Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti

CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'

ILLECITE AD ESSO CONNESSE

37.

SEDUTA DI MARTEDI' 21 APRILE 1998

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA

INDICE

 

Sulla pubblicità dei lavori. *

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania, dottor Sebastiano Ardita, e del procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze, dottor Beniamino Deidda. *

Comunicazioni del presidente. *

 

La seduta comincia alle 13.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

 

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Così rimane stabilito).

 

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania, dottor Sebastiano Ardita, e del procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze, dottor Beniamino Deidda.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania, dottor Sebastiano Ardita, e del procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze, dottor Beniamino Deidda.

Nel ringraziare i nostri ospiti, desidero precisare che i temi che tratteremo con ciascuno di essi sono diversi e la loro concomitante presenza è dovuta unicamente a doveri di ospitalità nei loro confronti, data la coincidenza di tempi e di luogo delle audizioni.

Inizierei quindi con il dottor Sebastiano Artida, sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale di Catania, che abbiamo convocato in ordine al ritrovamento di materiale radioattivo avvenuto recentemente, che ha destato vasta preoccupazione e allarme presso la popolazione ed anche in seno alle forze politiche locali.

Come ho annunciato in precedenza, la pubblicità della seduta è assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso, ma - ove fosse necessario, potremo in qualunque momento interrompere la pubblicità e sottoporre la seduta a regime di riservatezza.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Posso riassumere i termini della vicenda. Gli aspetti che forse più interessano la Commissione sono quelli relativi alle caratteristiche, quantità e qualità del materiale ritrovato.

PRESIDENTE. Ed anche le ipotesi che si fanno sulla sua provenienza.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Certo. Per riassumere brevemente la vicenda, mi richiamo agli atti che sono stati formati sia dalla procura distrettuale sia dal giudice per le indagini preliminari, che sono la richiesta per l'applicazione di misure cautelari e l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Catania. Premetto subito che si tratta di atti depositati, in quanto da parte degli indagati è stato fatto ricorso al tribunale della libertà; questi atti sono a conoscenza della controparte e non vi è quindi motivo che siano coperti da particolare segreto.

La vicenda processuale nasce da alcune dichiarazioni rese da un soggetto il quale, raggiunto da gravi indizi di colpevolezza, ha preferito collaborare con la giustizia. Questa persona era in contatto con una organizzazione, la quale opera prevalentemente a Catania e i cui componenti sono vicini alla famiglia catanese di Cosa nostra.

Cosa intendo per "vicini"? La famiglia catanese di Cosa nostra, come tutte le altre famiglie nella Cosa nostra regionale, ha un'articolazione particolarmente ampia e ruoli molto definiti. All'interno della famiglia vi sono soggetti che hanno dichiarato la propria appartenenza alla associazione mafiosa e che quindi sono alle dipendenze dell'organizzazione periferica, in questo caso dell'organizzazione catanese. Tra i soggetti che erano interessati alla vicenda che ci occupa ve ne era uno il quale era dichiarato con la famiglia catanese di Cosa nostra; era quindi un soggetto che operava sicuramente sotto una sfera di controllo della famiglia stessa. Sappiamo questo perché su tale soggetto sono stati fatti riconoscimenti da parte di altri soggetti estranei alla vicenda processuale ed organicamente legati in Cosa nostra, i quali lo hanno individuato come appartenente alla famiglia. Ce lo aveva detto anche il teste da cui parte questo processo, ma questo teste in effetti, non essendo egli stesso in Cosa nostra, parla in base a ciò che sente e quindi ha una attendibilità che, relativamente alla appartenenza degli altri alla associazione mafiosa, è per noi piuttosto relativa.

Questo teste ci dice ancora che altri soggetti sono anch'essi legati ad altri rami della Cosa nostra regionale e ci dice anche che un altro soggetto arrestato appartiene alla famiglia palermitana, ma a questo fatto, non avendo altri elementi forniti da altri collaboratori di giustizia estranei al processo, diamo l'attendibilità che ben si comprende, cioè limitata.

Detto questo, il Fiamingo Gaetano, che è la persona che ci rende queste dichiarazioni, ci riferisce che questa organizzazione aveva una pluralità di interessi. Tra di essi il commercio di armi, il commercio di denaro falso, il riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico di stupefacenti ed altre attività delittuose. Su queste altre vicende sono in corso indagini; mi limito pertanto a dire che si verificherà la fondatezza di quanto riferito.

PRESIDENTE. Il nominativo da lei fatto è il teste esterno?

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Sì, è un soggetto sottoposto a programma di protezione. Il teste, tra gli affari di cui ci riferisce e di cui egli sa occuparsi l'associazione, ci dice anche - testualmente - che esiste la possibilità di acquistare dei missili nucleari. Questo è il punto di partenza da cui ci siamo mossi.

PRESIDENTE. Chi fa questa affermazione invece è interno?

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Chi fa questa affermazione è Fiamingo Gaetano, cioè il soggetto che è entrato in contatto con tali Murroni Marco, Tringale Salvatore e Messina Carmelo. Tringale Salvatore è certamente inserito nella Cosa nostra catanese; Messina Carmelo è soggetto vicino a Cosa nostra catanese perché indicato da altre persone come vicino a Sciuto Sebastiano, che è un uomo d'onore della famiglia di Acireale; quanto a Murroni Marco, il nostro teste, Fiamingo Gaetano, ci dice essere soggetto vicino al boss latitante Provenzano; questa affermazione è tutta da verificare, mentre per quanto riguarda gli altri due ci possiamo muovere con sufficiente certezza perché abbiamo già fatto le verifiche sugli altri appartenenti alla Cosa nostra catanese.

Questa persona, dicevo, in un primo momento ci dice che vi è la possibilità di occuparci di un traffico di missili nucleari, cioè armi nucleari provenienti probabilmente - secondo lui - dai paesi dell'ex Patto di Varsavia. Così prendono spunto le indagini. Vengono effettuate intercettazioni telefoniche sia di utenze fisse sia di utenze cellulari; particolarmente queste ultime danno frutto. Vengono allacciate le utenze del Murrone, del Tringale Salvatore, del Messina Carmelo, ma anche dello stesso Fiamingo Gaetano di cui, essendo persona che si avvicinava alla collaborazione con la giustizia ma di cui non avevamo referenze, volevamo verificare l'attendibilità.

Dalle telefonate è emersa una fitta rete di rapporti ed un contatto con soggetti che operavano a Roma, perché i missili sarebbero stati detenuti da alcune persone che avevano precedenti specifici proprio per traffico d'armi ed altri di vario genere, operanti a Roma. Queste persone venivano identificate in Carbone Armando, con i figli Carbone Riccardo e Romeo, Damia Remo, con i figli Damia Alessandro e Damia Luca. Accanto a queste persone, con una funzione di pari interesse rispetto all'organizzazione di questo traffico, ci venivano segnalati alcuni nomi; anzi venivano svolti degli incontri preliminari, cui si faceva partecipare anche personale dello SCICO centrale della Guardia di finanza. Nel corso di questi incontri si è dato vita all'acquisto simulato di armi, secondo la procedura della legge n. 306 del 1992 (acquisto simulato di armi sotto copertura). A seguito della autorizzazione all'acquisto simulato di armi, effettuata dal comando generale della Guardia di finanza, vi sono stati questi incontri fra i militari dello SCICO sotto mentite spoglie ed alcuni soggetti che successivamente sono stati identificati in Damia, Carbone ed altri soggetti appartenenti al mondo della criminalità calabrese, tali Russo, Stelitano e Zampaglione.

In effetti abbiamo capito che il rapporto forte esisterebbe tra i calabresi e la criminalità romana, in particolare soggetti vicini alla "banda della Magliana"; queste sono notizie che mi sono state riferite dallo SCICO centrale; probabilmente vi sono altri atti coperti da segreto; sono state svolte indagini nei confronti di Carbone Armando e si ritiene che egli sia vicino al boss Nicoletti della "banda della Magliana"; non conosco questo personaggio, di cui mi è stato detto solo il nome. Tra questi personaggi della "banda della Magliana" ed i calabresi vi sarebbe un rapporto intenso e contatti frequenti.

Viene svolto questo incontro. Partono, da Catania il Tringale Salvatore e da Palermo, ritengo, il Murroni, che vengono a contatto con il presunto acquirente, cioè il militare dello SCICO sotto copertura che era stato indicato dal Fiamingo, che si era fatto garante. Il Fiamingo faceva parte dell'organizzazione e svolgeva vari traffici. E' stato fatto un primo incontro, una prima trattativa e poi un secondo incontro, nel corso del quale i militari dello SCICO sono entrati in azione, identificando tutti i soggetti che si trovavano in quel momento nei luoghi e comunicando gli esiti di tale attività alla procura distrettuale di Catania ed anche a quella di Roma, che era quella territorialmente competente per qualunque eventuale atto urgente che si volesse compiere.

Nel frattempo veniva sequestrata una barra contenente materiale radioattivo; una delle nove barre proposte in vendita.

PRESIDENTE. Come siamo passati dai missili nucleari alle barre? Credo si trattasse di elementi; di solito nei reattori nucleari più barre compongono un elemento; mi parrebbe strana la vendita di una singola barra e più probabile invece la vendita di un insieme di barre, costituenti un elemento.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Infatti, alla fine dell'attività svolta e con il sequestro di quanto abbiamo trovato, ci siamo accorti che non eravamo di fronte ad un missile ma ad una semplice barra della lunghezza di circa 70 centimetri e contenente uranio, le cui caratteristiche sono state poi meglio specificate dall'ENEA.

E' possibile che gli interlocutori abbiano voluto giocare sul materiale che veniva ceduto. Certo è che, non appena è stato visto (è stato presente al primo sopralluogo anche un tecnico), attraverso un rudimentale contatore geiger, ci si è accorti che ci trovavamo di fronte non ad un'arma nucleare ma a qualcosa di diverso. Infatti, a parte una generica imputazione per possesso di materiale d'armamento ai sensi della legge n. 185 del 1990, è stata mossa anche l'imputazione - a mio avviso più pertinente - prevista dall'articolo 12 della legge n. 222 del 1992, che prevede il commercio e l'introduzione nel territorio dello Stato di materiale radioattivo.

Dall'esame fatto dall'ENEA è stata rilevata, attraverso il numero di matricola, la provenienza della barra, che è stata costruita dalla ditta General Atomics, con sede in San Diego in California; si tratta di una barra venduta allo Zaire (all'epoca Congo Belga) nel novembre del 1971. E' stata quindi identificata l'esatta provenienza della barra.

PRESIDENTE. Ci può anticipare le caratteristiche della barra, cioè il peso e il tipo di materiale fissile?

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. La parte fissile radioattiva è costituita da una lega di idruro di zirconio e uranio naturale arricchito, al 19,9 per cento, di uranio 235 per un peso di circa 38 grammi e di circa 150 grammi di uranio 238. Queste sono le caratteristiche in base all'analisi che è stata fatta.

Per quanto riguarda la ricostruzione del percorso della barra, i militari dello SCICO hanno ipotizzato che essa, venduta al Congo Belga nel 1971, doveva servire per usi connessi all'attività di una centrale nucleare che poi non fu costruita. Potrebbe essere stata portata nel territorio nazionale nel corso delle vicende verificatesi recentemente nello Zaire. Pare infatti che da quel paese si sia allontanato un capo di Stato o un dittatore portando con sé tutto quello che aveva di valore: è possibile che abbia portato con sé anche queste barre.

Tra l'altro le barre in vendita erano nove, mentre soltanto una è stata sequestrata dai militari, anche se si è cercato in ogni modo di recuperarle tutte.

PRESIDENTE. E' stata fatta una stima del loro valore venale di mercato?

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Il valore di mercato della barra dovrebbe aggirarsi intorno ai 200 milioni. Naturalmente l'organizzazione chiedeva una cifra astronomica, circa 30 miliardi. Dopo una contrattazione nella vendita sotto copertura si è addivenuti ad una cifra diversa che ora non so indicarvi.

PRESIDENTE. Francamente mi stupisce già la cifra di 200 milioni.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. E' molto?

PRESIDENTE. Sì. E' una barra di uranio arricchito, però anche includendo il processo di arricchimento, mi pare che la cifra di 200 milioni sia già alta.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Mi limito a riferire quello che mi è stato detto; non ho idea dell'esatto prezzo di mercato.

Probabilmente l'intento dell'organizzazione era quello di lucrare il più possibile da soggetti che appartenessero ad un governo del terzo mondo (questo era stato il contatto). I militari dello SCICO si presentavano come appartenenti ad un governo del terzo mondo e quindi l'organizzazione cercava di far leva anche sull'ignoranza della controparte, la quale avrebbe potuto verificare con strumenti assolutamente inidonei le esatte caratteristiche del bene che si acquistava, strumenti adatti a verificare soltanto la radioattività ma non il livello di arricchimento. In questo modo l'organizzazione pensava di poter caricare il prezzo ed in sostanza di fare una truffa ai danni della controparte.

Ho la fotocopia di alcuni atti che credo possano essere utili alla Commissione: la richiesta dell'applicazione di misure cautelari, l'ordinanza che disponeva le medesime misure e alcune note a firma di funzionari dell'ENEA, nelle quali vengono descritte le caratteristiche della barra sequestrata. Ho anche una nota dell'informativa fatta, ai sensi della legge n. 185 del 1990 sull'importazione, esportazione e transito di materiale di armamento, ai ministri degli affari esteri e della difesa, come d'obbligo.

In questo momento, vi sono altre otto barre in possesso di questi signori: ne siamo certi, perché nel corso del primo incontro è stata esibita una barra della quale il militare presente ha scorto il numero di matricola che è diverso da quello della barra sequestrata. Abbiamo quindi due barre e sicuramente ve ne sono anche altre otto, che non sono state trovate e sono ancora in possesso di questa organizzazione.

GIUSEPPE SPECCHIA. Considerato che avete avuto modo di approfondire il problema in relazione alle barre, vorrei sapere se nel corso dell'attività svolta dal vostro ufficio siano emersi altri elementi relativi a questo tipo di traffici illeciti.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Sempre in ordine a questo tipo di traffici, tempo fa il mio ufficio (non me ne occupai io personalmente) si occupò di una complessa vicenda basata su intercettazioni telefoniche, nella quale un soggetto con passaporto portoghese (non ricordo esattamente la sua nazionalità) conversava con altri soggetti in ordine all'acquisto di materiale radioattivo, in particolare mercurio rosso. Questa persona è stata poi arrestata per traffico di materiale, ma nelle numerose perquisizioni effettuate non è stato trovato nulla. I militari dello SCICO della Guardia di finanza, appena li ho investiti di questa indagine, mi hanno chiesto se si trattasse di mercurio rosso, perché a loro risultavano circa 50 casi di tentativi di truffa effettuati nei confronti di vari soggetti per il commercio di questa sostanza che o non esiste ovvero ha caratteristiche tali per cui non si trova facilmente per cui è oggetto di svariate truffe.

Sempre nel corso dell'attività investigativa svolta un paio di anni fa dalla procura di Catania - lo ricordo perché me lo riferirono alcuni colleghi, ma non ho alcun atto ufficiale da indicare - si è parlato di otto o nove barre di uranio provenienti dallo Zaire. Può darsi che si tratti delle stesse barre.

PRESIDENTE. Visto che ci sono in giro otto barre, è ragionevole supporre che si tratti delle stesse di cui lei era già a conoscenza per altre vie. Esprimo un contenuto stupore per il fatto che ci si sia fermati alla prima barra. L'ipotesi di reato sul commercio di armi non è così astratta o infondata come potrebbe apparire, perché il materiale fissile presente nelle barre, arricchito ad un livello elevato (19 per cento) anche se in contenuti sostanzialmente piccoli (si parla di decine di grammi), attraverso tecnologie anche molto semplici, è riutilizzabile per piccole armi atomiche.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Sono tra coloro che hanno posto il problema della sicurezza, perché mi è stato detto che se, ad esempio, di queste barre ci si disfacesse in maniera superficiale, buttandole in un fiume o mettendole a contatto con acqua, esse potrebbero rappresentare un pericolo dal punto di vista dell'inquinamento.

PRESIDENTE. Questo è il motivo fondamentale per cui la abbiamo chiamata. Infatti, gran parte delle cose che lei ci ha detto non attengono strettamente alle competenze ed ai compiti di questa Commissione, la quale però si occupa proprio delle ipotesi relative alla destinazione finale di questi materiali.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Tutti ci siamo preoccupati circa l'ipotesi che le barre siano state buttate nel Tevere.

Nell'operazione è stata disposta una serie di perquisizioni in tutte le abitazioni dei soggetti interessati, sono stati fatti dei pedinamenti e altre attività di competenza della polizia giudiziaria, delle quali il nostro ufficio non può disporre, in ordine alla ricerca di oggetti che costituiscono corpo di reato. Nonostante ciò le barre non sono state trovate. Del resto il procedimento non è chiuso e determinato, ma proseguirà fino a quando gli sforzi investigativi e quelli giudiziari porteranno al ritrovamento delle barre. Mi permetto di dire che l'unico sistema per trovarle è che qualcuno degli quindici imputati ci dica dove sono.

PRESIDENTE. Forse sarebbe stato meglio portare avanti l'operazione fino al punto di poter avere tutta la partita. Ovviamente ciò non dipende dall'autorità giudiziaria.

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Fra le obiezioni che ho avanzato sul momento vi era anche quella relativa alla necessità di avere tutto il materiale che doveva essere acquistato. Mi è stato detto che venivano richieste delle garanzie economiche. L'operazione sotto copertura è avvenuta attraverso la costituzione di un fondo presso una banca svizzera e contestualmente la presenza di alcuni degli indagati in Svizzera per riscuotere le somme. Si è intervenuti contestualmente a Roma ed in Svizzera. Però la banca svizzera dava allo SCICO centrale una garanzia di circa 25 miliardi, cifra con cui si poteva avere una barra e non otto.

PRESIDENTE. Stiamo ragionando col senno di poi, però indubbiamente una maggiore conoscenza tecnica della questione...

SEBASTIANO ARDITA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Catania. Avrebbe consentito di tirare sul prezzo.

PRESIDENTE. Sì, di tirare molto sul prezzo e di ridurlo ad un livello che, sia pure alla lontana, poteva avvicinarsi a quello reale. Si trattava di scendere di molto.

La ringraziamo e possiamo considerare conclusa la prima audizione all'ordine del giorno.

Passiamo dunque all'audizione del procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze, dottor Beniamino Deidda, che riguarda il contenuto del procedimento giudiziario connesso alla vicenda della linea ferroviaria ad alta velocità in costruzione sull'Appennino toscano, con particolare riferimento al cantiere T17, che è stato oggetto di una mia visita nelle settimane scorse.

La vicenda riguarda i fenomeni che nel marzo 1997 hanno provocato la morte biologica di un tratto del Santerno e del Diaterna, collegati allo sversamento in tali corsi d'acqua delle acque di lavaggio delle gallerie che si stavano scavando per la realizzazione di quel tratto. Premetto che nel frattempo la Commissione ha audito anche l'ARPA della Toscana, la quale in qualche misura ci ha confortato nel senso che quell'episodio macroscopico - l'indice di sedimentazione che mi sembra sia fissato ad un massimo di 80 era stato in quelle circostanze superato con valori fino a 250 o 300 mila - sarebbe ora rientrato, anche se c'è stato detto che permangono tuttora alcune zone grigie, in cui cioè la classificazione operata comporta ancora fenomeni di inquinamento abbastanza gravi.

BENIAMINO DEIDDA, Procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze. I fenomeni che hanno provocato gli interventi del mio ufficio non sono limitati al cantiere T17, ma riguardano una serie di cantieri rientranti sempre nella competenza del circondario fiorentino. Si tratta almeno di cinque cantieri e debbo dire che la materia dell'inquinamento ambientale non è l'unica che abbia sollecitato l'intervento dell'ufficio, anzi direi che la procura dedica un grande impegno alle questioni di igiene e sicurezza sul lavoro, perché come è intuitivo i lavori in galleria hanno un grado di pericolosità e di rischio che richiede la massima attenzione.

PRESIDENTE. Anche fuori delle gallerie. Ricordo infatti che nel sopralluogo verificammo un lastrone smottato. Gli aspetti di sicurezza del cantiere ci riguardano sicuramente come parlamentari ed io stesso ho avuto modo di sottolinearli in una nota inviata al direttore della CAVET, ma purtroppo sono marginali rispetto alle indagini svolte dalla Commissione.

BENIAMINO DEIDDA, Procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze. Certo. In Toscana abbiamo avuto - allora ero pretore - anche i lavori della tratta della direttissima Firenze-Arezzo che ebbe un tributo di morti francamente eccessivo, nonostante l'indubbia utilità sociale di quei lavori. L'impegno della procura, dunque, è certamente orientato alla tutela dell'ambiente ma anche al versante della sicurezza; oggetto dell'attenzione del procuratore della Repubblica sono state innanzitutto, sotto il profilo che interessa la Commissione, le situazioni determinate dalla polverosità e dal fango durante il periodo invernale per il notevole traffico veicolare, che comporta di per sé una serie di inconvenienti, e soprattutto i rumori; più limitatamente la questione dei campi elettromagnetici, che pure determinano un inquinamento non secondario.

In particolare, nei due cantieri T13 e T17, gli inconvenienti derivano soprattutto dalla insufficienza e dal cattivo funzionamento del depuratore. L'inquinamento delle acque superficiali, nel tratto a valle dello scarico del cantiere T13, è stato significativo, tanto da indurre, dopo una serie di rilevamenti che avevano mostrato il superamento dei limiti di tabella A - ma questo probabilmente la Commissione lo ha già saputo dall'ARPA -, ad una provvisoria sospensione, da parte del sindaco, della autorizzazione allo scarico e poi alla revoca, da parte della giunta comunale, di tale autorizzazione, che avrebbe dovuto durare quattro anni. Al riguardo non c'è da stare molto tranquilli dato l'atteggiamento della CAVET; infatti, nonostante la revoca, la CAVET ha continuato a scaricare nel fiume. Quindi sia il Santerno che il Diaterna, come accennava il presidente, hanno subito guasti che l'ARPAT assicura non essere irrimediabili, ma che determinano allarme, soprattutto per i comportamenti futuri. E' stato detto anche a me che l'atteggiamento rispetto alle norme in questo periodo è più ossequioso, ma la CAVET è animata soprattutto dal desiderio di fare in fretta; ogni giorno di cantiere ha un costo; si tratta di milioni e quindi i rallentamenti sono sgraditi, anche quando sarebbe necessario avere più riguardo ai beni tutelati dalle norme penali.

Per quanto riguarda il cantiere T13, non so se sia stato oggetto di attenzione da parte della Commissione, ma anche in quel cantiere si sono verificati una serie di inconvenienti. Il fiume Santerno ed il torrente Rovigo sono i due corsi d'acqua interessati da questo tratto e, secondo quanto dichiarato dal personale del cantiere durante un mio sopralluogo, durante la notte si era verificato un guasto della pompa che estrae acqua dalla galleria. Non si capisce bene perché la pompa di riserva non fosse utilizzabile, ma sta di fatto che era stata impiegata una pompa di fortuna con portata superiore a quella prevista dall'impianto di depurazione. Un comportamento un po' sconsiderato. L'impianto naturalmente non è stato in grado di depurare l'acqua in arrivo e si è determinata così una notevole torbidità del torrente. Lo scarico è durato circa una giornata.

PRESIDENTE. A che periodo si riferisce?

BENIAMINO DEIDDA, Procuratore della Repubblica aggiunto presso la procura circondariale di Firenze. La comunicazione di reato - mi scuserà la Commissione se non faccio i nomi degli indagati, ma credo abbiano poca importanza - risale al 21 gennaio 1997. Si tratta quindi di pochi giorni prima. E' stato fatto un campionamento e i risultati non sono stati regolamentari: sia i materiali sedimentabili sia quelli sospesi erano completamente fuori norma. Per mio ordine, la polizia giudiziaria ha tenuto sotto controllo, con successivi sopralluoghi quasi giornalieri, la situazione e debbo dire che la vicenda non si è esaurita subito; ancora in aprile l'ARPAT ha controllato gli scarichi della galleria; le acque venivano convogliate in un piccolo impianto di depurazione chimico-fisico, per essere poi immesse nell'adiacente torrente Rovigo. Anche in quel caso fu fatto il campionamento delle acque di scarico dell'impianto di depurazione ed il valore risultò addirittura superiore a quello di tre mesi prima. Questo ha determinato un atteggiamento un po' severo da parte del procuratore della Repubblica, il quale ritiene di avere anche funzioni di prevenzione in questa materia e non solo di repressione.

Vi è stato poi un ulteriore controllo nell'ottobre 1997. Anche in questo caso, durante l'escavazione della galleria, furono intercettate acque di falda; queste acque, durante la lavorazione, vengono a contatto con il cemento e con il materiale solido che deriva dallo scavo vero e proprio. Le acque di galleria vengono poi inviate verso il depuratore chimico-fisico di cui ho parlato e, una volta depurate, dovrebbero confluire nel torrente Rovigo. Si è prelevato anche in questo caso un campione dell'acqua e i materiali sedimentabili e quelli in sospensione sono risultati oltre i limiti della tabella A, sia pure in misura minore a quanto riscontrato in aprile.

Dico questo perché si era determinato un certo allarme. Vi è stato anche l'intervento di forze locali. Al momento dell'intervento ne sapevo già abbastanza, perché la situazione era sotto controllo da tempo in quanto si era determinato un certo allarme e vi era stato qualche intervento da parte delle forze locali. Tuttavia, credo che occorra stare attenti perché mi pare che alla base di questa situazione vi sia non solo l'insufficienza della depurazione ma anche una sorta di disattenzione strategica, che attiene al modo in cui ci si avvicina a questi problemi.

Anche successivamente al suo intervento, signor presidente, mi sono recato al Carlone e posso dire che il rumore dentro la galleria è tale che con gli ufficiali di polizia giudiziaria non si riusciva a comunicare. Pensiamo che gli operai ci stanno anche dieci ore! La loro personalità morale non è gran che tutelata. Inoltre, fuori dalla galleria i mezzi pesanti determinano un rumore francamente intollerabile per i pochi che vi abitano intorno. Forse non è compito del procuratore della Repubblica capire quali interventi siano necessari sul piano pratico per attutire il rumore, ma il problema ha determinato un'imputazione a carico dei responsabili della CAVET.

Circa i campi elettromagnetici sono ancora poche le nozioni che consentono di contestare un reato contravvenzionale, per cui sono in attesa di capire meglio e di più.

La polverosità è un altro di quegli elementi che preoccupano, in particolare ora che aspettiamo l'estate, considerato che già in primavera ed in inverno vi è una grande quantità di polvere dovuta al fango che si deposita sulle strade percorse.

Questo è sinteticamente il quadro della situazione.

PRESIDENTE. La Commissione continuerà ad avere un occhio vigile su questa come su molte altre vicende per quanto riguarda gli scarichi e i rifiuti che vanno a contatto con corpi idrici. Ciò non significa che gli altri aspetti che ci ha segnalato non siano importanti, ma essi non attengono alle nostre competenze.

La ringraziamo e confidiamo che anche il suo ufficio mantenga un monitoraggio severo e continuato su tali attività, perché, come lei ha denunciato, il modo di rapportarsi sia con chi lavora in queste situazioni sia con l'ambiente è improntato a criteri di economicità piuttosto che di tutela. E' quindi opportuno ricondurre chi ha la responsabilità dei cantieri all'osservanza di norme di carattere generale che devono tutelare sia le popolazioni residenti nei territori circostanti sia i lavoratori utilizzati nelle attività di perforazione e di trasporto, non solo gli interessi di chi svolge un lavoro che deriva da un progetto approvato in altre sedi.

 

Comunicazioni del presidente.

PRESIDENTE. Come i commissari sanno, era stata programmata per il 29 e 30 aprile la missione in Sicilia di una delegazione della Commissione. Purtroppo la visita deve essere rinviata ad altra data perché il Parlamento dovrà esprimersi entro la fine del mese sul documento di programmazione economico-finanziaria predisposto dal Governo e ciò comporta il forte e continuativo impegno delle Commissioni di merito di Camera e Senato rispetto alla data del 2 maggio, data in cui i governi europei ratificheranno l'adozione della moneta unica europea.

Per questi motivi non potremo svolgere la nostra missione. L'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, appena possibile fisserà le nuove date per la missione.

Avverto inoltre che la Commissione tornerà a riunirsi domani mercoledì 22 aprile 1998, alle 13, per il seguito dell'esame del documento relativo ad una nuova gestione dei rifiuti, predisposto dal gruppo di lavoro coordinato dal deputato Gerardini.

La seduta termina alle 14,15.

Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti