Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti

Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti

MISSIONE IN LIGURIA

16 LUGLIO 1997 - LA SPEZIA

L'incontro comincia alle 10.10.

 

Incontro con il dottor Alberto Cardino, sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia, e con ufficiali del Corpo forestale dello Stato di La Spezia.

PRESIDENTE. Questo incontro della Commissione sarebbe dovuto avvenire con il dottor Franz, che però non può essere presente per motivi di salute.

Ascoltiamo quindi il dottor Cardino, che ha seguito l'indagine sulla discarica di Pitelli. Lo preghiamo di fare un'esauriente relazione su questa vicenda, anche in rapporto alle connessioni evidenziate da una serie di atti illeciti nella gestione dei rifiuti. Se, fra le cose che ci dirà, vi saranno elementi ancora coperti da segreto istruttorio o che il dottor Cardino riterrà comunque di voler sottoporre a regime di riservatezza, potrà senz'altro chiedere alla Commissione di procedere in seduta segreta.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Non credo che vi siano problemi da questo punto di vista, presidente. Come sapete, l'indagine non è nata presso la procura di La Spezia, ma presso quella di Asti, seguendo un'attività di carattere truffaldino relativamente alla documentazione di accompagnamento di materiali di rifiuto che veniva fatta apparire come proveniente da un certo luogo mentre in realtà proveniva da altri. L'attività posta in essere dalla procura di Asti, soprattutto con intercettazioni telefoniche, ha consentito di mettere in particolare evidenza il ruolo delle società che gestiscono la discarica di Pitelli, e in particolare della persona che di queste società è il dominus, cioè, come sapete, il signor Orazio Duvia. Sono seguiti, sempre ad Asti, ordini di custodia cautelare nei confronti di, mi pare, 13 persone, con delle perquisizioni. Poi l'inchiesta è passata alla procura di La Spezia, per la parte che più da vicino riguarda questa provincia, ipotizzando come ipotesi di reato di base il disastro ambientale nella discarica di Pitelli. Il dottor Milazzo e il dottor Castiglia, del Corpo forestale dello Stato, potranno illustrarvi meglio di me i dettagli tecnici.

Aggiungo che, a parte la questione strettamente ambientale, ciò che è emerso in maniera abbastanza preoccupante è il fatto che il gestore della discarica, quindi sostanzialmente il signor Duvia, al fine di agevolare le sue attività - lecite o illecite che fossero - era solito ricorrere a sistemi corruttivi nei confronti di appartenenti alle varie pubbliche amministrazioni preposte al controllo del traffico e dello smaltimento di rifiuti. Purtroppo, queste sono le ipotesi di reato che hanno trovato maggiore concretezza, perché il rinvenimento nel corso di una perquisizione nei confronti del Duvia di una contabilità nera estremamente precisa e dettagliata e le dichiarazioni da lui fornite in sede di interrogatorio hanno consentito di accertare una serie notevolissima di episodi corruttivi, che risalgono nel tempo anche a parecchi anni fa. In sostanza, da quando è cominciata l'attività della discarica fino a tempi recenti vi è stata un'attività "promozionale" del Duvia nei confronti di vari organi pubblici, che avrebbero dovuto controllare la sua attività. Mi rendo conto che questo non riguarda strettamente il profilo ambientale, ma comunque concerne gli illeciti connessi al problema del traffico e dello smaltimento dei rifiuti.

Sotto il profilo che a noi interessa di più, cioè quello della concretezza probatoria degli elementi processuali, direi che questo è il filone che ha trovato maggiori riscontri negli atti di indagine, anche recenti, per esempio nei confronti di appartenenti al Ministero della difesa, sia civili sia militari, preposti a stipulare contratti concernenti lo smaltimento dei rifiuti nell'ambito della marina militare. Si tratta di persone che erano in stretto contatto con Duvia e che da lui hanno avuto dazioni di denaro o altre utilità. Stiamo parlando della Sistemi ambientali, perché la marina ha bisogno di appoggiarsi a ditte esterne per lo smaltimento dei rifiuti prodotti, per esempio, nell'ambito del suo arsenale.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. La maggior parte dei rifiuti provenienti dall'arsenale militare di La Spezia, come dal contratto stipulato nel 1985 e poi rinnovato annualmente, veniva raccolta, trasportata e smaltita per la maggior parte nell'impianto di Pitelli, che fin dall'origine, cioè dal 1979 (anno della prima concessione edilizia per la realizzazione dell'impianto), è nato come una discarica di materiali inerti, ma poi è divenuto discarica 2B, quindi per rifiuti speciali. Pertanto, ha potuto ospitare tutti i rifiuti speciali provenienti dall'arsenale, mentre i rifiuti solidi urbani erano convogliati in altri impianti di smaltimento (con accordi commerciali eccetera).

ROBERTO LASAGNA. Vorrei avere maggiori dettagli sulle date.

PRESIDENTE. La discarica risale alla fine degli anni settanta, ma gli interventi della magistratura di Asti e di La Spezia sono molto più recenti.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. L'intervento palese della magistratura di Asti risale al novembre 1996.

Credo che le indagini fossero iniziate cinque o sei mesi prima, quindi nella primavera dello scorso anno.

PRESIDENTE. La procura di La Spezia da quando se ne occupa?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Dal dicembre 1996.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. L'iscrizione nel fascicolo 1213 è del 4 dicembre 1996. Mi riferisco all'apertura del fascicolo riguardante il Duvia di cui stiamo discutendo, che proviene dal fascicolo 235 della procura di Asti. Ma sulla discarica di Pitelli e sull'attività di smaltimento vi erano già fascicoli aperti dal 1994. Erano in corso indagini del Corpo forestale dello Stato. Voglio dire che non è nato tutto d'improvviso il 4 dicembre 1996: esistono precedenti (alcuni connessi al filone 1213) avviati negli anni antecedenti, quando già erano in corso indagini.

PRESIDENTE. Il Corpo forestale agiva come polizia giudiziaria su impulso di qualche magistrato o svolgeva tali indagini nell'ambito dei suoi compiti di controllo?

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Diciamo entrambe le cose: sia attività di controllo, di vigilanza e di indagine a scopo preventivo sia su iniziativa, e successivamente con informativa di reato, dei pubblici ministeri della procura di La Spezia titolari dei fascicoli aperti.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Diciamo che il "salto" nelle indagini si è avuto con l'operazione compiuta ad Asti e soprattutto con la perquisizione operata nei confronti del Duvia, con il ritrovamento della contabilità in nero di cui ho parlato e da cui sono emersi i rapporti illeciti che costui teneva con vari pubblici ufficiali. Cito, nell'ambito della vicenda della discarica, un accertamento molto specifico che è in corso riguardo alla morte di un dipendente della Contenitori e Trasporti SpA, società del Duvia. Il dipendente Stretti morì nel 1984 improvvisamente, parve allora per intossicazione, che però probabilmente fu sottovalutata. Recentemente vi è stata la riesumazione del cadavere e l'esame dei reperti è in corso per vedere se la morte possa essere in qualche modo collegata, visto che questa persona era autista della Contenitori Trasporti, a eventuali violazioni di misure di sicurezza o a trasporti di materiale che non si sarebbe dovuto trasportare. E' vero che siamo ai limiti, o anche oltre, la prescrizione di questo reato, che sarebbe un omicidio colposo, ma riteniamo che l'accertamento rivesta comunque notevole interesse per la ricostruzione delle vicende relative alla discarica di Pitelli.

Sotto l'aspetto strettamente ambientale, è in corso presso la discarica una perizia tecnica concernente le vasche ove sono stati depositati, dalla fine degli anni settanta in poi, i vari rifiuti. Vi renderete conto che si tratta di una perizia abbastanza complicata perché richiede carotaggi in profondità con l'estrazione di materiale sepolto e stratificato da dieci o quindici anni, con le successive analisi di quanto è stato depositato. Non abbiamo ancora i risultati, perlomeno non in via definitiva; vi è qualche anticipazione, su cui può forse essere più preciso il dottor Milazzo.

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. E' stata compiuta tutta una serie di rilievi preliminari da parte del perito incaricato dal PM prima che avvenisse l'incidente probatorio. Per cui, abbiamo già tutta una serie di analisi delle sostanze trovate. Ho qui un elenco di queste sostanze, che però devono essere ancora valutate per gli effetti di danno ambientale. Voglio dire che sappiamo che vi sono determinate sostanze ma non sappiamo se abbiano determinato un danno ambientale vero e proprio dal punto di vista giuridico. Le sostanze sono molte: diossine, silani, xilene, toluene, benzene, idrocarburi e altre (posso fornire l'elenco dettagliato alla Commissione, che tra l'altro è stato ampiamente divulgato dalla stampa).

L'aspetto più importante della vicenda è che, nell'ambito del corpo strettamente autorizzato della discarica, pur avendone rilevate alcune, non si notano grosse quantità di queste sostanze. In realtà, le quantità di sostanze che riteniamo possano aver determinato il danno ambientale - ancora da dimostrare - e che provocano rischi di danno per il futuro - questo sicuramente, per esempio per particolari eventi atmosferici o smottamenti - sono state trovate al di fuori dell'area strettamente autorizzata della discarica. Si tratta di un'area in cui questo tipo di rifiuti non avrebbe dovuto assolutamente trovarsi, essendo destinata ad un piazzale. Ma i rifiuti sono occultati al di sotto di questo piazzale. Una parte di queste sostanze è stata trovata in aree marginali della discarica, destinate a servizi: in particolare, i rifiuti erano occultati da solette di cemento armato, sopra le quali erano stati predisposti baraccamenti per gli operai, mense ed altri servizi collegati alla discarica.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. E' chiaro che solo le risultanze definitive della perizia ci potranno dare certezze su questo punto. E' un'opera ancora in corso.

Vi sono anche altri filoni di indagine, che attualmente hanno interesse puramente investigativo, nel senso che non hanno consentito di raggiungere risultati non dico definitivi, ma dotati di un valore probatorio concreto. Mi riferisco a eventuali contatti della società Contenitori e Trasporti con paesi esteri da o verso i quali smaltire rifiuti e che riguardano la ricostruzione dell'itinerario di smaltimento dei fusti di Seveso. Si tratta di attività da una parte ancora coperte dal segreto istruttorio - lo dico per la cautela che il presidente ha dianzi ricordato - e dall'altra di carattere ancora puramente investigativo: quindi non è che io possa affermare che vi sono certezze sul piano istruttorio. Direi che la parte dell'indagine attualmente più concreta è quella che riguarda l'irregolarità nella gestione della discarica e soprattutto i rapporti delittuosi di Orazio Duvia con membri della pubblica amministrazione connessi alla sua attività di smaltimento dei rifiuti.

PRESIDENTE. Dottor Cardino, lei ha giustamente ricordato che la parte più concreta dell'inchiesta dal punto di vista probatorio riguarda il comportamento delittuoso del titolare della società Contenitori e Trasporti.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Sì, della Contenitori e Trasporti e della Sistemi ambientali.

PRESIDENTE. Questo è l'aspetto più consolidato. Aggiungo, però, che anche a livello della pubblica opinione la discarica di Pitelli è considerata il centro di varie attività delittuose. Lei stesso ha accennato a un'ipotesi che si fa da vari anni e che io ho sentito avanzare da un consigliere regionale della Lombardia, Carlo Monguzzi: almeno una parte dei fusti di Seveso sarebbero stati avviati alla discarica di Pitelli. Ma ci sono anche altre ipotesi o voci su trasferimenti da paese a paese, che configurerebbero una dimensione internazionale della vicenda, con eventuali connessioni (sottolineo che qui si tratta soltanto di voci) con il traffico d'armi, attesa la peculiarità della persona che dirige questi traffici. Infine, è stata anche avanzata l'ipotesi che alcuni rifiuti provenienti dalla nave Haven, affondata di fronte al porto di Genova, fossero pervenuti alla discarica di Pitelli. Mi rendo conto che, dal punto di vista dell'indagine, le voci sono una cosa e i primi risultati un'altra, ma può dirci qualcosa a tale proposito?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Fare delle affermazioni su questi punti (i fusti di Seveso, i rifiuti della nave Haven, il traffico d'armi) al momento sarebbe un po' allarmistico. Tengo molto alla concretezza.

PRESIDENTE. Sì, ma qui non siamo nella redazione di un giornale ma in una Commissione parlamentare d'inchiesta.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Certo, ma vorrei evitare di dire che abbiamo prove o che riusciremo a trovarle, perché tengo molto al carattere realistico di queste riunioni e di ciò che in esse si afferma. Credo, perciò, al momento, di non poter dare corpo a queste voci: siamo sul piano dell'ipotesi investigativa. Di qui a dire che anche soltanto probabilmente è così, e che si tratta solo di provarlo, il passo è lungo ed io non mi sento di affermarlo.

PRESIDENTE. Può elencare le ipotesi investigative attualmente al vaglio della procura di La Spezia sui traffici di Pitelli?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Effettivamente, la destinazione dei fusti di Seveso è all'attenzione degli organi investigativi. Questo significa che vi è un'ipotesi investigativa da vagliare, non andiamo oltre; non è che io non lo voglia dire per motivi di segreto, bensì perché non sarebbe corretto dare per acquisito ciò che è tutto da acquisire. E' un'ipotesi.

Un'altra ipotesi concerne attività di traffico di rifiuti da o verso paesi esteri. Su questa ipotesi vi è già un'attività di collaborazione investigativa con la Repubblica federale tedesca. Vi sono stati dei contatti a livello di autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. Ci può spiegare perché con la Repubblica federale tedesca?

ALBERTO CARDINO, Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Di questo è più al corrente il mio collega. Dottor Castiglia, lei è al corrente di cosa è stato accertato nella Repubblica federale tedesca?

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Vi è stato un contatto con la BKA, cioè la polizia criminale tedesca, e in particolare con un funzionario che si occupa degli aspetti legati alla corruzione, e con funzionari dell'Interpol per gli aspetti legati al traffico dei rifiuti, in particolare radioattivi. E' stato un contatto che potrei definire preliminare, cioè per verificare eventuali collegamenti tra notizie che abbiamo assunto qui, e comunque emerse durante il vaglio dei documenti, che portavano verso la Germania, e soggetti che avevano effettuato traffici con la Germania, in particolare quella dell'Est. Ci hanno spiegato i funzionari dell'Interpol che il fatto che si tratti della Germania dell'Est determina particolari problemi, poiché i reati consumati prima dell'unificazione in questo settore sono difficilmente perseguibili per una serie di motivi, legati alla ricostruzione delle circostanze e al reperimento dei documenti. Pertanto loro lavorano molto sui reati consumati dopo l'unificazione della Germania. Ecco perché ho parlato di contatto preliminare.

E' stato inoltre sentita una persona informata sui fatti, in particolare un giornalista tedesco che è stato ascoltato in merito ad alcune trasmissioni della rete ZDF, cioè il corrispondente tedesco della nostra RAI, in cui erano state fatte affermazioni - da parte di questo giornalista - ed erano state trasmesse immagini circa collegamenti con il filone d'indagine che noi stiamo seguendo. Abbiamo perciò ritenuto opportuno avere un contatto con questa persona per avere eventuali conferme e per poter assumere informazioni più dettagliate.

PRESIDENTE. Pertanto, il rapporto con la Germania riguarda un'ipotesi investigativa su un traffico internazionale di rifiuti che può aver visto come momento terminale dello smaltimento l'allora Germania dell'Est.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Direi che arrivare a dire questo è già un po' troppo...

PRESIDENTE. Come ipotesi investigativa.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Diciamo che dall'analisi dei documenti sequestrati ad alcuni soggetti perseguiti nella fase di ottobre-novembre dell'indagine erano emersi elementi che ci portavano verso la Germania dell'Est. Però erano aspetti che definirei larvali, che dovevano essere sviluppati. Quindi abbiamo avuto questo contatto con le autorità tedesche per verificare se avessero informazioni maggiori e se fosse possibile sviluppare la cosa. Ma è prematuro partire da qui per andare a dire che c'è stato un traffico.

PRESIDENTE. Vi sono altre ipotesi investigative?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Altre ipotesi investigative riguardano essenzialmente gli arricchimenti del Duvia e l'eventuale riciclaggio od occultamento di questi soldi anche in altri paesi. Ma diciamo che questo è l'aspetto a valle dell'indagine.

Sottolineo ancora che, forse per deformazione professionale, teniamo molto alla concretezza dei fatti che si accertano. Può anche essere troppo facile o troppo comodo fare dell'allarmismo generalizzato. Ribadisco perciò che l'oggetto dell'indagine che ha un fondamento probatorio sicuro è quello che ho delineato all'inizio.

Anche la questione del traffico di armi cui lei ha accennato mi sembra che al momento sia a livello di pura ipotesi. Non mi sento di affermare che abbiano in mano qualcosa di concreto.

PRESIDENTE. E' giusto che lei faccia riferimento alla concretezza. Ma vorrei soltanto sapere se quella del traffico d'armi è un'ipotesi investigativa al vaglio, fra le tante, della procura, o se invece è soltanto una voce che non vale neanche la pena di prendere in considerazione.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Al momento credo che siamo veramente a livello di ipotesi. Affermare che vi è un'indagine della procura che concerne il traffico di armi contro il traffico di rifiuti mi sembra sinceramente eccessivo; anche perché le indagini devono avere una certa concretezza e non si inseguono i fantasmi.

ROBERTO LASAGNA. La storia delle discariche di La Spezia per quanto mi riguarda nasce con un programma televisivo, addirittura nel 1995. Pertanto vorrei sapere se vi è stato un meccanismo che ha offuscato questi fatti dal 1995 fino al 4 dicembre 1996. Dalle notizie che ascoltai nel TG3 a novembre del 1995 emerse la gravità della situazione della discarica di Pitelli.

Vorrei anche sapere se si hanno notizie, anche soltanto a livello di opinioni, su eventuali discariche abusive nascoste sui greti del Magra. Le voci locali affermano che vi sono state in abbondanza alla fine degli anni ottanta e nei primi anni novanta: sarebbero state tolte quantità di sabbia e di ghiaia e le fosse sarebbero state riempite di fusti di materiale vario. Vorrei sapere se si tratti soltanto di illazioni degli abitanti del Sarzanese e della Lunigiana.

Vorrei inoltre sapere se siano state riscontrate tracce di radioattività a Pitelli.

Infine ricordo che ho presentato un'interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri il 4 luglio 1996, che poi ho ripetuto a giugno del 1997, cui il Governo non ha mai dato risposta, sulla discarica di Pitelli.

PRESIDENTE. Credo che siano diversi gli atti di sindacato ispettivo in materia, senatore Lasagna. Prima dell'istituzione di questa Commissione, io stesso mi sono interessato alla discarica di Pitelli. Ma questo attiene alla nostra attività di parlamentari e al rapporto con il Governo.

ANGELO STANISCIA. Nel corso di un'audizione di ieri sera ci è stato detto che sulla discarica di Pitelli sono stati fatti esposti e denunce da molti anni, ma che nessuno si è mosso. Corrisponde al vero e perché?

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Il problema della discarica di Pitelli può essere considerato un fatto tutto sommato locale e legato ad un fatto criminoso compiuto da un imprenditore al quale sono ricondotte quasi tutte le responsabilità o è collegato ad altri fenomeni di criminalità? Non mi riferisco ai fenomeni di corruzione che hanno costituito una forma di benevolenza verso le operazioni illegali di cui stiamo parlando, ma ad altri fenomeni che possano far pensare a collegamenti con la criminalità, anche organizzata.

Mi risulta - credo sia apparso anche sui giornali - che il magistrato che ha iniziato questa indagine abbia fatto una serie di valutazioni che possono far pensare alle cose che ha detto il collega Staniscia: a La Spezia, anche di fronte a ripetute segnalazioni, nessuno ha fatto nulla. Avete detto che l'indagine è in corso già dal 1993. E' possibile sapere qualcosa di più a tale proposito?

Se non ho capito male, il forno di incenerimento di Pitelli serviva per i rifiuti tossico-nocivi mentre la discarica era destinata prima ai rifiuti inerti e poi a quelli speciali. In realtà, sempre se non ho capito male, i rifiuti che avrebbero dovuto essere smaltiti nel forno sarebbero stati smaltiti in modo diverso, violando le norme di legge: sono state realizzate zone di interramento abusivo al di fuori della stretta area della discarica poi mimetizzate. Pertanto, la gestione della discarica farebbe emergere dei problemi tutto sommato non così gravi, mentre più gravi sarebbero quelli riguardanti l'area esterna alla discarica stessa. Lo dico perché sono stati avanzati rilievi sui controlli eseguiti: ma un conto è effettuare controlli sulla discarica autorizzata, un altro è andare ad ipotizzare che sotto altre costruzioni siano nascoste sostanze radioattive.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Mi pare di poter escludere che siano state rilevate tracce di rifiuti radioattivi nella discarica di Pitelli.

Per quanto riguarda l'attività di indagine precedente quella più recente delle procure di Asti e di La Spezia, vi erano state indagini in relazione a specifici fatti fin dal 1993, come hanno ricordato gli esponenti del Corpo forestale. Lascerò alla Commissione una memoria scritta contenente la cronistoria dell'attività di indagine compiuta prima del 1996 e concernente essenzialmente la discarica di Pitelli. Furono fatti accertamenti anche sulle irregolarità amministrative concernenti la discarica. Si è trattato sostanzialmente di esami cartacei per controllare come e in che misura fossero stati rilasciati permessi regolari per l'esercizio della discarica.

E' vero che soprattutto i cittadini abitanti nelle zone circostanzi hanno presentato numerosi esposti negli anni passati. E' anche vero che avevano carattere occasionale, legato a episodi. Non vorrei sbagliare, ma credo si trattasse di dermatiti o di eruzioni cutanee dovute probabilmente ai particolari smaltimenti di rifiuti fatti in quei periodi. Gli abitanti di Pitelli si lamentavano perciò di queste irritazioni. Se non ricordo male, gli accertamenti eseguiti non consentirono di pervenire ad elementi concludenti: probabilmente, nel corso di occasionali episodi di smaltimento, si liberavano gas irritanti che portavano a manifestazioni non gravi, ma sicuramente fastidiose. Furono aperti dei fascicoli su questi esposti. Aggiungo che si trattava di episodi molto transitori: magari i cittadini lamentavano pruriti e irritazioni che scomparivano nel giro di poche ore, per cui gli accertamenti (direi per fortuna) erano abbastanza complessi proprio per la labilità del fenomeno.

ANGELO STANISCIA. Ma in seguito a queste denunce nessuno ha controllato cosa venisse messo nella discarica.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Direi che un accertamento sistematico del contenuto della discarica è quello in corso attualmente. Parla di accertamenti giudiziari o amministrativi?

ANGELO STANISCIA. Diciamo che l'aspetto amministrativo conta poco, nel senso che ciò che conta è quanto è stato immesso nella discarica. Possibile che dopo gli esposti nessuno abbia avuto la curiosità di vedere cosa veniva messo nella discarica?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Ma si riferisce agli organi di controllo amministrativo?

ANGELO STANISCIA. No, parlo di controlli nella sostanza.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Furono fatte a suo tempo indagini da parte del Corpo forestale.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Ma quando i cittadini segnalavano che arrivavano camion di notte sono stati fatti controlli amministrativi? Vi sono stati interventi, magari rivelatisi negativi o non adeguati, oppure non si è fatto nulla?

PRESIDENTE. Oggi almeno appare chiaro che molte attività ispettive e di accertamento - amministrative o di carattere giudiziario - sono state diciamo "a rischio" per l'opera corruttrice di Orazio Duvia. E' vero che le dermatiti scompaiono in poche ore, ma una segnalazione di questo tipo può far sorgere il sospetto di uno smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. Di qui l'esigenza che, o per via amministrativa o per via inquisitoria, si pervenga a comprendere il contenuto della discarica. Credo che sia questo il senso delle domande dei colleghi.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Vi fu un'indagine della procura presso la pretura di La Spezia nel 1993, eseguita dal Corpo forestale.

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Posso parlare per quanto riguarda il Corpo forestale, anche se della questione si sono occupati tanti enti e amministrazioni. I controlli di tipo amministrativo erano stati demandati alla provincia, e quindi alla USL. Risulta che, a seguito di esposti, erano stati compiuti controlli straordinari, che peraltro rilevavano i limiti negli eluati, e credo anche nella qualità dell'aria, e comunque in campioni prelevati nella discarica, per verificare l'assoluta conformità con le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Però ci dovreste parlare anche delle ipotesi che avete fatto. Avendo sentito le vostre affermazioni precedenti, infatti, si potrebbe seguire il seguente schema mentale: nel momento in cui si vanno a fare accertamenti, e nell'ipotesi che questi non fossero "deviati" da iniziative del Duvia, se non si trova nulla di rilevante dal punto di vista sanitario probabilmente è perché i fusti sono stati interrati, nascosti, per cui è necessario estendere l'accertamento al corpo della discarica. Se vi sono stati effetti sulla popolazione, anche se labili, vuol dire che si è andati molto "fuori mano", anche se gli accertamenti non hanno dato risultati.

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Credo che la questione degli esposti vada collegata ad un contesto più ampio. L'autorità giudiziaria ha aperto dei fascicoli. Sono stati fatti riscontri oggettivi, che peraltro non hanno dato esito relativamente a dati particolarmente anomali sulla gestione: il controllo delle autorizzazioni e i riscontri analitici dimostravano una rispondenza in linea di massima corretta. Ma forse la vicenda della discarica di Pitelli va inquadrata in un contesto più ampio. Nella stessa zona esistono, se non ricordo male, 11 discariche: quindi tutta l'area è soggetta, per forza di cose, ad una certa contestazione da parte della popolazione residente, che ha avuto forti danni dalla presenza di queste discariche. Gli esposti non erano limitati alla discarica di Pitelli ma all'attività di gestione di tutta l'area, con una grossa presenza di fumi, polveri ed odori. Gli esposti riguardanti Pitelli, perciò, erano inseriti in un contesto più ampio di disagio sociale, diciamo così.

ROBERTO LASAGNA. Risponde al vero che esiste un progetto per fare una discarica nell'alta Val di Vara, che se non sbaglio fornisce acqua potabile a tutto il circondario? E' vero che è stata data l'autorizzazione per fare questa nuova discarica?

ORESTE ROSSI. Vorrei un ulteriore chiarimento sulle indagini relative alla discarica di Pitelli. Vi è stato un servizio televisivo, nel 1995, avete ricevuto esposti e avete compiuto indagini. Ho sentito parlare di eluato. In sostanza, quindi, siete andati a prendere gli eluati o i percolati dai rilievi piezometrici, credo; dopo aver ricevuto gli esposti, siete andati a compiere le analisi dove vi ha detto la ditta. Se avete analizzato l'eluato nel punto indicatovi dai gestori della discarica, è ovvio che non vi hanno mandato nel punto giusto. Inoltre stiamo parlando di rifiuti quasi tutti liquidi, che quindi o erano nei fusti o erano stati riversati nel terreno e quindi percolati nel sottosuolo. Avete compiuto analisi nei pozzi, privati o crivellati appositamente, nei dintorni nella discarica? Inoltre, se i rifiuti sono in fusti, perché non avete compiuto un rilevamento aereo con il cercametalli? Se è in grado di disporlo la procura di Alessandria, dovrebbe poterlo fare anche quella di La Spezia.

AUGUSTO CORTELLONI. Quali sono le ipotesi di reato? Gli avvisi di garanzia a chi sono stati inviati? Sono stati assunti provvedimenti cautelari? Gli eventuali o l'eventuale responsabile è solvibile nell'ipotesi in cui fosse condannato?

GIUSEPPE SPECCHIA. Nel corso delle audizioni di ieri sera a Genova si è affermato che in provincia di La Spezia ma anche in altre località della regione sarebbero o sarebbero stati presenti fenomeni di ecomafia. In base a quanto abbiamo ascoltato oggi su Pitelli, il discorso sembrerebbe avere una sua attualità. Vi domando: vi sono stati o vi sono fenomeni di ecomafia legati alle discariche in provincia di La Spezia?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Sono al corrente di un'indagine condotta dalla divisione distrettuale di Reggio Calabria non tanto sulle discariche in quanto tali quanto sulle ecomafie, nel senso che riguarda eventuali affondamenti, naufragi dolosi, di navi che trasportavano rifiuti o sostanze destinate allo smaltimento in paesi esteri. Questo concernerebbe anche il territorio di La Spezia, nel senso che l'indagine, pur essendo di competenza della procura di Reggio Calabria, perché i naufragi sarebbero avvenuti in quelle acque, potrebbe accertare che uno dei punti di partenza di questi rifiuti sarebbe stato il porto di La Spezia. Quindi vi sarebbe o vi sarebbe stato un collegamento.

Sull'autorizzazione riguardante la Val di Vara non ho elementi.

PRESIDENTE. L'autorizzazione riguarda il piano rifiuti regionale, quindi non so in che misura il dottor Cardino e gli esponenti del Corpo forestale possano rispondere.

Invece il collega Rossi ha rivolto domande precise sui punti di esecuzione e sul tipo di misure compiute, per evitare il sospetto che si sia chiesto all'oste se il vino è buono.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Premetto che gli esposti di cui parliamo, e di cui conosco il contenuto, sono nella massima parte generici. Questa è una premessa importante. Infatti, se mi si dice che vi è un'attività illecita nello smaltimento dei rifiuti a Pitelli, questo costituisce un segnale da tenere nel debito conto. Le verifiche hanno portato all'individuazione dello stoccaggio illecito di bidoni nelle aree limitrofe ma non nel corpo della discarica. E' chiaro che un'indicazione generica non permette di indirizzare gli accertamenti in aree che non rientrano nelle prime ipotesi che si fanno.

Il Corpo forestale ha iniziato ad occuparsi direttamente di queste indagini in tempi relativamente recenti, cioè dal 1993 in poi. Io parlo di questo periodo, ma posso dirvi qualcosa sugli anni precedenti per le conoscenze che mi derivano dall'attività di indagine. Gli esposti presentati nel tempo hanno avuto una verifica tramite un'attività degli organi di controllo preposti, cioè le USL e la provincia, che hanno operato con controlli a campione. Tali controlli sono stati effettuati innanzitutto nei pozzi esterni, cioè quelli utilizzati a scopo di irrigazione (a valle della discarica non esistono pozzi di acqua potabile). La discarica di Pitelli copre un bacino di captazione delle acque meteoriche: tutta l'acqua per gravità scende a valle e poi arriva al mare. Quest'acqua non è usata come acqua potabile, ma soltanto per irrigazione. I controlli eseguiti nei pozzi in qualche caso hanno rivelato valori al di fuori dei limiti consentiti anche per scopo irriguo. I rilievi sono stati eseguiti anche nei pozzi piezometrici. Qui occorre una precisazione. L'attuale strutturazione della discarica è relativamente recente, in quanto dal 1979 al 1992 la gestione è stata della Contenitori e Trasporti SpA, amministratore unico della quale era Orazio Duvia; dal 1992 in poi la gestione è stata della Sistemi ambientali Srl, presidente Motta e amministratore delegato Polotti, entrambi indagati. L'assetto della discarica dal 1992 a oggi è cambiato di molto rispetto al periodo precedente.

PRESIDENTE. Nel passaggio di titolarità avete riscontrato la permanenza di quote o di persone? Nel corso di indagini precedenti, infatti, è capitato di imbattersi in passaggi addirittura di padre in figlio, oppure sempre degli stessi soggetti.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Specifico che la proprietà è della Contenitori e Trasporti mentre alla Sistemi ambientali è stata ceduta la gestione. Il Duvia ha una quota di partecipazione azionaria nella Sistemi ambientali, società del cui consiglio di amministrazione fa parte. Quindi ha un potere decisionale.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. C'è continuità, in sostanza.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Dal 1979 al 1992 la gestione della discarica è stata piuttosto (uso un termine un po' improprio) semplificata. Non esistevano i pozzi di raccolta dell'eluato o del percolato presenti adesso e che raccolgono il percolato delle quattro vasche attualmente esistenti. Il pozzo piezometrico è quello a valle del diaframma. Il punto della sezione di chiusura del bacino ha una struttura definita diaframma che servirebbe ad arginare eventuali fuoriuscite dalle vasche, che potrebbero finire nel corso d'acqua a valle. Il pozzo piezometrico ha la funzione di verificare i livelli delle acque e se vi è una perdita. I campionamenti eseguiti nel tempo sono stati fatti nel pozzo piezometrico quando ancora non esistevano i pozzi per il percolato. Successivamente, anche in questi pozzi e in quelli ad uso irriguo di cui ho parlato. In alcuni casi hanno dato determinati risultati: per esempio, nel 1994 l'acqua del pozzo piezometrico a valle risultava fortemente inquinata da percolati. E' un aspetto noto, segnalato agli organi competenti. E' stato infatti aperto un procedimento sanzionatorio amministrativo ai sensi del DPR n. 915.

La vicenda, dunque, ha seguito il seguente percorso: sono stati presentati esposti generici, e gli organi di controllo si sono attivati ed hanno eseguito campionamenti che in alcuni casi hanno riscontrato il superamento dei limiti di cui alla tabella A della legge Merli. Sono stati eseguiti anche campionamenti di alcuni carichi di rifiuti conferiti in discarica, che in alcuni casi hanno rivelato la presenza di rifiuti che non potevano essere stoccati, per cui i carichi sono stati rimandati indietro. In sostanza, si è verificata una frammentazione di piccoli interventi di natura sanzionatoria lieve, perché in effetti gli estremi sono lievi, ma fino all'epoca più recente non si è riusciti a cogliere l'aspetto più generale di inquinamento e di violazione. Gli esposti ed anche le attività di controllo effettuate dagli organi competenti forse non erano coordinati. Pertanto, vi sono state iniziative, magari estemporanee e non collegate, che hanno portato a determinati risultati che hanno avuto anche un seguito. Se infatti esaminiamo il registro della pretura vediamo che sono stati aperti parecchi procedimenti riguardanti la discarica, alcuni dei quali conclusisi con patteggiamenti.

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Aggiungo a titolo informativo che una certa attività investigativa fu svolta dal Corpo forestale già nel 1986. Fu compiuta una sorta di censimento a livello nazionale, forse il primo in assoluto, dei siti di discarica esistenti in Italia. In provincia di La Spezia ne furono trovati tantissimi, la maggior parte dei quali ritenuti abusivi. Della questione fu messa a conoscenza, sempre nel 1986, la procura presso la pretura. Furono aperti numerosi fascicoli, che però hanno avuto l'esito cui ha accennato il dottor Castiglia.

Dopo il 1986 il Corpo forestale si è occupato poco della questione in quanto furono istituiti gli organi di controllo, cioè le USL e le province, salvo poi riprenderla intorno al 1992.

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Per rispondere alle domande rivolte, osservo che non è che prima del 1996 non si avesse proprio idea di quanto stava accadendo; probabilmente, però, l'attività posta in essere era un po' sconnessa, nel senso che mancava il coordinamento necessario per cogliere la vicenda nella sua completezza. Ora l'indagine sta facendo emergere fatti di corruzione nella pubblica amministrazione anche a carico degli organi deputati al controllo del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Non aggiungo altro, ma probabilmente vi sono stati abusi e omissioni che saranno individuati e perseguiti.

PRESIDENTE. Può rispondere alla domanda dell'onorevole Rossi riguardante il controllo aereo sui contenitori metallici?

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Che io sappia, non è stato fatto alcun rilievo di questo tipo. Aggiungo che i rilievi di questa natura sono sempre motivati, in genere, da indicazioni precise su determinate situazioni. Non mi sento di dire che in passato gli esposti o le proteste dell'opinione pubblica abbiano potuto dare indicazioni che invece poi... Non dimentichiamo che l'indagine è partita ad Asti grazie alle testimonianze di alcune persone che sono state estremamente precise sulle circostanze e su ciò che era stato interrato. E' questo che ha consentito di intervenire sul luogo con una certa precisione. Queste persone hanno fornito tali indicazioni nell'estate 1996. Non ho visto nulla, a livello cartaceo, risalente ai periodi precedenti che contenesse indicazioni così precise.

ROBERTO LASAGNA. Ma la discarica è in funzione?

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. No, la discarica in questo momento è posta sotto sequestro. Nell'impianto di Pitelli è presente anche un inceneritore. Il corpo della discarica è sotto sequestro dal 28 ottobre, anche se all'inizio si trattava di un'area molto ristretta, cioè quella indicata dai testimoni. Successivamente, con un secondo decreto di sequestro, è stato sequestrato tutto il corpo della discarica. Attualmente, il forno inceneritore non è sotto sequestro ma non svolge attività, in quanto non esistono le condizioni previste dalla normativa per farlo funzionare.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Preciso che un'attività di accertamento approfondita ed onerosa come quella in corso (mi riferisco alle perizie) richiede necessariamente il sequestro e il blocco della discarica, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili sotto il profilo economico ed occupazionale. Per adottare un provvedimento di questo tipo, un esposto di carattere generico viene ritenuto non sufficiente: potrebbe risultare incauto intervenire in modo così pesante nei confronti di una discarica senza essere in possesso di elementi concludenti.

ORESTE ROSSI. Ma il forno è stato mai in funzione?

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Il forno ha funzionato per molti anni, anche perché la discarica era al servizio del forno: il forno provvedeva all'incenerimento dei rifiuti tossico-nocivi e la discarica era autorizzata a raccogliere le ceneri del forno. Recentemente, dopo la vicenda giudiziaria, il forno non è stato posto sotto sequestro e la Contenitori e Trasporti ha chiesto di riattivarlo. La richiesta è stata respinta dall'autorità sanitaria, cioè dalla provincia e dalla USL.

PRESIDENTE. Rivolgo altre due domande, una breve e di carattere tecnico e l'altra più complicata.

Nella relazione del dottor Cardino emerge che alla base della fase più concreta delle indagini vi sono state intercettazioni telefoniche. Poiché purtroppo questo tipo di strumento investigativo non è consentito nei confronti della debolezza sanzionatoria che caratterizzava le violazioni di legge relative al ciclo dei rifiuti fino a poco tempo fa, vorrei sapere che tipo di reato sia stato ipotizzato per consentire le intercettazioni.

Passo alla domanda più complicata. Dalle audizioni di ieri e da quelle odierne emerge un panorama riguardante il passato - sul presente non ho sufficienti elementi - che configurano anche per la Liguria, in tutti gli anni ottanta, il fiorire (vocabolo decisamente improprio) di attività abusive nello smaltimento finale dei rifiuti con la presenza di soggetti della criminalità organizzata nell'area savonese, che poi hanno esteso la loro attività (si parla di 40 mila fusti di rifiuti tossico-nocivi a Lavagna, che però non sono stati ritrovati).

Il dottor Milazzo ci ha ricordato l'indagine svolta dal Corpo forestale nel 1986 da cui è risultato che la Liguria, come gran parte del territorio nazionale, era costellata di discariche abusive dove si svolgevano attività di conferimento illegale di rifiuti. C'era un tessuto di attività illecite, abusive, in alcuni casi gestite direttamente da soggetti della criminalità organizzata, che a mio modo di vedere configurerebbero un coordinamento tra le diverse inchieste oggi aperte presso diverse procure dell'area ligure.

La stessa sollecitazione avviene a proposito delle navi affondate di cui si è interessata la Commissione monocamerale di inchiesta sui rifiuti della scorsa legislatura. Per sapere se alcune navi sospette siano partite da La Spezia o da altri porti della Liguria in un'epoca in cui ci furono ampi traffici di rifiuti transfrontalieri su navi, sarebbe necessario un coordinamento che passi attraverso le distrettuali antimafia, ma che può anche essere proposto e realizzato dalle procure che hanno avviato queste inchieste. Pertanto, sarebbe opportuno, almeno per quanto riguarda la situazione pregressa così preoccupante, un coordinamento fra procure e con la procura nazionale: mi sembra fondamentale, perché altrimenti il termine ecomafia viene usato solo a livello giornalistico, quando invece esistono giustificati sospetti che vi sia qualcosa di più, che però può essere rivelato solo attraverso un'efficace azione di diffusione di dati e di informazioni.

Nel corso delle vostre inchieste, avete mai avuto qualcosa a che vedere con la Overseas Deposal Management e con la "mitica" figura di Comerio?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Per compiere le 11 mila intercettazioni telefoniche fatte eseguire dalla procura di Asti è stata ipotizzata l'associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, reato che consente l'uso delle intercettazioni. Effettivamente, le previsioni del DPR n. 915 non consentivano l'uso di questo strumento.

PRESIDENTE. Sottolineo questo aspetto ai colleghi della Commissione, anche se è già noto. Si è potuto agire solo perché si è invocato un reato particolarmente grave.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Sì, per le contravvenzioni previste dal DPR n. 915 del 1982 l'uso delle intercettazioni è precluso.

ANGELO STANISCIA. E con il decreto legislativo n. 22 del 1997?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Bisogna che siano delitti puniti con più di cinque anni di reclusione. Nella fattispecie in discussione, quindi, non ci siamo. E' il solito problema delle intercettazioni: da una parte si vorrebbe ridurle, dall'altra ci si accorge che servono. Per esempio, fino ad un anno fa non era consentito eseguire intercettazioni connesse al reato di usura; ricordo che ci si arrampicava sugli specchi dicendo che il reato era di associazione a delinquere connessa all'usura. La problematica è comunque grave, perché sappiamo che ampliare troppo il regime delle intercettazioni dà adito a problemi di natura civile.

L'altra questione riguarda il coordinamento tra le procure. Effettivamente, a volte il coordinamento è affidato alla buona volontà del singolo pubblico ministero. Ricordo, per esempio, che nel caso che ho citato concernente Reggio Calabria il sostituto procuratore Neri venne qui circa tre anni fa perché era interessato alla nave Rigel, che partendo dal porto di Marina di Carrara nel settembre 1987 fu fatta affondare a largo di capo Spartivento, nelle acque dello Jonio. Il processo era essenzialmente per truffa ai danni delle società di assicurazioni, in quanto il carico era stato sopravvalutato, ampiamente assicurato, e poi era scomparso in mezzo ai flutti. Ma la procura di Reggio Calabria ipotizzava anche che il carico dovesse essere smaltito in questo modo un po' brutale.

La direzione nazionale antimafia si interessa attivamente del problema chiedendo alle singole procure che si occupano di questi procedimenti notizie e informazioni che poi raccoglie nella sua banca dati. Si è fatto così anche con la procura di La Spezia.

PRESIDENTE. L'attività di raccolta di dati della procura nazionale antimafia in materia di rifiuti ci è nota, perché abbiamo ascoltato in audizione il dottor Maritati. Ciò che vorremmo verificare è quanto funzioni nelle esperienze concrete.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Quanto funziona dipende dai singoli casi, secondo me. Il caso in discussione è collegato soltanto con la procura di Asti, mentre non mi pare che vi siano collegamenti con quella di Savona. Peraltro, raccolgo la sollecitazione, nel senso che se è opportuno non vi è alcun motivo per...

PRESIDENTE. Anche perché Lavagna si trova nella riviera di Levante: è più vicina a La Spezia che a Savona.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Sì, ma per la verità è il circondario della procura di Chiavari.

Comunque, a volte l'attività di coordinamento ha un che di casuale, perché dipende dal fatto che un singolo magistrato ha saputo, per esempio da un funzionario di polizia, che un'altra procura sta effettuando un'indagine. Parlando in termini generali, e quindi non solo della materia dei rifiuti, un coordinamento veramente efficiente a livello nazionale per reati non di carattere mafioso è tuttora affidato all'iniziativa delle singole procure. Per i reati di carattere mafioso, invece, da qualche anno opera la Direzione nazionale antimafia, che dovrebbe assicurare l'effettivo coordinamento.

AUGUSTO CORTELLONI. Ha notizie in merito alla solvibilità del soggetto indagato? Mi sembra un aspetto importante del problema, anche perché mi pare che non vi siano mai state azioni che abbiano portato al risarcimento del danno ambientale.

Per quanto riguarda la vicenda della nave che è stata ricordata, la procura di La Spezia ha aperto un procedimento penale per truffa ai danni della società assicuratrice e quella di Reggio Calabria per disastro ambientale. La fase processuale si è esaurita e quale esito ha avuto?

PRESIDENTE. Ricordo che la Commissione ha in programma di ascoltare i magistrati della procura di Reggio Calabria. Quindi, questa parte della domanda potrà essere rivolta direttamente al magistrato competente.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. L'indagine riguardante l'affondamento della Rigel sotto il profilo della truffa all'assicurazione e del delitto di naufragio doloso fu istruita dall'allora giudice istruttore - esisteva ancora questa figura - e si pervenne al rinvio a giudizio. Attualmente, siamo in fase di dibattimento, che è stata rallentata per vicende legate a sentenze della Corte...

PRESIDENTE. Presso il tribunale di La Spezia?

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. Sì. La competenza territoriale avvenne sulla base del vecchio rito, che stabiliva che in caso di incertezza sul luogo esatto di compimento del reato fosse competente il giudice che aveva emesso il primo mandato di cattura, quindi il giudice istruttore di La Spezia.

Per quanto riguarda la solvibilità, il 13 dicembre 1996 è stato operato il sequestro, a carico di Orazio Duvia, di un'ingente somma che egli stava per occultare, nel senso che la stava prelevando dalla banca in cui era depositata a nome della figlia (mi sembra si trattasse di vari libretti di risparmio). Si tratta di circa 3 miliardi e mezzo, attualmente sotto sequestro. E' chiaro che, nel caso in cui il processo avesse risultanze positive per l'ipotesi accusatoria e si concludesse con la condanna del Duvia, la somma sarebbe soggetta a confisca e potrebbe essere impiegata a fini risarcitori. Intendiamoci, probabilmente 3 miliardi e mezzo non sono sufficienti, essendo una somma non piccola ma irrisoria rispetto al danno ambientale. Purtroppo, credo che questo sia un problema quasi insolubile perché i danni che si verificano in questi casi vanno al di là della capacità di sopportazione di qualsiasi impresa, perlomeno della capacità palese. A quel punto l'impresa preferisce fallire e chiudere così la vicenda. In questo caso, comunque, vi è stata la circostanza diciamo fortunata del sequestro di questa somma.

PRESIDENTE. Pregherei il sostituto Cardino e gli esponenti del Corpo forestale di far pervenire alla Commissione tutta la documentazione relativa agli argomenti di cui abbiamo parlato questa mattina, comprese le cartine e le rilevazioni eseguite.

GIOVANNI LORENZO FORCIERI. Vorrei anzitutto dire al collega Lasagna che la discarica e il forno di Pitelli, oltre ad essere sotto sequestro, sono nell'impossibilità di operare perché la regione ha approvato un'apposita legge che impedisce la proroga della discarica, il cui uso sarebbe comunque dovuto cessare a marzo del 1997. So che la regione ha scelto di ricorrere alla legge per evitare che provvedimenti amministrativi potessero essere impugnati presso il TAR e che vi fossero sorprese.

Questa Commissione ha tra gli altri l'obiettivo di verificare le patologie che accompagnano lo smaltimento dei rifiuti e che poi determinano danni ambientali con valenza non è sopportabile da alcuno, e che quindi ricadono sulla collettività o per quanto riguarda le somme necessarie alla bonifica e al risanamento o come danno permanente. E' dunque assai importante comprendere da cosa il verificarsi di questi fatti sia favorito e come si possa agire per fare in modo che in futuro non si ripetano. La modesta idea che mi sono fatto, credo insieme ai colleghi, è che queste cose nascono come deviazione di un'attività lecita. Voglio dire che è difficile che si tratti di un'attività completamente nascosta: vi è un'attività lecita, magari minore, come il piccolo inceneritore per smaltire ridotte quantità di rifiuti speciali, attorno al quale arrivano enormi quantità di rifiuti che prendono altre strade, come quella dell'interramento abusivo. Questo percorso viene favorito anche da un'opera criminale di corruzione. Ma vi chiedo: non è favorito anche dal sistema stesso delle discariche, che essendo molto primitivo non richiede particolari tecnologie? L'uso di una discarica è consentito anche persone che non hanno competenza in materia. Il decreto legislativo n. 22 del 1997 prevede che entro i prossimi sei anni questo sistema debba terminare. Vorrei comunque sapere da voi se questo sistema sia stato all'origine dei fenomeni di cui stiamo parlando.

Il dottor Maritati ha detto alla Commissione che, più che alla criminalità organizzata vera e propria, siamo di fronte a fenomeni di criminalità di "medio e basso livello". In base all'esperienza che avete fatto in questa vicenda, quale può essere la strada per impedire che questi fenomeni si ripetano? Quali suggerimenti potete dare al legislatore?

PRESIDENTE. Collega Forcieri, la discarica costituisce uno strumento primitivo quando è abusiva. Un impianto di discarica costruito a regola d'arte, soprattutto se mirato allo smaltimento di rifiuti speciali, in realtà implica un livello tecnologico rilevante. Il problema è proprio dovuto al fatto che, invece di costruire discariche regolari, si è usato il sistema delle discariche abusive. Secondo le indagini del Corpo forestale ed altre, due terzi delle discariche presenti sul territorio nazionale sono abusive. Ma c'è di peggio: a volte non si ricorre neanche alla discarica abusiva ma, soprattutto nel caso di rifiuti liquidi, li si riversano nei fiumi o dove capita.

ALBERTO CARDINO,Sostituto procuratore presso il tribunale di La Spezia. In effetti, la debolezza sanzionatoria del DPR n. 915 del 1982 non ha aiutato l'attività di repressione nel settore. A parte il problema delle intercettazioni, che se vogliamo è di dettaglio, i tempi biblici di questa disastrata giustizia fanno sì che spessissimo nove reati di competenza pretorile su dieci si concludano con una bella prescrizione: il dibattimento si prolunga talmente che si arriva all'estinzione del reato per il decorso del tempo. Questo, naturalmente, è un problema di carattere generale.

Sotto il profilo preventivo - anche se so di dire una banalità - occorrerebbe la correttezza della pubblica amministrazione. Non vi è dubbio che una pubblica amministrazione corretta ed efficiente sarebbe in grado non dico di eliminare ma almeno di controllare e arginare notevolmente il fenomeno. Purtroppo questo non sempre accade e non soltanto nel campo delle discariche. Purtroppo meccanismi come quelli posti in essere dal Duvia hanno favorito questo lassismo.

Aggiungo che un incentivo notevole all'attività delittuosa in questo settore è dato dagli alti costi di smaltimento. Il fatto che smaltire i rifiuti, e soprattutto certi tipi di rifiuti, costi tanto costituisce un incentivo formidabile per l'attività delittuosa. Ma mi rendo conto che non è facile contrastare questi profili, perché credo che l'interesse economico rimarrà sempre. Sicuramente la correttezza dell'azione della pubblica amministrazione è fondamentale per la prevenzione di certi fenomeni.

ALFREDO MILAZZO, Coordinatore provinciale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. La domanda mi trova un po' impreparato perché sono un tecnico forestale e non uno specialista in discariche. Ma dall'esperienza che ho maturato in questi anni emergono alcune considerazioni. L'aspetto fondamentale è che abbiamo una grossissima produzione di rifiuti che non sappiamo dove vanno a finire. Questo è un dato di fatto che riguarda le imprese. Qualcuno ci ha violentemente criticato per l'operazione che abbiamo condotto a La Spezia, accusandoci di avere eliminato la possibilità di smaltire i rifiuti. E' questo che determina le attività illecite, perché mancando le strutture per accogliere i rifiuti, bisogna trovare illecitamente il sistema per smaltirli: l'abbandono lungo le strade, nei fiumi, in mare. Qui entra in ballo la politica di gestione del territorio. Purtroppo il territorio italiano è estremamente piccolo e in esso devono convivere diverse attività. Per cui, le scelte di politica territoriale sono a volte determinanti nell'ingenerare attività illecite o altre attività. Sicuramente sarebbe necessario favorire il riciclaggio, secondo l'ottica del decreto Ronchi, però verificando che effettivamente i dettagli di legge siano attuabili dalla realtà economica nazionale. Voglio dire che l'attività di riciclaggio può essere compiuta solo se si mettono in essere attività economiche connesse: se queste incontrano difficoltà a sorgere, automaticamente si ricade nell'abusivismo. Credo che quanto è accaduto a La Spezia abbia una valenza non soltanto locale, ma nazionale.

Incontriamo enormi difficoltà nel reperire i dati sulla produzione dei rifiuti. Allo stato attuale, quando chiediamo, per esempio, quanti rifiuti radioattivi vengano prodotti e dove siano smaltiti di fatto ci imbattiamo in silenzi anche da parte di istituzioni che dovrebbero funzionare e che non sono in grado di darci una risposta. Se in questo momento chiedessimo quante discariche di tipo C esistono in Italia la risposta sarebbe "non lo so". Non solo come cittadino di La Spezia, ma anche come rappresentante di un ente istituzionale, mi sembra una cosa veramente drammatica.

Il riciclaggio e il recupero energetico vanno di pari passo.

ROBERTO LASAGNA. Il percolato di Pitelli esce dalla paratia o rimane all'interno?

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Non dovrebbe uscire, in base alla progettazione. La perizia che è in corso in fase di incidente probatorio sta verificando proprio questo: tramite campionamento del pozzo piezometrico a valle, quindi al di là del diaframma, si vuole verificare proprio l'eventuale presenza di percolato. Aggiungo che in qualche caso, nel corso dei campionamenti eseguiti nel pozzo piezometrico a valle, è stata riscontrata la presenza di percolato, che testimonia l'esistenza di perdite, o per la rottura dei teli o per la presenza di canali di passaggio del percolato.

In base all'esperienza di attività investigativa portata avanti in questi mesi, è emerso che effettuare i controlli durante i trasporti dei rifiuti è molto difficile. Esiste una rete di traffici molto sviluppata, nel senso che vi sono dei poli di conferimento e tutta una serie di società che effettuano in alcuni casi la raccolta, il trasporto e lo smaltimento definitivo e in altri solo alcune fasi di questo ciclo. L'illecito in questo settore si compie proprio durante questi passaggi. Abbiamo verificato che esistono società di intermediazione - e in alcuni casi sono solo commerciali - o che hanno stoccaggi provvisori che accettano il rifiuto, cambiano completamente la documentazione di trasporto e creano una nuova identità del rifiuto. Attraverso tali stoccaggi provvisori e con il cambiamento dei documenti durante il trasporto, il rifiuto arriva allo smaltimento definitivo con una veste diversa da quella che aveva in origine. Credo che questo meccanismo sia abbastanza generalizzato. Ribadisco che è molto difficile effettuare controlli su strada e scoprire l'esistenza di un illecito, perché la documentazione può risultare formalmente corretta. I rifiuti dovrebbero essere seguiti dall'origine al momento dello smaltimento definitivo, per vedere dove avviene la variazione.

PRESIDENTE. Si farebbe quasi prima a stabilire che tutti gli operatori coinvolti nel ciclo dei rifiuti abbiano la deontologia professionale necessaria...

BENITO CASTIGLIA, Ufficiale del Corpo forestale dello Stato di La Spezia. Si potrebbe pensare a soluzioni che permettano alle autorità competenti di effettuare controlli più efficaci.

PRESIDENTE. Vi ringraziamo.

L'incontro termina alle 11.50.

Ritorno alla Home page Commissione sul ciclo dei rifiuti