Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi
11ª SEDUTA
GIOVEDI 13 MARZO 1997
Presidenza del Presidente PELLEGRINO
Indice interventi
La seduta ha inizio alle ore 19,15.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.
Invito l'onorevole Bonfietti a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 27 febbraio 1997.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
PRESIDENTE. Comunico che, dopo lultima seduta, sono pervenuti alcuni documenti, il cui elenco è in distribuzione, che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell'inchiesta.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
CORSINI. Signor Presidente, vorrei sottoporre una valutazione del tutto personale, rispetto alla quale sono molto interessato a conoscere il giudizio dei colleghi e suo. Mi riferisco ad una trasmissione televisiva andata in onda giovedì 6 marzo scorso su Rai 2, che ha riguardato in parte anche l'attività di questa Commissione, nonché la documentazione che è presso di noi depositata. Ho avuto modo di assistere soltanto parzialmente a tale trasmissione in quanto mi trovavo in una sala di aeroporto. Comunque, anche se avessi avuto il tempo di seguire lintero programma probabilmente non ne avrei sopportato la visione completa in ragione del fastidio che ho provato.
Infatti da detta trasmissione sono, a mio avviso, emersi alcuni aspetti di preoccupante superficialità, estemporaneità, dilettantismo che talora caratterizzano gli atteggiamenti, il modo di fare di alcuni giornalisti, in questo caso televisivi. Non riesco ad accettare che nel corso della trasmissione sia stato affermato, mi sembra dal conduttore, ma può darsi che la memoria mi tradisca circa l'individuazione del responsabile, che è costume abitudinario dei commissari che compongono questa Commissione non leggere le relazioni, il materiale documentario, insomma le carte che ci vengono trasmesse dai magistrati; in altre parole, questa sarebbe una Commissione di parlamentari del tutto superficiali, svagati, in qualche misura incompetenti. Le modalità stesse con le quali nel corso della trasmissione ci si è avvicinati alle carte del nostro archivio rivelano altrettanta superficialità.
Poiché ho trovato offensivo, ai limiti dellinsulto, l'atteggiamento tenuto nei confronti della Commissione, quasi fossimo una sorta di compagnia di perditempo, di persone incapaci, non responsabili - questo è il giudizio che io ho tratto dal filmato - sentivo il bisogno non dico di sfogarmi, giacché questo sarebbe assolutamente improduttivo in quanto la mia presa di posizione viene esposta a tempo ormai scaduto, quando i fatti sono già avvenuti, ma almeno di rendere pubbliche in questa sede le impressioni assolutamente negative che ho riportato. Infatti non credo che in una Commissione che porta una responsabilità così significativa su temi tanto rilevanti si possa tacere in ordine al comportamento assunto da un mezzo di comunicazione che entra nelle case di milioni di nostri concittadini, i quali possono riportare impressioni che sono al limite della delegittimazione dei lavori che questa Commissione sta conducendo.
Come cittadino e come commissario mi sento assolutamente impotente perché ormai la trasmissione è stata diffusa e perché non dispongo di strumenti di replica. Tuttavia ritenevo doveroso comunicare queste impressioni che mi fa piacere siano messe a verbale.
PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Corsini per questo intervento, che in grandissima parte condivido. Vorrei però ci rendessimo conto che purtroppo, come Commissione stragi, soffriamo della condizione di sfavore con cui i media normalmente si muovono nei confronti dell'intera categoria della politica, di tutti i poteri rappresentativi e quindi del Parlamento come cuore di detti poteri. Aggiungo che in quella trasmissione rivestiva un ruolo centrale un magistrato di cui ho parlato nella scorsa seduta; magistrato che è stato consulente di questa Commissione e che poi ne ha demolito la funzione e l'operato, fatto che mi sembra piuttosto grave.
CORSINI. Mi sembra che sia stato il giornalista a dire che non leggiamo la documentazione.
PRESIDENTE. Va bene, ma il tono complessivo del servizio giornalistico era nel senso di dire che, se i bravi e ottimi magistrati non sono riusciti a fare chiarezza sulle stragi, immaginiamoci se riusciranno a fare qualcosa quegli sfaticati dei parlamentari.
Anche io ho registrato con fastidio quella trasmissione, anche perché veniva al termine della missione in Sudafrica di cui parlerò successivamente. Ritengo tuttavia che la maniera migliore con cui possiamo fornire una risposta è nel dire, su questa vicenda dello stragismo, una parola di tipo conclusivo da trasmettere al Parlamento. Infatti in qualche modo il fatto che vi sia una Commissione di inchiesta parlamentare che ormai sta attraversando quattro legislature e non giunge a conclusioni definitive contribuisca a questo atteggiamento di sfavore dell'opinione pubblica, che si chiede cosa alla fine ci stiamo a fare, ovviamente con superficialità e mancanza di approfondimento, giacché oggi siamo in condizione di dire cose che non erano pensabili due anni fa e probabilmente tra due anni saremmo in condizioni di dire ancora altro. Tuttavia fin dall'inizio ho sentito l'esigenza di approdare a un documento conclusivo ed oggi tale esigenza è chiara nel mandato che ho avuto dai Presidenti delle due Camere. Noi non dobbiamo dare l'impressione di pestare l'acqua nel mortaio, ma dobbiamo riferire che abbiamo indagato, abbiamo concluso e siamo arrivati più avanti di dove si era arrivati in sede giudiziaria, perché non abbiamo i limiti ed i vincoli dell'accertamento giudiziario e perché abbiamo potuto godere di una prospettiva d'insieme che alla singola indagine giudiziaria non è concessa. Se riusciremo a farlo, questo sarà la risposta migliore. Certo, sarà poi anche abilità della politica far percepire ciò all'opinione pubblica; se ci divertiremo nel gioco della delegittimazione interna, seminando vento, alla fine non potremo che raccogliere tempesta.
MANCA. Vorrei aggiungere qualcosa alle osservazioni del collega Corsini. A mio avviso bisogna fare qualcosa circa i rapporti esistenti nel gruppo di lavoro e in quest'ultimo inserisco anche coloro che vengono per essere auditi, il personale fisso del Senato, tutti quelli che praticano insomma questo ambiente ed i mass media. Infatti è molto grave, ed oltretutto avvalora un certo giudizio di superficialità della Commissione stessa, il fatto che notizie secretate che vengono trattate in questa sede passino così facilmente ai mass media.
Chiedo quindi che, oltre a stigmatizzare questi episodi, si faccia qualcosa di concreto, si crei una sorta di commissione d'inchiesta in modo da arrivare a chi ha passato queste notizie, perché ciò ha causato un danno non solo alla nostra dignità ma ha anche sviato l'opinione pubblica con affermazioni che non corrispondono al vero.
Quindi, signor Presidente, invito a mettere una lente di ingrandimento su questo aspetto. Infine, a proposito del giudizio che i mass media esprimono su di noi, non solo dobbiamo fare ciò che il Presidente ha detto, ma dobbiamo anche evitare di mettere da parte aspetti delle nostre inchieste che toccano da vicino la sensibilità dell'opinione pubblica. Già l'ho detto, ma vi invito ancora una volta, anche per coerenza con quanto ho affermato ieri, a pensarci due volte prima di mettere da parte il caso Ustica o comunque a fare attenzione a non dargli l'accelerazione che invece merita.
FRAGALA. Signor Presidente, condivido la valutazione dell'onorevole Corsini. Desidero aggiungere che la trasmissione è stata un vero e proprio agguato, non nei confronti del ceto politico ma nei confronti della Commissione e che ha avuto una regia e soprattutto un soggetto scritto.
Per cui anche le interviste fatte ai componenti della Commissione che si trovavano in quella sede durante la ripresa sono state inserite in questa regia e in questo soggetto scritto non soltanto per delegittimare i lavori della Commissione, e non per qualunquismo, signor Presidente, perché non credo che tutto questo sia stato nutrito dal modo in cui generalmente la stampa o i mass media tendono a considerare il lavoro del Parlamento e delle singole Commissioni. No, a mio avviso l'imboscata è stata mirata, organizzata e soprattutto è stata diretta allo scopo di sostenere, anche all'interno della stessa magistratura, una tesi che vede in questo momento su una delle inchieste sullo stragismo, quella di piazza Fontana, il tentativo di delegittimare tutto ciò che non proviene da magistrati doc o da magistrati che hanno una determinata appartenenza dal punto di vista corporativo, all'interno della magistratura, amplificando ed esaltando inchieste e iniziative che vengono da parte di settori della magistratura che queste appartenenze, o queste rappresentazioni all'interno della corporazione invece ritengono di avere. E di questi giorni la notizia che addirittura questa contrapposizione riesce a trovare anche dei referenti e delle sponde all'interno del Consiglio superiore della magistratura, per cui quella trasmissione, quel regista, quel soggetto cinematografico su cui la trasmissione è stata scritta ed è stata rappresentata all'interno del Consiglio superiore della magistratura riesce a trovare delle sponde. Quindi, da una delegittimazione di tipo politico, di tipo ideologico, secondo gli schemi dell'appartenenza, si passa addirittura al tentativo di demonizzazione e di criminalizzazione o comunque di censura disciplinare nei confronti di chi non vanta un certo tipo di protezione.
Allora la mia opinione, da esponente politico ma soprattutto da cittadino e da componente di questa Commissione, è quella che bisogna replicare battendo colpo su colpo, perché per quanto riguarda le quattro inchieste principali sullo stragismo in Italia (piazza-Fontana, piazza della Loggia, Ustica e Bologna) si tratta di inchieste dal punto di vista giudiziario, dove il pestare l'acqua nel mortaio è stato addirittura ratificato dal Parlamento che per alcune di esse per cinque volte ha prorogato il vecchio rito del codice del 1930 per consentire a tali inchieste di non chiudere mai per legge.
Pertanto, non soltanto il dibattito e le acquisizioni all'interno della Commissione sono assolutamente più avanti rispetto all'accertamento della verità storica e della verità reale rispetto alle inchieste giudiziarie, ma dico di più: ci sono delle inchieste giudiziarie che sono state chiuse con provvedimenti giurisdizionali su cui i dubbi sono diventati talmente evidenti e macroscopici che l'istituto processuale della revisione per alcune di queste sentenze si chiede ogni giorno da tutte le parti politiche, ma soprattutto da parte dei cittadini.
Allora, signor Presidente, rispetto ad un fatto che non si può assolutamente minimizzare - in questo ha ragione pienamente il collega Corsini - perché di una gravità enorme (non lo chiamo neppure imboscata bensì agguato), rispetto all'agguato di quella trasmissione credo che la Presidenza di questa Commissione e la Commissione intera debbano assumere una iniziativa politica per dire quali sono i veri motivi che sono stati alla base di questa operazione dì propaganda politica; quali sono i motivi che all'interno della corporazione della magistratura hanno determinato questa falsa rappresentazione dei fatti, sia per quanto riguarda la Commissione, sia per quanto riguarda le inchieste giudiziarie. Non vorrei leggere, tra qualche giorno, sui quotidiani, che questa operazione, continuando indisturbata ad avere esiti, ha raggiunto obiettivi che servono effettivamente a delegittimare ma soprattutto a colpire impostazioni, inchieste ed analisi dei fatti che non sono gradite a gruppi che non è certamente esagerato definire di potere all'interno della magistratura.
TASSONE. Signor Presidente, sulla base delle cose dette dall'onorevole Corsini non farei che una valutazione di ordine pratico per una conseguente presa di posizione da parte della Commissione.
Credo che noi, nei confronti di Rai 2 siamo stati estremamente cortesi; il giornalista venne la mattina ad "accoglierci" allaeroporto; dichiarò che si era rotta la telecamera e che quindi aveva bisogno di avere qualche elemento, qualche contributo da parte della delegazione che si era recata a Johannesburg. Dico che siamo stati cortesi perché quanto meno abbiamo creduto alle sue ragioni e quindi ci siamo dati appuntamento nel pomeriggio.
Purtroppo non ho visto quella trasmissione, ma so che c'è stata, da parte del conduttore del programma, una scarsa professionalità, un tentativo di alterazione dei dati e, soprattutto, un tentativo molto chiaro di delegittimare il lavoro della Commissione. Tutto questo è in sintonia ed è consequenziale, signor Presidente ed onorevoli colleghi, a quella che è stata sempre l'azione dei mass media: la delegittimazione di tutto il Parlamento, del ruolo e dell'impegno dei parlamentari.
Ovviamente questo dato diventa molto più significativo perché si riferisce ad una Commissione d'inchiesta che ha un compito molto delicato, per cui non so se ci troviamo di fronte ad un agguato o ad altre cose, ma certamente ci troviamo di fronte a scarsa professionalità. Non so se dietro l'azione del conduttore e del giornalista ci sia qualche disegno, ma è chiaro che giudico sulla base degli elementi e dei dati in possesso; pertanto quello che posso chiedere al Presidente della Commissione è una protesta molto forte, avente anche una certa amplificazione, nei confronti del direttore di Rai 2, del direttore generale della Rai e del presidente del consiglio di amministrazione di quest'ultima. Se non vogliamo interloquire con queste persone, bisognerà allora interessare la Commissione di vigilanza della Rai.
Ritengo che tutto questo al momento attuale possa bastare; se, però, qualche collega ha in possesso degli elementi che possano giustificare la presunzione - in questo caso iuris et de iure - assoluta di un qualche disegno, ecco allora che le cose potrebbero un po' cambiare. Pertanto, credo che in questo momento possa bastare l'azione indicata, la quale dovrebbe far giustizia sia del lavoro che questa Commissione ha fatto nelle passate legislature, sia di quello che ha fatto nella scorsa e di quello che attualmente sta facendo. Questo per la tutela della Commissione stessa ma soprattutto per la tutela del ruolo del Parlamento che, come i colleghi possono riscontrare, è messo sempre sotto accusa e all'indice da un'opinione pubblica non certamente benevola nei confronti dei suoi rappresentanti.
PRESIDENTE. Voglio dire che lei ha effettivamente ragione quando sottolinea che l'approccio del giornalista non sia stato corretto. Fummo fermati all'aeroporto di Fiumicino da un giornalista che aveva rotto nel frattempo la telecamera. Non ci soffermiamo sul fatto se ciò fosse vero o meno, perché è chiaro che, se ci attestiamo ad una "lettura" particolare, non possiamo far niente, dal momento che su quella lettura non c'è accordo; mentre nei limiti delle cose che ha detto l'onorevole Tassone, mi sento di scrivere la lettera.
Il giornalista non è stato corretto perché lui ha detto che si era rotta la telecamera - non voglio aprire su questo argomento una polemica - ma quando siamo tornati qui - io avevo deciso addirittura di non venire - sembrava che volesse raccogliere solo informazioni sul fatto che eravamo andati dal generale Maletti. Non c'è stato affatto detto che si trattava di inserire il tutto in una trasmissione organizzata sui segreti d'Italia. Ho partecipato a varie trasmissioni; per alcune mi sono pentito di avervi partecipato, per altre invece (come l'ultima di Zavoli) essendo ben strutturate, sono stato contento di esserci andato, perché non penso che, tutto sommato, la Commissione abbia fatto una brutta figura con la presenza del suo Presidente. E lecito però, nel momento in cui si va in trasmissioni, anche serie, nelle quali si parla di stragi, e poi si finisce invece per parlare di quelli che nel 1970 hanno fatto il "balletto" sulla luna, domandarsi quale tipo di informazione puoi dare e può dare la televisione di Stato.
Voglio dire che effettivamente l'approccio non è stato corretto ma vedere in questo una congiura di un partito americano o di uno intragiudiziario ancora attivo, può essere possibile come tante altre ipotesi; noi, però, non abbiamo elementi per poterlo dire con certezza: abbiamo solo elementi per esprimere la nostra protesta con la logica dell'onorevole Tassone, sempre che dai prossimi interventi dei colleghi Gualtieri e De Luca non scaturiscano valutazioni diverse.
GUALTIERI. Signor Presidente, sono d'accordo riguardo il problema sollevato dal collega Corsini, perché la corretta informazione relativa ad una Commissione parlamentare è una delle cose a cui noi dobbiamo tenere maggiormente: si può parlare di tutto ma avere un'informazione sbagliata, o cattiva, o truccata su una Commissione d'inchiesta è pericoloso per lo sviluppo stesso dell'inchiesta e per il seguito.
Devo dire che i giornalisti di solito fanno il loro mestiere: alcuni lo fanno bene altri lo fanno male, ma non dobbiamo procedere ad un esame di questo tipo, perché il problema è un altro. Quando siamo chiamati a partecipare a trasmissioni televisive, o otteniamo le garanzie di serietà, oppure non ci conviene andare.
Signor Presidente, credo di aver partecipato una sola volta ad una trasmissione, forse di Costanzo, nella quale era presente il Ministro dell'interno, trasmissione riguardante la storia di Ustica. Ho visto delle trasmissioni dove hanno partecipato i membri della Commissione, a volte lo stesso Presidente, e mi sono reso conto delle difficoltà in cui il Presidente si è trovato.
PRESIDENTE. Ha ragione.
GUALTIERI. Perché accanto al Presidente che poteva dire alcune cose c'erano schierati cinque o sei individui alcuni dei quali con reati alle spalle, altri con vari precedenti e altri ancora aventi tesi preconcette: si parlava di Ustica e si sentiva venir fuori da qualcuno che era stato un sottomarino, da altri che erano state ammazzate delle persone. Le trasmissioni sono fatte nel modo in cui accanto a uno della Commissione, anche autorevole come il Presidente, che può difendersi, si trovano sempre le altre parti; in quelle riguardanti il terrorismo troviamo sempre quelli usciti dai servizi.
Il mio consiglio è di non andare a tali trasmissioni oppure di andarci essendo, però, tutelati da opportune garanzie. Se si vuole interrogare la Commissione, la si interroghi attraverso la persona del suo Presidente, o attraverso i comunicati, o attraverso una conferenza stampa fatta dalla Commissione stessa; ma entrare in contraddittorio con altre persone che non sanno niente del lavoro che facciamo è sempre un rischio. Credo che il Presidente abbia provato più di tutti sulla sua persona le difficoltà di andare in trasmissioni di quel tipo.
Ripeto, il mio consiglio è proprio quello di evitare il più possibile di partecipare a trasmissioni dove non abbiamo le garanzie di poter parlare e di avere anche l'ultima parola su quello che si dice.
PRESIDENTE. Penso che l'onorevole Gualtieri abbia ragione e che il suo saggio consiglio debba essere seguito.
Devo dire, dopo averci riflettuto, di aver sbagliato, lo ammetto; avrei dovuto chiedere il motivo della venuta del giornalista e quali fossero le domande: eravamo reduci da una notte trascorsa in aereo e sembrava che dovesse essere il fatto sostitutivo di una battuta volante all'aeroporto di Fiumicino, mentre era, invece, un modo surrettizio di farci partecipare ad una trasmissione di cui ignoravamo l'esistenza. Questo deve essere il tono portante della lettera che domani, con l'aiuto degli uffici, preparerò.
DE LUCA Athos. Anch'io sono d'accordo con le cose dette dall'onorevole Corsini. Solo sulle conseguenze da trarre sul modo di operare in futuro, avrei forse qualcosa di diverso da aggiungere. Sappiamo che tutto è spettacolarizzato, che quello che conta è la battuta, l'effetto. Abbiamo visto anche Presidenti del Consiglio ed altre personalità trovarsi in situazioni di difficoltà in varie trasmissioni. E difficile anche in altri settori dare una corretta informazione; mi è capitato, come penso anche a voi nel vostro impegno politico, di fare una cosa che si ritiene di poca rilevanza e trovare, invece, che viene amplificata: poi magari si lavora per mesi su una questione seria ed importante e si trovano sui giornali solo due righe. Faccio un esempio personale. Ci siamo impegnati a elevare l'età per l'accesso ai concorsi pubblici fino a 45-50 anni, argomento che merita attenzione e che invece non ha interessato nessuno. Abbiamo fatto un qualcosa nelle carceri per i piccoli animali ed ha avuto, invece, un gran risalto.
Fatta questa premessa generale, è evidente che non possiamo pensare che la Commissione stragi abbia un trattamento diverso da quello riservato ad altri settori ad altri politici, anzi sotto certi punti di vista è anche più ghiotta. E allora a mio avviso la risposta giusta non è quella di chiuderci nel silenzio, perché uno dei compiti importanti della nostra Commissione è quello di creare opinione su ciò che appuriamo e così muoverci con il consenso dell'opinione pubblica. In un'epoca in cui gli stessi magistrati escono dalle aule e rendono pubbliche dichiarazioni, sarebbe sbagliato che una Commissione come la nostra, che deve avere più poteri e meno vincoli, si obblighi al silenzio.
Rispetto alla missione in Sudafrica sarebbe stato normale che la nostra Commissione, al suo ritorno in Italia, avesse avuto le tre reti Rai per poter spiegare il lavoro svolto, con tranquillità e in uno spazio giusto. Ritengo invece che quel servizio sia nato come nascono molte altre cose giornalistiche: era già pronta una trasmissione di quel tipo, il giornalista sapeva del nostro rientro e avrà pensato di infilare uno spezzone in modo improvvisato in una trasmissione già preparata, ciò con le conseguenze negative di cui parlava il collega Corsini.
A mio avviso, però, la risposta deve essere tutta in positivo. La Commissione, ritenendo di aver fatto un ottimo lavoro, disponendo oggi dei risultati di quella audizione e avendo deciso - salvo un ripensamento nella seduta di questa sera - di rendere pubblici gli atti del nostro lavoro, deve organizzare un momento pubblico nel quale possa dare un'informazione corretta dell'audizione svolta. Ciò non toglie che il Presidente non solo possa censurare quel comportamento, ma possa pretendere che la Commissione disponga di un'altra occasione nella quale, rispetto a quella vicenda, abbia lo spazio e il contenitore giusto per informare l'opinione pubblica.
GRIMALDI. Anch'io Presidente, se me lo consente, vorrei avanzare un suggerimento.
E chiaro che è stata commessa una scorrettezza e d'altra parte, se vi ricordate, chiesi al giornalista per quanti minuti andava in onda la nostra intervista ed invitai i colleghi a non parlare troppo, perché i giornalisti tagliano e montano come vogliono, soprattutto le interviste che vanno in onda in differita, se hanno tempi più lunghi della trasmissione, vengono montate dal giornalista che le manipola a suo piacimento.
In ogni caso, più che farne una questione di correttezza o di scorrettezza, credo che in primo luogo sarebbe il caso di procurarsi questa cassetta e di visionarla. Se appuriamo che la verità è stata alterata, allora facciamo una protesta seria, denunciamo che il giornalista ha utilizzato una breve intervista che doveva servire soltanto per rendere conto della missione a Johannesburg per inserirla in un contesto diverso, travisandone il significato. Eviterei di parlare fin d'ora di correttezza o di scorrettezza del giornalista, perché altrimenti rischiamo di passare per ingenui.
PRESIDENTE. Lei ha ragione, però la scorrettezza c'è stata e dobbiamo segnalarlo: siamo tutti testimoni che non ci fu detto che questa intervista doveva rientrare in una trasmissione che fosse diversa da un servizio di informazione giornalistica. A parte che eravamo tutti stanchi per la notte passata in aereo, ciò che è risultato nell'intervista è accettabile, non è stato alterato il nostro pensiero; però è stato dato un larghissimo spazio a tutti i nostri archivi e la sensazione complessiva che ne veniva fuori era quella dell'inutilità del lavoro parlamentare. Pertanto, seguendo la logica del collega Tassone, su questo aspetto posso scrivere una lettera, che eventualmente potrei sottoporre all'Ufficio di Presidenza; comunque, se mi date mandato scriverò in questo senso.
Circa la questione sollevata dal collega Fragalà, penso che il Parlamento abbia effettivamente commesso un errore - parlo a titolo personale - nel prorogare tante e tante volte quei termini delle inchieste che stanno continuando con il vecchio rito. Mi auguro che non ci siano altre proroghe e che tutte le inchieste, da quella sull'Argo 16 a quella sul disastro di Ustica, possano avere la loro conclusione senza impedimenti dell'ultimo minuto, che a mio avviso avrebbero uno scarso senso, perché se c'erano situazioni ambientali queste vanno comunque risolvendosi da sole con la conclusione delle inchieste.
CORSINI. Signor Presidente, forse è del tutto inusuale, ma sento il dovere di ringraziare pubblicamente il dottor Maresca perché nelle sue espressioni ho riconosciuto una grande prudenza e cautela, nonché una misura e una compostezza del tutto confacente al suo ruolo, e quindi mi sono sentito tutelato dalla sua presenza.
PRESIDENTE. Condivido pienamente questo apprezzamento, che avevo già fatto personalmente al dottor Maresca.
Voglio soltanto aggiungere che tra quello che diceva il senatore Gualtieri e quanto ha detto il senatore De Luca non c'è contrasto; Gualtieri non chiedeva di sfuggire ad una visibilità, ma di avere una visibilità garantita e adeguata al ruolo che svolgiamo. Non dimentichiamo che la Commissione stragi presieduta da Gualtieri ha avuto l'onore di un film; la Commissione Gualtieri - a mio avviso meritatamente, perché su Ustica in quella legislatura ha rappresentato uno dei momenti alti del potere d'inchiesta parlamentare - giganteggiava nella divulgazione del suo lavoro. In quella informazione, sia pur mista a fiction, che quel film dava, la Commissione d'inchiesta vedeva riconosciuto il ruolo che effettivamente aveva avuto in quella vicenda.
INFORMATIVA DEL PRESIDENTE SUGLI ESITI DELLA MISSIONE A JOHANNESBURG PER LA LIBERA AUDIZIONE DEL GENERALE GIAN ADELIO MALETTI
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca un'informativa del Presidente sugli esiti della missione a Johannesburg per la libera audizione del generale Gian Adelio Maletti.
Anzitutto voglio esprimere la soddisfazione per il modo in cui la missione è stata organizzata; voglio quindi ringraziare pubblicamente i funzionari che hanno allestito una "macchina" che ha funzionato perfettamente. Voglio anche esprimere la mia soddisfazione per come il comitato dei delegati si è comportato nel corso dell'audizione; i colleghi che non hanno partecipato alla audizione stessa leggeranno il verbale e vedranno con quale precisione e puntualità una Commissione che si è costituita da poco, che è composta in gran parte da commissari nuovi, abbia condotto quell'interrogatorio. Ho riletto il resoconto dal quale balza agli occhi che chi poneva le domande sapeva di cosa stava parlando e aveva ben chiari gli obiettivi di quell'audizione.
Ritengo anche che i risultati dell'audizione, pur senza enfatizzarli, siano importanti; naturalmente tutto sta nel canone di valutazione. Ho letto ad esempio su un foglio di informazione che Maletti ci avrebbe detto che i servizi italiani erano deviati, lavoravano a stretto contatto con gli agenti della Cia, con loro pianificavano la strategia della tensione per fermare l'avanzata dei comunisti, che l'addetto militare all'ambasciata americana di Roma, un uomo della Cia, tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 fece spesso il giro delle caserme e delle basi militari del Nord-Est per reclutare agenti tra gli ufficiali italiani. Vedrete che questo non è ciò che ha detto Maletti, però gli somiglia moltissimo. E allora, che si commentino queste affermazioni dicendo che sono tutte cose già risapute mi lascia interdetto; erano cose intuite, ma il fatto che un uomo dei vertici dei servizi riconosca che le cose siano andate così, a me sembra un fatto estremamente importante. Anche Pasolini disse: "Io so", però concluse dicendo che non aveva le prove e nemmeno gli indizi. E vero che c'era un'intuizione a livello politico, storiografico, un'intuizione che faceva anche parte della coscienza civile del paese.
E vero, non sono emerse novità sconvolgenti dall'audizione del generale Maletti, egli non ci ha detto che erano i marziani o comunque che si trattava di tutt'altra cosa rispetto a quella che avevamo immaginata. Tuttavia, il fatto che oggi quella che può essere un'intuizione, un'ipotesi abbia il riscontro di uno dei protagonisti mi sembra un fatto di notevole importanza. Si tratta di un'acquisizione che finora in sede giudiziaria, con questa completezza, non c'era stata. Direi che già questo fatto giustifica di per sé la missione e chiarisce bene il ruolo di questa Commissione.
Naturalmente non sono del parere che possiamo dare al generale Maletti una funzione oracolare. Le affermazioni che egli ha fatto sono probanti nei limiti in cui ricevono già riscontro dalla enorme massa di dati di cui disponiamo. Altri elementi che egli ha fornito dovranno essere verificati. Il generale Maletti ha formulato precise accuse a livello politico e ciò rende estremamente interessanti gli ulteriori atti istruttori che abbiamo deciso di compiere, ovvero l'audizione degli ultimi testimoni politici di quella stagione ai quali, se siete d'accordo, farei avere copia del verbale. Questi dovranno venirci a dire la loro verità, contrastando le affermazioni del generale Maletti o ammettendo che i fatti si sono svolti effettivamente così. Quindi l'audizione del generale Maletti prepara le già deliberate audizioni dei senatori Andreotti, Cossiga e Taviani, tre senatori a vita che in qualche modo sono usciti dal circuito della democrazia rappresentativa, anche se sono tuttora senatori per quello che hanno rappresentato nella storia del paese. Si tratta di tre audizioni molto importanti che potremmo completare eventualmente con altre.
FRAGALA. A mio avviso, dovremmo integrare il calendario delle audizioni con quelle degli onorevoli Gui e Forlani.
PRESIDENTE. In effetti dovremmo chiederci se sia opportuno ascoltare Gui e Forlani, che Maletti chiama pesantemente in campo. Questo potrebbe essere un momento conclusivo importante, alto dell'inchiesta.
So che la mia proposta di relazione non ha convinto per la parte in cui non individuava responsabilità politiche precise. Devo dire però che questi sono i primi elementi oggettivi che stiamo avendo e su cui una mera ipotesi oggi può fondarsi. Comunque, prima di pronunziare un giudizio, non mi sento di dire che sicuramente Maletti ci ha detto la verità, poteva però avere suoi motivi per raccontarcela. Quindi è importante andare ad un confronto ed una verifica globali.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 19,58.
... omissis ...
I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,14.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, propongo che il seguito dell'audizione del giudice istruttore di Milano, dottor Guido Salvini, abbia luogo giovedì 20 marzo, alle ore 18,00. Poiché non si fanno osservazioni, così resta stabilito.
La seduta termina alle ore 20,15.