Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi
10ª SEDUTA
GIOVEDI 27 FEBBRAIO 1997
Presidenza del Presidente PELLEGRINO
I N D I C E
La seduta ha inizio alle ore 19,35.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la seduta.
Invito l'onorevole Bonfietti a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BONFIETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 12 febbraio 1997.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
PRESIDENTE. Comunico che, dopo l'ultima seduta, sono pervenuti alcuni documenti, il cui elenco è in distribuzione, che la Commissione acquisisce formalmente agli atti dell'inchiesta.
Comunico altresì che il dottor Salvini ha restituito il resoconto stenografico della sua audizione svoltasi il 12 febbraio 1997, apportandovi modifiche di carattere meramente formale.
INCHIESTA SU STRAGI E DEPISTAGGI: AUDIZIONE DEI MAGISTRATI DOTTORI ITALO ORMANNI, FRANCO IONTA, GIOVANNI SALVI E PIETRO PAOLO SAVIOTTI
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di quattro magistrati della Procura di Roma: il procuratore aggiunto Ormanni e i sostituti procuratori Ionta, Salvi e Saviotti, che ringrazio di essere con noi.
Voglio sottolineare, aggiungendo alle rituali espressioni di gratitudine, il fatto che l'audizione nasce da un'offerta dei magistrati dì essere ascoltati dalla Commissione, dopo che una mia frase forse infelice, per lo meno per come riportata dalla stampa, riferiva una mia osservazione, cioè che mentre noi avevamo avuto uno scambio continuo di corrispondenza con il giudice istruttore di Milano, anche con riferimento al rinvenimento di nota documentazione presso il Ministero dell'interno, non avevamo avuto notizia della documentazione che pure era stata acquisita da parte della procura di Roma e della procura di Milano.
I sostituti procuratori Ionta, Salvi e Saviotti mi hanno immediatamente, in data 10 febbraio, fatto presente che loro erano pronti ad essere ascoltati; anzi sarebbero stati lieti di riferire alla Commissione gli esiti dell'investigazione. Da ciò è nata questa audizione.
Vorrei aggiungere un'altra osservazione, ossia che con due degli auditi, con il dottor Salvi e con il dottor Saviotti, la Commissione ha già collaborato, da ultimo nella scorsa legislatura e sotto la mia presidenza. Di questa collaborazione lo faccio una valutazione pienamente positiva e preziosa. Il loro contributo è stato importante nella stesura di quella proposta di relazione che costituisce oggi l'oggetto del nostro lavoro, del nostro esame e della nostra discussione. Mi auguro che anche i dottori Salvi e Saviotti conservino di questa esperienza una valutazione positiva e che, se un domani dovessero indulgere al "vizio della memoria" o al narcisismo dell'autobiografia, non rileggerò, nella loro autobiografia, i giudizi estremamente negativi che ho dovuto registrare invece in un recente elaborato autobiografico di un magistrato, che pure in passate legislature aveva collaborato con la Commissione.
Devo dire che ho letto quelle pagine e, pur non avendo partecipato alla vita della Commissione in quelle legislature, vi ho trovato un giudizio francamente ingiusto, perchè è vero che la Commissione ha sofferto sin dall'inizio della pluralità e dell'eterogeneità degli oggetti dell'inchiesta (quindi una Commissione che ha dovuto spaziare in ambiti estesissimi), però penso che in quelle due precedenti legislature la Commissione abbia fatto un ottimo lavoro ed abbia prodotto delle relazioni importanti. Noi dobbiamo soprattutto a quel lavoro, svolto nella scorsa legislatura, la possibilità di porci invece in una prospettiva di sintesi alla quale, con i suoi limiti ed i suoi difetti, tenta di rispondere la proposta di relazione su cui dobbiamo al più presto, completata l'indagine, aprire il dibattito fra di noi.
Proverò a riassumere la vicenda che porta a questa audizione. 1 magistrati potranno poi correggere qualche inesattezza o qualche imprecisione che ci sarà nella mia esposizione.
Agli inizi del 1996, il dottor Salvini, che conduce la nota indagine, come giudice istruttore con il vecchio rito, sull'eversione di destra, nominò perito d'ufficio il dottor Giannuli. Il dottor Giannuli, nel febbraio 1996, inoltrò a vari enti, tra cui la Direzione centrale della Polizia di prevenzione, richieste concernenti filoni di ricerca da riscontrare nel carteggio archiviato negli anni passati presso la Direzione stessa. Le ricerche vengono effettuate tramite l'archivio informatizzato e conducono a primi riscontri positivi.
Successivamente, nell'estate 1996, il dottor Giannuli riscontrò alcune lacune nell'archivio informatizzato. Alcuni documenti rinviavano ad altri documenti che non venivano rintracciati. Le ricerche che vennero effettuate consentirono l'emersione di un archivio-deposito, sito alla circonvallazione Appia. All'interno di questo archivio-deposito vi era una mole enorme di documentazione, parte della quale non risultava - come ricorderete dall'audizione del ministro Napolitano - inserita nell'archivio informatico. Fra le varie documentazioni, in un fascicolo furono anche ritrovati reperti esplosivistici relativi all'attentato ad un treno a Pescara nell'agosto del 1969.
Nell'ottobre 1996 si avviarono, quindi, procedure di riproduzione fotografica del materiale e fu elaborata una informativa che venne consegnata tanto al dottor Salvini quanto alla dottoressa Pradella, della pro cura di Milano, che indaga sulla strage di piazza Fontana. Vennero adottate, stando a quanto ci viene riferito, prime misure a fini conservativi e cautelativi e rafforzato il servizio di vigilanza.
Il ministro Napolitano informò, in data 29 ottobre, del rinvenimento di questa documentazione sia i Presidenti delle Camere, sia me.
In data 6 novembre venne disposto un primo trasferimento di documentazione che si trovava nell'archivio-deposito della circonvallazione Appia. Ricorderete tutti in quali condizioni di estremo degrado e d scarsa cautela quel materiale era conservato. Centoundici scatoloni furono invece avviati al commissariato Prenestino.
L'8 novembre vennero individuati e trasmessi allo stesso commissariato altri quattro scatoloni. In data 12 novembre un ulteriore scatolone.
In data 18 novembre vi fu un accesso in Roma dei sostituti procuratori Pradella e Meroni della procura di Milano, che emisero un ordine di consegna in originale di gran parte del carteggio non classificato. In particolare i due magistrati acquisirono trentadue scatoloni contenenti duecentosessanta faldoni facenti parte dei primi centoundici scatoloni che erano stati mandati presso il commissariato Prenestino, nonchè altri otto scatoloni di materiale non classificato, che furono individuati direttamente dai magistrati nella massa di tutto questo materiale, riservandosi essi di valutarne l'utilità anche a fini investigativi. Nella stessa serata quel materiale fu trasferito a Milano a disposizione della procura.
Lo stesso giorno, invece, il giudice istruttore Salvini aveva assunto un provvedimento di contenuto diverso, perchè aveva ordinato l'acquisizione, non in originale ma in copia, del materiale che a mano a mano si stava inventariando e classificando. Tutto il materiale non acquisito dai magistrati di Milano in questo modo è stato poi - su questo vorrei una precisazione - sequestrato probabilmente dalla procura di Roma in data 21 novembre. Si tratterebbe di settantanove scatoloni; furono inoltre sigillati i locali della circonvallazione Appia.
In data 29 novembre, il ministro Napolitano e il prefetto Masone, come ricorderete, hanno riferito alla Commissione Stragi. Alla Commissione risulta che subito dopo il Ministro dell'interno ha attivato una Commissione amministrativa d'inchiesta, presieduta dall'avvocato dello Stato Caramazza.
Gli esiti ulteriori della vicenda sono noti e notizie di stampa riferiscono di una iscrizione nel registro degli indagati del prefetto Ferrigno, il funzionario che noi abbiamo ascoltato perchè capo della Direzione centrale della Polizia di prevenzione.
In data 10 febbraio la procura di Roma ha scritto quella lettera di cui ha dato notizia a me ed ha tenuto una conferenza stampa.
Io vorrei (stabiliranno poi i magistrati l'ordine degli interventi) che questa storia venisse ricostruita un poco meglio, probabilmente, di come l'ho esposta io e che (nei limiti in cui tutto questo è compatibile ovviamente con un'inchiesta ed un'indagìne delicata, nei limiti quindi di compatibilità con il segreto istruttorio e in quella prudenza che deve sempre guidare il rapporto fra inchiesta parlamentare e inchiesta giudiziaria) ci fornissero notizie sulle indagini che sono in corso e, se possibile, prime notizie sul contenuto di questa documentazione e sul valore che essa può avere, soprattutto nella prospettiva di vedere in che limiti tende a smentire o a confermare quel mosaico, sia pure incompleto, che in qualche modo intorno a tutte queste vicende, in particolare degli anni '70, ho cercato di riassumere in quella proposta di relazione oggetto della nostra discussione.
PELLICINI. Signor Presidente, non vorrei sembrare scortese, ma purtroppo devo andare via alle ore 20.30 per poter prendere l'aereo delle ore 21.40. Mi rendo conto che se è stata fissata la data di oggi, ci sarà un motivo. Vorrei far notare, però, che essere presenti il giovedì sera diventa difficoltoso per coloro che non risiedono a Roma per ragioni evidenti (l'ultimo aereo parte appunto alle ore 21.40). Vorrei pregarla, per il futuro, di convocare la Commissione in mattinata, come ha già detto anche lei.
PRESIDENTE. La ringrazio, è una decisione che ho già preso. Le prossime riunioni saranno effettuate tutte di mattina.
PELLICINI. Tra l'altro potrebbe risultare scortese nei confronti di chi viene a svolgere la sua relazione.
PRESIDENTE. Mi rendo conto del problema. Certo che se ci riuniremo il venerdì mattina, non potrà partire il giovedì sera.
PELLICINI. Ma sapendolo prima è possibile organizzarsi.
PRESIDENTE. Personalmente questo mi creerà qualche problema con il Consiglio di Stato, perchè la 6ª Commissione tiene udienza sempre il venerdì. Però mi sembra giusto che questa Commissione si riunisca il venerdì mattina, soprattutto quando proseguiremo le audizioni e quando sarà necessario riunire il plenum della Commissione per riferire sugli esiti della missione che stiamo per effettuare a Johannesburg per interrogare Maletti. Mi sembra evidente che abbiamo bisogno di tempo e non possiamo costringerci nello spazio ristretto della serata e della prima parte della nottata, anche perchè si tratta di argomenti delicati, quindi è meglio affrontarli avendo addosso meno stanchezza e più lucidità: ciò va certamente a vantaggio dei lavori della Commissione.
Ricordo che siamo in seduta pubblica; ovviamente quando riterrete che sia opportuno proseguire i lavori in seduta segreta, ciò sarà fatto con la consueta e rafforzata raccomandazione ai colleghi che il segreto ci vincola.
ORMANNI. Innanzitutto vorrei fare un'introduzione di carattere generale; successivamente i colleghi Saviotti, Salvi e Ionta andranno più nello specifico per quanto riguarda le singole parti in cui è stata divisa questa indagine. Infatti, per ragioni di celerità e di concretezza abbiamo preferito dividere l'indagine stessa in tre filoni, ognuno dei quali, appunto, seguito da uno dei sostituti che globalmente seguono l'intera materia.
Sia da una costola - se così possiamo chiamarla - dell'indagine su Gladio, di cui si era occupata la procura di Roma, sia da atti che ci erano pervenuti in copia relativamente e soprattutto alla posizione di Maletti (per quanto riguarda l'invio effettuato dalla procura di Bologna), sia da altri atti trasmessi in copia dalla procura di Milano, che indagava ed indaga tuttora sulla strage di piazza Fontana, era emerso l'indizio molto concreto che presso il Ministero dell'interno, all'epoca rispetto alla quale alcuni di questi fatti dei quali ho parlato adesso si riferiscono storicamente, esistesse una struttura non ufficializzata dal punto di vista dell'esito dell'attività che la struttura stessa poneva in essere. Tale struttura è da identificarsi presso quello che all'epoca si chiamava ufficio Affari riservati, che poi venne denominato Ucigos ed adesso si chiama Direzione centrale della polizia di prevenzione.
L'esistenza di questi indizi ci portò ad emettere nel maggio 1995 (quindi dal punto di vista cronachistico quanto meno molto prima del decreto di sequestro a cui faceva riferimento prima il presidente Pellegrino, emesso dalla procura della Repubblica di Milano nel 1996) un decreto di esibizione e di contestuale conseguente sequestro di atti, notificato alla Direzione centrale della polizia di prevenzione per la ricerca di questa documentazione. Tale ricerca venne effettuata con la massima collaborazione e disponibilità dagli ufficiali di polizia giudiziaria dello stesso organismo, cioè la Direzione centrale della polizia di prevenzione; grande disponibilità fu mostrata anche dal Capo della polizia, naturalmente. Queste ricerche portarono ad individuare una stanza nei seminterrati della palazzina dove è ubicata la Direzione centrale della polizia di prevenzione, la cosiddetta stanza 19, che per noi ad un certo punto era diventata una sorta di tormentone: qualunque cosa non trovavamo in ufficio, dicevamo che si trovava nella stanza 19. In questa stanza venne rinvenuta una parte di documentazione; l'altra parte andammo a cercarla, sempre su indicazione degli ufficiali di polizia giudiziaria che collaboravano e collaborano tuttora con la procura della Repubblica di Roma, presso gli archivi della protezione civile. Infatti la protezione civile all'epoca era un settore del Ministero dell'interno e quindi parte degli archivi era stata spostata lì.
Successivamente è stato rinvenuto il grosso deposito, se vogliamo chiamarlo così con un eufemismo, presso la circonvallazione Appia, dove sono avvenute le ulteriori acquisizioni. La documentazione è stata ritirata e trasportata a Milano da parte della procura di Milano, all'interno di quel decreto di esibizione e sequestro emesso dalla procura della Repubblica di Roma nel 1995. Infatti un mese fa, all'esito dell'esame di questa documentazione che la procura di Milano ha compiuto, gli atti stessi sono stati messi di nuovo a disposizione della procura di Roma. Per evitare però lungaggini postali, poichè parte di questi atti destavano la curiosità di indagine della procura della Repubblica di Brescia per quanto riguarda la strage di piazza della Loggia, su disposizione della procura di Roma sono stati materialmente trasferiti da Milano a Brescia, anzichè inviarli prima a Roma per poi mandarli di nuovo a Brescia per consultazione. La consultazione sta avvenendo, l'estrazione delle copie sta per essere completata e quindi gli atti a questo punto torneranno definitivamente nella disponibilità giuridica, che fin dall'inizio, cioè fin dal maggio del 1995, è stata della procura della Repubblica di Roma.
Vennero disposte delle perizie, delle consulenze, alcune delle quali sono state già esaurite mentre altre sono in via di espletamento, su questa grossa giacenza di documentazione. E stata accertata l'esistenza di un archivio normale (cioè effettuato secondo i normali canoni di archiviazione che si seguono negli uffici, soprattutto in quelli pubblici), di un archivio un po' meno normale, nel senso di un sistema di catalogazione che non è così completo dal punto di vista delle indicazioni come quello ufficiale (se così lo vogliamo chiamare, anche se in effetti è ufficiale come l'altro) e una serie di fascicoli che non sono neppure catalogati, all'interno dei quali vi sono anche atti in originale, oltrechè atti in copia. Per questi atti in copia ovviamente i consulenti hanno la possibilità di risalire a coloro che emisero gli originali, cioè la questura di X che all'epoca scriveva al Ministero: questo è un atto in copia contenuto nel fascicolo, ma l'atto originale è presso la questura. Questo secondo tipo di ricerca è ancora in corso.
Per la parte che riguarda la metodologia seguita dalle consulenze archivistiche, potrà riferirvi dettagliatamente il collega Salvi, che segue questo settore. Aggiungo che, ultimamente, sempre in questi seminterrati dell'allora ufficio Affari riservati (poi diventato Ucigos ed in seguito Direzione centrale della polizia di prevenzione) sono stati rinvenuti ancora degli scatoloni, all'interno dei quali sono contenuti fascicoli che siamo andati a rilevare fisicamente io ed il collega Ionta. Ci avvertirono proprio i funzionari della Direzione centrale della polizia di prevenzione.
Si tratta di fascicoli relativi agli attentati compiuti dall'Eta, l'organizzazione terroristica basca - di cui parlerà il collega Ionta - fra il 1991 e il 1993 in Italia; detti fascicoli si trovavano ancora in quel luogo, anche se non era stata data notizia della loro presenza all'autorità giudiziaria precedente, vale a dire alla procura della Repubblica di Roma. Altra documentazione era stata poi rinvenuta presso l'ufficio privato dell'oggi defunto Federico Umberto D'Amato, a quel tempo dirigente dell'ufficio Affari riservati: questa parte potrà essere illustrata più compiutamente dal collega Saviotti.
SAVIOTTI. Devo dire che la procura di Roma ha seguito con interesse questo aspetto relativo alla documentazione tenuta informalmente e quindi, in via di ipotesi, di documentata attività altrettanto informale - se non irregolare - svolta da uffici di intelligence, di uffici informativi di varie strutture dello Stato. Sia rispetto a Gladio, sia rispetto ad altre indagini, l'attenzione verso i compendi documentali non posti a disposizione a suo tempo della memoria formale del Ministero dell'interno o di altre strutture, e quindi poi della memoria storica, è stato sicuramente uno degli obiettivi perseguiti nell'ambito di vari procedimenti per fatti di eversione o comunque per fatti concernenti reati contro l'ordine costituzionale. Da questo punto di vista, nell'ambito di una autonoma indagine, precedente quella attuale e tuttora in corso per alcuni aspetti, la procura di Roma dispose il 30 novembre 1995 una perquisizione presso l'abitazione di Federico Umberto D'Amato, nell'ambito della quale venne rinvenuta una quantità notevole di documentazione di vario genere, ma per larga misura omologa rispetto a parte di quella documentazione irregolare che andiamo adesso rinvenendo nell'archivio di circonvallazione Appia.
Interrogato espressamente, il dottor D'Amato affermò: "Sono appunti riservati che i miei collaboratori esterni mi fornivano personalmente; stanno a casa mia anche perchè molto spesso me li portavano direttamente a casa. Comunque sono frutto di una attività informativa di miei collaboratori in vari ambienti, giornalistici e politici ... ".
PRESIDENTE. E un po' quello che dichiarò qui il generale Cogliandro.
SAVIOTTI. L'esame di questa documentazione potrà essere più dettagliato nel prosieguo: volevo fare ora solo un riferimento per motivi di ordine storico rispetto allo sviluppo dei nostri procedimenti.
Come ricordava esattamente il procuratore aggiunto, un primo provvedimento di esibizione veniva adottato nel maggio 1995 nell'ambito di una ricerca documentale orientata proprio sull'attività informativa e di intelligence di strutture occulte o riservate del Ministero dell'interno; veniva ancora adottato un provvedimento il 30 novembre 1995 riguardante proprio la persona di D'Amato, essendoci concreti motivi per ritenere che in quel momento, esattamente in quel momento contingente, avesse presso la sua abitazione questo compendio documentale. Per essere il più sintetico possibile e lasciare spazio ai colleghi con cui collaboro, desidero soltanto fare menzione di quest'ultima acquisizione nell'ambito di questa indagine che verteva sul compendio documentale del D'Amato: attraverso alcuni riferimenti contenuti in carte trovate nella sua abitazione, è stato effettuato un esame presso la sede di un determinato commissariato, risultato poi essere stato, subito dopo l'ultima guerra, sede di uno speciale nucleo di polizia. Detto nucleo quindi sarebbe stato appoggiato logisticamente presso il commissariato di pubblica sicurezza "Castro Pretorio" ed avrebbe lavorato con i servizi di sicurezza statunitensi. All'interno di quella documentazione si trova un fascicolo personale del dottor D'Amato: oltre ad alcune note di carattere amministrativo (congedi, missioni, malattie), si rileva che già in qualità di vice commissario egli era stato posto a disposizione del Protective Service dell'UR, del controspionaggio OSS, del Comando controspionaggio alleato di via Sicilia, 59. Quindi si sarebbe trattato dell'unificazione, in uno stesso ufficio, di un reparto di Polizia dello Stato e di un gruppo speciale alle dipendenze del servizio di spionaggio americano. Più avanti eventualmente potrò tornare su alcuni aspetti più interessanti della documentazione trovata presso il D'Amato o su altri argomenti dell'attuale indagine condotta insieme ai colleghi.
SALVI. Ad essere del tutto sinceri, mentre nel lavoro di cui parlava il dottor Saviotti si è inquadrato subito l'obiettivo (giacchè l'individuazione di questo materiale ha aperto una strada che, come adesso vedremo, ci consente di ricollegarci al materiale dell'archivio successivamente scoperto), il primo decreto di esibizione, che nelle intenzioni mirava alla individuazione di questo materiale di cui si parla da tempo nell'ambito delle indagini sulle attività terroristiche degli anni '60 e '70 - è una sorta di leggenda giudiziaria l'esistenza di un archivio dell'ufficio Affari riservati - in realtà non era ben mirato. Ritenevamo che un archivio relativo ad attività di questo genere si trovasse occultato presso la Direzione per i servizi antincendio: quindi avevamo mirato a quella come una possibile struttura di copertura, così come per Gladio lo erano state le strutture costituite nell'ambito del Sifar, del Sid e poi del Sismi. Le indagini peraltro furono molto interessanti: attraverso il lavoro degli archivisti di Stato, che avevano effettuato una verifica del materiale documentale del Ministero dell'interno, le documentazioni contenute in una certa stanza, risultarono essere state trasportate improvvisamente in un luogo diverso. Questo era il filone investigativo che avevamo individuato e sul quale stiamo ancora lavorando: esso si ricollega con l'attuale, anche se per certi aspetti è un po' sfasato.
Tuttavia la documentazione rinvenuta è, a mio avviso, di straordinario interesse, sotto due diversi profili: il primo è di carattere giudiziario. Alcuni di questi documenti è possibile che diano luogo a verifiche su fatti avvenuti alla fine degli anni '60 e nei primi anni '70. Il secondo è maggiormente legato anche alle finalità di questa Commissione: questo materiale ci fornisce una conferma - già emersa nel corso di altri procedimenti, come ricordava prima il presidente Pellegrino a proposito dell'archivio Cogliandro - della centralità della questione degli archivi per il rispetto della legalità, soprattutto in relazione al "nocciolo duro" dello Stato, vale a dire le attività coperte, le attività segrete. In altre parole, la possibilità che si possa esercitare un controllo di carattere amministrativo, giudiziario e quindi anche politico sulle attività più delicate dello Stato è legata all'ipotesi che detta attività venga in qualche modo documentata attraverso modalità che consentano un successivo controllo. Quindi, come già si era verificato nell'ambito del procedimento sulla cosiddetta Gladio, oppure per l'archivio occulto del generale Cogliandro (per il quale è stato rinviato a giudizio l'ammiraglio Martini; sono già iniziate anche le udienze dibattimentali), anche nel caso del Ministero dell'interno abbiamo potuto verificare che in realtà la documentazione più delicata viene trattata in totale violazione delle norme sui documenti riservati. Quanto più i documenti sono riservati tanto più vengono trattati secondo modalità opposte a quelle prescritte per la trattazione e conservazione dei documenti riservati con la conseguenza che di questo materiale rinvenuto non è possibile, allo stato, affermarne in alcuna maniera la completezza.
Le diverse consulenze tecniche avviate (sono consulenze archivistiche - è la prima volta, così come è stato già per il processo Gladio, che vengono fatte consulenze di questo genere che ritengo utilissime -) le quali prescindono dal contenuto dei documenti se non per l'aspetto che può essere di rilievo per individuarne i riferimenti archivistici, ma cercano di ricostruire la connessione e la strutturazione delle serie archivistiche per cercare di comprendere in primo luogo a cosa servono e poi a verificarne la completezza.
Alla seconda parte della domanda possiamo rispondere già con certezza e cioè che queste serie archivistiche non sono complete. Sicuramente, oltre al materiale rinvenuto, ne esisteva dell'altro di particolare interesse; mancano i fascicoli più rilevanti relativi agli attentati più delicati della fine degli anni sessanta e anche all'interno dei fascicoli mancano, per la sequenza logica degli atti, degli atti rilevanti. Alcuni fascicoli si trovavano in casa di D'Amato, cioè nella sua disponibilità privata.
Ora possiamo comprendere il materiale sequestrato presso D'Amato e per il quale invece non era possibile comprendere se facesse parte di serie archivistiche o se si trattasse di documenti singoli. Naturalmente il nostro sospetto era che si trattasse di serie archivistiche ma ora possiamo dire con certezza non solo che si trattava di serie archivistiche ma anche che erano inserite in una organizzazione dell'ufficio Affari riservati che era finalizzata all'effettuazione di attività informativa occulta e cioè al di là e al di fuori dei normali canali di trattazione delle stesse vicende. Per gli stessi argomenti vi è dunque una trattazione palese, che avviene attraverso i rapporti con le questure, ed una occulta, che non è solo quella della documentazione priva di numeri di protocollo e di categorie o classifiche, ma in qualche caso comprende alcuni degli atti che hanno numeri di protocollo ma che non sono correttamente archiviati; possiamo dire cioè che hanno numeri identificativi della pratica che riportano a un determinato oggetto e che consentivano, al momento dell'arrivo, di individuare immediatamente la collocazione della pratica all'interno della divisione Affari riservati e della persona che se ne dovesse occupare. Questi documenti finivano in parte in questi fascicoli che venivano trattati riservatamente.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 20,10.
...omissis...
I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,13
SALVI. L'archivio Russomanno riguardava gli attentati terroristici nazionali, internazionali e quelli dell'Alto Adige e comprendeva anche un'attività informativa per la quale vi erano dei dipendenti organizzati in squadre che raccoglievano l'attività informativa stessa e la riferivano in maniera informale, bypassando gli organi competenti per le attività investigative.
I lavori proseguono ín seduta segreta alle ore 20,14.
...omissis...
I lavori riprendono in seduta pubblica dalle ore 20,20.
SALVI. Le ragioni per le quali la Procura della Repubblica di Roma procede (oltre naturalmente ai procedimenti sottostanti, cioè quelli relativi ai fatti di eversione o di cospirazione per i quali si procedeva già in passato) sono proprio quelle relative alla verifica della integrità di questa documentazione.
In altre parole, allo stato procediamo a carico di ignoti (salvo i casi che vedremo adesso di responsabilità già individuate per fatti particolari) per l'occultamento o la soppressione della parte delle serie archivistiche che non risultano rinvenute. Per esempio, se non saranno trovati i cartellini dei fascicoli oppure se, trovati i cartellini...
PRESIDENTE. Per la irregolare tenuta?
SALVI. Occorre distinguere le attività illecite che venivano occultate attraverso la irregolare tenuta, e si tratta in genere di condotte ormai prescritte. Anche questa attività nei confronti dei magistrati non so se sia possibile qualificarla come illecita. Probabilmente è una attività irregolare. C'è un confine, un discrimine.
PRESIDENTE. L'irregolare tenuta mi sembra un fatto importantissimo e poi dirò il perchè.
SALVI. Ritengo che in sè non costituisca reato. Salvo che non vi siano fatti di falsità ideologica rispetto all'attestazione negativa o positiva di fatti (attestazione negativa nel senso che non si dà atto di fatti avvenuti, positiva nel senso che si dà atto di fatti avvenuti in maniera diversa) credo che la normativa attuale - e questo è un punto di particolare interesse - non consente di perseguire questi fatti. Ha ragione il presidente Pellegrino; credo che questo sia uno dei punti centrali del problema del controllo di legalità. E una esperienza che ormai abbiamo fatto in molti procedimenti. Soprattutto in una ipotesi di alternanza al potere - non è un campo mio, mi ci azzardo - solo la possibilità di controllo, da parte di autorità terze, di tenuta di archivi che riguardano il nocciolo duro dello Stato garantisce il controllo da parte delle forze politiche in un regime di alternanza che subentrano sulle attività concluse precedentemente. Diventa ancora più importante la possibilità di individuare norme cogenti per la tenuta degli archivi e, per evitare che ancora una volta questo si scarichi sul penale, come sta di nuovo verificandosi, di individuare la possibilità di controlli interni, che però non siano i controlli effettuati dallo stesso controllore.
Vorrei fare un esempio. Nel processo sulla Stay behind abbiamo classifiche da Riservato fino a Nato cosmic, passando attraverso tutte le gradazioni delle classifiche di segretezza. Ad ogni punto di questa classifica corrisponde l'obbligo di tenuta della documentazione, secondo modalità via via più rigide. Il documento segretissimo, quindi, dovrebbe essere trattato con modalità particolarmente rigide. Dovrebbero essere documentati l'arrivo, il numero di persone che lo vedono, la distruzione, il verbale di distruzione non dovrebbe poter essere distrutto, e così via. Abbiamo verificato che i documenti più segreti, quelli relativi cioè agli accordi sulla Stay behind non erano nemmeno protocollati ma erano trattati come documenti qualsiasi. Abbiamo chiesto perchè un documento relativo alla costituzione della organizzazione Stay behínd veniva tenuto in quel modo, e si trattava di centinaia e centinaia di documenti, non di uno solo. Sono documenti non classificati? Possono andare in giro dappertutto, abbiamo chiesto allora. No, sono i più segreti e quindi non possono essere tenuti seguendo le disposizioni sul segreto, altrimenti sono conosciuti da un numero, sia pure ristretto, di persone. Essendo documenti molto segreti, non possono essere tenuti secondo le regole del segreto. E stata questa la risposta. Giustamente il collega Saviotti ricordava in proposito il comma 22.
PRESIDENTE. Mi scuso per l'interruzione, ma secondo me questo è un punto su cui la Commissione deve riflettere, anche a fini propositivi, al termine dei suoi lavori. Un paese, una democrazia, infatti, non dovrebbe mai aver paura della propria storia. Può esserci la necessità di coprirne con la riservatezza una parte, consentendo sempre però che possa essere ricostruita quando non scattino interessi tali da rendere opponibile il segreto e, comunque, col passaggio del tempo. Altre democrazie fanno così e consentono col tempo che la intera storia venga riscritta, rivisitata.
SALVI. In conclusione, i documenti ritrovati al Ministero dell'interno sono, per la quasi totalità, regolarmente archiviati e tenuti, anche se alcuni documenti mancano. Stiamo verificando ad esempio che sono mancati alcuni documenti delle serie centrali.
Questi archivi non sono stati - e mi pare importante sottolinearlo per riconoscere al Ministero dell'interno anche i meriti, oltre che i demeriti - rinvenuti attraverso un'attività di indagine né nostra né di altre autorità giudiziarie; non erano infatti fra quelli ricercati. Sono stati trovati casualmente nell'ambito di una ricerca effettuata per rinvenire altri documenti e sono stati messi a disposizione dell'autorità giudiziaria dal personale dell'Ucigos. Una parte modesta di tale documentazione è molto interessante. Non contiene notizie sconvolgenti, non contiene il nome dell'autore della strage, né la prova di relazioni occulte, però contiene elementi che possono essere molto utili sul piano investigativo e che consentono un approfondito esame della relazione tra le attività non necessariamente illecite, ma comunque occulte, e la strutturazione degli archivi. In ultima conclusione consentono di ricollegare al materiale rinvenuto presso Federico Umberto D'Amato e ci danno la prospettiva di ricostruire una strutturazione dell'archivio al termine della quale può essere che si riescano anche ad individuare responsabilità, che sono sempre personali, di singoli per l'occultamento o la distruzione di ciò che manca.
PRESIDENTE. Questo vale anche per la documentazione acquisita da Milano? E quella documentazione vi è stata restituita? Mi spiego meglio, la sua valutazione, dottor Salvi, riguarda anche quella parte di documentazione che, per essere stata acquisita da Milano, voi non avete ancora visto?
SALVI. Noi abbiamo organizzato il lavoro in questa maniera, proprio per evitare problemi di questo genere. D'accordo con i colleghi di molte autorità giudiziarie, Procura della Repubblica di Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano, Napoli, Torino, Venezia, con la Direzione generale antimafia per alcuni aspetti di collegamento che si potevano individuare, con i giudici istruttori Salvini, Priore e Mastelloni abbiamo fatto una riunione il 2 dicembre e concordato il modo di agire. Abbiamo messo a disposizione il nostro materiale e ottenuto la disponibilità di quello in possesso di altri. Abbiamo quindi avuto l'elenco di questi materiali di cui è già iniziato l'esame da parte dei nostri consulenti. L'esame complessivo potrà essere effettuato soltanto quando, finito l'esame anche di Brescia, questo materiale tornerà.
Quello che vi ho detto comprende anche, sia pure non in termini specifici perchè l'esame dovrà essere completato, sia ciò che ha Salvíni sia quello che hanno la dottoressa Pradella, Meroni e adesso Brescia. Questo tranne qualche ovvia frizione sui tempi perchè ovviamente ognuno ha i suoi interessi. Ma sono aspetti marginali e si lavora in accordo con questo metodo del collegamento delle indagini in particolare attraverso il fatto che i nostri consulenti tecnici sono a disposizione anche degli altri colleghi per qualsiasi scambio di informazione. Sono già venuti infatti diversi ufficiali di polizia giudiziaria, di diverse autorità giudiziarie e sono stati messi dai consulenti tecnici in condizione di individuare il materiale che occorreva loro.
PELLICINI. Mi scuso ma sono costretto ad andare via.
SAVIOTTI. Per rispondere al Presidente debbo dire che per quanto concerne la documentazione portata fisicamente a Milano (l'accordo fu proprio quello di consentire a Milano di trattenerla sino alla conclusione degli esami di interesse specifico di quella Procura) la documentazione ci sarebbe stata restituita al termine di questo esame e quindi proprio in questi giorni sta per essere trasferita nuovamente nella disponibilità della procura romana e quindi sarà posta anche a disposizione dei consulenti. Ma, ciò nonostante, sia pure sommariamente, il contenuto di questa documentazione ci è stato descritto in diversi incontri con la Procura di Milano ed è oggetto anche di intese con la Procura di Brescia che ha mostrato urgenza ugualmente di disporre di copie di questa documentazione. Quindi, l'esame archivistico sarà ulteriormente completato quando i nostri consulenti avranno a disposizione questa parte consistente dell'archivio di circonvallazione Appia.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 20,32.
omissis
1 lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,41.
PRESIDENTE. Torniamo in seduta pubblica. Io non avrei particolari domande da fare ai magistrati che abbiamo ascoltato, che volevo subito ringraziare anche di un aspetto tranquillizzante che è venuto dall'audizione (oltre che esprime il consueto apprezzamento per il modo con cui la Procura di Roma svolge questo tipo di indagini, che mi sembra molto professionale: non saltare immediatamente a conclusioni, non dar luogo a teoremi, però nemmeno trascurare la possibilità che, attraverso indagini di questo tipo, comunque risultati indagativi importanti possono essere raggiunti): è anche molto tranquillizzante, cioè, quello che ho sentito dire sul coordinamento delle indagini fra i vari uffici giudiziari, perchè devo dire che spesso questa Commissione negli ultimi periodi è rimasta un poco interdetta; noi abbiamo ascoltato magistrati che escludevano qualsiasi influenza di servizi stranieri in Italia e poi, dopo qualche giorno, abbiamo letto sul giornale che servizi stranieri avrebbero organizzato addirittura un attentato contro quel magistrato che ci aveva riferito quelle cose e questo sarebbe emerso in altre indagini giudiziarie.
Facciamo fatica (e questo forse - voglio ritornarci - ha determinato quella mia esternazione che poi ha portato alla vostra offerta di essere ascoltati, gentili ospiti) spesso addirittura a ricostruire quali indagini siano in corso e quali no, presso quali uffici giudiziari; per esempio, che cosa abbia "figliato" davanti alle diverse procure l'indagine originaria di Salvini è una cosa che non riusciamo a capire con chiarezza. Per esempio, a Brescia sappiamo che c'è un'indagine, ma a che punto è arrivata? Dà conferme o non dà conferme all'ipotesi originaria dell'indagine Salvini? A Bologna c'è o non c'è questa indagine ter sulla strage di Bologna? lo devo dire che francamente, malgrado polemiche, lettere, scambi di lettere che ci sono stati, interviste, eccetera, questo è un fatto che ancora non riesco a sapere con certezza.
Mi rendo conto che sarà estremamente difficile, nei tempi ristretti che questa Commissione ha, che queste varie indagini possano dare risultati rilevanti sul piano dell'accertamento di responsabilità penali, però poter sapere che in qualche modo la verosimiglianza e la veridicità di un mosaico d'insieme vengono confermate sarebbe, per questa Commissione che deve chiudere i propri lavori, un momento, ovviamente, di conforto; o, viceversa, il fatto che quel quadro di verosimiglianza venga sostanzialmente disatteso potrebbe portare la Commissione a una prudenza maggiore nel giungere a determinate conclusioni.
Quindi io sento forte questa necessità di chiedere a voi, come ho chiesto ad altri magistrati, il più possibile di procedere in forme coordinate; non regge l'opinione pubblica, non regge il mondo politico all'idea che si apra un'indagine e poi un altro ufficio giudiziario cominci un'indagine su come l'altro ufficio giudiziario sta indagando, perchè tutto questo crea incertezza, disordine, formazione di schieramenti, formazione di partiti, di tifosi dell'uno, di tifosi dell'altro. Devo dire che tutto questo non giova nel debito complessivo che le istituzioni hanno verso il paese.
Ora, se i colleghi vogliono fare qualche domanda io non ho altro da dire, se non avanzare una richiesta: quale parte di questa documentazione potreste già darci? D'altra parte, se c'è un ufficio giudiziario che conosce quali sono gli obiettivi e lo stato dei lavori in questa Commissione è la Procura di Roma, anche per le cose che dicevo prima.
SALVI. Circa il dare, non so quanto possa essere d'interesse.
PRESIDENTE. Quella lettera, per esempio, che ci leggeva il dottor Saviotti era molto indicativa; risale a un periodo molto lontano, all'immediato dopoguerra, però sta tutta all'interno di un'ipotesi che la proposta di relazione faceva.
SALVI. Io credo che innanzitutto ci sono le consulenze tecniche.
PRESIDENTE. Una ce l'avete già mandata.
SALVI. Sì, poi ce ne è un'altra che sarà depositata. Credo inoltre che si possa fare una selezione del materiale sulla base di ciò che è più interessante, perchè il materiale è veramente tanto.
ORMANNI. Io proporrei, sulla base anche di quanto detto ora dal collega Salvi, di mandarvi, quando saranno completate, le relazioni dei nostri consulenti, sulla base della lettura delle quali ci potrete chiedere la documentazione "x" rispetto alla documentazione "y", che possiate ritenere di maggiore interesse per i vostri fini; altrimenti rischieremmo di mandarvi carte che non vi servono o di non mandarvi carte che vi servono.
PRESIDENTE. Sì, questa mi sembra una buona scelta.
CORSINI. Quali sono i tempi per il completamento delle relazioni dei consulenti? Che cosa si prevede?
ORMANNI. Abbiamo già mandato una relazione; un'altra è in corso di stesura. Quindi diciamo che fra massimo quindici o venti giorni, grossomodo, dovrebbe essere depositata. Un'altra, la terza e finale, è quella cui faceva riferimento in precedenza il collega Salvi. Stiamo aspettando che tornino a Roma quei documenti che, passando per Milano, ora si trovano a Brescia. Brescia però non li tratterrà in quanto, su mia richiesta a quel Procuratore della Repubblica, sta estraendo le copie fotostatiche ovviamente solo degli atti che a loro interessano. Per cui, esaurita questa fase materiale, li restituiranno e i nostri consulenti, ultimando l'esame e la lettura di questa documentazione finale che - ripeto - si trova presso la Procura di Brescia, completeranno anche la loro relazione, che sarà la terza.
Quindi, ritengo che al massimo entro un paio di mesi dovrebbe essere complessivamente depositata l'attività dei nostri consulenti.
PRESIDENTE. La mia impressione - e su questo vorrei avere una conferma - è che mentre presso le varie procure finiranno per restare, sia pure in copia, le documentazioni relative ai singoli fatti, alle singole stragi, invece l'accordo è nel senso che l'esame complessivo lo state facendo voi. Questo è molto importante anche per le scelte operative che la Commissione vorrebbe fare.
ORMANNI. Stiamo ordinando le carte anche per gli altri uffici.
CORSINI. Il materiale trasmesso da Milano al dottor Tarquini a Brescia ha una consistenza robusta; l'analisi della documentazione esigerà tempi lunghi non dico per la fotocopiatura, ma per l'esame, per lo spoglio, oppure no?
ORMANNI. No. Siccome l'impostazione dell'attività dei nostri consulenti è già in corso (la maggior parte della documentazione si trova a Roma ovviamente), si tratta soltanto di terminare una specie di collazione dal punto di vista - come diceva il collega Salvi - dell'esistenza o meno di determinati sistemi di archiviazione o di criteri di archiviazione o di catalogazione, per stabilire quindi le parti ufficiali dell'archivio di cui parlavo all'inizio e le parti che invece ufficiali non sono o lo sono a metà. Quindi, una volta arrivata questa documentazione, si tratterà di aspetti finali; i nostri consulenti sono già nella fase di discesa. Non sarà richiesto un tempo particolarmente lungo.
Dei criteri di archiviazione o di non archiviazione si sono già impadroniti i nostri consulenti. Perciò, a questo punto, l'esame della documentazione residua sarà abbastanza rapida.
PRESIDENTE. Abbiamo ricevuto dal Ministero dell'interno una copiosa documentazione che avevamo richiesto nella scorsa legislatura e che riguarda documenti che vengono in gran parte da uffici periferici dell'amministrazione dell'Interno. Tale documentazione è a vostra disposizione. à all'esame dei nostri consulenti. Dalle prime notizie che ho avuto, non mi pare che, salvo per uno o due documenti, ci siano rivelazioni o fatti. Però nella logica della ricostruzione complessiva della tenuta degli archivi li lascio alla vostra valutazione, se possono interessare alle indagini che state compiendo.
ORMANNI. Per cui potremo mandare qui i consulenti per esaminarli.
PRESIDENTE. Senz'altro.
MANCA. La prima domanda che volevo rivolgervi è in parte superata dalla domanda posta dal collega Corsini, perchè per quanto riguarda l'utilizzazione dei documenti da parte nostra bisognava tener conto che noi, se non ci sarà una proroga, dobbiamo terminare i nostri lavori entro il mese di ottobre. La Procura dovrebbe tener conto di tale limite di tempo.
In secondo luogo, vorrei avere una delucidazione sugli anni cui si riferiscono questi documenti, dal momento che avevo capito che si riferivano fino all'anno 1969.
ORMANNI. No, si riferiscono fino all'anno 1991.
MANCA. Inoltre vorrei soddisfare una mia curiosità: in questo materiale che è stato trovato nell'ambito del Ministero dell'interno vi è qualcosa relativo alle stragi di Bologna e di Ustica?
SALVI. Allo stato attuale non c'è nulla che sia di diretto interesse e di diretta rilevanza. Però naturalmente tale considerazione va fatta con il beneficio d'inventario. Allo stato attuale direi di no, perchè il problema è che l'attività cambia qualitativamente. E vero che continua fino agli anni '90 inoltrati, ma cambia appunto qualitativamente.
L'aspetto più interessante, dal nostro punto di vista, dal punto di vista delle notizie, è precedente; si ferma cioè ai primi anni '70. Poi dovete tenere conto che gli Affari riservati, proprio per le vicende del 1974, si interrompono. Succede l'Ispettorato antiterrorismo di Santillo. Vi è poi il passaggio nel 1977-78 al Sisde. Quindi una serie di attività che prima erano Affari riservati passa al Sisde. Rimane un'attività di polizia di prevenzione: certo sempre interessante, però profondamente diversa rispetto a quella precedente.
PRESIDENTE. Non c'è più la logica del servizio.
SALVI. Esattamente, c'è comunque una logica nella tenuta degli archivi che, a mio parere, è un problema da affrontare, ma non dal punto di vista penale: però non ha più quelle caratteristiche, perchè in realtà quel modo di operare, quella parte si è spostata altrove.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Gualtieri vorrei passare in seduta segreta.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 20,53.
omissis ...
I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 20,56.
GUALTIERI. Io proporrei di attendere che la procura di Roma -che mi sembra centrale in questa inchiesta - e le altre procure collegate terminino l'esame di merito dei documenti. Ho completa fiducia e speranza che riescano a trovare anche quelle parti che dichiarano mancanti ma che nel prosieguo della ricerca potrebbero essere rinvenute. Infatti l'importanza di questi ritrovamenti, soprattutto se fosse possibile acquisirli tutti, non è stata negata da nessuno dei magistrati, che stasera hanno fatto questo importante riferimento.
Vorrei però rimanere in quello che credo sia un terreno specifico della nostra Commissione e non della magistratura. Vorrei rifarmi a quella che il dottor Salvi ha definito la centralità della questione degli archivi e a quello che è il modo in cui una democrazia ed un sistema politico tutelano l'integrità degli archivi e della documentazione, ponendo le promesse di quello che è stato chiamato un controllo di legalità. Noi siamo impressionati intanto da un fatto, cioè che questo materiale così importante su anni lontani ci giunga con tanto ritardo, quando invece sarebbe stato utile acquisirlo negli anni in cui ciò doveva essere fatto. Questo è già un primo punto. Ma perchè ci giunge con tanto ritardo? Perchè proprio la possibilità di conoscere gli archivi nel modo corretto o di penetrarvi dentro, da parte di magistrati o del Parlamento, è stata sempre negata. Va detto infatti che collaborazione non c'è mai stata. Gli archivi italiani sono stati gestiti in modo che non facessero uscire ciò che contenevano. Oggi sta cambiando qualcosa, ma sono passati trenta-quarant'anni.
Ma andiamo a vedere il sistema di garanzie, non foltissimo, che lo Stato e il Parlamento avevano dato sulla tenuta e la tutela degli archivi. Ci sono alcune leggi che garantiscono, dovevano garantire che ciò che entrava negli archivi non ne potesse uscire, non potesse essere celato o cambiato. Ci sono: la legge sugli archivi di Stato del 1963; il decreto del Presidente della Repubblica del 30 settembre 1975; la legge n. 801 sui Servizi, che permette il controllo su certi aspetti. Ma sempre abbiamo avuto a che fare con l'impossibilità di penetrare negli archivi, per vedere cosa contenevano. Ora non so se esistono delle reponsabilità penali, ma sicuramente quelle amministrative ci sono. Le leggi che garantiscono che il sistema degli archivi sia organizzato in un certo modo certamente esistono.
Si dice che tutto ciò che è prodotto dalla pubblica amministrazione e dai privati è tutelato. Parliamo del Ministero dell'interno, ma questa legge vale anche per le prefetture, per i Servizi e per gli altri corpi dello Stato. Allora che cosa succede? C'è un archivio corrente che riceve in forma ordinata tutto ciò che si produce. Dopo un certo periodo - tre anni, mi sembra - si passa ad un archivio deposito con un sistema di scarto che è regolamentato. Infatti per passare dall'archivio corrente a quello di deposito e scartare il materiale, cioè distruggerlo, ci sono commissioni ministeriali con responsabili che devono procedere allo scarto, ma lasciando traccia di ciò che scartano. Poi il materiale che ha interesse storico passa all'archivio di Stato. Per cui, a parte la questione del materiale scartato, ma di cui si deve comunque avere traccia, una cosa o sta nell'archivio corrente, o nell'archivio-deposito, o nell'archivio di Stato. Non ci può essere dal punto di vista della regolamentazione nient'altro che questo. Allora in questa fase vediamo che i verbali di scarto non ci sono. L'archivio di Stato dovrebbe avere anche per legge la mappatura e la metratura di tutte le sedi di deposito di archivio. Non ci possono essere archivi depositati in luoghi che non siano conosciuti e misurati come tali. Quindi se il deposito di circonvallazione Appia o la stanza 19 non sono segnati nell'archivio di Stato, ciò rappresenta una illegittimità o una irregolarità amministrativa grave. Non so se sia punibile penalmente, ma è una irregolarità amministrativa grave.
E per questo che affermo che il problema degli archivi è centrale. La nostra Commissione e la magistratura è questo che devono approfondire.
Abbiamo ascoltato qui il Ministro dell'interno, accompagnato dal Capo della polizia. Il Ministro ha cercato di fornirci una spiegazione di questi passaggi dalla stanza 19 all'archivio di deposito nel 1993, però il meccanismo di garanzia non c'è stato. Il Ministro stesso, d'altra parte, ha affermato che non sa se siano stati effettuati passaggi di questo tipo. Deve essere rimasta traccia di chi ha ordinato il passaggio. Occorre andare a vedere i verbali di scarto, i verbali di consultazione e l'archivio storico. Chi ci dice che materiale di interesse storico non sia già stato portato nell'archivio storico?
Non so se la magistratura ha svolto questa parte dell'indagine, ma dal punto di vista legislativo gran parte del materiale dovrebbe già essere nell'archivio di Stato. Oggi leggiamo notizie di agenzia secondo cui il Sísmi ha assunto la decisione di riversare nell'archivío di Stato una parte del suo gigantesco archivio: sulla base di una sua decisione starebbe effettuando questo versamento, scegliendo autonomamente che cosa versare. Non esistono infatti quel poteri neutrali di garanzia di cui parlava il dottor Salvi, il Sismi decide autonomamente di versare milioni di atti che vanno a coprire il periodo che va dal 1926 al 1944. Dobbiamo chiederci però che cosa è avvenuto dopo il 1944: che lettura si può fare dell'archivio del Sismi dal 1944 ad oggi? Che cosa è stato scartato, quale altro materiale è stato riversato nell'archivio di Stato?
In attesa che la magistratura porti avanti la sua inchiesta sul merito dei documenti che ha rinvenuto, ritengo che la nostra Commissione, accogliendo un suggerimento del Presidente, dovrebbe cercare di vedere come vengono tenuti gli archivi. Il Parlamento, per i suoi rapporti con il Governo, può chiedere ai responsabili di quest'ultimo come provvedono alla tenuta degli archivi? Si è in grado oggi di preservarne l'integrità e la riservatezza? Alcuni incidenti non sono avvenuti venti o trenta anni fa: quello più grave è avvenuto nel 1993 o comunque intorno a quel periodo.
Come Commissione parlamentare abbiamo i poteri per dedicarci intanto al controllo della legittimità nella tenuta degli archivi, per vedere se non vi siano importanti correzioni legislative da apportare ad un sistema che deve garantire la sicurezza del materiale recato in deposito.
Un'ultimissima richiesta. Nei sacri libri che l'amministrazione dello Stato ci invia ogni anno, indicanti i vari organigrammi, risulta che il Ministero dell'interno possiede una divisione centrale importante che si interessa della tenuta degli archivi. Lo dico in particolare al Presidente, poichè ritengo dovremmo audire due personaggi: gli archivi del Ministero dell'interno dipendono dalla Direzione generale per l'amministrazione generale e per gli affari del personale (il direttore generale è il prefetto Aldo Marino) e dall'Ispettorato centrale per i servizi archivistici (il capo dell'Ispettorato è il prefetto Franca Trionfetti). Questi due dirigenti devono necessariamente conoscere i passaggi interni di carte: essi hanno normalmente la responsabilità della tenuta degli archivi. Non so se i magistrati che sono qui presenti li hanno ascoltati, ma credo che almeno noi dovremmo sentirli per conoscere lo stato della tenuta degli archivi del Ministero.
RUZZANTE. Sarà brevissimo: volevo fare una considerazione, ma il senatore Gualtieri mi ha preceduto. Se le archiviazioni parallele hanno una rilevanza giuridica sotto il profilo qualitativo dei documenti ritrovati, oppure se pur avendo una scarsa rilevanza giuridica, costituiscono comunque per noi un elemento importante su cui esprimere un giudizio politico anche rispetto all'organizzazione dell'amministrazione pubblica centrale, chiedersi fino a che anno è stato ritrovato del materiale o fino a che anno è esistita una archiviazione parallela ha rilevanza dal nostro punto di vista e a tale proposito chiederei una certa precisione nella risposta da parte dei magistrati.
Vi è poi una seconda domanda relativamente all'elemento sollevato nella parte segreta della seduta, per cui chiedo al Presidente il passaggio in seduta segreta.
PRESIDENTE. Passiamo allora in seduta segreta.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,10.
omissis ...
I lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 21,12.
BONFIETTI. Desidero sapere dai magistrati intervenuti se esistano una documentazione o delle informazioni più specifiche: nella ricostruzione essi sono stati abbastanza generici. Del resto tutto il discorso degli archivi merita un approfondimento. Vorrei sapere però se esiste una documentazione più specifica rispetto alle vicende stragistiche su cui stiamo indagando. Essi hanno citato soltanto la strage di Brescia: vorrei sapere se ci sono documenti riferibili alle altre stragi di cui non si conoscono ancora né i mandanti né i colpevoli, quelle rimaste assolutamente impunite. Senza ovviamente entrare nel merito, gradirci ulteriori informazioni, per sapere quanto meno se esiste la possibilità di conoscere nel medio periodo anche tale documentazione.
MAROTTA. Io proprio questo volevo dire: l'eventuale inosservanza delle norme di carattere amministrativo circa la tenuta dei registri a noi personalmente poco interessa.
PRESIDENTE. Non ci riguarda tanto nella ricostruzione, ma potrebbe riguardarci nella funzione di proposta.
MAROTTA. Tuttavia ai magistrati che cosa possiamo chiedere? Non possiamo certamente chiedere se hanno indagato sulla eventuale inosservanza di norme che potrebbero originare solamente delle sanzioni amministrative. Forse non mi ero ben spiegato. Quindi in questa audizione assumono per noi rilevanza le domande che hanno rivolto i colleghi, vale a dire se questi documenti ritrovati hanno attinenza alle famose stragi. Mi pare che i magistrati a questo interrogativo abbiano risposto che allo stato non lo si può affermare. Potete voi oggi escludere che i documenti mancanti, sulla base degli indizi ritrovati, possano avere attinenza con le stragi?
GRIMALDI. Sulla vicenda dell'ufficio Affari riservati stiamo ripercorrendo la storia ma i fatti non sono nuovi. Invito i colleghi più giovani a scorrere la cronaca dell'epoca: troverebbero che le denunce sull'attività dell'ufficio Affari riservati, che faceva capo a Federico Umberto D'Amato erano note già all'epoca. Noi ne facemmo molte, ci furono anche manifestazioni, tavole rotonde ed altro sulla vicenda: si sapeva dunque che questo ufficio aveva una sua connotazione particolare. E chiaro che si tratta di fatti talmente lontani nel tempo per cui i protagonisti o sono morti, o in ogni caso la loro condotta non è più soggetta a perseguibilità penale perchè i reati sono prescritti.
Si tratta comunque di reati: ci sono forme gravissime di deviazione che vanno dal depistaggio all'abuso di ufficio, al falso e così via. Ci si trova cioè di fronte ad una sorta di attività illegale portata avanti da un apparato dello Stato, e cioè un dipartimento del Ministero dell'interno collegato con servizi stranieri. Ho sollevato tali rilievi anche al ministro Napolitano in questa sede ed in Aula alla Camera. C'è un'inchiesta amministrativa che sta andando avanti sulla organizzazione e tenuta degli archivi, sulla modalità con cui sono sorti, su quali riflessi hanno avuto sulle stragi o comunque su una attività di intelligence interna che questi uffici svolgevano.
Vi chiedo pertanto se, per avventura, state indagando anche - sia pure retrospettivamente e magari per verificare che i reati non siano più perseguibili - sulle eventuali forme di responsabilità da parte dei livelli istituzionali più alti rispetto a quello dei funzionari che erano preposti a questi archivi.
E mi riferisco ai livelli più alti anche politici; per esempio: che rapporto c'era tra la formazione di questi uffici riservati di archivi e la loro attività rispetto al livello politico; parlo dei Ministri dell'interno dell'epoca, dei Presidenti del Consiglio. Ciò può avere un interesse dal punto di vista storico ma anche attuale per verificare a quell'epoca come e in quale direzione si svolgevano le indagini e cioè per mettere in luce l'attività di intelligence volta a schedare magistrati, personalità della sinistra e così via, nonchè a intrattenere rapporti con servizi stranieri (come abbiamo visto faceva D'Amato) o con la Gladio. Tutto ciò rispetto a quanto avveniva allora in Italia relativamente alla strategia della tensione.
E un quadro abbastanza chiaro per chi in quell'epoca ha svolto un minimo di attività politica e giornalistica, ma che oggi potrebbe avere una conferma dalle indagini che state svolgendo.
PRESIDENTE. Relativamente alla domanda dell'onorevole Grimaldi ritengo che una responsabilità politica sia già certa perchè si è politicamente responsabili non solo di ciò che si ordina ma anche di ciò che si avrebbe il dovere di impedire e non si è impedito. La responsabilità politica è dunque un fatto obiettivo; la domanda di Grimaldi è se si va al di là di questo livello di responsabilità.
I lavori proseguono in seduta segreta dalle ore 21,20.
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1 lavori riprendono in seduta pubblica alle ore 21,43.
CORSINI. Prima di chiudere i nostri lavori, volevo chiedere al Presidente se intende sottoporre ai colleghi, o quanto meno far conoscere, la proposta che avevo avanzato in ordine all'ipotesi di archiviazione e informatizzazione del materiale documentario depositato presso l'archivio della Commissione.
PRESIDENTE. Vorrei farlo quando l'istruttoria cui è sottoposta da parte degli uffici sarà conclusa e quando la Commissione sarà più al completo. Ora siamo rimasti pochi reduci.
Possiamo chiudere qui questa interessante audizione. Ringrazio i magistrati che sono intervenuti.
La seduta termina alle ore 21,45.