decollare richiedono tre anni di tempo, vorrei sapere qual è l'insieme di titolarità che fa sì che l'iter sia così lungo.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Secondo me, innanzitutto le titolarità sono troppe. Non è possibile che vi siano tre o quattro soggetti a decidere di far partire un impianto.
STEFANO TONZIELLO, Presidente del consorzio CE-3. Ho mandato il progetto di 21 miliardi e 604 milioni. Sono soldi materialmente depositati presso la tesoreria provinciale e a disposizione del commissario prefettizio. Non so se siano ancora a disposizione del prefetto o del nuovo commissario, che è Rastrelli, o della regione Campania. Alla fine abbiamo mandato il progetto a tre enti differenti, senza sapere chi sia il nostro interlocutore per la sua approvazione. Il progetto gira ormai da tre anni e mezzo, perché non sappiamo se il referente è il commissario Rastrelli, se è il vecchio commissario, cioè il prefetto di Napoli delegato, o addirittura la regione Campania, trattandosi di fondi FIO che non possono rientrare nell'emergenza.
MICHELE DI COSTANZA, Presidente del consorzio CE-2. Abbiamo i soldi e ci proponiamo come struttura di gestione dell'impianto. Vorremmo che le cose funzionassero con normalità. Non è possibile che per approvare un progetto passino tre anni e mezzo.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo per averci fatto un quadro esauriente, anche se ovviamente pieno di problemi. Rifletteremo anche rileggendo gli atti di questo incontro. Nel prosieguo della missione in Campania che la Commissione effettuerà a settembre, potremo rivolgerci direttamente ai commissari di Governo, sia il prefetto di Napoli sia il presidente della giunta regionale. Vi ringraziamo.
Gli incontri terminano alle 20.