CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA
SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITA'
ILLECITE AD ESSO CONNESSE
11.
SEDUTA DI GIOVEDI' 2 OTTOBRE 1997
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA
INDICE
Sulla pubblicità dei lavori. *
Audizione del presidente dell'ENEL, dottor Enrico Testa. *
Comunicazioni del presidente. *
La seduta comincia alle 17.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità della seduta sia assicurata anche attraverso gli impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del presidente dell'ENEL, dottor Enrico Testa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'ENEL, dottor Enrico Testa. Avverto che al termine dell'audizione renderò alcune comunicazioni alla Commissione.
Nel ringraziare il presidente dell'ENEL ed i suoi collaboratori per essere intervenuti all'odierna seduta, ricordo loro che se, nel corso dell'audizione, dovessero affrontare argomenti sottoposti ad un regime di riservatezza, la Commissione potrà procedere in seduta segreta.
Suppongo che soltanto un paio di anni fa un'audizione del presidente dell'ENEL avrebbe avuto come tema centrale la gestione dei rifiuti radioattivi e del back end del ciclo del combustibile nucleare con riferimento ai residui derivanti dall'esperienza delle centrali eletronucleari. Anche oggi tale questione è oggetto di attenzione da parte della Commissione, per cui vorremmo ricevere informazioni al riguardo, anche sulla base di domande che ci riserviamo di porre ai nostri interlocutori, ma il tema da affrontare non è soltanto questo: infatti, nella duplice stagione dell'attuazione del decreto legislativo n. 22 del febbraio di quest'anno e della ridefinizione, più volte prospettata in sedi pubbliche, del core business dell'ENEL, nell'ambito della ristrutturazione e liberalizzazione dell'ente, è noto a tutti che l'ENEL si impegnerà anche nel settore dello smaltimento dei rifiuti; tale aspetto, quindi, diventa oggetto di interesse per la Commissione.
Invito pertanto il presidente dell'ENEL a soffermarsi su entrambi i versanti, quello più tradizionale relativo alla gestione del combustibile irraggiato e delle scorie radioattive e l'altro, concernente gli accordi di programma già noti che l'ENEL ha recentemente concluso per quanto riguarda la partita rifiuti. Tutto questo al fine di delineare un quadro generale - non a caso ho fatto riferimento al core business - circa il modo in cui l'ENEL intenda ristrutturare, nei prossimi anni, la sua presenza sul mercato, non soltanto nel settore della produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica, ma anche in altri comparti come, appunto, quello dello smaltimento dei rifiuti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Gli argomenti che intendo trattare sinteticamente, lasciando poi spazio alle domande dei commissari (è infatti difficile prevedere che cosa possa interessare loro), sono tre: i rifiuti radioattivi, gli altri rifiuti prodotti dall'ENEL e l'impegno dello stesso ente nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti.
Per quanto riguarda i rifiuti radioattivi, i dati sono più o meno quelli che l'ENEL ha già avuto modo di comunicare alla precedente Commissione parlamentare d'inchiesta nel corso di un'audizione e nel documento che le è stato trasmesso il 3 gennaio 1996.
In sostanza, a seguito del referendum del 1987 e della successiva risoluzione parlamentare, è stata decisa in Italia, come è noto, la chiusura di tutti gli impianti nucleari. I rifiuti radioattivi attualmente presenti nelle centrali dell'ENEL possono essere suddivisi in rifiuti di bassa e media attività trattati ed immagazzinati provvisoriamente presso le centrali (la loro quantità è pari a 2.973 metri cubi), rifiuti di bassa e media attività da trattare presenti presso le centrali (2.518 metri cubi) e rifiuti radioattivi che deriveranno dallo smantellamento finale degli impianti nucleari (140 mila metri cubi). A tali categorie occorre aggiungere il combustibile irraggiato ancora presente e che non verrà inviato al riprocessamento fuori d'Italia (si tratta di 1.458 elementi, quasi tutti collocati presso la centrale di Caorso), nonché i residui radioattivi ad alta attività prodotti dal riprocessamento del combustibile irraggiato inviato in Inghilterra, che devono essere reimportati in Italia sotto forma di vetri (si tratta di 15 metri cubi, quantità piuttosto modesta).
Possiamo assicurare alla Commissione che tutte queste categorie di rifiuti, su cui vigilano varie autorità tra cui naturalmente l'ANPA, sono collocate, conservate e trattate con il massimo delle precauzioni possibili. In secondo luogo, la Commissione è certamente consapevole del fatto che ulteriori fasi di sviluppo di questa situazione sono legate in gran parte a due fattori: mi riferisco innanzitutto all'individuazione di un sito per lo stoccaggio di questi rifiuti e, in secondo luogo, all'organizzazione della quale il nostro paese si vuole dotare per trattare questi ed altri rifiuti. Devo infatti ricordare che il problema dei rifiuti radioattivi non è limitato all'ENEL, ma assume una dimensione nazionale, in quanto i volumi e i livelli di radioattività che provengono dalle altre attività produttive del paese quali ospedali, centri di ricerca, università ed industria sono di gran lunga superiori - circa tre volte - a quelli prodotti dall'ENEL.
Posso inoltre affermare, senza alcuna presunzione, che molti di questi produttori di rifiuti radioattivi non dispongono certamente delle risorse finanziarie e organizzative di cui dispone l'ENEL per il trattamento e la conservazione degli stessi rifiuti.
Ricordo, peraltro, che dalla relazione conclusiva della precedente Commissione emerge la proposta di istituire, sul modello di quanto già fatto in altri paesi europei, un'agenzia per la gestione dei rifiuti radioattivi, che dovrebbe avere a disposizione uno o più depositi temporanei in cui immagazzinare i rifiuti radioattivi ed il combustibile irraggiato, in attesa del deposito cosiddetto geologico per lo smaltimento finale. Al riguardo, la Commissione aveva previsto anche la necessità di uno strumento legislativo che permettesse l'individuazione del sito per la realizzazione del deposito temporaneo, nonché la disponibilità delle necessarie risorse economiche.
Intendo rassicurare il presidente circa il fatto che questa soluzione riceverebbe il pieno appoggio dell'ENEL, sia sul piano della disponibilità delle risorse finanziarie (sarebbero quelle previste dai bilanci dell'ente per questo tipo di attività), sia anche - se lo si giudica opportuno - dal punto di vista delle risorse organizzative intese come disponibilità di uomini, mezzi o siti che si ritiene possano essere usati a tal fine all'interno dell'organizzazione ENEL. Quindi, non solo condividiamo la suddetta proposta, ma ci sentiamo addirittura di caldeggiarla.
Sempre con riferimento ai rifiuti radioattivi, mi riservo di rispondere ad eventuali domande che mi verranno poste dai commissari.
Per quanto riguarda le altre categorie di rifiuti, posso dare forse qualche notizia positiva, premettendo che il totale dei rifiuti prodotti dall'ENEL ammonta, nel 1996, a 1.107.000 tonnellate, di cui circa 869 mila riutilizzate. In tale ambito, la categoria principale è quella delle ceneri da carbone, che costituiscono l'83 per cento della quantità totale cui ho fatto riferimento. Dopo alcune difficoltà iniziali imputabili a carenze sul piano normativo, è stato possibile provvedere al riutilizzo di quei rifiuti (all'inizio degli anni novanta alcune incertezze nell'ambito delle norme in vigore lo rendevano impossibile).
PRESIDENTE. Sorvoliamo su questo doloroso capitolo.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Comunque, nel 1996 circa il 90 per cento delle ceneri da carbone prodotte è stato riutilizzato come materiale inerte per la produzione di calcestruzzo e cemento, per la pavimentazione stradale, nonché per la realizzazione di manufatti destinati all'industria delle costruzioni.
Un altro capitolo riguarda le ceneri da olio combustibile le quali, considerata l'elevata presenza residua di carbonio incombusto (circa il 70 per cento in peso), sono riutilizzabili ai fini del recupero energetico. Questo tipo di ceneri costituisce circa il 2,8 per cento dei rifiuti prodotti dall'ENEL nel 1996. In Italia la recente normativa del 1995 ne ha consentito il riutilizzo, per cui l'ENEL sta assumendo le necessarie iniziative al fine di utilizzare questo rifiuto nelle proprie centrali a carbone dotate di sistemi di abbattimento dei SOx, dei NOx e così via. Nel 1996 è stato riutilizzato il 4 per cento del quantitativo prodotto, ma siamo abbastanza ottimisti circa la possibilità di aumentare il tasso di utilizzazione di queste ceneri.
Gli oli usati rappresentano circa il 2-3 per mille dei rifiuti complessivamente prodotti dall'ENEL e vengono tutti raccolti ed avviati all'apposito consorzio, con il quale intratteniamo un ottimo rapporto di collaborazione.
PRESIDENTE. Le chiedo, incidentalmente, se l'ENEL faccia parte dell'Assoambiente attraverso Ausitra oppure se si avvalga delle società di Assoambiente per questo servizio. Penso che lei si riferisse prevalentemente al PCB.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Non stavo ancora parlando del PCB, che rientra nella categoria dei rifiuti tossici e nocivi. Mi stavo soffermando sugli oli.
L'ENEL, comunque, non fa parte di associazioni imprenditoriali: se ho compreso bene (l'ingegner Merluzzi potrà confermarlo), intratteniamo un rapporto diretto con il Consorzio oli usati, il quale redistribuisce il lavoro tra le sue aziende.
PRESIDENTE. Conosciamo questi meccanismi perché abbiamo già svolto l'audizione dei rappresentanti di tale consorzio.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Gli altri rifiuti classificati come speciali (a parte le ceneri da carbone e da olio combustibile, anch'esse sottoposte a regime speciale) ammontano ad oltre il 14 per cento del totale dei rifiuti prodotti dall'ENEL e sono costituiti principalmente da rottami, residui da bonifiche, materiali da demolizioni e fanghi, questi ultimi provenienti dal trattamento delle acque negli impianti termoelettrici.
Nell'ambito della produzione geotermoelettrica, vi sono i residui di perforazioni, la cui quantità è abbastanza ridotta grazie all'utilizzo di appropriate tecniche di addensamento per centrifugazione con additivazione di leganti cementizi. In base ad una recente normativa, alcuni di questi residui sono classificabili come inerti e possono trovare impiego, in alternativa allo smaltimento, per la produzione di laterizi e la copertura di rifiuti in discarica.
Per quanto riguarda le attività di trasmissione e distribuzione, la maggior parte dei rifiuti speciali è costituita da rottami e, in misura minore, da imballaggi.
Complessivamente, la quota parte di rifiuti speciali riutilizzata è passata dal 15 per cento del 1992 al 29 per cento del 1996; in alcuni settori tale quota ha raggiunto addirittura il 90 per cento. Il resto dei rifiuti viene smaltito secondo le norme di legge.
Per quanto concerne i rifiuti tossici e nocivi, oggi chiamati pericolosi, nel 1996 rappresentavano lo 0,5 per cento del totale dei rifiuti prodotti dall'ENEL. Sono prevalentemente costituiti da rifiuti solidi (apparecchiature) e liquidi (oli) inquinati dai policlorobifenili (PCB), dai rifiuti amiantati provenienti dalla demolizione delle coibentazioni e dai fanghi provenienti dalla produzione geotermoelettrica.
Nel passato, gli oli contenenti PCB venivano utilizzati come isolanti in alcune apparecchiature ma, come sapete, la normativa che ne proibisce la produzione e il commercio è del 1988 e già dal 1985 l'ENEL ha intrapreso azioni volte ad assicurare l'assenza di PCB nelle apparecchiature acquistate; quindi, tutto ciò che è stato acquistato dopo il 1985, dunque ormai da dodici anni, non contiene più PCB.
Per quanto riguarda la gestione delle apparecchiature tuttora esistenti contenenti oli contaminati da PCB, è stato effettuato il previsto censimento e sono state attivate tutte le misure di prevenzione necessarie.
PRESIDENTE. In termini assoluti, siamo grosso modo sulle mille tonnellate?
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Il totale dei rifiuti tossici e nocivi è di circa 5 mila tonnellate, nell'ambito delle quali non so in questo momento indicarle esattamente quanti siano i PCB.
PRESIDENTE. Basterebbe una stima, non una cifra assoluta.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Abbiamo effettuato il censimento di tutte le apparecchiature contenenti PCB, secondo quanto previsto dalla legge, e sono state prese tutte le precauzioni per quanto riguarda il loro esercizio. Man mano che alcune delle apparecchiature terminano la loro vita utile, oppure per qualsiasi ragione devono essere sostituite, provvediamo allo smaltimento, secondo i termini di legge, del contenuto in PCB ed alla loro decontaminazione, consegnandole alle società competenti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL . Comunque, se il presidente della Commissione vuole avere il dato relativo ai PCB in un anno, possiamo farglielo avere.
Per quanto riguarda l'amianto, l'ENEL l'ha bandito dalle nuove installazioni a partire dal 1988: quindi, l'amianto che oggi ci troviamo a dover gestire dipende soprattutto da operazioni di demolizione o ristrutturazione di edifici e manufatti precedenti. Nel quinquennio 1992-1997, ne sono state prodotte dall'ENEL mediamente circa 1.400 tonnellate all'anno.
Sinora lo smaltimento dei rifiuti amiantati è avvenuto di norma attraverso lo stoccaggio definitivo in discariche autorizzate; di recente, l'ENEL ha cercato di orientarsi verso altre tecnologie, secondo il cosiddetto principio della "migliore tecnologia disponibile", che nel caso specifico consistono nel sottoporre questo materiale ad una trattamento termico di vetrificazione ad alta temperatura. Purtroppo - lo segnalo al presidente - in Italia non è disponibile un impianto di questo genere, per cui il relativo servizio viene svolto in Francia: sono necessari impianti molto piccoli e, come lei sa, l'amianto è un materiale inerte che non presenta particolari pericoli se non nella movimentazione, per cui è veramente un peccato che in Italia non esista un centro per il suo trattamento. Ci piacerebbe fra l'altro realizzarlo direttamente e al riguardo abbiamo qualche proposta: in particolare, ho preso visione del progetto di un piccolo edificio industriale, per una realizzazione che è relativamente semplice.
In questo momento, stiamo lavorando ad una sperimentazione per la messa a punto di un processo innovativo di vetrificazione con additivazione di ceneri di carbone, a temperature maggiori di 1.200 gradi: è una soluzione che eviterebbe per l'appunto di trasportare all'estero i materiali. Per quanto attiene all'esercizio delle centrali geotermoelettriche, vengono prodotti fanghi in cui sono concentrate sostanze chimiche presenti nel fluido geotermico e che hanno di norma caratteristiche di rifiuti pericolosi. Nel 1996 ne sono state prodotte 120 tonnellate. Essi vengono periodicamente rimossi e avviati a discarica autorizzata, previa disidratazione per ridurne il volume. Questo, presidente, è quanto riguarda i rifiuti prodotti dall'ENEL: alcuni giornalisti mi hanno chiesto copia del documento che abbiamo preparato per la Commissione e ho risposto che avrei chiesto la sua autorizzazione.
PRESIDENTE. Se lei ritiene che non vi siano parti da sottoporre a regime riservato, non vi è ragione per non distribuire il documento.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Sono tutti dati contenuti nel rapporto ambientale dell'ENEL, che è pubblico e di cui sono lieto di consegnarle una copia.
L'ultimo capitolo è quello cui lei ha già accennato relativamente all'attività in generale dell'ENEL. In modo molto sintetico, possiamo affermare che l'elettrificazione del paese dopo 35 anni dalla nazionalizzazione è grosso modo compiuta: l'ENEL aveva 300 mila chilometri di linee elettriche nel 1963 ed oggi ne ha 1 milione 100 mila; la potenza installata ha raggiunto i 55 mila megawatt. L'opera fondamentale del servizio elettrico è stata quindi compiuta; naturalmente, vi sono sempre linee da migliorare o sostituire, servizi da curare, centrali da mantenere, impianti da demolire, ma certamente i volumi di investimento dell'ENEL non sono più delle stesse dimensioni degli anni passati. Per dare un ordine di grandezza, l'ENEL ha raggiunto una punta storica con investimenti per più di 12 mila miliardi in lire del 1992, mentre penso che quest'anno chiuderemo il consuntivo con un livello di investimenti fra i 6.500 e i 7 mila miliardi (considerando inoltre i tassi d'inflazione, possiamo valutare in circa 15 mila miliardi di oggi i 12 mila miliardi di investimenti del 1992) .
Questo tipo di andamento ha liberato non solo cash flow e risorse finanziarie dell'azienda ma anche importanti risorse umane, ingegneristiche, operative, nonché disponibilità di siti e di infrastrutture, per cui l'ENEL ha cominciato a guardarsi intorno ponendosi l'obiettivo di diversificare la propria attività, per non scegliere semplicemente la strada del depotenziamento della propria struttura. Nei bench marking che abbiamo effettuato per la comparazione con altri paesi, ci siamo resi conto che, nonostante l'apporto della riduzione del personale che si è verificata in questi anni (vi è stata una punta storica di 118 mila dipendenti nel 1985 mentre chiuderemo l'anno in corso intorno agli 87 mila dipendenti), abbiamo ancora forti margini di recupero di efficienza nella gestione dell'esistente. Diviene quindi quasi obbligatorio per l'azienda, a meno di non voler procedere ad un ridimensionamento molto accentuato, considerare altre linee di attività, o di business, naturalmente rimanendo vicino a ciò che ENEL sa fare, cioè soprattutto l'attività di ingegneria e di gestione degli impianti elettrici.
Come è noto, già in base alla normativa del passato ma in particolare con riferimento al recente decreto Ronchi, la filosofia dello smaltimento dei rifiuti nel nostro paese prevede la cooperazione fra diverse attività, fra le quali naturalmente al primo posto sono la prevenzione nella formazione del rifiuto, la raccolta differenziata, il riciclaggio ed anche la creazione di combustibile da rifiuti, in modo tale - questo è l'obiettivo finale, ma non devo spiegarlo a voi - da minimizzare la consegna in discarica delle parti residue dei rifiuti. Ci siamo messi dunque a studiare e siamo arrivati alla conclusione che vi è nel nostro paese una quindicina di siti di proprietà dell'ENEL che presentano caratteristiche idonee ad ospitare impianti di termoutilizzazione. In questi siti vi sono impianti realizzati ed in funzione, ma con disponibilità territoriali molto superiori alle nostre necessità - è il caso, per esempio, di Caorso, dove la creazione di una fascia di rispetto intorno alla prevista centrale nucleare ha fatto sì che l'ENEL si trovi con una disponibilità territoriale molto grande -, oppure impianti che sono in via di dismissione, o che possono essere dismessi in modo accelerato per lasciare spazio ad impianti di termocombustione.
Una stima grossolana indica che, se questa disponibilità dell'ENEL fosse accolta, potremmo investire nei prossimi dieci anni 3.500 miliardi e portare a termodistruzione circa il 30 per cento dei rifiuti totali prodotti nel nostro paese, percentuale che si raddoppia se consideriamo gliRDF come prodotto finale pari al 50 per cento circa degli RSU.
Naturalmente, partiamo da una consapevolezza precisa: la politica dei rifiuti non è di competenza dell'ENEL, né sarebbe giusto che la nostra azienda cercasse di imporre le sue soluzioni alle comunità locali. Abbiamo quindi segnalato alle comunità locali e agli organi competenti, innanzitutto alle regioni, la disponibilità dell'ENEL ad ospitare il sito ed anche a costruire il progetto finanziario per rendere possibile l'investimento, con l'obiettivo di raggiungere accordi di programma fra l'ENEL, la regione competente, i Ministeri dell'industria e dell'ambiente e quindi poter passare alla procedura autorizzativa, comprese le necessarie valutazioni di impatto ambientale (seppure semplificate, perché si tratta di piccole quantità per piccole potenze installate). Qual è oggi la situazione? Sono in corso discussioni, in diverse parti d'Italia: forse questa parte dovrebbe rimanere riservata ...
PRESIDENTE. Lo decida lei.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. No, in effetti non vi è ragione di particolare riservatezza. Sono in corso discussioni con i comuni di Genova e di Venezia, e con le regioni Toscana, Lazio, Campania, Puglia, in parte Sicilia; esistono in particolare bozze preliminari di accordi di programma con le regioni Lazio, Campania e Puglia che ora sono all'attenzione degli organismi competenti.
PRESIDENTE. Le chiedo, se possibile, di far pervenire alla Commissione il siting di queste ipotesi: immagino che vi sia un quadro generale.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Le posso mandare sia l'elenco dei siti che riteniamo disponibili sia le bozze degli accordi di programma.
Devo tra l'altro segnalare che delle tre regioni con cui stiamo discutendo la possibilità di un accordo di programma (Lazio, Campania e Puglia), due, come sapete, si trovano in una situazione di emergenza, con il conseguente affidamento di poteri commissariali ai presidenti delle giunte regionali (mi riferisco alla Puglia e alla Campania). Sarebbe quindi possibile avere decisioni particolarmente veloci e tempestive, considerati i poteri di cui dispongono i commissari.
PRESIDENTE. La situazione è un po' più ingarbugliata, perché sicuramente in Campania ma credo anche in Puglia il commissario di Governo delegato con ordinanza del Presidente del Consiglio ai rifiuti solidi urbani (il caso che ritengo interessi l'ENEL) è il prefetto.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. In Campania, se non erro, è il presidente della regione.
PRESIDENTE. No, il presidente della regione è commissario di Governo delegato per i rifiuti che non siano solidi urbani. D'altro canto, nel regime previsto dalle ordinanze, gli accordi di programma si potranno stringere anche con i commissari di Governo che sono prefetti, benché in effetti sia una situazione un po' strana quella di accordi di programma stipulati con un prefetto...
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. In realtà, la discussione è in corso con le istituzioni ordinarie; sia in Puglia sia in Campania sta procedendo con soddisfazione da parte nostra, anche se naturalmente questo è un argomento assai spinoso, che solleva una quantità di interrogativi, domande, chiarificazioni, proteste, proposte eccetera.
PRESIDENTE. La nostra Commissione ha svolto una missione in Campania, nel corso della quale abbiamo ascoltato il presidente della giunta regionale sull'ipotesi degli impianti di termodistruzione; vorremmo quindi conoscere anche la versione dell'ENEL. Allo stato, infatti, disponiamo di una versione del presidente della giunta regionale della Campania e una versione riportata del ministro dell'ambiente, per cui sarà forse interessante ascoltare anche la versione dell'ENEL.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Le chiedo scusa se non sono molto preciso, semplicemente perché non sono aggiornato sugli ultimi colloqui, ma spero che la versione ENEL coincida con le altre versioni...
PRESIDENTE. E' difficile, perché le altre due non coincidono.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Allora, posso solo tentare di farla coincidere con una! Abbiamo messo a disposizione due siti in Campania - questo lo posso dare per certo -, quello di Giugliano, nell'hinterland di Napoli...
GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. In che zona di Giugliano?
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. E' una zona in cui abbiamo già un impianto a turbogas; non ho però qui una piantina per indicare esattamente il sito.
PRESIDENTE. L'esatta indicazione può far parte della documentazione che ci farete pervenire.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Certo, è un sito in cui vi è già una centrale, con due o tre gruppi a turbogas.
Abbiamo la stessa situazione a Maddaloni, in provincia di Caserta, dove esiste un impianto a turbogas; avremmo quindi il terreno, il collegamento con le linee elettriche, la viabilità eccetera...
PRESIDENTE. Di che ordine di potenza sarebbero i due impianti?
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Le ipotesi si stanno discutendo. Per il momento, quella di Maddaloni è un'opportunità che però non è stata affrontata, mentre per l'impianto di Giugliano l'ipotesi è di una potenza di circa 60-70 megawatt, quindi per alcuni milioni di tonnellate di rifiuti.
Vi sono due tipologie possibili, a cui ne possiamo aggiungere una terza a latere che riguarda le centrali a carbone; vi è poi una questione di prezzi. Per esempio, per Genova, è stato progettato un impianto che riceve il rifiuto tale e quale dopo la raccolta differenziata, che naturalmente deve avvenire a monte, nelle campane: vi è un impianto di separazione e quindi la produzione di RDF dal rifiuto consegnato in centrale; da un'altra parte di rifiuti vengono invece estratti ferro, lattine residue eccetera. Sostanzialmente, vengono prodotti da una parte RDF e dall'altra una serie di sottoprodotti che vanno nuovamente al riciclaggio o in discarica.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda Genova, naturalmente saprà di una certa opposizione non soltanto di comitati di cittadini ma anche di esponenti politici locali, per cui per noi sarebbe molto utile avere i dati relativi all'ipotesi di incenerimento, visto che nella missione che abbiamo svolto, per esempio, abbiamo sentito parlare di altezze di camini che sembrerebbero improbabili.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Senz'altro. Posso dire, per essermene occupato direttamente, che, rispetto all'impianto oggi esistente, avremmo una riduzione delle immissioni per tutti gli inquinanti computabile in una percentuale compresa tra il 60 e l'80 per cento.
PRESIDENTE. Su questo punto mi riservo di rivolgerle una domanda ad hoc.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. L'impianto di Genova sarebbe costituito da due parti: un'impianto di separazione per la produzione di RDF ed il vero e proprio termocombustore. Stiamo parlando di una potenza di circa 25 megawatt.
In altri casi, invece - penso, ad esempio, a Montalto - non ci sarebbe impianto in testa in quanto le municipalità si impegnerebbero esse stesse a lavorare l'RDF ed a portare a bocca di centrale soltanto l'RDF oggi CDR. Quindi, entrambe le tipologie sono possibili.
PRESIDENTE. Nel momento in cui l'ENEL si propone come produttore di CDR ha una sua credibilità; invece, qualora questa operazione fosse affidata alle municipalità, si potrebbero ovviamente incontrare maggiori difficoltà. In sostanza, mentre per vari aspetti risulta più facile ritenere che l'ENEL sia in grado di mettere a testa di centrale ...
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Non so se la Commissione si sia spinta fino a Chicago. Consiglierei di andare a visitare quell'impianto, perché si tratta del più grande del mondo.
PRESIDENTE. La nostra Commissione rifiuta il turismo politico... Comunque, sia pure per altri aspetti, conosciamo la realtà di quell'impianto.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Il mio intendimento non era certo di stimolarvi a sprecare i soldi del contribuente (Si ride).
PRESIDENTE. Dicevo che, mentre è credibile una capacità impiantistica dell'ENEL, che progetta e realizza a capo del termodistruttore l'impianto di separazione e di pretrattamento che conduce poi al CDR, negli accordi di programma realizzati dall'ENEL non è configurata alcuna responsabilità diretta dell'ente. Il problema di fondo è di capire chi realizza gli impianti e di conoscere i tempi necessari per l'approntamento delle strutture impiantistiche che predispongono il materiale da bruciare. Mi riservo, a tale riguardo, di formulare domande specifiche in ordine alle caratteristiche degli impianti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Le caratteristiche debbono essere quelle previste dal decreto Ronchi.
Presidente, lei ha perfettamente ragione. La mia opinione è che vi siano situazioni e città in cui vi sono operatori in grado di produrre CDR di ottima qualità ed altre situazioni in cui invece - probabilmente ha ragione lei - la mancanza di operatori e di organizzazione sufficiente farebbe ritenere più opportuno che la produzione di CDR fosse curata da un'organizzazione più complessa. Ad esempio, a me risulta che Roma abbia già in costruzione due impianti per la produzione di CDR, fra l'altro impiegando la stessa tecnologia usata a Milano nello stabilimento della Maserati: mi pare che vi siano le capacità per realizzare questo obiettivo in modo sufficiente, mentre invece Napoli e la Campania dovrebbero cominciare tutto daccapo. In quest'ultimo caso, varrebbe la pena di considerare, accanto al nostro, anche l'altro investimento.
La questione dei costi è molto importante. La realizzazione di un termocombustore pone problemi finanziari rilevanti, che costituiscono la variabile di tre fattori. In particolare, vanno considerati il costo di vendita all'ENEL o ad altri dell'energia elettrica prodotta dall'impianto; inoltre, la grandezza dell'impianto, con riferimento alle considerevoli economie di scala; infine, un eventuale costo di conferimento dell'RSU o del CDR dalla municipalità all'impianto e, ancora, l'eventuale presenza di un incentivo.
Mentre le posso assicurare che se il raffronto è fatto con le zone del nord del paese, dove i costi di smaltimento in discarica sono compresi tra le 200 lire fino alle punte che si registrano nella provincia di Bergamo, che, come lei saprà, è arrivata a spendere 650 lire al chilo per inviare i rifiuti alla termocombustione in Svizzera ...
PRESIDENTE. Nemo profeta in patria!
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Esatto. Il problema economico diventa invece più difficile in tutto il centro sud, dove i costi di discarica sono oggi molto, molto più bassi. Noi valutiamo, ad esempio, dalle 150 alle 200 lire il costo-chilogrammo per la selezione e la termocombustione nel loro insieme; questo dato, se paragonato alle 30-40 mila lire del costo di smaltimento in discarica nel Mezzogiorno, può risultare...
Come lei sa, in alcuni casi si è posto rimedio a questa questione attraverso il CIP-6; a parte i problemi di produzione dell'energia elettrica ed il conflitto che in questo momento vede coinvolto l'ENEL, in generale questo strumento presenta un difetto evidente, quello cioè di prevedere lo stesso incentivo per qualsiasi situazione, prescindendo dal criterio del costo evitato e dall'utilità dell'impianto stesso.
Non so se sono stato chiaro.
PRESIDENTE. Si tratta di un tema di grande rilevanza. Il mio personale sospetto è che, in realtà, attraverso il CIP-6 e l'uso del concetto di rifiuto assimilato a fonte rinnovabile, alcune operazioni, quali la gassificazione della morchia residuata dai processi di raffinazione, possano essere collegate ad un doppio ottenimento di finanziamenti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Lo dice lei, presidente ...!
PRESIDENTE. L'autoproduttore che brucia il gas per l'alimentazione di un gruppo elettrico riceve, attraverso il criterio del costo evitato sancito dal CIP-6, il giusto finanziamento previsto dalla legge n. 9. Sta di fatto che, attraverso un certo computo che credo attenga ad un fattore di qualità, nel momento in cui questo tipo di rifiuti trasformati è assimilato a fonte rinnovabile, viene conferita un'altra incentivazione, distinta dalla remunerazione dovuta in base al criterio del costo evitato, che costituisce ovviamente una seconda spesa, sostenuta dallo Stato, che va a sommarsi alla precedente. Se lei avesse un'opinione al riguardo, la Commissione sarebbe interessata a conoscerla.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Credo che su questa questione l'ENEL abbia un suo punto di vista. Trattandosi, tuttavia, di un aspetto molto delicato, se lei lo consente, mi impegno a trasmetterle una nota nel giro di non più di una settimana. Non conosco abbastanza bene la questione per poter esprimere un giudizio compiuto.
PRESIDENTE. Prendiamo atto del suo impegno.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Sicuramente, questo problema esiste. In realtà, io ne stavo affrontando un altro, con riferimento al fatto che, essendo i costi di smaltimento dei rifiuti fortemente differenziati a seconda delle diverse realtà del paese, prevedere un medesimo incentivo per qualsiasi impianto collocato in qualsiasi area finisce per creare squilibri evidenti, nel senso che vi sarebbe chi guadagna molto e chi, invece, molto poco.
Lo stesso discorso vale per gli impianti eolici, quando si conferisce lo stesso incentivo ad impianti legati a situazioni di ventosità molto favorevoli e ad impianti che invece presentano condizioni più sfavorevoli.
Alla luce di questa situazione, ho suggerito al Ministero dell'industria e all'autorità che oggi si occupa delle tariffe e, quindi, anche degli incentivi, di creare le condizioni perché un futuro meccanismo di incentivazione all'energia rinnovabile sia anzitutto limitato alle categorie energetiche veramente rinnovabili, cioè a quelle ricomprese nella categoria A del vecchio provvedimento CIP-6...
PRESIDENTE. Credo che ci stiamo discostando dal tema specifico dell'audizione. Lei stava concludendo un discorso sulla localizzazione di impianti in determinate regioni. Se non sbaglio, stava per descrivere il quadro relativo alla Puglia.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Vorrei anzitutto concludere il richiamo alla questione del CIP-6, limitandomi ad una battuta. A mio avviso, occorrerebbe prevedere un meccanismo competitivo. Su questo punto mi riservo di trasmettere alla Commissione una specifica documentazione.
Per quanto riguarda la Puglia, abbiamo offerto un sito in Bari, nel quale ENEL possiede una vecchia centrale a carbone, ancora attiva, che potremmo dismettere, riorganizzando tutto il sito, con forti benefici ambientali. Anche in questo caso, naturalmente, sono sorti problemi ed opposizioni. In alternativa, per la Puglia potrebbe essere percorsa una strada di carattere generale, che tuttavia abbiamo necessità di sperimentare. Mi riferisco alla possibilità di bruciare RDF o CDR negli impianti a carbone dotati di sistemi di desolforizzazione e di denitrificazione.
L'ENEL sta per avviare un progetto finanziato dalla Comunità europea, al quale partecipano altre aziende, tra cui quella tedesca, per sperimentare questa possibilità nella centrale di Fusina, che sarà la prima ad essere completata con i desolforatori. Allo stato attuale, tuttavia, non siamo in grado di assicurare quale quantità potrà essere bruciata e con quali risultati. Pensiamo che si possa fare ma, come lei sa, i rifiuti contengono talune sostanze ed hanno tassi di umidità non presenti nel carbone. Pertanto, occorre analizzare il risultato non tanto dal punto di vista dell'impatto ambientale esterno, che a nostro modo di vedere potrebbe non essere preoccupante, quanto, soprattutto, con riferimento al ciclo termico della centrale, sotto l'aspetto dei materiali, dei poteri corrosivi e di altri aspetti.
Ci siamo impegnati ad una sperimentazione ed abbiamo offerto la nostra disponibilità alla regione Puglia ad esaminare questa questione anche nel sito di Brindisi sud che, come saprete, sta per essere completato con tutto l'impianto di desolforazione e di denitrificazione. Questa sarebbe una terza possibilità.
Spero di essere stato chiaro e dichiaro la mia disponibilità a rispondere ad eventuali domande che dovessero essermi poste dai commissari.
BRUNO CAZZARO. Ringrazio il presidente Testa per l'esposizione, che considero molto interessante e molto utile. Il progetto relativo all'utilizzazione degli impianti ENEL è, a mio avviso, estremamente interessante, anzitutto perché si tratta di un modo per rispondere ad un'esigenza reale. Si registrano, infatti, situazioni di grave carenza per quanto riguarda lo smaltimento. Con riferimento ad una specifica situazione, che ho la possibilità di seguire direttamente, quella di Marghera, credo che una soluzione quale quella prospettata potrebbe risultare davvero positiva.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Per Marghera c'è anche un'altra ipotesi.
BRUNO CAZZARO. Spero si crei l'occasione per conoscere anche i termini di questa ulteriore prospettiva.
Dicevo che l'ipotesi prospettata è a mio avviso interessante per una serie di ragioni. Anzitutto, perché credo si tratti di un modo intelligente di mettere a frutto le sinergie, le tecnologie e le esperienze professionali; in secondo luogo, il fatto che questi siti siano collocati in aree industriali, quindi di solito lontano dai centri abitati, consente di determinare un impatto con la popolazione sicuramente meno duro.
Nonostante il presidente Testa non vi abbia fatto alcun riferimento, credo che una delle ipotesi di lavoro sia quella di costituire società ad hoc. Ritengo si tratti di un dato interessante perché è un modo per concentrare l'attenzione sul coinvolgimento degli enti locali e, eventualmente, degli imprenditori privati, con l'intento di attivare tutte le risorse positive individuabili.
Se possibile, sarei interessato ad un approfondimento del problema dei costi. E' evidente che la soluzione, oltre che esser sicura dal punto di vista ambientale, deve risultare anche competitiva e vantaggiosa sotto il profilo dei costi.
Mi sembra di capire che la capacità di smaltimento di questi impianti sia molto alta e che, quindi, possano essere serviti bacini molto ampi. Anche questo è un punto di grande interesse. Sta di fatto che, quanto più si amplia il bacino servito, tanto più aumentano le distanze relative al trasporto; di qui, un conseguente incremento dei costi. E' evidente che, nonostante parliamo di costi di incenerimento e smaltimento, vanno anche considerati i problemi della omogeneizzazione del sistema di raccolta e di conferimento nonché quello delle distanze, problemi che sicuramente hanno un peso non irrilevante.
Vorrei sapere se l'ENEL abbia proceduto ad una valutazione di questo tipo e se sia in grado di indicare quanto deve essere ampio un bacino affinché ne derivino convenienti conseguenze sotto il profilo del rapporto costi-benenfici.
Quanto alla sperimentazione nell'impianto di Fusina, non ho compreso a che punto sia e se la stessa abbia già consentito di giungere a determinati risultati.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Confermo che la nostra intenzione sarebbe di generare società ad hoc in grado di affrontare la situazione sito per sito, con la collaborazione di tutti i soggetti che debbono concorrere all'operazione: le municipalizzate, ove esistano, ed eventuali operatori privati. Naturalmente il coinvolgimento dell'imprenditoria non potrebbe non essere considerato anche perché, come sapete, ENEL non è costruttore e quindi il nostro ruolo consisterebbe, da una parte, nell'ingegneria e nel progetto finanziario e, dall'altro...
BRUNO CAZZARO. Mi risulta che queste tecnologie siano proposte anche da altre società industriali.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL.No, assolutamente. Noi non siamo possessori di una sola tecnologia.
BRUNO CAZZARO. Questo l'ho capito ma, ad esempio, la tecnologia di intervento ENI ...
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Anche l'ENI fa il nostro stesso mestiere, cioè lo sviluppatore e poi il gestore; in mezzo ci sono i fornitori di tecnologie, le quattro-cinque compagnie che posseggono impianti, caldaie e vari sistemi per la costruzione degli impianti.
Il problema dei trasporti è senza dubbio importante. Se lei mi chiede una valutazione in merito a quanto possa costare il trasporto, non sono in grado di farla, anche se glielo potrei dire tranquillamente in un secondo momento. In questi casi, naturalmente, facciamo riferimento al concetto di bacino ottimale, cioè ad un bacino che presenti una densità sufficientemente alta, per non diluire eccessivamente i costi di trasporto. Ovviamente, anche in questo caso le situazioni possono essere diverse a seconda del contesto nel quale sono integrate. Per esempio, in una situazione come quella di Roma vi è una grande produzione di rifiuti, cioè circa 4 mila tonnellate al giorno, quindi con un potenziale di mille tonnellate al giorno di CDR, ma è possibile effettuare trasporti da Roma a Montalto per ferrovia, perché la linea esiste. Quindi, nonostante vi sia una certa distanza, i costi sono compatibili con il progetto. Ma quando non si dispone della linea ferroviaria la situazione è diversa, poiché bisogna ridurre al minimo i trasporti su camion.
La sperimentazione a Fusina dovrebbe partire alla fine di quest'anno, nel mese di dicembre. Ma il progetto a cui è più interessata la comunità veneziana (intendo dire il presidente della regione, il presidente della provincia ed il sindaco di Venezia, che stanno agendo di concerto e che pochi giorni fa hanno nominato una commissione tecnica che funge da interfaccia con l'ENEL) è quello della ristrutturazione completa della centrale di Porto Marghera, attualmente alimentata a carbone, con la costruzione di un impianto dedicato specificamente alla termocombustione dei rifiuti. I dati preliminari che abbiamo presentato fanno configurare un beneficio ambientale enorme. Il flusso finanziario movimentato con questa operazione, infatti, ci consentirà di ristrutturare anche impianti che altrimenti sarebbero lasciati morire al termine della loro vita utile.
Sempre nel progetto di Venezia, stiamo esaminando la possibilità di recuperare la prima linea costruita dall'azienda veneziana che ha realizzato un piccolo impianto di termodistruzione non ancora attivo, ma talmente piccolo da presentare diseconomie molto forti, nel senso che risulterebbe in perdita: forse, recuperandolo nel nostro progetto, potrebbe assumere sinergie anche dal punto di vista economico. Gli enti locali, ed in particolare l'azienda municipale di Venezia, hanno già manifestato...
BRUNO CAZZARO. E' interessato un bacino più ampio, tutto il consorzio di comuni.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Esatto. Queste sono decisioni che devono essere prese d'intesa con gli enti locali. Nel caso del Veneto non escludiamo di concludere un accordo con l'ENI per presentare un progetto unico.
PRESIDENTE. Presidente Testa, procederò adesso ad una serie di domande. Partirò dall'ENEL come produttore di rifiuti. Lei ha parlato di rifiuti pericolosi, ed in particolare di PCB. Mentre è chiaro ciò che avviene del PCB e di altri rifiuti pericolosi attraverso il Consorzio obbligatorio degli oli usati, risulta meno chiaro cosa accada dei materiali contaminati dal PCB, come le carcasse dei trasformatori e componenti varie. Cosa succede dei rifiuti contaminati da PCB? Esistono anche rifiuti liquidi che ne contengono una frazione. Che fine fanno?
Lei ha parlato del trattamento e dell'inertizzazione dell'amianto. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 88 del 1994 prevede che l'inertizzazione dell'amianto non possa avvenire se non dopo la rimozione. Si pone allora un problema di tipo normativo, perché esiste un sostanziale impedimento di legge ad utilizzare le tecnologie cui lei faceva prima riferimento. Al di là delle modalità da voi adottate, ciò pone probabilmente un problema di revisione normativa, altrimenti vi sarebbe la contraddizione di procedere all'inertizzazione in contrasto con le previsioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica.
Vi è poi la questione - che abbiamo affrontato anche con i rappresentanti delle ferrovie - dei vecchi pali di legno trattati con sostanze particolari come l'arsenico o i solfati di rame. Che fine fanno?
Passo alla questione delle ceneri, cominciando da quelle da carbone. Prima di essere riutilizzate come materiale inerte (lei ha fatto riferimento ad opere di cemento o stradali), le ceneri come sono inertizzate? Vi sono prove sufficienti per quanto riguarda le diverse tipologie di ceneri? Premetto che la Commissione monocamerale di inchiesta della precedente legislatura ebbe modo di visitare, presso la centrale di Brindisi nord, un laboratorio che studiava il problema a livello sperimentale. Vorremmo capire il passaggio dagli aspetti sperimentali alla scala reale, che riguarda più di un milione di tonnellate.
Lei ha parlato anche di ceneri di olio combustibile riutilizzate. Si pone il problema della presenza di alcuni metalli, anche pesanti. Avete prove sulle emissioni, nelle ceneri di olio combustibile riutilizzate, ad esempio per quanto riguarda il nichel e il selenio?
Domando poi all'ENEL - come facciamo un po' con tutti i gruppi industriali - se, al di là del rispetto formale delle norme, l'ente abbia un suo modo di seguire e controllare dove vanno a finire i rifiuti che produce. Questa Commissione, infatti, ha ampia esperienza sul fatto che le bolle di accompagnamento o le varie certificazioni sono a posto, ma se la serietà del trasportatore o dello smaltitore finale è dubbia il trasporto o il conferimento finale avvengono in modo scorretto. Che tipo di controllo avete sul destino finale dei rifiuti che producete, ed in particolare di quelli pericolosi?
Se non potete rispondere subito a tutte le domande di questa prima serie, potete riservarvi di far pervenire alla Commissione una memoria scritta.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Credo che ad alcune domande possa rispondere l'ingegner Merluzzi. Per le altre, ci riserviamo di inviare una memoria scritta.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Per quanto riguarda l'amianto, in effetti un problema normativo esiste. Difatti, la mancata esistenza in Italia di un sistema di trattamento è legata alla situazione normativa. E' per questo che il materiale è spedito in Francia, dove invece è possibile farlo, in accordo con la situazione comunitaria. Si tratterebbe, perciò, di adeguare la normativa italiana a quella comunitaria.
PRESIDENTE. Quindi, l'"esilio" in Francia non è una scelta produttiva, ma deriva dalle difficoltà normative.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Sì, anche dalla possibilità di effettuare il trattamento in Italia: le due cose sono tra loro legate. Stiamo cercando di risolvere il problema in termini diversi, però occorre un chiarimento anche a livello normativo.
Vi è poi la domanda sulle ceneri da carbone. Su questo tipo di ceneri abbiamo una grandissima documentazione e sperimentazione, perché disponiamo da anni di un apposito centro che studia le ceneri da carbone e tutte le possibili riutilizzazioni delle ceneri. Nella fattispecie, si tratta comunque di un prodotto...
PRESIDENTE. Si riferisce al centro di Brindisi nord?
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Sì, al centro ceneri di Brindisi. Attualmente, i maggiori riutilizzi delle ceneri da carbone avvengono sostanzialmente nel settore edilizio, per la produzione di cemento e calcestruzzi. Si rispettano tutte le norme esistenti, e tutte le prove eseguite in relazione alle possibili ricadute ambientali sono state sempre totalmente soddisfacenti.
Per quanto riguarda le ceneri da olio combustibile, il selenio, il vanadio e il nichel non vanno tra i fumi, ma evidentemente rimangono nelle ceneri dell'impianto in cui avviene la combustione. Quindi, non c'è un problema di emissione di questi prodotti. Le ceneri da olio combustibile sono composte per il 70 per cento da carbonio e per il rimanente 30 per cento da altre sostanze. Il carbonio brucia e produce CO2. L'eventuale presenza di selenio o di vanadio nelle ceneri che vengono bruciate si trasferisce nelle ceneri di residuo dell'impianto in cui avviene la combustione, quindi non sono emesse nell'atmosfera. Spero di essermi spiegato.
PRESIDENTE. Sì, ma lo capisco solo se la combustione degli oli rigenerati avviene senza un camino.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. L'eventuale riutilizzo delle ceneri da olio combustibile avviene in centrali funzionanti a carbone, cioè vengono additivate in altri impianti in cui vi sono processi di abbattimento...
PRESIDENTE. Sono solo una frazione, magari estremamente minoritaria del combustibile. Di qui la domanda: nel momento in cui sono bruciate escono metalli pesanti?
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. L'ENEL possiede precipitatori elettrostatici che abbattono la gran parte delle emissioni, come lei sa.
PRESIDENTE. Sì, tra il 99,6 e il 99,8 per cento.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Sì, comunque sono ad altissima efficienza e abbattono la maggior parte delle emissioni. E' evidente che fuoriesce una microparte, ma la quota è al di sotto di tutti i limiti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Questa questione è stata recentemente ridiscussa con il Ministero dell'ambiente, e forse la discussione non è ancora terminata, perché la nuova classificazione delle ceneri da olio combustibile come rifiuto pericoloso ne impedisce il riuso secondo i criteri vigenti per i rifiuti non pericolosi. Per questo motivo stiamo ridiscutendo con i Ministeri dell'ambiente dell'industria i limiti per le emissioni qualora impieghiamo, nelle centrali a carbone, ceneri da olio combustibile. Addirittura, probabilmente, per i casi in cui scegliamo questa opzione, ci verranno imposti i limiti più restrittivi rispetto a quelli che incontriamo se bruciamo solo carbone. Questo per dire che nelle emissioni da camino dobbiamo rispettare, ovviamente, almeno i limiti già previsti per il carbone e per tutte le sostanze in esso contenute. Le ceneri residue finiscono naturalmente in una discarica speciale.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Il PCB è smaltito secondo i termini di legge in discariche autorizzate. Vi sono degli smaltitori che provvedono a questo, quindi noi...
PRESIDENTE. Ricadiamo così nell'ultima domanda. E cosa avviene dei fluidi?
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Per i fluidi di solito si provvede alla termodistruzione. Abbiamo in atto un'interessante sperimentazione per mettere a punto un processo di decontaminazione degli oli contenenti PCB, al fine di ridurne sensibilmente la presenza in modo da ridurre anche le necessità di smaltimento, di termodistruzione.
PRESIDENTE. La sperimentazione è compiuta in collaborazione con il Consorzio degli oli usati?
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. No, dal nostro reparto ricerche. Questo consentirà un livello ecologicamente molto interessante di trattamento dei fluidi contenenti PCB. Comunque, in sostanza, i materiali solidi, le apparecchiature, sono smaltiti in apposite discariche tramite smaltitori ufficiali e secondo i termini di legge; gli oli, invece, sono inviati alla termodistruzione, salva la possibilità di decontaminazione per ridurre il contenuto di PCB, in questo modo eliminando il problema, perché ci si limita al trattamento del PCB estratto, che è termodistrutto.
PRESIDENTE. Quasi tutte le strutture a rete dispongono di pali trattati, in particolare con arsenico.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Quello dei pali impregnati con sostanze nocive per difenderli dalle intemperie è un problema che abbiamo insieme con l'azienda telefonica.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. So che vengono conferiti in depositi di smaltimento, ma mi riservo di far conoscere i dettagli alla Commissione.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Ci riserviamo di rispondere anche riguardo ai sistemi di controllo di cui disponiamo. Credo che provvediamo regolarmente ad un riesame delle aziende autorizzate dall'ENEL. Mi è capitato di visitare la discarica al servizio della centrale di Civitavecchia, che prende in carico tutti i rifiuti speciali e nocivi della centrale. Vi consiglio di visitarla, perché è molto interessante, trattandosi di un impianto assai efficiente.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. La domanda era se l'ENEL verifichi l'effettiva destinazione finale dei rifiuti.
PRESIDENTE. Sì, e il presidente Testa si è riservato di fare avere alla Commissione un'informativa completa. Penso che sia meglio così, perché l'ente ha dimensioni di attività tali che i quantitativi di rifiuti che produce hanno un ordine di grandezza comparabile con quelli nazionali. E' molto importante sapere come una grande industria controlli il trasporto e il conferimento finale dei vari tipi di rifiuti che produce. Mi riferisco, quindi, ad un controllo sulla serietà delle ditte e sull'efficacia del trasporto e dello smaltimento rispetto alla tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.
DARIO MERLUZZI, Responsabile delle strategie ambientali dell'ENEL. Vorrei soltanto ricordare che su questa materia il decreto Ronchi contiene indicazioni innovative rispetto al passato .
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Entro il 2000, provvederemo a porre in essere le procedure di certificazione ambientale per almeno il 50 per cento della potenza installata. Credo che in questo modo potrà essere aumentata la sicurezza rispetto alla serietà delle procedure seguite, con sistemi di certificazione e non semplicemente con il rispetto formale della norma di legge.
PRESIDENTE. Vorrei ora porre una serie di domande, prendendo spunto dai dati acquisiti in precedenti audizioni.
Nel corso dell'audizione dei rappresentanti dell'ANPA svoltasi l'11 luglio scorso, la stessa ANPA si è pronunziata negativamente in ordine alla proroga della licenza di esercizio del deposito Avogadro, nel quale l'ENEL detiene centinaia di elementi di combustibile irraggiato. Dovrebbe trattarsi - si tratta di un dato sul quale vi chiedo una conferma - di 322 elementi del reattore Garigliano e di 49 del reattore Trino 1.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Grosso modo le cifre sono queste, mi pare.
PRESIDENTE. Nonostante i rappresentanti dell'ANPA non l'abbiano detto espressamente, siamo indotti a ritenere che tale decisione sia stata dettata alla stessa ANPA da motivi di sicurezza. Altri 52 elementi di combustibile irraggiato del reattore Trino sono immagazzinati nella piscina dell'impianto di riprocessamento Eurex dell'ENEA, sempre in Saluggia. E' noto che l'area di Saluggia presenta rischi di inondazione in considerazione del fatto che il fiume Dora Baltea scorre accanto al sito. Inoltre, i due impianti nucleari Avogadro e piscina Eurex non hanno dato risultati soddisfacenti a seguito di una valutazione antisismica.
Tenendo presenti questi aspetti e sapendo che il materiale è di contenuto altamente radioattivo (mi pare che la stima sia di un milione di curie), con problemi connessi anche al trasporto, chiedo anzitutto di sapere dove l'ENEL pensi di trasferire il combustibile allo scadere dell'autorizzazione ministeriale, visto che ancora non esiste una località nella quale costruire un nuovo deposito.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. Le informazioni fornite dall'ANPA relativamente al quantitativo di combustibile presente in Avogadro e Eurex sono ovviamente corrette. Al riguardo, il nostro intendimento, del quale abbiamo già informato l'ANPA, è di spedire il combustibile del Garigliano in Inghilterra per il riprocessamento, usufruendo di un quantitativo residuo, coperto da contratti a suo tempo stipulati con la BNFL inglese, per un totale di 53 tonnellate. Il residuo combustibile, che sostanzialmente sarebbe tutto della centrale di Trino, siamo intenzionati a riportarlo nella centrale di Trino Vercellese per poi conservarlo, utilizzando forme di immagazzinamento a secco, in appositi contenitori metallici, che successivamente potranno essere utilizzati per trasportare lo stesso combustibile nel deposito nazionale provvisorio, ovviamente nel momento in cui l'impianto sarà disponibile.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Vorrei precisare - anche perché su questo punto vi è stata qualche polemica - che sostanzialmente abbiamo rinunciato all'idea di portare tutto al riprocessamento fuori Italia.
PRESIDENTE. Ho il sospetto che abbiate rinunciato perché i paesi riprocessanti non erano disposti a provvedere al confinamento finale.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Questo è uno dei tre motivi. Abbiamo considerato, inoltre, il problema dei costi considerevoli e il non favorevolissimo orientamento dell'opinione pubblica.
Avremmo intenzione di utilizzare una quota residua, che abbiamo già pagato all'interno di un contratto take or pay, ossia 53 tonnellate, che sono però una piccola parte delle mille e 200 tonnellate complessive. C'è anche il problema di non perdere quattrini già spesi. Insomma, loro ci devono fare questo lavoro...
PRESIDENTE. Sto affrontando temi collaterali alla grande questione Caorso, sulla quale sicuramente vi saranno successivi momenti di confronto.
Nella documentazione trasmessa alla Commissione monocamerale della precedente legislatura, l'ENEL afferma di aver stipulato con il consorzio di ingegneria Genesi (se non erro, Ansaldo più FIAT) un contratto di ricerca cofinanziato, per la durata di 20 mesi, allo scopo di definire la fattibilità ed il costo di un deposito temporaneo per l'immagazzinamento a secco del combustibile raggiato e, probabilmente, anche dei rifiuti radioattivi vetrificati. A che punto è questo studio?
Se eventualmente esistesse una documentazione al riguardo, la Commissione vorrebbe acquisirla.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. Il contratto con Genesi era finalizzato alla predisposizione di un progetto di deposito di combustibile riferito ad un sito specifico, che la stessa Genesi (in particolare, FIAT) pensava di poter individuare nell'area di Saluggia. Le perplessità di ordine tecnico da parte ANPA sull'adeguatezza di quel sito ad essere utilizzato per questo scopo, da una parte, e le difficoltà incontrate a livello di amministrazione locale, dall'altra, hanno vanificato l'ipotesi stessa. Ci siamo quindi risolti a rivedere gli accordi con Genesi, la quale pertanto, anziché predisporre questo progetto, sta predisponendo la configurazione di quello che potrebbe essere un impianto tipico. I risultati di tale studio ci verranno consegnati nel giro di alcuni mesi; ovviamente, nel momento in cui li avremo a disposizione, non avremo alcuna difficoltà a farli pervenire alla Commissione. E' evidente tuttavia, al punto in cui siamo, che tale documentazione non è di certo particolarmente interessante, in quanto non rappresenta una soluzione del problema.
PRESIDENTE. Vorrei ora affrontare la complessiva questione della centrale nucleare come grande rifiuto radioattivo. In Italia il nucleare, per l'esperienza limitata che c'è stata (del resto, si tratta di un dato comune ad altri paesi), ha messo in evidenza spiccati caratteri monopolistici per quanto riguarda, ad esempio, sia il trasporto del combustibile sia la messa in sicurezza passiva delle centrali nucleari. Credo che il problema stia giungendo a maturazione anche per l'ENEL, nel senso che si dovrà pensare agli investimenti per tutte queste operazioni.
Partendo dalla considerazione di un regime sostanzialmente monopolistico, la questione delicata è data dalla trasparenza delle gare di appalto per i diversi segmenti dell'operazione da realizzare. In tale prospettiva, come si sta attrezzando l'ENEL?
Pongo questa domanda, anche tenendo conto di un problema che può sorgere. Poiché queste operazioni hanno indubbiamente costi elevati, non è impensabile che in un business di questo genere, proprio perché c'è una situazione di partenza monopolistica che favorisce poco la trasparenza, possano insinuarsi ed infiltrarsi interessi legati ad attività criminali più o meno organizzate. Si tratta di una problematica abbastanza ampia sulla quale non pretendo una risposta esaustiva; si tratta comunque di capire almeno quali siano gli orientamenti dell'ENEL.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. La strategia dell'ENEL per quanto riguarda il decommissioning degli impianti nucleari prevede in una prima fase la messa in custodia protettiva degli impianti, che è cosa diversa dallo smantellamento definitivo. Significa infatti confinare la radioattività presente nell'impianto in zone sigillate e che possono essere mantenute nella stessa condizione per alcuni decenni. Il problema che lei prefigura, presidente, si potrebbe eventualmente determinare in questa seconda fase. Il problema reale che oggi abbiamo - lei ha citato il caso di Caorso, che è emblematico - è quello della sistemazione, quindi dell'allontanamento del combustibile radioattivo.
PRESIDENTE. Se non sbaglio, 273 tonnellate.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. A Caorso, sì. Una volta eseguita questa operazione, come nel caso delle centrali di Latina e Garigliano, che sono state liberate dal combustibile radioattivo, le attività di messa in custodia protettiva passiva possono essere affidate ad imprese che lavorano nel campo convenzionale, tenuto conto del fatto che gli aspetti radiologici di protezione sanitaria, cioè legata alla presenza di radioattività nell'impianto, sono gestiti e curati dall'ENEL. Una volta stabilite le regole di lavorazione in ambienti in cui è presente la radioattività - e l'ENEL è responsabile sia della predisposizione delle procedure da seguire sia della loro osservanza - svolgiamo gare cui invitiamo ditte che lavorano in campo convenzionale.
Certamente, la stessa situazione non si verificherebbe nel momento in cui dovessimo intervenire proprio sulle parti radioattive. Ma questo non riguarda la fase dei lavori che prevediamo di fare e che stiamo già facendo nelle centrali di Latina e Garigliano, e che ci auguriamo di poter fare, nel momento in cui sarà risolto il problema del combustibile, anche a Trino e a Caorso, diciamo nei prossimi dieci anni.
PRESIDENTE. Quindi lei afferma che il problema del decommissioning riguarderà legislazioni future e che noi per il momento ci accontentiamo di seguire le procedure e le regole per la messa in custodia passiva.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. Sì, è quello che fanno un po' in tutto il mondo.
PRESIDENTE. Sì, certo. Rispetto ad una fase del genere il problema delle gare d'appalto si risolve con ditte che svolgono normalmente la loro attività. Devo supporre che il tema delle regole necessarie per non esporre gli operatori delle ditte a contaminazioni radioattive sarà oggetto di vigilanza dell'ANPA.
RAFFAELLO DE FELICE, Direttore della gestione impianti nucleari dell'ENEL. Fa parte delle competenze specifiche dell'ANPA, che approva i progetti che noi sottoponiamo.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Inviterei la Commissione a visitare la centrale di Caorso, perché credo vi siano poche possibilità al mondo di visitare una centrale nucleare con il combustibile ancora nel nocciolo e perfettamente conservata come se dovesse funzionare.
PRESIDENTE. Vedremo se una delegazione della Commissione avrà intenzione di esporsi ad una dose di sievert o di millisievert...
Vorrei ora tornare all'impegno dell'ENEL nel settore della termodistruzione del CDR. Prima il presidente Testa accennava a rapporti con i Ministeri dell'industria e dell'ambiente per definire i limiti di emissione per quanto riguarda la combustione di carboni eventualmente additivati con ceneri da olio combustibile. Credo che un problema analogo esista - se non ricordo male un allegato tecnico in bozza al decreto Ronchi - per quanto riguarda le emissioni connesse al termodistruttore che utilizza CDR. Vorrei saperne qualcosa di più perché il ragionamento secondo cui, dal punto di vista ambientale, l'inserimento di un termodistruttore in una situazione di produzione energetica preesistente può risolversi in un guadagno ambientale dal punto di vista delle emissioni in atmosfera è valido solo se si rispettano limiti molto rigorosi. Il CDR, come si è accennato prima, non ha la qualità termica di altri combustibili e quindi, dal punto di vista della combustione, pone vari problemi che si riverberano sulle emissioni. Credo che, dal punto di vista di un ente che ha un'attività industriale come l'ENEL, la tendenza sia quella di avere limiti meno rigorosi. Prendiamo ad esempio il caso di Montalto: sarà rispettata la bozza - che credo sia abbastanza nota - che fissa limiti di concentrazione per diversi tipi di inquinanti e che ha generato alcune proteste di alcuni settori industriali? Ci si atterrà a quei valori o si tende a valori meno rigorosi? Qual è il punto di vista dell'ENEL?
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Il punto di vista dell'ENEL è il pieno rispetto della normativa tecnica del Ministero dell'ambiente, per quanto riguarda sia la composizione del CDR sia le emissioni. Non abbiamo in corso alcuna azione "lobbistica" per chiedere di elevare i limiti.
PRESIDENTE. Mai chiedere all'oste se il vino è buono. In effetti, sono stato ingenuo.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Ma io le potrei dire: guardi, presidente, con quei limiti non si può fare un impianto in grado di rispettarli. Invece, siamo sicuri che i limiti di cui alla bozza dell'allegato tecnico possono essere rispettati. E' chiaro che si possono fare vari commenti. Ho visitato un impianto vicino Chicago, e quando abbiamo chiesto quale fosse il livello delle diossine ci hanno risposto che non lo sapevano, perché la legislazione statunitense non chiede di misurarlo.
PRESIDENTE. Male.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Sono d'accordo con lei.
PRESIDENTE. Prendendo l'accordo su Montalto come esemplare (ma andrebbe bene anche per Genova, la Campania o la Puglia), se l'atteggiamento dell'ENEL è questo, potrebbe sembrare che gli aspetti più rilevanti dal punto di vista dell'impatto ambientale e territoriale siano da un lato il trasporto dei rifiuti (perché con impianti da un milione di tonnellate all'anno il carico da trasportare è notevole) e dall'altro chi sia a certificare che il CDR sia preparato secondo le specifiche fornite dal Ministero dell'ambiente.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. I problemi per Montalto sono di tre tipi. Il primo è che deve esservi una collaborazione interprovinciale molto forte, perché Montalto non è in provincia di Roma, ma di Viterbo. Vi è un certo squilibrio territoriale che determina qualche tensione tra le due province. In secondo luogo, per quanto riguarda i trasporti, l'operatore addetto sarebbe in grado da subito di conferire il CDR per ferrovia. Attualmente il collegamento tra la ferrovia e la centrale non esiste, ma si potrebbero utilizzare i vagoni bimodali, trattandosi di compiere l'ultimo chilometro dalla linea alla centrale con una motrice, via strada.
PRESIDENTE. Quindi, i vagoni bimodali interverrebbero all'interno dell'impianto. La ferrovia arriverebbe fin dentro l'impianto?
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Attualmente bisognerebbe realizzare un collegamento tra la stazione di Montalto e la centrale (che ancora esiste). Anche se partissimo oggi, però, ci vorrebbero almeno tre o quattro anni per realizzare l'impianto; quindi, vi sarebbe il tempo necessario per dar corso a questo tipo di opere. Nella peggiore delle ipotesi, si tratterebbe di realizzare la linea dal punto in cui attualmente insiste la ferrovia fino alla centrale. Se non ricordo male, si tratta di un percorso di un chilometro e mezzo. Ovviamente, tutti i lavori dovrebbero essere effettuati durante le ore notturne o in base ad orari idonei a non creare inconvenienti al traffico...
PRESIDENTE. Questo risolverebbe il problema per la parte nord della provincia di Roma, incluso Civitavecchia, e, forse, per la parte Viterbo e quella di Rieti.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Se non sbaglio (i passaggi continui ad ordini di grandezza diversi mi disorientano), con riferimento a Viterbo parliamo di 100 mila tonnellate di RSU, cioè di 50 mila tonnellate di CDR, e di 135 tonnellate giornaliere di CDR, ossia l'equivalente di alcuni camion al giorno, un numero inferiore a quello delle dita di una mano, che dovrebbero recarsi presso l'impianto.
In sostanza, non si tratta di un problema grave dal punto di vista ambientale, trattandosi di pochi camion al giorno che dovrebbero conferire. Inoltre la provincia di Viterbo è territorialmente sparsa e poco concentrata, per cui anche un'eventuale ferrovia collegata all'impianto di Montalto dovrebbe fare il "giro delle sette chiese" per riuscire a concentrare una massa sufficiente.
PRESIDENTE. Osservavo in precedenza che una questione centrale è quella relativa a chi prepari il CDRed a chi effettui il controllo teso ad accertare che il CDR stesso presenti i requisiti previsti dalle norme tecniche.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. I parametri cui ci si riferisce sono tre. Innanzitutto, le prescrizione di legge. In secondo luogo, i controlli che le autorità sanitarie possono esercitare in qualsiasi momento sul materiale conferito. Vi è poi un terzo punto - che assumo come impegno nei suoi confronti, presidente - legato alla certificazione ambientale di tutte le operazioni che si svolgono nel sito, ivi compreso il controllo di qualità del combustibile. E' nostro interesse controllare che il combustibile abbia determinate caratteristiche. Nelle specifiche contrattuali tra noi e chi ci fornirà il CDR sarà quindi previsto il rispetto delle caratteristiche previste, altrimenti l'impianto non riuscirebbe ad esser regolato a fronte delle diversità che potrebbero presentarsi nella composizione del CDR. In questo caso possiamo parlare di una sorta di contrasto di interessi positivo, che costringe l'ENEL ad effettuare le verifiche.
PRESIDENTE. Se partissimo oggi, sarebbero necessari tre o quattro anni....
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Sì, almeno tre o quattro anni.
Il problema, comunque, ci è ben noto. Quando, ad esempio, si compra carbone con l'1 per cento di zolfo o gasolio 0,25, 0,23 o 0,27, una delle nostre attività è di controllare che il fornitore ci abbia dato il combustibile giusto, perché vi sono variazioni di prezzo enormi.
PRESIDENTE. La natura merceologica del CDR, però, è un po' diversa rispetto a quella che siete abituati a controllare.
ENRICO TESTA, Presidente dell'ENEL. Abbiamo comunque una abitudine al controllo del combustibile.
Ribadisco l'impegno a trasmettere alla Commissione la documentazione richiesta.
PRESIDENTE. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Comunico che martedì prossimo, 7 ottobre 1997, alle 10, è prevista l'audizione di alcuni collaboratori di giustizia, che ovviamente non avverrà in sede. Dovremo rientrare in tempo per il dibattito che avrà inizio nell'aula di Montecitorio alle 15,15. La prassi in questo tipo di audizioni è che le domande siano rivolte esclusivamente dal presidente (che quindi rivolge anche i quesiti degli altri commissari). Giovedì 9 ottobre, alle 17, si svolgerà l'audizione dei rappresentanti dell'UPI, della Lega delle autonomie e dell'UNCEM.
Avverto altresì che il sopralluogo in alcune località del Lazio sarà effettuato nella settimana dal 20 al 24 ottobre prossimi. Invito i commissari a rendere nota la loro disponibilità ed eventuali suggerimenti sui siti da visitare.
Per quanto riguarda la costituzione dei gruppi di lavoro interni alla Commissione, essi saranno i seguenti: gruppo di lavoro sull'impatto del decreto legislativo n. 22 del 1997 sulle amministrazioni locali e regionali e sul sistema delle imprese, coordinato dall'onorevole Gerardini; gruppo di lavoro sull'introduzione nei nostri codici del delitto ambientale, analogamente alle legislazioni vigenti in altri paesi, coordinato dal senatore Lubrano Di Ricco; gruppo di lavoro sui rifiuti radioattivi, coordinato da me; gruppo di lavoro sui traffici illeciti di rifiuti, nazionali ed internazionali, coordinato sempre da me; gruppo di lavoro sulla valutazione dei problemi che le amministrazioni locali e regionali incontrano nella gestione del problema rifiuti, in ordine alle leggi regionali e ai piani regionali di smaltimento, coordinato dal senatore Specchia. Infine, vi sarà un gruppo di lavoro sulle tecnologie, ancora da definire in sede di ufficio di presidenza, che il senatore Polidoro si è dichiarato disponibile a coordinare.
La seduta termina alle 19,15.