CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA
SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'
ILLECITE AD ESSO CONNESSE
43.
SEDUTA DI MARTEDI' 19 MAGGIO 1998
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA
INDICE
Sulla pubblicità dei lavori. *
Audizione del generale Salvatore Fenu, comandante regione carabinieri Campania, e del tenente colonnello Riccardo Amato, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. *
Comunicazioni del presidente. *
La seduta comincia alle 12.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale Salvatore Fenu, comandante regione carabinieri Campania, e del tenente colonnello Riccardo Amato, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta.
Ricordo che l'audizione trae origine dalla preoccupazione della Commissione in relazione ad alcune affermazioni del sostituto procuratore Cafiero de Raho, il quale nel corso di una ampia audizione in questa sede espresse non è chiaro se è il sospetto o la certezza della presenza in alcune aree della Campania di un referente delle organizzazioni camorristiche addirittura in ogni stazione dei carabinieri.
L'affermazione è ovviamente più che preoccupante e la Commissione ha quindi ritenuto di ascoltare dai rappresentanti dell'Arma dei carabinieri in Campania quale sia lo stato dell'arte, le iniziative e le azioni in atto e soprattutto se vi siano informazioni che confermano o smentiscono quella affermazione.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Sono venuto a conoscenza delle dichiarazioni rese dal dottor Cafiero de Raho, rese il 16 dicembre 1997 a codesta Commissione. Tali dichiarazioni, secondo le quali testualmente in ogni stazione o compagnia dei carabinieri della provincia di Caserta vi è un infiltrato della camorra, mi hanno ovviamente preoccupato moltissimo. Essendo il capo dell'amministrazione dei carabinieri per tutta la Campania e non essendo a conoscenza di una situazione così deleteria, ho richiesto notizie in merito al procuratore generale presso la corte di appello di Napoli, dottor Golia.
Si tratta, ripeto, di affermazioni preoccupanti perché il fatto che vi sia un carabiniere come referente della camorra significa un pericolo per gli stessi carabinieri che operano nell'ambito dei reparti. Ma la mia richiesta non ha ricevuto alcuna risposta.
PRESIDENTE. Quando ha avanzato la richiesta?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Nel febbraio di quest'anno e ultimamente, una decina di giorni fa, ho fatto una richiesta di sollecito per avere questi nominativi.
Come comandante della regione carabinieri ho la facoltà di trasferire il personale. Comando la regione carabinieri da tre anni ed in questo periodo mi sono adoperato proprio per evitare che vi fosse qualsiasi condizionamento ambientale per i nostri militari nell'ambito del territorio in cui fanno servizio, tant'è che la mia azione va talvolta contro gli interessi familiari del personale ma, tutto sommato, è sempre consona a quei principi di obiettività ed indipendenza che ogni militare dell'Arma deve pur avere nel suo servizio.
PRESIDENTE. La richiesta che lei ha avanzato non credo potesse produrre un elenco di nominativi. Lei non si attendeva una risposta nominativa, quanto probabilmente una convocazione dal magistrato per avere un'informazione diretta?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Anche se non poteva essere così, mi aspettavo almeno una risposta interlocutoria che mi desse indicazioni su quale fosse il reparto o l'area più delicata da controllare. Certamente interferire con le indagini dei magistrati non è nostra facoltà, ma proprio ai fini della sicurezza del personale riterrei opportuna comunque una segnalazione in questo senso da parte del magistrato, anche perché operiamo in una situazione decisamente critica, quale quella della Campania, con particolare riferimento alle province di Napoli e nella fattispecie di Caserta.
Per quanto riguarda i militari inquisiti, debbo far riferimento ad otto nominativi, dei quali soltanto quattro erano comandanti di stazione. Adesso alcuni sono in congedo, alcuni sospesi provvisoriamente dall'impiego; certamente non sono più in servizio da tempo.
PRESIDENTE. Da quando?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Sono circa sei mesi che sono effettivamente fuori servizio, ma quando abbiamo avuto notizia della loro incriminazione sono stati subito spostati dall'impiego che rivestivano. Si tratta di indagini fatte nell'operazione chiamata Spartaco 2: appena il magistrato ci ha dato notizia dei provvedimenti riferiti a queste persone, immediatamente il comando ed io personalmente li ho trasferiti dal posto; poi, con le pratiche successive, sono stati proposti per la sospensione dall'impiego ed ora si trovano appunto in questa condizione. Alcuni erano già in congedo da tempo.
Vorrei precisare che questi militari sono stati inquisiti per fatti successi nel decennio 1980-1990 e quindi per fatti ormai datati di circa otto anni da oggi. Credo siano stati inquisiti per denunce fatte da confidenti oppure da pentiti...
PRESIDENTE. Inquisiti per intelligenza con il nemico, per così dire?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Sì, per il 416-bis.
PRESIDENTE. Si tratta quindi di otto situazioni che riguardano in ogni caso un periodo che risale ad almeno otto anni fa.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Per sei casi si tratta sicuramente di un periodo molto lontano nel tempo, compreso tra il 1980 ed il 1990; per un maresciallo, invece, il problema sorge nel 1995-1996 ed è comunque riferito a fatti che non hanno niente a che fare con Spartaco 2; è un'indagine che si riferisce al territorio di Sessa Aurunca e Mondragone.
PRESIDENTE. Sostanzialmente quindi la sua impressione è che questi fenomeni siano limitati ed individuati?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Da parte nostra, appena abbiamo avuto la notizia, abbiamo subito agito nel senso di salvaguardare il servizio, l'istituzione e la sicurezza del nostro personale. Adesso, se sussistono delle indagini su altro personale, io personalmente non lo so, né altro mi sa dire per quanto riguarda la provincia di Caserta il comandante della provincia stessa.
PRESIDENTE. La ringrazio. Completiamo il quadro informativo ascoltando ora il tenente colonnello Riccardo Amato, comandante provinciale dei carabinieri di Caserta.
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. Vorrei fare innanzitutto alcune considerazioni di carattere generale sulla situazione della provincia di Caserta, che forse potranno risultare utili alla Commissione per la comprensione del fenomeno dello smaltimento dei rifiuti in questa zona.
La provincia di Caserta conta 815 mila abitanti, secondo il censimento ISTAT 1991: questo dato pone Caserta al sesto posto nel meridione ed al sedicesimo in tutta Italia, come peso demografico. A queste presenze anagraficamente accertate bisogna aggiungere i numerosi extracomunitari che nella provincia sono stimati in circa 25 mila, di varie etnie europee ma anche africane, ed una numerosa presenza di cittadini della provincia di Napoli che ancorché residenti nel capoluogo dimorano, vivono e lavorano nella nostra provincia, che ha una densità abitativa tra le più elevate d'Italia, specialmente nella fascia meridionale al confine con Napoli: il cosiddetto litorale domizio e l'agroaversano.
In queste zone maggiore è l'esigenza di garantire servizi adeguati alle necessità ed uno di questi servizi è costituito dalla raccolta e dallo smaltimento dei rifiuti. Purtroppo, in provincia di Caserta il fenomeno della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti assume una duplice connotazione: innanzitutto vi sono difficoltà nello smaltimento dei rifiuti urbani, specie nell'Agro Aversano, atteso che la quasi totalità delle discariche è esaurita e vi sono problemi ad individuare nuovi siti. La Commissione sicuramente ricorderà l'episodio del gennaio scorso della mancata realizzazione della discarica in località Masseria Bianca, nel comune di Villa Literno, a poche centinaia di metri dal confine con Napoli.
A ciò si aggiunge il problema dello smaltimento illegale che alcune persone non appartenenti a sodalizi riescono a realizzare con estrema facilità in provincia, vista l'esistenza di numerose cave dismesse (la provincia di Caserta, ricordo, è ricca di cave di calcare, sabbia e tufo). Non tutte le cave sono coltivate legittimamente e comunque quelle dismesse rappresentano luoghi dove è più facile gettare e occultare rifiuti.
Al riguardo, va precisato che la regione Campania, a quanto ci risulta, non ha ancora emanato un piano cave; dunque, il controllo delle cave legalmente in esercizio risulta complesso.
Il quadro complessivo è aggravato dalla minore efficienza degli enti locali, che non sempre sono in condizione di erogare servizi adeguati alle aspettative delle popolazioni. Va evidenziato che cinque consigli regionali, tutti siti nell'Agro Aversano sono sciolti in atto; per la seconda volta negli ultimi cinque anni sono stati sciolti per condizionamento camorristico: mi riferisco a Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d'Aversa, Villa di Briano e Santa Maria la Fossa. Ciò dimostra che l'infiltrazione camorristica è persistente negli enti locali, che devono organizzare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
PRESIDENTE. Questi dati si riferiscono a che anno?
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. Sono comuni sciolti in atto; per la seconda volta negli ultimi cinque anni per condizionamento camorristico.
PRESIDENTE. Ho fatto questa domanda, perché durante l'audizione i collaboranti di giustizia si sono vantati dato che, fino a non troppo tempo fa, su 106 comuni in provincia di Caserta, in 104 la camorra e i casalesi sono stati determinanti dal punto di vista dell'elezione del sindaco.
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. E' probabile, in relazione al fatto che negli enti locali è più facile la penetrazione della criminalità organizzata. In provincia i commissari straordinari incontrano difficoltà per l'ordinaria amministrazione, tanto che si sono avute intimidazioni nei confronti delle commissioni straordinarie di Casal di Principe e di Santa Maria la Fossa.
PRESIDENTE. Dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei collaboranti di giustizia ed essermi recato varie volte nei luoghi da lei indicati - con particolare riferimento alle località di Villa Literno e Masseria Bianca - posso dire di non aver avuto la sensazione dell'esistenza di un dominio talmente capillare da dire che i sindaci sono, per la maggior parte, se non addirittura tutti, sotto il controllo della criminalità organizzata. Al contrario, ho avuto la sensazione che in molti comuni i sindaci eletti si stiano dando da fare per recuperare, in verità con estrema difficoltà, la gestione dell'amministrazione e dei servizi, spesso in conflitto con gli interessi della criminalità organizzata.
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. Concordo, sicuramente con l'elezione diretta del sindaco c'è stata una svolta sotto il profilo del recupero di legalità negli enti locali. Le difficoltà derivano non tanto dall'elezione del sindaco, quanto dall'impossibilità di rinnovare tutto il suo staff, perché i dipendenti comunali - per fare un esempio il capo ufficio tecnico o il vigile urbano assunti dalle precedenti amministrazioni - possono subire qualche condizionamento. Il rinnovo passa attraverso l'elezione del nuovo sindaco ed il ricambio - a nostro avviso auspicabile - delle strutture di supporto, dal segretario comunale ai dipendenti, ciò che è difficilmente praticabile secondo la normativa vigente.
Quanto all'attività di contrasto dell'Arma, schieriamo in provincia di Caserta uno dei dispositivi più fitti in ambito nazionale: quasi 1.250 militari, un reparto operativo, 9 compagnie e 58 stazioni. I risultati complessivi sono i seguenti: nel 1996 abbiamo eseguito 1.670 arresti, saliti a 1.750 nel 1997 a fronte dei 452 del primo quadrimestre 1998; le denunce a piede libero risultano rispettivamente 6.600, 6.700 e 2.450. Questi dati stanno a significare l'esistenza di una forte tensione operativa oltre che una diffusa illegalità.
Per quanto attiene al contrasto dei reati in danno dell'ambiente, il solo comando provinciale ha conseguito i seguenti risultati: nel 1996, 51 denunce a piede libero e vari sequestri; nel 1997, 92 e nel 1998, 10. I risultati evidenziano che numerose violazioni hanno gravemente danneggiato l'ambiente; tuttavia sono limitati i casi processualmente accertati di raccolta e smaltimento di rifiuti eseguiti da appartenenti alla criminalità organizzata. Ripeto, questi sono dati in possesso dell'Arma dei carabinieri.
Nell'ambito dell'attività svolta dai reparti dell'Arma della provincia non è stato accertato occultamento di rifiuti radioattivi. In ogni caso, la prefettura di Caserta ha recentemente istituito una unità di crisi per individuare eventuali discariche nocive nei bacini artificiali prodotte dalle stazioni di sabbia sul litorale domizio; l'attività svolta da questo organismo - al quale l'Arma, unica tra vari corpi, ha concorso con l'impiego di propri subacquei - si è articolata in una serie di ricognizioni, prelievi e accertamenti di laboratorio finalizzati a monitorare il tasso di inquinamento e di radioattività degli invasi. In particolare, dagli esami di laboratorio è emerso che su 12 campioni d'acqua il tasso di inquinamento chimico e microbiologico è risultato pressoché nullo; il test di radioattività, eseguito solo per 4 dei 12 invasi esaminati, è stato negativo. Allo stato attuale restano ancora da monitorare otto specchi d'acqua per rilevare il tasso di inquinamento chimico e microbiologico e 16 specchi d'acqua per le eventuali tracce di radioattività. Al momento, l'Arma dei carabinieri ha già fornito la disponibilità del mezzo subacqueo Pluto, idoneo per le ricerche e le riprese video in profondità, considerate le difficoltà che incontrerebbero i subacquei ad immergersi.
Per quanto attiene all'asserita collusione del personale dell'Arma con la criminalità organizzata, il comandante della regione ha già fornito i dati; in relazione alle future azioni di contrasto ...
PRESIDENTE. Siamo partiti dalla situazione di Caserta per la possibilità di infiltrazioni camorristiche; a lei cosa risulta?
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. I dati forniti dal generale - che ho trasmesso io - ...
PRESIDENTE. Al di là del fatto che vi siano comandanti di stazione o che gli otto militari ...
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Gli otto militari si riferiscono a Caserta. Poiché il magistrato Cafiero de Raho parlava di infiltrazioni nella provincia di Caserta, ho riferito degli otto militari inquisiti per quella provincia.
PRESIDENTE. Non avevo capito bene. Questa rappresenta un'eccezione nell'ambito della Campania oppure a lei risultano dati ulteriori in una visione d'insieme?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Dal contesto generale risulta che 26 militari sono stati inquisiti per infiltrazione camorristica e denunciati in base all'articolo 416-bis, per un periodo che va dal 1990 in poi. Si tratta di personale tuttora sotto inchiesta, che non ha subito il processo definitivo. E' un problema che riguarda un certo numero di militari in servizio in Campania su un complesso di circa 8 mila unità.
PRESIDENTE. Se nella sola provincia di Caserta vi sono 1.220 militari dell'Arma, il rapporto percentuale tra militari inquisiti e presenza complessiva è basso, anche se dovrebbe essere nullo. Al di là delle indicazioni che la magistratura potrà fornire, sulla base delle dichiarazioni da cui siamo partiti, considerato che la regione Campania è a rischio e che la provincia di Caserta mostra un peso negativo che si riflette all'interno dell'Arma, lei, quale comandante generale della regione Campania, si muove seguendo una particolare metodologia di controllo ai fini di una verifica interna sull'operato del personale dislocato sul territorio?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Vuole sapere qual è la politica del personale per quanto riguarda i carabinieri della regione Campania? Insomma, come impiego il personale?
PRESIDENTE. Lei e gli ufficiali responsabili avete messo a punto una metodologia di controllo delle situazioni più delicate?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Certamente, appena ho notizia - proveniente da qualsiasi canale - che c'è personale colluso o quanto meno vicino alla criminalità o coinvolto con l'ambiente o che ha interessi ambientali nel posto dove presta servizio, lo trasferisco ad una distanza tale da non poter più instaurare una cointeressenza tra servizio e situazione privata. E' una politica valida perché impedisce al personale di avere interessi dove presta servizio; in presenza di collusioni con la criminalità, si propone la sospensione dall'impiego con conseguente allontanamento del militare dal servizio. Le 26 persone sono state allontanate dall'impiego per queste ragioni.
PRESIDENTE. Colonnello Amato, ha altre dichiarazioni da fare?
RICCARDO AMATO, Comandante provinciale dei carabinieri di Caserta. In ordine ai problemi del personale, no. Nell'Arma dei carabinieri vengono effettuati controlli sul personale e nei reparti in ordine all'affidabilità e al rendimento. Vengono svolte periodiche verifiche presso i reparti ed ogni comandante ha l'obbligo di rendere conto, a sua volta, dell'attività ispettiva di controllo. In un ambiente operativamente difficile come quello della provincia di Caserta, i comandanti, ai vari livelli, attribuiscono la massima importanza all'attività di controllo. In ogni caso l'autorità giudiziaria, nell'esercizio dell'azione penale nei confronti dei dipendenti dello Stato, comunica a noi il capo di imputazione, secondo la normativa di attuazione del codice di procedura penale. In base al capo di imputazione possono poi essere adottati altri provvedimenti.
Prima parlavo del contrasto posto in essere dall'Arma per incidere su questi fenomeni: innanzitutto in provincia di Caserta, negli ultimi anni, si è avuto un sensibile potenziamento degli organici oltre ad un rafforzamento del dispositivo, tant'è che il comando generale dell'Arma recentemente ha istituito altre quattro stazioni nell'Agro Aversano, in comuni sensibili sotto il profilo della sicurezza pubblica (Gricignano di Aversa, Lusciano, San Marcellino e Orta di Atella). Inoltre, da un mese opera a Caserta un distaccamento del Nucleo operativo ecologico. Per la prima volta in ambito nazionale è stato istituito un reparto con competenza provinciale - normalmente le sezioni del NOE hanno competenza regionale - che sta operando attivamente in stretta collaborazione con l'Arma territoriale. Alcune indagini sono in corso su delega dell'autorità giudiziaria - essenzialmente le due procure presso le preture di Caserta e di Santa Maria Capua Vetere - ed altre sono in corso d'intesa con le nove compagnie territoriali presenti sul territorio. Inoltre, l'Arma, come accennavo prima, collabora all'unità di crisi istituita dalla prefettura per la bonifica degli invasi artificiali prospicenti il litorale domizio.
A nostro avviso, appare in ogni caso indispensabile anche adeguare sia le competenze istituzionali in materia di smaltimento di rifiuti sia la normativa per la repressione degli illeciti. Difatti le recenti esperienze del casertano hanno dimostrato che la distribuzione delle responsabilità a vari livelli - prefetto di Napoli delegato per l'emergenza rifiuti, ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 1996; il prefetto di Caserta che è autorità provinciale di pubblica sicurezza; la regione amministrativa, i consorzi di smaltimento ed i comuni - rende più difficile l'adozione di scelte ed anche l'attuazione di programmi di gestione dei rifiuti. Tutto ciò provoca, sia pure indirettamente, anche più sversamenti illegali.
Per quanto attiene alla attività repressiva, la mitezza del quadro sanzionatorio abbatte qualsiasi effetto di deterrenza. In questa prospettiva appare necessario inasprire le pene detentive, anche per pervenire all'arresto obbligatorio in caso di grave danno per l'ambiente. In atto procediamo agli arresti quasi esclusivamente per furto di sabbia sul litorale domizio, in quanto il furto è aggravato perché operato in danno del demanio dello Stato - si tratta degli invasi in cui vengono poi sversati i rifiuti -, e per associazione per delinquere, laddove più persone trovano profitto illecito nella gestione di questi rifiuti. A seconda che sia 416 comune o bis scatta la competenza delle procure presso il tribunale di Santa Maria oppure presso la procura distrettuale di Napoli.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Come avete saputo di quanto dichiarato dal dottor de Raho a questa Commissione?
PRESIDENTE. I resoconti delle audizioni sono pubblici.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. D'accordo. Vorrei rivolgere ancora alcune domande ai nostri interlocutori. Innanzitutto, vorrei sapere perché non ci si è rivolti direttamente al procuratore capo. Perché ci si è rivolti al superiore e non al diretto interessato che è il procuratore Cordova, che avrebbe forse potuto fornire più precise indicazioni?
Vorrei sapere inoltre quali sono i territori delle quattro stazioni citate. Ogni stazione, infatti, può anche avere più comuni di competenza. Mi interesserebbe sapere quali erano i comuni di competenza dei quattro comandanti di stazione citati, per rendermi conto di cosa sia successo in quei territori nel frattempo.
Cosa significano poi le diverse espressioni utilizzate "fuori servizio", "spostato" o "allontanato"? Vorrei sapere esattamente cosa ne sia stato di questi inquisiti. Dal punto di vista giuridico, vi è stata una destituzione dall'ufficio, che sanzione è stata adottata nei loro confronti? Cosa significa che sono stati allontanati? Sono stati destinati ad un altro servizio?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Essendo il capo dell'amministrazione per quanto riguarda l'Arma dei carabinieri mi sono rivolto al capo dell'amministrazione per quanto riguarda la giustizia, cioè al procuratore generale presso la Corte d'appello, con il quale quasi quotidianamente ho rapporti per l'amministrazione del personale. Credo di aver avuto l'opportunità e la necessità di riferirmi a lui per tale richiesta.
In merito alla posizione dei militari inquisiti nella Spartaco 2, un maresciallo era comandante della stazione di Villa Literno, un altro era comandante della stazione di Casal di Principe ed un altro ancora era comandate della stazione di Trentola Ducenta. Il comandante di quest'ultima stazione è ora in congedo, quello di Casal di Principe è tuttora detenuto, ma è nella riserva da circa dieci anni; quello di Villa Literno è stato sospeso precauzionalmente dal servizio. Il quarto era stato comandante sempre della stazione di Casal di Principe ed è in congedo da più di dieci anni.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Avevano competenza solo sui loro comuni o vi erano altri comuni aggregati?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Solo sui loro comuni.
Per quanto riguarda gli altri militari, uno svolgeva il servizio presso il nucleo operativo della compagnia di Caserta ed altri due presso il nucleo operativo della compagnia di Castello di Cisterna.
Per quanto riguarda la politica del personale, allontano dal posto, cioè trasferisco ad una distanza di cento chilometri da dove il militare può avere comunque degli interessi, il personale per il quale è stato accertato che ha degli interessi nell'ambito del territorio in cui presta servizio.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. I dati da lei citati si riferiscono al solo distretto della Corte d'appello di Napoli o a tutta la Campania?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. La richiesta l'ho fatta alla Corte d'appello di Napoli, ma i dati - le 26 persone considerate - riguardano tutta la regione Campania. Vi sono sottufficiali della compagnia di Eboli, della stazione di Quindici, eccetera.
PRESIDENTE. Vorrei pregare i rappresentanti dell'Arma di fornire alla Commissione l'elenco dei 26 militari implicati in vicende giudiziarie connesse alla criminalità organizzata di cui si è fatto cenno in precedenza e le stazioni di riferimento.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. D'accordo.
PIERLUIGI COPERCINI. In relazione alle vicende ricordate, vorrei sapere se per l'avvicendamento del personale nelle stazioni e nei posti di comando siano state assunte particolari misure di rotazione o se la dislocazione risponda unicamente a quanto stabilito dalla normativa generale in materia.
Inoltre, nell'ambito delle indagini che svolgete sul traffico dei rifiuti avete particolari supporti tecnici, quali le riprese aerofotogrammetriche, o comunque altri sistemi di individuazione, ad esempio satellitari, che possano agevolare la localizzazione delle discariche e dei traffici che si svolgono tra di esse e l'esterno?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Nel disporre i trasferimenti ci si attiene alle norme che disciplinano la materia nell'ambito dell'Arma dei carabinieri. Queste regole prevedono anche discrezionalità da parte del comandante della regione per il trasferimento del personale nell'ambito della regione stessa. E' mia facoltà disporre il trasferimento nel caso di situazioni del genere di quelle enunciate precedentemente. E' facoltà del comandante della regione proporre il trasferimento anche in altre regioni d'Italia lontane dalla Campania, qualora la situazione lo consigli.
PIERLUIGI COPERCINI. Questo è sempre fatto?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Questo è sempre fatto e questo è stato il mio compito precipuo nei tre anni in cui ho comandato la regione Campania. Penso di aver movimentato circa 2 mila persone nell'ambito della regione Campania. Non si tratta certo di 2 mila trasferimenti di questo tipo, ma...
PRESIDENTE. E' in qualche modo un'attività preventiva?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Neanche attività preventiva, è un'attività di governo del personale. Non è detto che si trasferisca soltanto contro il personale, ma anche per venirgli incontro e fare in modo che esso possa essere sistemato al posto giusto, nell'interesse del servizio e suo stesso. Quando trasferisco del personale, il provvedimento non ha un fine punitivo, ma assolutamente preventivo, nell'interesse dell'istituzione e della stessa persona.
PRESIDENTE. Nei dati che ho prima richiesto sarebbe opportuno che venisse posto in risalto quali siano le indagini a carico di questi militari...
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Al riguardo, penso che potrò essere abbastanza esauriente anche negli specchietti che lascerò oggi stesso.
PRESIDENTE. Ci interessa in particolare quanti siano i provvedimenti definitivi che hanno riguardato questo personale.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Credo che ancora non vi siano provvedimenti definitivi.
PRESIDENTE. Avevo questo sospetto; di qui l'opportunità, dicevo, che l'appunto precisi l'iter dei relativi processi e se siano state erogate condanne di primo e di secondo grado.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Sono stati tutti rinviati a giudizio. Debbo aggiungere che alcuni militari sono ancora in servizio attivo, ma sono stati trasferiti di sede. Uno di questi, ad esempio, è stato inquisito per fatti successi in Campania, ma è stato trasferito nela regione Basilicata e posto nella condizione di non essere più...
PRESIDENTE. Ma questo è stato rinviato a giudizio o no?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Anche questo non lo potrei dire in questo momento con la massima precisione. Alcune indagini sono ancora in corso.
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Cosa succede in caso di rinvio a giudizio?
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Dipende. Vi è la sospensione dall'impiego; una proposta da parte del comandante della regione per la sospensione dall'impiego oppure una proposta direttamente da parte dello stesso magistrato in questo senso, per cui il personale è controllato al massimo nella sua attività; oppure viene arrestato. Un maresciallo è ancora detenuto.
PRESIDENTE. Vi ringrazio per aver risposto alle domande.
La nostra Commissione viene giornalisticamente ed impropriamente chiamata Ecomafia: il nome scaturisce dalle situazioni che più interessano la Campania, ossia un circuito perverso che, partendo dall'attività estrattiva abusiva, prosegue con la realizzazione abusiva di manufatti, abitazioni o interi villaggi - com'è il caso del villaggio Coppola - e termina con lo sversamento dei rifiuti sul territorio o nei laghetti oggetto delle vostre indagini. Questa situazione dura da anni, è un vero e proprio far west.
La repressione di questi reati, le cui sanzioni sono irrisorie, è la ragione che ci ha spinto a produrre un documento per l'inserimento dei delitti contro l'ambiente nel codice penale. Rispetto all'esistente, quello che sicuramente serve, è una maggiore specializzazione dei corpi addetti al contrasto, senza affidare tutta l'opera al NOE. Personalmente mi sono pronunciato a favore, nelle sedi competenti, della costituzione del NOE a Caserta perché secondo me la provincia di Caserta è una singolarità (questo parere è condiviso anche dal senatore Del Turco, presidente della Commissione antimafia). Il NOE ha compiti specifici, ma non è sufficiente considerata anche la ristrettezza dei ranghi. Per i reati di origine ambientale, definiamoli così, che secondo le stime attivano un business illegale di decine di migliaia di miliardi all'anno, occorre una maggiore capacità organizzativa da parte delle forze addette alla repressione e al contrasto e, dunque, anche dei carabinieri.
Per essere chiari, non è sufficiente l'istituzione del NOE, ci vuole un addestramento specifico anche perché i carabinieri e le forze di polizia sono abituati a perseguire reati di tipo associativo; la richiesta che avanziamo, soprattutto in Campania, è di dedicare più attenzione per giungere ad una sorta di censimento dei reati di valenza ambientale, ferma restando l'azione di controllo e di prevenzione su tutto il personale.
SALVATORE FENU, Comandante della regione carabinieri della Campania. Da parte nostra l'attenzione c'è e c'è sempre stata; più aumenta il livello della nostra specializzazione, meglio è. Nell'ambito della regione Campania il fenomeno è affrontato a 360 gradi; ogni mese i reparti speciali - il NOE, la tutela del patrimonio artistico, il ROS eccetera - si riuniscono nella sede del comando della regione per fare il punto della situazione circa l'attività di contrasto. Qualsiasi richiesta proveniente dal NOE e riguardante il monitoraggio del territorio viene da noi assolta, perché è chiaro che l'Arma può svolgerla al meglio avendo una maggiore incidenza territoriale. Ripeto, tutte le richieste vengono soddisfatte.
Alcuni strumenti tecnici, non certamente disponibili nell'immediato, possono essere richiesti per svolgere tale attività; il monitoraggio del territorio è stato eseguito avvalendosi anche di elicotteri dotati di apparecchi fotografici. Per esempio, per analizzare in profondità alcuni laghi della Campania giungerà presto da noi un apparecchio attualmente collocato a Genova.
Assicuro alla Commissione la massima collaborazione dell'Arma sugli input del nucleo operativo ecologico in materia.
PRESIDENTE. La Commissione d'inchiesta ha annunciato che entro l'anno organizzerà in Campania un forum sulle ecomafie. Per quanto riguarda il territorio casertano, mi permetto di manifestare una convinzione che gradirei venisse smentita. A tutt'oggi il livello di integrazione tra i diversi corpi addetti al contrasto ed alla repressione non è adeguato al livello di criminalità presente. Mi rendo conto della virulenza della mafia nel casertano, il cui esempio più brutto è Sandokan, il quale continua a lavorare indisturbato ed a condurre una vita normale al punto che la moglie partorisce in clinica, così come so che le cause del degrado sociale e ambientale sono di altra natura e gli strumenti per combatterlo rientrano nella competenza del Parlamento e del Governo, tuttavia sono convinto che non vi sia un buon livello di coordinamento tra le forze che operano su quel territorio. Il clan dei casalesi forse ha allentato la pressione sulle elezioni dei sindaci, perché attualmente vi sono procedure diverse, ma è in grado di fornire un retroterra e possibilità logistiche tali da continuare ad agire. Ed uno dei motivi per cui questo accade sta proprio nella mancanza di un vero e proprio coordinamento. Ripeto, spero di essere smentito dai fatti più che dalle affermazioni, ma la mia sensazione è questa. Come relatore, sottolineerò l'inadeguatezza della presenza dello Stato in chiave di contrasto e di repressione nell'area casertana.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. La sua diagnosi circa l'inserimento della camorra nella società è esatta; si può dire di gran parte della società che ragiona in termini di cultura camorristica. Chi conosce il fenomeno sa che si incontrano notevoli difficoltà ad agire perché a differenza della mafia, la camorra non ha un'organizzazione gerarchica, definiamola così; è un sistema difficile da contrastare.
PRESIDENTE. Non casualmente parlavo del clan dei casalesi che ha una organizzazione gerarchica desunta dalla mafia.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Però è un'organizzazione talmente inserita nel territorio che a Casal di Principe i reati di furto e rapina risultano numericamente esigui rispetto a quelli perpetrati a Giugliano in Campania. Sul territorio di Casal di Principe si contano solo qualche decina di furti ...
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Brutto segno!
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Certo, è un brutto segno e su di esso si appunta il nostro interesse.
Per quanto riguarda il coordinamento, debbo dire che contrasti nell'attività preventiva e investigativa da parte delle forze dell'ordine, non ne esistono. Lei potrebbe dire che se non esistono contrasti, deve esservi coordinamento, che comunque esiste. Dal punto di vista preventivo il problema è risolto nell'ambito del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, in cui vengono definiti i compiti delle varie forze dell'ordine; sotto il profilo del contrasto alla criminalità, il coordinamento deve essere svolto dall'autorità giudiziaria.
PRESIDENTE. Un'analoga osservazione è stata manifestata all'autorità giudiziaria che abbiamo ascoltato. Non mi sono rivolto solo a chi esercita sul campo l'azione di contrasto, perché ai magistrati che lavorano in loco abbiamo chiesto il massimo impegno nel coordinamento delle azioni per raggiungere dei risultati adeguati. Le difficoltà sono note a tutti, non si sta discutendo di questo. Si tratta però di capire se la risposta della magistratura e dalle forze dell'ordine sia in grado di fronteggiare il fenomeno.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Si potrebbe incrementare il personale.
PRESIDENTE. Non si tratta solo di un incremento quantitativo. La sua precedente frase "di contrasti non ne esistono" è rivelatrice: santo cielo, ci mancherebbe pure! Qualche volta ci sono contrasti, ma occorre andare avanti. Conosciamo il coordinamento provinciale che è ancora in una fase abbastanza burocratica (non trovo un vocabolo migliore); l'importante è maturare una cultura capace di superare la suddivisione operativa ed organizzativa dei compiti.
Ripeto, si tratta di una convinzione personale che inserirò nella relazione che sottoporrò ai colleghi della Commissione. Non pretendo una risposta immediata da voi, consideratela una sollecitazione.
SALVATORE FENU, Comandante regione carabinieri Campania. Spesso si sottolinea che non siamo troppo presenti sul territorio, come invece dovremmo essere, e che pur essendo numerosissimi non svolgiamo il lavoro a noi affidato con l'intensità dovuta. Il problema è rappresentato dall'impegno ridotto, dalla nostra possibilità di svolgere il servizio. Il nostro servizio si attesta su 37 ore settimanali e non vi è alcuna possibilità di far svolgere al personale qualcosa di più. Piuttosto che inviare unità di rinforzo in queste zone, sarebbe più opportuno incrementare il numero delle ore di straordinario.
Ho fatto dei calcoli per la regione Campania: nel 1997 l'orario di servizio è passato da 38 a 37 ore settimanali. In una giornata si perdono 8 mila ore di servizio (dato che le unità ammontano a 8 mila) che divise per 7 danno 1.114 ore di servizio al giorno, che divise per 6,16 ore che ogni carabiniere deve prestare equivalgono a 180 uomini in meno nella regione Campania. E 180 uomini in meno per 6 ore equivalgono a 90 pattuglie in meno! Se si riduce l'orario di servizio, il nostro personale non può certamente svolgere la sua attività come dovrebbe. Per assicurare una maggiore presenza del personale sul territorio è opportuno incrementare se non l'orario di servizio, almeno lo straordinario.
PIERLUIGI COPERCINI. Vorrei spezzare una lancia sul fatto tecnico più che su quello umano. Intendo dire che se anche assicurassimo al generale, con una legge speciale, altri mille uomini, questo probabilmente non risolverebbe il problema, aggraveremmo anzi una situazione di gestione senza risolvere, ripeto, la situazione.
La mia attività professionale riguarda la cantieristica; conosco quindi bene la situazione campana, come quelle siciliana e calabrese e sono convinto che anche aumentando l'orario di servizio o gli uomini non si riuscirebbe a contrastare una organizzazione territoriale capillare, in una zona dove chi dovrebbe collaborare non lo fa, anzi... per cui punterei di più a soluzioni specializzate e a mezzi tecnici: una coppia di carabinieri a cavallo non possono contrastare una ferrari che si muove sull'autostrada. Penso che le difficoltà non dipendano dagli uomini e richiedano per essere superate specializzazione e mezzi tecnici che, accanto a quello che è il controllo amministrativo svolto da altri enti dello Stato, consentano di intervenire dove si sa che è presente il malaffare, dove si sa che sono in atto determinati traffici. Se sappiamo dove questi traffici partono e dove presumibilmente arrivano, possiamo intervenire lungo il tragitto.
PRESIDENTE. Questo, come gli altri aspetti già richiamati, potranno essere oggetto di valutazione da parte dell'apposito gruppo di lavoro. Rimane comunque aperto il problema che, come ho ripetuto più volte, non riguarda solo i carabinieri, delle possibili sinergie e del coordinamento. Il problema riguarda anche la magistratura. Abbiamo infatti verificato come le competenze territoriali facciano sì che assai spesso un magistrato che indaga su una data situazione in una porzione del territorio di sua competenza non conosce poi quello che succede anche a soli 50 chilometri di distanza, proprio per effetto di una diversa competenza territoriale. Il problema è quindi in termini generali di coordinamento di tutti gli interventi ed in particolare delle forze addette alla repressione delle attività illegali; questo non era però l'oggetto della presente audizione, è solo una considerazione che volevo fare e che mi riservo di inserire nella relazione che presenterò alla Commissione.
PIERLUIGI COPERCINI. Se il presidente consente, vorrei ricordare ancora che proprio oggi è all'esame dell'Assemblea di Montecitorio un provvedimento che coinvolge tutta la pubblica amministrazione, finalizzato a normare i reati contro la pubblica amministrazione. Si tratta di una iniziativa governativa che si è aggiunta a due proposte di origine parlamentare. Ritengo che anche questo elemento potrà risultare utile nella gestione degli uomini da parte dei nostri interlocutori odierni, nella loro attività di repressione dei reati.
PRESIDENTE. Ringrazio il collega Copercini per questa ulteriore indicazione e i nostri interlocutori per il contributo recato.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione svolgerà, il 26 e 27 maggio prossimi, sopralluoghi ed audizioni in alcune province siciliane.
La seduta termina alle 13,20.