CAMERA DEI DEPUTATI - SENATO DELLA REPUBBLICA
XIII LEGISLATURA
COMMISSIONE PARLAMENTARE
PER L'INDIRIZZO GENERALE E LA VIGILANZA
DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI
27.
SEDUTA DI MARTEDI' 9 DICEMBRE 1997
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO STORACE
INDICE
Audizione del direttore di RAI International, Roberto Morrione
La seduta comincia alle 13.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Essendo pervenuta la richiesta da parte del prescritto numero di componenti la Commissione, dispongo, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, che la pubblicità dei lavori della seduta sia assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Della seduta odierna sarà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Il senatore Semenzato ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
STEFANO SEMENZATO. Signor presidente, un servizio pubblicato su Il Messaggero di oggi riferisce sull'inchiesta effettuata dal SECIT in ordine al presunto scandalo delle ferrovie dello Stato. Fra l'altro, il giornalista Martinelli riporta in un articolo le risultanze dell'inchiesta del SECIT in merito a casi di pubblicità occulta. Dice l'articolo: "Spulciando negli archivi delle Ferrovie, il SECIT ha scovato contratti pubblicitari del genere con le seguenti trasmissioni: Mixer, Sereno variabile, TG1 economia, TV7, Speciale TG1, TG2 Dossier, Linea verde, Un posto al sole, Uno mattina, Solletico e altri ancora. Ecco un esempio di contratti del genere: nello Speciale TG1, a cura del giornalista Bruno Mobrici, si trasmetteva un ampio servizio (durata venti minuti) 'sull'analisi della situazione del sistema ferroviario in Italia e sui possibili sviluppi grazie all'introduzione di nuove tecnologie'. In cambio, naturalmente, di una parcella a sette zeri, incamerata dalla RAI. Su questi contratti il SECIT ha individuato fatture per circa 2 miliardi e 600 milioni, tutti per pubblicità camuffata da servizio giornalistico".
Nel servizio del Messaggero sono citati vari casi che vanno al di là della vicenda della Efeso, di cui discutemmo a suo tempo. Diversi episodi riguardano la gestione Cimoli, quindi il 1996, senza che gli articoli specifichino ulteriormente le date.
A questo punto chiederei che il presidente e l'ufficio di presidenza verifichino la questione. Si tratta sia di avanzare la richiesta di rendere pubblico il rapporto del SECIT - a questo punto mi parrebbe opportuno - sia di richiedere alla RAI spiegazioni puntuali sui fatti richiamati. In molti casi si tratta di episodi che sono rimasti senza un nominativo, nel senso che in passato la RAI parlò di spazi organizzati per pubblicità a pagamento a favore delle ferrovie, ma solo a proposito di altre trasmissioni, non dei TG.
PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Semenzato. La questione è estremamente seria. Le possibilità sono due. O l'ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti di gruppo sarà investito della questione e deciderà sulle iniziative da assumere (la riunione dell'ufficio di presidenza è prevista per oggi a conclusione dell'audizione del direttore di RAI International); oppure (anche parallelamente) potrei assumere, se la Commissione lo consentirà, l'iniziativa di scrivere al presidente della RAI - come prevede il nostro regolamento su richiesta di un membro della Commissione, ma in questo caso se non vi saranno obiezioni potrà essere fatto a nome dell'intera Commissione - chiedendo chiarimenti sulle questioni del citato servizio pubblicato sul Messaggero. Ricordo peraltro che su questo tema dovrà essere presentata una relazione; in rapporto ad esso la Commissione potrà anche decidere di arrivare alla conclusione dei suoi lavori. In sede di ufficio di presidenza potranno anche essere eventualmente stabilite altre iniziative; per esempio, potremmo attendere che l'azienda fornisca una risposta.
Prendo atto che nessuno chiede di intervenire. Se la Commissione lo ritiene, potrei rivolgermi alla RAI a nome della Commissione stessa, per chiedere chiarimenti sulla vicenda.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Audizione del direttore di RAI International, Roberto Morrione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore di RAI International, Roberto Morrione.
Ringrazio il dottor Morrione per la sua partecipazione a questo incontro. Vorrei anche ringraziarlo perché è stato l'unico direttore di testata o di rete RAI ad averci inviato il piano editoriale. Non era un atto dovuto, ma devo dire che ho molto gradito il significato di questo gesto; lo dico a titolo personale, ma penso di poter così rappresentare il pensiero di tutta la Commissione.
Ricordo che nella scorsa seduta sono state trasmesse ai membri della Commissione alcune lettere recentemente inviate dalla rappresentanza del Consiglio generale degli italiani all'estero.
Do subito la parola al dottor Morrione per la sua relazione introduttiva.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Signor presidente, vorrei preliminarmente consegnare alla Commissione una documentazione illustrativa dell'intervento che sto per svolgere. Se lo ritiene, potrà essere distribuita ai commissari.
PRESIDENTE. La ringrazio. Provvederemo immediatamente a farla distribuire.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Signor presidente, ho assunto l'incarico di direttore di RAI International nel settembre 1996, cioè da circa quattordici mesi. Ritengo di poter dire che in questo periodo RAI International ha avuto uno sviluppo considerevole.
Innanzitutto: qual è il ruolo di RAI International? Abbiamo una duplice missione da svolgere all'estero: diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo; posizionare la RAI in sede internazionale.
Per quanto riguarda la diffusione della lingua e della cultura, l'obiettivo è fissato in due convenzioni stipulate con lo Stato: la prima risale al 1962 ed era finalizzata alla trasmissione di programmi radiofonici in onda corta; la seconda - nota in gergo come "ex 75" - è stata rinnovata di recente e riguarda i programmi televisivi e radiofonici di altro tipo.
Al momento della nomina mi è stata affidata dal consiglio di amministrazione della RAI una seconda missione. Il mandato che ho ricevuto e sottoscritto parlava di "posizionamento internazionale della RAI".
Da tutti e due i punti di vista richiamati ritengo di aver compiuto negli ultimi quattordici mesi un tratto di strada non indifferente.
Il canale RAI International è attualmente distribuito mediante nove satelliti continentali ed intercontinentali. Nella documentazione che ho consegnato alla Commissione si illustra - fra l'altro - l'attuale situazione per quanto concerne la distribuzione.
RAI International raggiunge oggi tutti i continenti, con esclusione del corpo d'Africa. In Africa del nord vengono ricevute RAIUNO e RAIDUE, anche via etere; l'Africa settentrionale può quindi sintonizzarsi con la RAI usufruendo di alcuni dei programmi più importanti, il che ha fortemente contribuito ad uno sviluppo linguistico dell'italiano in una zona di prevalente francofonia. Per quanto riguarda le altre aree dell'Africa, attualmente RAI International non viene ricevuta, ma stiamo attivamente lavorando di intesa con il Ministero degli esteri (direzione generale per la cooperazione alla sviluppo): contiamo di coprire con due satelliti (uno dei quali con un bouquet europeo, insieme con i network dei grandi paesi europei) tutto il continente africano entro i primi mesi del 1998.
La nostra distribuzione arriva, poi, in America del nord (Stati Uniti e Canada), in tutta l'America latina, in Australia (con lo stesso palinsesto che viene trasmesso nelle due Americhe) ed in Asia. In proposito posso dire che dal 23 novembre abbiamo messo a disposizione un secondo palinsesto, cioè un canale televisivo dedicato specificamente all'Asia, con programmi diversificati rispetto alle due Americhe.
In Europa RAI International non arriva. Infatti vengono trasmesse via satellite RAIUNO, RAIDUE e RAITRE. Anche noi siamo presenti su un piccolo standard, il che significa che possiamo essere ricevuti con un decoder, un'antenna particolare ed alcuni accorgimenti. Tuttavia non propagandiamo questa circostanza, proprio in quanto gli italiani che vivono in Europa ricevono via satellite i tre canali nazionali della RAI: è un fatto abbastanza unico; nessun altro paese ha una ricchezza di presenza simile per quanto attiene alla programmazione. E' un aspetto che desidero sottolineare; ovviamente sono in grado di rispondere alle osservazioni che riguardano la distribuzione satellitare della RAI in Europa, ma va ribadito che si tratta di materia non di mia diretta e stretta pertinenza.
ANTONIO FALOMI. Il segnale RAI viene ricevuto in chiaro o criptato?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Si riceve in chiaro, ma con la possibilità di criptare alcuni programmi (è un aspetto sul quale tornerò in seguito, visto che su di esso - come è noto - sono state sollevate obiezioni).
RAI International viene ricevuta anche in Australia, dove trasmette lo stesso palinsesto delle Americhe. In realtà in Australia siamo in grado di trasmettere anche il palinsesto dell'Asia, ma per la ricezione in Australia occorrono antenne paraboliche di grandi dimensioni: in alcune zone è possibile, ma si tratta pur sempre di un diametro minimo di un metro e ottanta; quindi non siamo competitivi nelle aree urbane.
Quando ho assunto l'incarico di direttore, la diffusione copriva due ore: programmi che venivano volgarmente chiamati "RAI-USA", in quanto destinati al nord America; le trasmissioni erano tratte quasi per intero da cassette, cioè non erano direttamente ricevute dall'Europa attraverso il satellite; venivano riordinate e distribuite negli Stati Uniti attraverso RAI Corporation, un branch di diritto americano di proprietà della RAI con sede a New York (di cui sono attualmente il presidente). Oltre alle due ore di RAI-USA esisteva - fino ad un anno e mezzo prima, ma grosso modo è la situazione che ho trovato - una programmazione satellitare con una presenza di circa 20 mila antennine nel nord e sud America. In altre parole, i programmi via satellite mandati dall'Italia arrivavano a circa 20 mila famiglie in un'area che copriva parte degli Stati Uniti e tutta l'America latina. Attualmente, attraverso la redistribuzione dei nove satelliti intercontinentali e di tutte le reti via cavo che recepiscono il segnale dai satelliti intercontinentali, arriviamo (dati riferiti alla fine del 1997) a 6 milioni di abitazioni: stiamo diventando un global content provider, nel senso che distribuiamo i programmi della RAI a livello globale. Distributori analoghi sono soltanto cinque in tutto il mondo: CNN, NBC americana, BBC, TV5 francese, Deutsche Welle tedesca.
Quando siamo partiti il ritardo era formidabile. Era come quando durante un giro di pista si vedono quelli che corrono nel rettilineo opposto. Oggi posso dire che la distanza è diminuita ("vedo i calcagni" degli altri network): si può considerare un progresso; abbiamo recuperato in misura notevole.
Quando ho assunto la carica ho formato una squadra. All'epoca RAI International distribuiva circa 16 ore di programmazione televisiva via satellite. Eravamo fermi, perché il contratto all'epoca vigente (stipulato con un partner arabo occidentale, Al Barakah) era stato siglato subito dopo la fine di quel periodo disastroso in cui la RAI arrivava soltanto a 20 mila antennine via satellite. Al Barakah ha fatto una serie di contratti, d'intesa con la RAI, per arrivare a distribuire la programmazione di RAI International in una serie di paesi. Non in Asia, perché attraverso il satellite Asiasat siamo presenti in quell'area in un bouquet di broadcaster pubblici europei (insieme ai tedeschi, ai francesi ed agli spagnoli). Anche in Africa andremo da soli - dovremmo arrivarci entro i primi mesi del 1998 - ed eviteremo di stipulare altri contratti di partnership obbligata.
Il meccanismo è il seguente: noi realizziamo il piano editoriale e forniamo il contenuto di tutti i programmi in assoluta e piena autonomia; il partner arabo si occupa dei contratti di distribuzione attraverso il sistema dei satelliti (affitta i transponder sui satelliti) poi stipula i contratti, con propri rappresentanti, con i cable operator e con gli altri soggetti che ci porteranno direttamente nelle case degli utenti via satellite o via cavo. Tutto ciò avviene d'intesa con noi, nel senso che la RAI ha una serie di possibilità di intervento soprattutto per tutelare - nei limiti del possibile (perché non siamo noi a stipulare direttamente i contratti di distribuzione) - le comunità italiane all'estero. In Asia, come ho detto, siamo liberi. Arriviamo quindi in Cina, in India, in Giappone, nel sud-est asiatico con un'offerta libera. Attualmente può essere ricevuta attraverso il satellite, se gli utenti sono in possesso del decoder e dell'antenna, oppure via cavo (stiamo cercando autonomamente di sviluppare accordi in tutte queste aree ricorrendo ad area-manager della distribuzione).
Per quanto riguarda i contenuti, trasmettiamo per il 90 per cento una selezione di programmi di RAIUNO, RAIDUE, RAITRE, di RAI Educational e di una serie di telegiornali (in altre parole, costruiamo il palinsesto traendolo dai palinsesti delle tre reti nazionali). Attualmente trasmettiamo nel palinsesto per le Americhe sette edizioni di telegiornali, cinque in diretta e due in differita. Ci apprestiamo a sottotitolarne cinque nelle lingue delle aree di ricezione.
E' un'operazione che riteniamo indispensabile per poterci rivolgere a tutta la potenziale platea degli italiani residenti all'estero. Infatti, delle generazioni che si sono succedute, la prima è in grado di parlare e di comprendere l'italiano, la seconda (italo-americana, italo-argentina o italo-canadese...) ha una conoscenza più approssimativa, la terza molto probabilmente non capisce più l'italiano, essendosi ormai integrata nella cultura locale. In sostanza la nostra missione di diffusione della lingua e della cultura italiana deve tener conto del fatto che le stesse comunità di origine italiana si sono fortemente integrate, al punto che le ultime generazioni molto spesso non parlano più l'italiano (anche se magari capiscono qualche parola di dialetto dalla nonna o dallo zio) pur avvertendo le radici del loro paese.
Ecco perché passeremo entro due mesi, forse già alla fine dell'anno, alla sottotitolazione dei nostri telegiornali, lasciandone "live" due; evidentemente - infatti - un certo numero di italiani, a partire dalle rappresentanze diplomatiche e culturali, vogliono vedere i telegiornali dal vivo. Per gli altri la sottotitolazione consentirà un accesso più ampio: magari vedranno il notiziario con qualche ora di ritardo (cioè registrato), ma ciò consentirà l'ascolto dei telegiornali da parte di moltissime persone che non parlano più l'italiano o addirittura di cittadini di altra nazionalità che sono interessati alle notizie dall'Italia ma non conoscono la nostra lingua. Devo anche aggiungere che l'operazione comporta oneri, poiché implica risorse e tecnologie. In definitiva si parla di sette edizioni di telegiornale, cinque delle quali per il palinsesto dell'Asia (a partire dal 23 novembre). Tutte le edizioni sono complete, riguardano le tre reti nazionali e sono direzionate sui prime time principali, a seconda dei diversi fusi orari.
Il 90 per cento dei programmi sono tratti dalle reti, con varie edizioni dei telegiornali. Attualmente abbiamo cominciato a produrre circa il 10 per cento dei programmi televisivi che trasmettiamo. E' uno sforzo enorme, estremamente faticoso: partire da zero ed arrivare al 10 per cento non è cosa da poco.
PRESIDENTE. Naturalmente il 90 per cento non è prodotto da terzi, ma sono programmi della RAI.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Esattamente: RAIUNO, RAIDUE e RAITRE. Il restante 10 per cento riguarda prodotti che evidentemente miriamo sulla nostra missione editoriale, che studiamo a seconda delle richieste e delle esigenze delle diverse comunità nelle varie aree geografiche. In proposito posso offrire una cifra globale: trasmettiamo complessivamente circa 1.500 ore di programmi televisivi autoprodotti. Circa 600 ore sono costituite da programmi che realizziamo al di fuori delle convenzioni che ho citato, mentre circa 700 ore si basano sulla convenzione (la cosiddetta "ex 75", rinnovata recentemente, deve essere ancora applicata, ma di fatto è già operativa), la quale prevede due obiettivi: trasmissione di 800 ore di produzione televisiva RAI; 1.320 ore di produzione radiofonica. Attualmente noi trasmettiamo 600 ore da autoproduzione, mentre il resto è tutto tratto da RAIUNO, RAIDUE, RAITRE, RAI Educational e telegiornali.
Per quanto concerne la radio, produciamo il 40 per cento di ciò che trasmettiamo. La redazione è di circa 55 giornalisti, gli addetti sono complessivamente 190. Un grosso blocco è formato da registi, programmisti e da varie figure tecnico-professionali. Siamo molto fieri del fatto che la redazione giornalistica è formata da persone - forse le uniche nella RAI - che lavorano trasversalmente, in radio ed in televisione, senza peraltro avere riconoscimenti di alcun tipo o indennità particolari.
Trasmettiamo in onda corta, secondo la convenzione del 1962. Vi sono grandissimi problemi di diffusione, perché gli impianti sono molto vecchi e sono situati centralmente a Prato Smeraldo. Francamente non vorrei nemmeno essere tra gli abitanti delle case vicine, perché suppongo che non stiano benissimo sul terreno delle radiazioni (la densità di popolazione è alta). Comunque per adesso è andato tutto bene. La RAI ha elaborato un piano per costruire tre "mini-centri" (nord, centro e sud Italia) in onda corta, di potenza enormemente superiore a quella attuale, per una spesa complessiva di circa 70 miliardi di lire. La RAI ha presentato il piano alla Presidenza del Consiglio dei ministri dopo che era già stato approvato dal Consiglio superiore delle poste e telecomunicazioni (l'ho sottoposto personalmente al sottosegretario Parisi). Sottolineo alla Commissione che in tutti i paesi evoluti del mondo si sta investendo nell'onda corta; sembra incredibile, ma è considerata una risorsa strategica; ne sanno qualcosa le truppe italiane in missione di pace in Bosnia o in Albania, perché in tutti i momenti di emergenza l'onda corta continua a funzionare. Tedeschi, inglesi e francesi investono cifre enormi nella costruzione di minicentri in onda corta. C'è un piano fermo e credo che sarebbe nell'interesse del Parlamento, del Governo e dello Stato italiano costruire rapidamente questi tre minicentri per cui la RAI ha addirittura predisposto un piano di ammortamento finanziario; si tratta soltanto di mettersi intorno ad un tavolo, da parte di alcuni ministeri, per concertare questo investimento.
Trasmettiamo inoltre su Satelradio via satellite, dove va una parte di tutta la programmazione radiofonica della RAI: c'è una fetta di programmi nazionali, con varie edizioni di giornali radio, e una fetta di programmi autoprodotti da RAI International. Abbiamo poi alcuni programmi contenitore che vengono diffusi soprattutto in Australia, in Africa, nelle Americhe e anche in Europa; uno di questi si chiama Un'ora con voi e comprende dei notiziari radiofonici nostri. Sappiamo per esempio che questi ultimi in onda corta arrivano laddove esiste un relais, cioè un aiuto che noi affittiamo dalla BBC; l'impianto centrale italiano arriva poco e male, mentre tutto ciò che riusciamo a fare in affitto, anche con molte spese, insieme alla BBC, che ha impianti straordinari in tutto il mondo, arriva perfettamente. Ciò dimostra di quanto la potenza di emissione sia importante per le onde corte.
Gestiamo anche il notturno italiano, dove trasmettiamo in onda corta e in onda media: tutti i programmi notturni della radio sono prodotti da RAI International, a partire dal giornale della mezzanotte, che invece è di gestione dei giornali radio nazionali, fino alle sei del mattino. Questa è la nostra produzione di base. Su questo abbiamo lavorato con delle produzioni nuove; questo dieci per cento è costituito da una tipologia di programmi molto vasta, peraltro frutto anche di numerosi incontri che io personalmente e la mia squadra abbiamo avuto in giro per il mondo con le comunità italiane, con i Comites, con il CGIE. Il nostro rapporto con queste rappresentanze italiane è piuttosto buono; diciamo che la ferita di Europlus e la vicenda dell'antennina relativa ad alcuni anni fa sono state sanate. Oggi c'è un rapporto dialettico: magari ad una parte dei Comites può darsi che non piacciano alcuni dei nostri programmi, però noi discutiamo e siamo in grado di intervenire apportando correzioni. Non abbiamo preclusioni, anzi credo che un dialogo di questo tipo sia importante e non possa che far migliorare la nostra missione.
Ho parlato di programmi nuovi; in quel dieci per cento ha lavorato anche Renzo Arbore, che è il nostro direttore artistico e che si sta impegnando molto in questa sua missione; inoltre è il nostro testimonial in alcune tournée all'estero con la propria orchestra, come quella che ha fatto in America latina nell'inverno scorso. Questi programmi nuovi puntano soprattutto ad un made in Italy e ad una cultura italiana che siano di largo consumo: abbiamo musica lirica, con una striscia che viene condotta da Simona Marchini; abbiamo due programmi di cucina, uno quotidiano ed uno settimanale, con descrizione di piatti regionali (la cucina italiana va fortissimo ed è certamente un elemento di diffusione della cultura italiana nel mondo); abbiamo molti programmi e documentari di natura ambientalistica, turistica e artistica. Una serie molto buona è stata prodotta per noi da Licia Colò, che è una specialista di questo tipo di programmi; potrei continuare a lungo nella tipologia dei nuovi programmi.
Voglio sottolineare in modo particolare l'importanza degli eventi speciali, che sono degli avvenimenti che costruiamo noi, alcuni su richiesta istituzionale; per esempio il Ministero degli affari esteri ci ha chiesto di preparare una serata Tricolore - che andrà in onda nel mese di gennaio -, che noi chiameremo Bianco, rosso e verde (senza grande sforzo di fantasia, ma forse in maniera abbastanza efficace), che vedrà collegamenti internazionali con l'Argentina, dove esiste una delle più antiche "case degli italiani", costruita subito dopo le vicende del nostro Risorgimento, dove c'è un antico Tricolore. Ci collegheremo anche con Reggio Emilia, dove è nato il tricolore, di cui ricorre quest'anno l'anniversario, e con il museo del Vittoriano a Roma, per trasmettere anche una serie di testimonianze. E' questo un tipico esempio di serata speciale mista, giornalistica e di spettacolo, ovviamente ai livelli culturali adeguati. Ne abbiamo fatta un'altra a Toronto nel mese di agosto, collegando gli italiani del nord-est - loro le definiscono le tre Venezie - che vivono in Canada con il nord-est di oggi, in particolare con Belluno e Cortina D'Ampezzo. Ha suonato l'orchestra di Renzo Arbore, e sono stati intervistati alcuni italiani che si sono fatti strada, come per esempio il signor Lovat, che all'età di nove anni emigrò da Belluno perché suo padre, che era minatore, era morto in una galleria; era intenzionato a fare lo stesso mestiere del padre ma in maniera tale che nessuno più morisse in galleria. E' oggi il più grande costruttore del mondo di "talpe" per la metropolitana; credo che anche quella che sta lavorando a Roma sia stata costruita da lui. Si è collegato da Belluno e ha raccontato la sua storia. Abbiamo poi ascoltato un chirurgo siciliano che ha fatto trasferire in Canada qualcosa come duemila laureandi o specializzandi in medicina, a livelli altissimi di chirurgia, e tante altre persone del genere. Gli amministratori di Belluno e del nord-est hanno descritto il cambiamento di quest'area geografica. Abbiamo diffuso questo programma in Canada attraverso Telelatino, che ha 2 milioni 100 mila abbonati e che è il nostro distributore canadese; c'è stato un ottimo riscontro. Questa missione è servita a far vedere in Veneto come stiano facendosi strada i propri conterranei nel mondo e in Canada come stia cambiando il nord-est e l'Italia in generale in questo periodo.
Di trasmissioni di questo tipo ne abbiamo fatte quest'anno già una quindicina: abbiamo seguito il papa nel suo incontro con i giovani a Parigi e poi a Rio De Janeiro, in coproduzione con RAIUNO. Il Vaticano ha dichiarato che se non ci fosse stata la squadra di RAI International, a Rio De Janeiro, la famosa Rede Globo, una delle più grandi del mondo, non avrebbe trasmesso niente, in quanto non era tecnicamente in grado di organizzare la ripresa. Abbiamo trasmesso la serata finale del concorso Miss Italia nel mondo, un avvenimento che per le comunità italiane all'estero è molto importante, a Porto Alegre, insieme a Rede Globo, che l'ha ritrasmessa in Brasile. A Punta del Este nel mese di dicembre, avrà luogo un incontro quadrangolare di calcio tra le nazionali under 21 di Italia, Argentina, Uruguay e Cile (Marcosur), che trasmetteremo anche su reti nazionali. E' questa una parte degli eventi speciali che possono avere una forte risonanza all'estero.
Abbiamo poi le nostre trasmissioni giornalistiche; sto lentamente riconvertendo alla televisione la redazione radiofonica, perché finora si occupava solo di radio. Abbiamo prodotto 20-25 speciali, l'ultimo dei quali sulla Conferenza della donna nell'emigrazione, che è stato un avvenimento molto importante (proprio ieri abbiamo avuto negli studi Silvia Costa ed altri ospiti). Faremo delle trasmissioni radiofoniche e televisive speciali a questo riguardo.
Abbiamo poi una produzione molto particolare che riguarda Internet; possiamo offrire un prodotto di straordinaria valenza culturale come Italica, che è un campus virtuale di lingua e cultura italiana, che però metteremo on line anche in inglese e in spagnolo, e successivamente in tedesco e in francese; vi partecipano 155 università di tutto il mondo, professori di italianistica di tutti i continenti, biblioteche come quella vaticana e quella Alinari, nonché i 90 Istituti di cultura italiani nel mondo (ho stipulato una convenzione con la Farnesina, nella persona dell'ambasciatore Vattani, per far sì che i 90 istituti di cultura italiani possano accedere ad Italica e ai corsi linguistici). Abbiamo tre tipi di corsi linguistici, tutti tramutabili in CD-Rom e in cassette, per i ragazzi, gli adolescenti e gli adulti; quello per adulti è stato recentemente rieditato: è costato un po' di soldi, però è un eccellente corso, che viene chiesto ormai da decine di istituti e di scuole italiane nel mondo.
In conclusione, sia sul terreno della distribuzione sia su quello della produzione, essendo di fatto diventati una quarta rete per l'Italia nel mondo, siamo oggi in grado di portare all'estero il sistema Italia. A tale riguardo, dato che si parla molto di globalizzazione - e l'Italia evidentemente ha tutto l'interesse, al di là delle posizioni politiche di maggioranza e di opposizione, tutti ugualmente legittimi, ad essere presente nel mondo - sono assolutamente convinto - lo dico in questa autorevole sede - che l'Italia, se vuole andare in giro per il mondo, lo deve fare attraverso l'audiovisivo (attualmente non c'è altra possibilità di vincere un confronto di globalizzazione), lo può fare esclusivamente attraverso la RAI, mentre quest'ultima lo può fare soltanto attraverso RAI International. Per tutto il resto, siamo su terreni di grande importanza e di possibile sperimentazione tecnologica, compresa la famosa piattaforma digitale, che è un fatto di grande rilevanza e che nei prossimi anni acquisirà un grande peso, ma - ripeto, e sono assolutamente certo e in grado di documentarlo - se il sistema Italia vuole andare nel mondo lo può fare esclusivamente potenziando i canali di RAI International, perché noi siamo finalmente arrivati nel mondo.
Ero a Pechino, pochi giorni fa, dove erano concentrate 300 aziende italiane, con una delegazione della Confindustria guidata da Romiti e Fossa, e due ministri, Dini e Fantozzi. Si è trattato di una straordinaria fiera, finalmente al livello adeguato di ciò che noi rappresentiamo nel mondo: ebbene, eravamo visibili già negli alberghi della Cina con un canale televisivo attivo per 24 ore. Tutto ciò comporta delle possibilità oggi forse non ben commensurabili, ma che l'azienda Italia ha capito perfettamente.
Abbiamo stipulato una convenzione con l'Istituto per il commercio con l'estero, mentre un'altra con le camere di commercio estere è alla firma del direttore generale della RAI e del dottor Bassetti; le camere di commercio estere diventeranno degli alleati di RAI International. Noi possiamo fare molto, per il commercio italiano all'estero, come pure le camere di commercio estere possono fare molto per la nostra diffusione e distribuzione. E' un terreno di grande rilevanza. Al di là dei pareri, assolutamente legittimi, sulla qualità dei programmi, sulle loro caratteristiche, sulla possibilità - sempre esistente e gradita - di migliorarli, vorrei fosse ben chiaro questo punto centrale, che è assolutamente strategico. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, direttore. Non si può dire che la sua esposizione sia stata carente! La ringraziamo molto. Le saremmo grati se mettesse a disposizione della Commissione il materiale audiovisivo (quello in CD-Rom è forse il più utile visto che siamo tutti dotati di computer), in quanto rappresenterebbe un elemento di valutazione per rendere ancora più proficuo il nostro lavoro.
ROSARIO GIORGIO COSTA. Direttore, in questa stagione che ci vede sempre più afflitti dai problemi della telecomunicazione, la sua esposizione di questa mattina ci dovrebbe mettere tanto di buon umore. In definitiva, lei ci ha illustrato un ambito in cui tutto va bene, e certamente questo ci fa piacere; però - la valuti come una richiesta asettica - si è avuta notizia che in costanza del Foro della televisione organizzato dal nostro ambasciatore all'ONU ci sia stata una sorta di protesta degli italiani, non so di quale ambito territoriale delle Americhe, per aver dovuto subire per ore e ore una trasmissione in lingua straniera. Sembra che gli italiani avrebbero gradito una trasmissione in lingua italiana, dato che RAI International nasce ed opera essenzialmente al fine di conseguire la diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo.
Lei ha detto che in un anno si è passati da 20 mila antennine a 6 milioni di antenne: questo notevolissimo progresso, che la stessa cifra sottopone alla nostra attenzione, è ascrivibile alla disponibilità di mezzi, che forse in passato non si avevano e che soltanto recentemente sono stati concessi a RAI International, oppure chi l'ha preceduta era assolutamente incompetente? Ritengo probabile che il problema riguardasse i mezzi a disposizione. Che differenza c'è tra costi e proventi dall'ultimo esercizio che la riguarda - lei ha detto che è impegnato da 14 mesi - e dei 14 mesi precedenti? Questo ci metterebbe nelle condizioni di comprendere se effettivamente sia intervenuto un aumento delle risorse, perché altrimenti non si spiegherebbe come mai si sia potuti passare, nell'arco di un anno, da 20 mila antenne a 6 milioni.
Con riferimento ai collegamenti, si tenga conto del Triveneto e del tricolore di Reggio Emilia, ma non si trascuri il fatto che "la presenza degli italiani nel mondo" nella stragrande maggioranza è costituita dagli uomini del Mezzogiorno d'Italia, con i quali sarebbe opportuno mettersi in contatto e con i cui territori di origine sarebbe obbligatorio collegarsi.
PRESIDENTE. Mi consenta una battuta: Renzo Arbore non è padano!
ANTONIO FALOMI. Mi pare che l'imponente lavoro svolto dal RAI International in questi ultimi tempi confermi lo sforzo compiuto, che deve essere ancora portato avanti per dare sempre di più alla RAI una dimensione internazionale: di fronte a mercati e ad operatori globali, di fronte a convergenze di diverse tecnologie credo che l'esigenza per la RAI di avere una dimensione internazionale sia obiettiva. Se ci si chiudesse nel proprio mercato domestico, si perderebbe la partita.
Una prima domanda: gli altri servizi pubblici europei, in direzione di un'internazionalizzazione - il direttore Morrione ha accennato prima alla BBC - che cosa fanno e cosa hanno in animo di fare? Per essere più preciso, sarebbe interessante avere un raffronto - non so se questi dati siano disponibili - circa la dimensione delle risorse che vengono impegnate da altri servizi pubblici europei per una presenza nel mondo.
Una seconda questione, legata al tipo di attività che una presenza internazionale della RAI deve assolvere. Si tratta ovviamente di attività per un verso legate al mercato interno (acquisto di diritti, di prodotti, di servizi televisivi da utilizzare in Italia o azioni di relazione con organismi governativi e sovranazionali), per un altro verso legate alla missione propria del servizio pubblico che la RAI deve svolgere all'estero (programmi e palinsesti, di cui il direttore ha molto parlato, televisivi e radiofonici, via satellite, via Internet, onda corta), con l'obiettivo - da servizio pubblico - di valorizzare la lingua e la cultura italiana e il sistema Italia all'estero.
Vi è poi un altro campo di attività che riguarda invece la vendita dei diritti e dei prodotti italiani all'estero; attualmente, rispetto a questi settori di attività, che una presenza internazionale implica, quali sono le attività che RAI International svolge, tenuto conto ovviamente della missione ad essa assegnata, che è appunto di servizio pubblico, ma anche di rendere strategico il posizionamento internazionale della RAI?
Sempre in rapporto a questo tipo di attività svolte oggi da RAI International nei vari settori, vorrei sapere se le attuali attribuzioni e competenze siano sufficienti a far svolgere fino in fondo a RAI International la sua missione o se invece non ci sia bisogno di qualche ulteriore passo in avanti per rafforzare questa presenza.
PRESIDENTE. A integrazione di quanto ha detto il senatore Falomi, vorrei capire quale sia il ruolo di RAI Corporation; so che è un'altra cosa, ma vorrei che fosse spiegata in maniera definitiva, perché francamente è difficile trovare le differenze. Vorremmo sapere se quel tipo di struttura sia o meno utile.
MARIO LANDOLFI. Non possiamo non esprimere soddisfazione per l'introduzione del dottor Morrione soprattutto in relazione ai passi avanti compiuti dal nostro paese nel campo della comunicazione e per quanto riguarda il nostro approccio con i problemi delle comunità italiane all'estero.
In riferimento ai programmi, questi devono essere criptati, non arrivano in chiaro; le trasmissioni di RAI International devono essere decodificate. Come si coniuga questa condizione con la natura di servizio pubblico di RAI International?
Vorrei inoltre conoscere il criterio con cui vengono selezionati i programmi di RAIUNO, RAIDUE, RAITRE e RAI Educational, che vengono trasmessi alle nostre comunità all'estero. Sono sottoposti alla valutazione della Consulta qualità della RAI? Mi interessa capire se RAI International rappresenti un qualcosa a parte all'interno della RAI o se invece sia sottoposta allo stesso regime di controllo e di supervisione delle altre reti e testate della RAI.
Quanto al potenziamento delle trasmissioni radiofoniche, ho predisposto un'interrogazione al ministro, che presenterò oggi, a proposito di quel piano di cui lei ha parlato, per chiederne il varo definitivo. Ho bisogno di alcune notizie che lei ci ha fornito, ma che io non ho fatto in tempo ad annotare: lei ha parlato di un piano predisposto per il potenziamento delle trasmissioni radiofoniche in onda corta, che prevede la realizzazione di tre minicentri, rispettivamente al nord, al centro ed al sud, e ha dato anche un valore a tale piano, se non sbaglio 60 miliardi.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. 70 miliardi.
MARIO LANDOLFI. Queste località sono state già individuate? Si tratta di un piano esecutivo?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. E' esecutivo.
PRESIDENTE. E' una proposta della RAI.
MARIO LANDOLFI. Se ho capito bene, i problemi sono a livello di ministero.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Sono a livello di Presidenza del Consiglio e di ministero; più a livello di Presidenza del Consiglio.
MARIO LANDOLFI. Grazie.
PRESIDENTE. Vorrei preliminarmente porre una domanda in riferimento esplicito ai nostri indirizzi, perché il direttore ha avuto modo di soffermarsi, nella sua lunga ma esauriente esposizione, su molte delle cose che sono state fatte. Non so se per mia distrazione o per una dimenticanza, non ho colto un aspetto concernente uno dei punti che abbiamo inserito nel documento sul pluralismo del febbraio scorso, quando abbiamo scritto che un'adeguata informazione va assicurata per e sulle comunità degli italiani nel mondo, nonché sulle loro attività.
Al direttore non sfuggirà l'importanza di questo passaggio: molto spesso si parla infatti di diritti degli italiani all'estero, inclusa la grande questione non del diritto ma dell'esercizio effettivo del diritto di voto; chi contrasta questa tendenza afferma magari cose diverse da quelle dei proponenti, soffermandosi sul regime fiscale e su tante altre questioni, però sarebbe molto utile che il servizio pubblico rendesse noto a coloro che vivono nel nostro paese cosa fanno i nostri connazionali nel mondo. Questa è una competenza delle strutture produttive di RAI International oppure c'è la possibilità, attraverso l'interscambio con le altre testate e reti della RAI, di programmare finalmente questo tipo di informazione, che abbiamo sottolineato essere centrale nel servizio pubblico?
Oltre che su RAI Corporation, vorrei soffermarmi su alcune questioni che sono state poste, e di cui ho informato la Commissione, dal consigliere Bruno Zoratto del Consiglio generale per gli italiani all'estero, che in parte sono state già evidenziate e sulle quali vorrei un'ulteriore specificazione. Il problema del potenziamento delle trasmissioni radio in onda media e in onda corta è stato denunciato già ai tempi della guerra del Golfo; tra l'altro si fa notare l'incongruenza di 27 notiziari in altrettante lingue che però rappresentano un costo insostenibile, se poi non c'è una fruizione da parte dell'utente. Vorrei capire innanzitutto se questa denuncia, che ho l'obbligo istituzionale di rappresentarle, sia corrispondente alla realtà e se il problema del potenziamento freni addirittura l'espansione di radio RAI fuori dei confini d'Italia. Quali sono i motivi per cui finora si è registrata una mancata iniziativa da parte del Governo sulla questione relativa all'eliminazione del centro di Prato Smeraldo? C'è un altro problema, che noi non siamo nella condizione di conoscere? Non è infatti da oggi che se ne parla. Quali sono allora i freni che ostacolano l'eliminazione di questo problema?
E' stata poi rappresentata alla Commissione, con le lettere di cui ho dato notizia, una denuncia su quella che è stata definita l'insensibilità della RAI sull'elezione dei Comites, che hanno costituito un grande momento di protagonismo delle nostre comunità italiane all'estero. Si è parlato di spot per l'invito all'esercizio del diritto di voto negli orari meno seguiti. Vorrei conoscere il suo onorevole parere da questo punto di vista.
Vorrei poi domandarle una informativa più dettagliata sul problema del criptaggio delle trasmissioni via satellite.
Per quanto concerne i contenuti della programmazione, mi ricollego a quanto ha detto poco fa l'onorevole Landolfi. Diverse lettere sull'argomento sono state indirizzate alla Commissione di vigilanza (se la Commissione riterrà di varare indirizzi di settore in materia, avremo modo di riparlarne con il direttore). Una di esse mi ha colpito in modo particolare. Si dice che sulla terza rete, per esempio, i programmi sono ripetuti fino alla nausea. Questa denuncia ha un fondamento?
Tornando al riferimento richiamato dall'onorevole Landolfi, vorrei sottolineare che ho ricevuto segnalazioni su Blob, una trasmissione che in Italia fa tanto discutere: viene denunciato l'uso politico di una determinata programmazione che va in onda sulla terza rete all'estero, nel senso che sarebbero trasmessi soltanto alcuni tipi di programmi Blob. Su questo vorrei poter essere rassicurato, giacché gli indirizzi della vigilanza RAI devono valere anche per ciò che l'emittente pubblica programma all'estero. Peraltro noi non abbiamo possibilità di controllo sotto questo profilo, quindi ci rimettiamo alla buona fede del direttore. Sta di fatto che dobbiamo segnalare comunque le denunce che raccogliamo.
Mi è stata segnalata una serie di questioni in una lettera siglata "Traduttori-annunciatori di RAI International" priva di firme (per questo non ho ritenuto di trasmetterla ai membri della Commissione). I problemi segnalati si ricollegano a quanto abbiamo detto poco fa. Circa la chiusura dei notiziari in lingua estera, per esempio, si dice (leggo testualmente) che "da parte della redazione giornalistica avviene di fatto alle ore 13 di ogni giorno. Poiché la maggior parte di questi notiziari vengono trasmessi in tarda serata o registrati e trasmessi il mattino successivo, al momento della diffusione le notizie sono spesso già ampiamente superate". Vorrei capire se ciò corrisponda a verità. In proposito viene citato l'esempio della crisi del Governo Prodi, la cui notizia è stata data con ventiquattro ore di ritardo; secondo quanto riferito, poi, lo stesso accadrebbe sistematicamente anche per quanto riguarda eventi bellici, sportivi o di attualità. "Inoltre in alcuni casi" - prosegue la lettera - "ad esempio per i programmi in lingua russa destinati a Russia, Comunità Stati indipendenti, paesi baltici, la prassi della registrazione comporta la ripetuta messa in onda dello stesso notiziario invecchiato di circa 15-18 ore".
Tralascio poi alcune questioni difficilmente verificabili ...
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Questioni normative, immagino...
PRESIDENTE. Questioni che hanno un certo interesse, ma che la Commissione non può discutere in quanto difficilmente potrebbe entrare nel merito dei livelli contrattuali degli annunciatori.
Per altro verso, poiché nei suoi indirizzi la Commissione ha fatto riferimento anche alla valorizzazione delle professionalità, uno specifico problema riguardante la posizione contrattuale dei traduttori-annunciatori può essere considerato di nostra competenza. Il personale che ha indirizzato alla Commissione questa lettera denuncia di svolgere di fatto mansioni che vanno ben oltre la qualifica di traduttori annunciatori, "poiché" - dice la lettera - "la traduzione dei notiziari viene a costituire la parte di gran lunga preponderante del loro lavoro, senza la quale essi non avrebbero nulla da leggere al microfono. Inoltre, al pari dei loro colleghi delle altre emittenti internazionali, essi svolgono di fatto un ruolo redazionale, che tuttavia nel caso di RAI International non viene in alcun modo riconosciuto. Il fatto che l'azienda tenda ad utilizzare sempre più largamente per queste mansioni collaboratori esterni comporta che spesso i notiziari saltino per indisponibilità momentanea del collaboratore o per l'incompletezza del cast di alcune lingue. Ad esempio, saltano spesso i notiziari in francese ed in tedesco del Notturno italiano, salta sistematicamente la trasmissione in lingua per l'Etiopia, salta due volte alla settimana la trasmissione per la Turchia".
Chiedo quindi al direttore di offrirci, se lo ritiene, una risposta su questi problemi nonché sulle questioni poste dai commissari.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Il presidente Storace ha posto una serie di quesiti ai quali cercherò di rispondere immediatamente.
RAI corporation è una società di diritto americana che rappresenta la RAI nel suo complesso; ha un proprio consiglio di amministrazione del quale - ripeto - sono presidente. Infatti era presidente dello stesso consiglio il mio predecessore, la dottoressa Angela Buttiglione.
PRESIDENTE. Questo avviene istituzionalmente?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Non è previsto istituzionalmente che il direttore di RAI International sia presidente di RAI Corporation. Lo era Angela Buttiglione: quindi al cambio di mandato io ho assunto la doppia veste.
Dicevo che RAI Corporation è una società di diritto americana, la quale serve gli interessi di tutta la RAI non soltanto negli Stati Uniti, ma parzialmente anche in America latina ed in Canada. Infatti ha una direzione distaccata a Montevideo (RAI Corporation America latina) ed un piccolo ufficio a Toronto (RAI Corporation Canada). Per il 60-70 per cento RAI corporation rappresenta gli interessi di RAI International (in particolare) negli Stati Uniti sia negli altri paesi; per il restante 40 per cento rappresenta gli interessi di tutta la RAI. In altre parole, è una specie di grosso service, che ha il vantaggio di essere di diritto americano e quindi di avere un'agilità ed una capacità di azione sul territorio nord americano che una direzione RAI non potrebbe avere (in quanto sarebbe sottoposta ad un regime fiscale di controlli e di sdoganamenti molto più complicato).
Fanno capo a RAI Corporation, per esempio, tutte le direzioni della RAI che hanno interessi negli Stati Uniti o in parte nelle altre due aree che ho ricordato; naturalmente ciò avviene quando esse hanno impegni, contatti o relazioni internazionali da mantenere nelle suddette aree.
PRESIDENTE. L'informazione non c'entra nulla in questo caso....
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. No. I corrispondenti, cioè l'informazione, dipendono dalle testate di appartenenza ed hanno un proprio coordinamento centrale che dipende dal punto di vista amministrativo dal coordinamento delle testate televisive (relativamente ai TG) e radiofoniche (per quanto attiene ai GR). Attualmente negli Stati Uniti Claudio Angelini ha una funzione di supersegretario di redazione e coordinatore dei corrispondenti, funzione che non dipende da RAI Corporation ma dal coordinamento delle testate giornalistiche.
In sostanza, per il resto, quando le reti devono realizzare produzione o scambi o contatti negli Stati Uniti, fanno capo a RAI Corporation, che ha un direttore generale in loco: un funzionario formidabile, di origine piemontese (il che è già una buona garanzia), proveniente dalla vecchia RAI; si chiama Mario Bona e si occupa di tutti i service e di tutte le attività della RAI negli Stati Uniti. Ovviamente buona parte della sua attività coincide con la mia, perché RAI International ha interessi di distribuzione, di produzione, di marketing e così via.
Sono stato chiaro?
PRESIDENTE. La mia curiosità era dovuta al fatto che se ne parla come di una struttura burocratica elefantiaca. Ecco perché ci domandiamo cosa fa questo tipo di azienda.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Nel passato, RAI Corporation ha avuto alcuni scheletri nell'armadio, a tal punto che i consigli di amministrazione della RAI si sono interrogati circa la necessità di scioglierla. Si sono avuti ammanchi ed inchieste; poiché si tratta di una società di diritto americano, sta indagando la magistratura americana. La RAI ha condotto un'inchiesta interna che sta arrivando a conclusione. Essa riguarda passate gestioni, sulle quali - se mi consente - non vorrei dare giudizi.
Oggi il personale di RAI Corporation è stato fortemente ridimensionato: sono in attività non più di 26-27 persone, che lavorano sodo per tutto questo complesso di attività. Tra questi vi sono anche i tecnici degli studi che servono ai corrispondenti delle testate, i quali hanno negli Stati Uniti la loro base produttiva. Vi è poi il gruppo che sta a Montevideo, il quale lavora soprattutto per noi al fine di registrare su cassetta, tradurre e sottotitolare in spagnolo e portoghese la programmazione di RAI International per la diffusione ad una miriade di emittenti che non sono in grado di ricevere il segnale via satellite. Nel Canada vi è un piccolo ufficio, con una sola persona, che si occupa di registrare su cassetta ed inviare alle emittenti canadesi i programmi di RAI International. Tutte queste persone curano anche i collegamenti con la nostra emittente di distribuzione (Telelatino) e con altre emittenti canadesi. Questa è RAI Corporation nella sua dimensione complessiva.
Cosa è stato fatto "per" e "sulle" comunità italiane all'estero? Devo dire che abbiamo molto intensificato il lavoro di servizio: per esempio, oltre a due palinsesti di 24 ore, produciamo un terzo palinsesto, una volta denominato "RAI-USA" (consisteva in quelle due ore che venivano trasmesse soprattutto mediante cassette). Oggi le due ore di RAI USA sono diventate RAI Italia, con un logo su cui sta lavorando Ugo Nespolo, un pittore molto bravo (quindi con un apporto intellettuale di un certo livello). RAI Italia ha due ore completamente autoprodotte da noi; la somma di questi spazi quotidiani (che occupano sei ore la domenica) equivale alle ore espressamente richieste dalla convenzione "ex 75".
Abbiamo dato vita ad uno sportello di pubblico servizio con cadenza settimanale, due volte alla radio e una volta in televisione, tutto basato sui problemi fiscali e burocratici, che vede l'alternarsi soprattutto dei patronati, che all'estero sono estremamente attivi (come Inca), e dei sindacati: si tratta di un colloquio con il pubblico per ciò che riguarda il regime fiscale, la casa, il passaporto, i diritti e tutto ciò che può interessare gli italiani nel mondo.
Abbiamo anche un telegiornale quotidiano e la domenica trasmettiamo la partita di calcio per il nord America. Negli Stati Uniti abbiamo cominciato a produrre da sette mesi un settimanale di local news, parte in italiano e parte in inglese; sottolineo molto il fatto che trasmettere in inglese non è un elemento di danno o di diminuzione della nostra missione, che è ovviamente quella della diffusione dell'italiano, perché oggi l'Italia si difende nel mondo se la si offre nelle lingue madri dominanti delle zone geografiche in cui vivono le nostre comunità. Infatti ci sono generazioni di italiani che non parlano più la nostra lingua, e quindi, se non offriamo loro dei programmi in inglese, non ci capiscono e non ci seguono. Ciò vale a maggior ragione per gli americani o i canadesi che possono essere interessati all'Italia: se non trasmettiamo in inglese non arriveranno mai a conoscere la nostra programmazione e la nostra realtà. E' questa un po' la filosofia generale.
Per l'immagine di ritorno, l'interscambio e la coproduzione, si tratta di un problema aperto. Ho intensificato le coproduzioni con RAIUNO, RADUE e RAITRE; ad esempio, con RAIUNO stiamo preparando un programma di grande valore - io ritengo I remember Italy - che andrà in onda nel 1998 e che racconta le storie e le testimonianze dei superstiti (ormai sono persone di una certa età) di tutti gli eserciti che hanno combattuto in Italia nella seconda guerra mondiale. Ci sono stati la bellezza di 24 eserciti e noi andiamo a cercarli tutti; il più famoso superstite è colui che è stato avversario di Clinton alle ultime elezioni, che ha perso un braccio in un paese dell'Appennino combattendo con la V Armata e che, di tanto in tanto, torna in Italia. I remember Italy consentirà di arrivare a 24 nazioni e di portarle in Italia, facendo ritrovare a queste persone i loro amici italiani; si tratta di un programma che sarà inevitabilmente parte in italiano e parte in inglese.
PRESIDENTE. Si tratta di trasmissioni che vanno sul territorio nazionale?
ROBERTO MORRIONE, Direttore generale di RAI International. Questa trasmissione viene coprodotta con RAIUNO; abbiamo già un accordo con il direttore Tantillo per produrre un certo numero di ore che verranno trasmesse anche da RAIUNO. Abbiamo fatto Italians, cioè Italiani, che forse qualcuno di voi avrà visto: si trattava di una striscia di Beppe Severgnini che andava in onda in seconda o terza serata su RAITRE e che si concretizzava in incontri con una serie di personaggi italiani che hanno reso grande il nostro paese nel mondo. Abbiamo coprodotto molti altri programmi con RAIUNO, RAIDUE e RAITRE: per esempio Caboto, coprodotto con Educational, trattava di due navigatori, padre e figlio, che nella storiografia britannica si chiamano Cabot (da cui i famosi Cabotlodge), mentre invece Giovanni Caboto era nato in Italia. E' un programma su una figura italiana che ha un certo significato, e verrà trasmesso anche nel nostro paese. Potrei comunque continuare a lungo.
La linea delle coproduzioni è corretta e rappresenta l'unico modo per garantire le immagini di ritorno; ovviamente, non decido io per le reti nazionali, e quindi non sempre trovo la porta aperta sotto questo profilo. Per esempio, se mi consentite, sarebbe di grande utilità un indirizzo della Commissione nei confronti della RAI e di chi attua il coordinamento della produzione, per intensificare la trasmissione sulle reti nazionali di programmi per l'estero di RAI International.
Quanto alla fruizione delle 26 lingue, sono d'accordo con le critiche che vengono mosse; so che la situazione ha dei limiti, ma in realtà non ho collaboratori sufficienti per poter costituire una redazione che trasmetta in lingua, come hanno la BBC, la France Radio e la Deutsche Welle, grandi emittenti di broadcaster pubblici europei. Alla BBC non solo hanno le 26 lingue - credo ne abbiano più di 30 - ma per ciascuna c'è un nucleo di giornalisti che lavora nella lingua in cui trasmette. Da noi non è così: con i 55 giornalisti a mia disposizione devo garantire un arco gigantesco di cose; dispongo inoltre di 100 traduttori annunciatori, che essendo giornalisti nei rispettivi paesi (alcuni di loro sono accreditati presso la stampa estera), sarebbero perfettamente in grado di fare trasmissioni nelle proprie lingue e che chiedono proprio questo. Ovviamente la RAI dovrebbe impegnarsi con loro con un contratto giornalistico e, come sapete bene, questo è un problema enorme. La RAI si guarda bene dal sollevare questa specie di pietra con sotto un vermicaio, ma sarei ben lieto di poter impiegare come giornalisti nelle rispettive lingue una trentina di annunciatori traduttori. Si potrebbe studiare per esempio una figura professionale intermedia, che permettesse di utilizzarli per trasmettere nella loro lingua.
Le cose lamentate dal presidente Storace sono vere; sto predisponendo un piano di emergenza per mettere delle "pezze", utilizzando le risorse disponibili per l'onda corta, compresi i programmi notturni, in modo da poter garantire delle emissioni con una o due ore di differenza. Oggi le risorse disponibili e l'organizzazione data spesso provocano ritardi come quelli giustamente lamentati dai traduttori annunciatori, ma farò tutto il possibile; se lo Stato accettasse il piano dei tre minicentri, e facesse uno sforzo per l'onda corta e per l'emissione radiofonica di qualità più ampia, questo problema automaticamente verrebbe incanalato per una riforma che io trovo assolutamente necessaria e non solo opportuna.
Per ciò che riguarda l'insensibilità della RAI sull'elezione dei Comites, ho ricevuto una lettera di ringraziamento del sottosegretario Fassino, il quale ci ha dato atto che senza di noi probabilmente l'esito sarebbe stato ancora più disastroso. Come sapete, ha votato sì e no il 5 per cento degli aventi diritto, il che dimostra non che non abbia avuto luogo una campagna di conoscenza ma che i Comites - è il mio personale parere, con tutto il rispetto per la loro funzione, che è assolutamente essenziale - oggi come oggi avvertono un forte distacco dalle comunità italiane nel mondo. Quel fenomeno di assenteismo dalla politica o comunque di astensionismo, che anche in Italia comincia a farsi allarmante, all'estero è gigantesco. Incontro i Comites e incontro molti italiani che con i Comites non hanno niente a che fare; vivono la loro vita, sono imprenditori, scienziati, artisti, intellettuali, tecnici, e non sanno neanche che i Comites esistano. E' un problema molto vasto, che vi espongo con assoluta franchezza. Affermare che non ci sia stata sufficiente campagna è come gettare un sassolino in uno stagno gigantesco: noi abbiamo svolto molto lavoro, le cui risultanze posso fornire insieme al resto della documentazione. Abbiamo fatto programmi giornalistici televisivi e radiofonici, abbiamo trasmesso gli spot, abbiamo fornito molto materiale su convenzione con il Ministero. In Europa - credo che la lamentela provenga dall'Europa - se la RAI ha trasmesso gli spot in orari di basso ascolto ciò dipende dalle tre reti nazionali (che vanno in onda - lo ripeto - in Europa). Per ciò che riguarda RAI International, posso assicurare alla Commissione che è stato fatto il massimo possibile della promozione.
Relativamente al criptaggio delle trasmissioni sportive, devo dire che esso tocca complessivamente non più dell'1-1,5 per cento delle trasmissioni mandate in Europa: il che vuol dire qualcosa fra lo 0 e l'1 per cento per RAIUNO, una percentuale millesimale per RAIDUE, l'1-1,5 per cento per RAITRE. Poiché RAITRE ha più trasmissioni sportive, ovviamente i problemi maggiori si pongono lì. Perché tutto questo si verifica? Perché la RAI vende i diritti di alcune partite a singoli committenti di organismi internazionali o di distribuzione. In passato avveniva attraverso la SACIS, oggi probabilmente avviene attraverso il nuovo settore commerciale, che si chiama "RAI trade". Mi auguro che in futuro possa esserci una maggiore azione di coordinamento e di unitarietà. E' chiaro che, se i diritti di quelle partite sono stati venduti ad una certa emittente, occorre criptare la trasmissione sulle reti nazionali. E' un fenomeno commerciale, che interessa - come ho ricordato - non più dell'1-1,5 per cento delle emissioni complessive della RAI in Europa.
Per quanto riguarda Blob ed alcune trasmissioni politicizzate, francamente mi auguro che i telespettatori abbiamo altri parametri per formarsi il proprio giudizio politico, perché non credo che Blob abbia in sé una capacità di orientamento di particolare virulenza (sia da una parte sia dall'altra). Mi si consenta questa battuta scherzosa. Posso soltanto dire che personalmente credo profondamente al pluralismo, all'indirizzo complessivo che la RAI ha avuto e si è data.
In proposito, ricordo che alcuni nostri programmi di documentazione storica hanno ricevuto critiche: mi riferisco ad un programma di Gianni Bisiach, La moviola della storia. In buona parte si tratta di materiale tratto da precedenti trasmissioni dello stesso autore per RAIUNO. Il programma non è piaciuto; alcune proteste hanno parlato di "lacerazioni", di richiami a pagine della storia che dividono e non uniscono. Io ho compiuto le mie verifiche. Posso garantire che Gianni Bisiach - lo conosco da trentacinque anni - non è un pericoloso sovversivo; è un uomo molto equilibrato, che fa il suo mestiere. Quelle trasmissioni parlavano tra l'altro della lotta contro i tedeschi, quindi di una vicenda nazionale ampiamente accettata dalla storiografia a tutti i livelli ed a tutte le latitudini: non si parlava certo di pagine dure della storia (come la guerra civile, tanto per essere chiari).
So, poi, che alcune critiche hanno riguardato La piovra. Vorrei sottolineare che noi abbiamo trasmesso questo programma dopo che la RAI lo aveva venduto a diciotto diversi paesi e tradotto in diciotto lingue. Credo, allora, che gli italiani all'estero abbiano sufficienti capacità critiche per poter godere di quella che - tra l'altro - è una meravigliosa
fiction televisiva che viene riconosciuta in tutto il mondo. Noi abbiamo accompagnato le puntate della Piovra con pareri critici ed interviste di un arco molto vasto di personalità della magistratura e dell'antimafia (Del Turco, Parenti, Vigna, Caselli, Violante). Abbiamo ritenuto di aver fatto il nostro dovere. Abbiamo fatto sapere agli italiani nel mondo che oggi siamo in presenza di una seconda fase di lotta contro la piovra, e che quest'ultima ha subito colpi fondamentali. Abbiamo sottolineato, tra l'altro, che i siciliani sono stati in prima linea nella lotta contro la mafia, tanto che tutte le grandi vittime della lotta contro la mafia (penso a Falcone ed a Borsellino) sono proprio persone siciliane.
Ritengo che questa impostazione sia estremamente matura ed equilibrata. Non mi pento di aver trasmesso quel tipo di programma.
Il senatore Costa ha chiesto spiegazioni su una trasmissione dell'ONU mandata in onda lo scorso 19 novembre completamente in inglese. Innanzitutto confermo la circostanza. In secondo luogo sottolineo che è stata una scelta: naturalmente in questo caso la decisione non è stata collegata alla missione di diffusione della lingua e della cultura italiana, ma sul posizionamento internazionale della RAI. Il Forum che è stato chiesto dal ministro degli esteri (ma anche dalla RAI) fu una eccellente intuizione della signora Moratti di qualche anno fa. L'obiettivo era offrire attraverso la televisione un'immagine delle Nazioni Unite che fosse il più possibile internazionale. Abbiamo deciso di fare la trasmissione in inglese, con un grande sforzo produttivo. Abbiamo annunciato con diversi giorni di anticipo che quel giorno i nostri telespettatori avrebbero avuto un palinsesto straordinario di otto ore dedicato alle Nazioni unite. E' stato trasmesso in inglese perché è una lingua universale. Riteniamo, peraltro, che anche moltissimi italiani nel mondo parlino o comunque comprendano l'inglese. E' stata una eccezione, perché non possiamo compiere frequentemente operazioni di questo tipo. E' stata però una operazione di immagine di grande prestigio. Le Nazioni Unite sono rimaste soddisfatte. Ritengo sia legittimo per un grande broadcaster internazionale realizzare di tanto in tanto iniziative del genere.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno, l'altro ieri ho visto in onda sul nostro canale asiatico una magnifica trasmissione sull'UNESCO ed i nuovi siti culturali che l'Italia ha avuto riconosciuti dall'Agenzia che si è riunita a Napoli. Abbiamo colto l'occasione per preparare una cassetta, che abbiamo prodotto insieme alla direzione diretta da Barbara Scaramucci, su tutti i siti italiani; la cassetta è stata inviata a tutti i partecipanti di questa riunione mondiale dell'UNESCO. Abbiamo poi preparato un evento speciale da Napoli: collegamenti con la reggia di Caserta, con Pompei e con la Cina (dove è stato ripreso l'"esercito di terracotta" che attualmente viene restaurato da tecnici italiani), con Los Angeles (dove l'Istituto Getty è costruito e gestito da italiani), con molte zone del meridione. Abbiamo già mandato in onda molti programmi sulla Sicilia: ricordo lo speciale sulla riapertura del Teatro Massimo, durato un'ora. Attualmente stiamo studiando una convenzione con la regione siciliana. In ottobre siamo stati presenti al Columbus Day a New York: Sicilia e Calabria sono sfilate sulla Quinta strada alla testa di una manifestazione peraltro straordinaria.
Renzo Arbore - che è pugliese, anche se ha studiato a Napoli - è un testimonial della regione Puglia. Noi intendiamo realizzare convenzioni con la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Una convenzione è già stata stipulata con la regione Toscana; una è allo studio con la regione Sardegna. Abbiamo rapporti istituzionali con tutti gli enti locali italiani. Credo quindi che il Mezzogiorno sia giustamente tenuto nella massima considerazione. Peraltro io sono per metà di sangue siciliano; quindi non sono estraneo "in via genetica" a questo tipo di esigenza.
Il senatore Falomi ha domandato informazioni sulla situazione negli altri servizi pubblici. Il modello fondamentale è la BBC, anche con riferimento all'azione che svolge per la Gran Bretagna: BBC World è una società omologa a RAI International, con la differenza che la prima raggruppa tutte le attività estere della BBC. BBC World è suddivisa a sua volta in due società: una si occupa del servizio pubblico e produce soprattutto informazione e programmi; l'altra si occupa della commercializzazione. Ambedue dipendono da una sola direzione. Deutsche Welle, il nostro equivalente in Germania, ha un bilancio annuale di quasi 1.200 miliardi di lire. Il bilancio di RAI International è costituito da circa 70 miliardi stanziati sulla base delle due convenzioni e da circa 40 miliardi di budget specifico messo a disposizione dalla RAI. Utilizziamo quindi un decimo delle risorse destinate al nostro omologo della Repubblica federale tedesca; eppure le comunità italiane nel mondo sono infinitamente superiori rispetto a quelle tedesche per quantità, qualità ed integrazione. Evidentemente ci sono due culture e due filosofie politiche diverse a monte.
ROSARIO GIORGIO COSTA. A quanto ammonta il conto economico di questi colossi?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Per Deutsche Welle è un conto assolutamente in perdita. Lo Stato tedesco concede 1.200 miliardi di lire, rispetto ai 68 che lo Stato italiano mette a disposizione di RAI International.
ROSARIO GIORGIO COSTA. Anche gli inglesi perdono?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Anche gli inglesi sono in perdita, perché la loro società commerciale è appena avviata, però contano di riuscire a coprire le spese con la commercializzazione.
ROSARIO GIORGIO COSTA. Negli ultimi cinque anni...
PRESIDENTE. Senatore Costa, adesso il direttore lo spiega.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Mi è stata rivolta una precisa domanda in ordine al periodo precedente, rispetto a prima, ed io ritengo doveroso rispondere. Intanto, nutro la massima stima per chi mi ha preceduto, Angela Buttiglione, anche perché la conosco da una vita; è stato mio caposervizio quando ero capocronista al TG1, quindi figuratevi se non la stimo professionalmente. RAI International è stata anch'essa un'intuizione della signora Moratti (oggi sono molto prodigo di lodi nei suoi confronti, anche se non l'amavo particolarmente), che comprese la necessità di un settore che si occupasse della diffusione della RAI nel mondo. L'intuizione però è rimasta sostanzialmente allo stato teorico, nel senso che sia in relazione all'acquisizione di risorse sia come valutazione culturale del peso di RAI International nella RAI di allora è rimasta allo stato embrionale.
Io ho trovato una struttura che aveva alcune fondamenta ben costruite - ed infatti ne ho dato anche pubblico riconoscimento ad Angela Buttiglione - ma che era come chiusa in un bunker. L'idea di RAI International chiusa in un bunker è assolutamente antitetica e contraddittoria con la sua missione e con i suoi obiettivi. Ho avuto più fondi per produrre i programmi, ma non ritengo sia stato questo l'elemento fondamentale. In particolare ho sfruttato bene il contratto di partnership con gli arabi: quando mi sono insediato ho trovato una situazione se poteva far pensare a due persone sposate che non si parlano, nel senso letterale del termine (alle volte capita) Pertanto ho ottimizzato la potenzialità di quell'accordo, che aveva anche parecchie ombre, sia chiaro, ma che aveva anche delle luci, disponendo di satelliti internazionali e avendo prospettive di sviluppo. Se si vuole continuare a tenere in piedi un matrimonio i coniugi non possono litigare e non comunicare, altrimenti è meglio divorziare e cercarsi un altro partner; visto che non ci si divorzia...
PRESIDENTE. Lei doveva fare il civilista!
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Ho studiato legge.
PRESIDENTE. Ha un futuro!
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Ho ottimizzato quel rapporto di partnership, che peraltro è previsto in un contratto di durata decennale; pertanto, se un giorno la RAI deciderà di scegliere altre vie strategiche, le percorreremo. Non sono alieno dal gettare dei semi per strada che potenzialmente potrebbero essere gestiti in altro modo e autonomamente, però vado d'accordo con il partner. Comunque, sfruttando al meglio ciò che quel contratto offriva, ma che era assolutamente inattuato per le liti e la non comunicazione, abbiamo ottenuti i risultati che voi sapete. Questa è la risposta molto sincera al quesito che mi è stato posto.
ROSARIO GIORGIO COSTA. Quanti fondi sono stati disponibili negli ultimi cinque anni?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Intanto, il contributo dello Stato è fermo da sempre a quella soglia di 70 miliardi (in realtà sono poco più di 68); dalla "ex 75" lo Stato non ha stanziato mezza lira in più. Oggi si verifica uno strano paradosso.
ROSARIO GIORGIO COSTA. E' tutto utilizzato?
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. E' tutto utilizzato per la missione, con spese che da un lato sono mirate, specifiche e dedicate alla produzione e alla distribuzione, dall'altro sono generali (per squadre di studio, tecnici, uso di impianti e così via). Per coprire le spese, a quei 70 miliardi se ne aggiungono altri 40; è questo il punto nodale. Abbiamo anche un decimo di Deutsche Welle, facendo nel mondo - nonostante i fichi secchi - qualcosa che ritengo possa cominciare a far recuperare.
Come si coniuga la missione del servizio pubblico con il fatto che la RAI è pay all'estero? In qualche misura la risposta è già contenuta in quanto ho detto. A volte le comunità chiedono perché debbano pagare - poniamo - 15 dollari al mese, visto che la RAI è un servizio pubblico e che i tedeschi trasmettono gratuitamente. La risposta è in quelle macrocifre che ho illustrato; se la RAI mi desse non 1.200 miliardi ma almeno 300 ritengo che si potrebbe in autonomia cercare una missione analoga. Non è così.
MARIO LANDOLFI. Diventa qualcosa di discriminatorio.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. No. Sa perché non lo è? Perché ormai nello stato d'animo e nell'immaginario del mondo il concetto del mercato si è fortemente affermato. Ci sono delle sacche di emarginazione ed anziani con problemi; per esempio in America Latina - ecco il rapporto con il partner - studiamo di volta in volta con i distributori delle soluzioni che diano facilitazioni. In Venezuela abbiamo stipulato un accordo con la federazione di tutte le associazioni regionali per cui se chi distribuisce ha un certo numero di richieste di abbonamento può praticare dei prezzi estremamente accessibili per alcune categorie certificate dai consolati italiani, dalle associazioni e così via. Mediamente, il pagamento di 15 dollari per un abbonamento equivale ad un canone italiano: si tratta di 180-200 mila lire l'anno per avere un canale televisivo attivo per 24 ore dalla patria. Francamente credo che non sia un fatto grave. Certo, se fosse possibile operare in via di servizio pubblico sarebbe meglio.
MARIO LANDOLFI. E' un problema di principio.
ROBERTO MORRIONE, Direttore di RAI International. Il principio è ineccepibile. Anche gli italiani pagano il canone; si paga praticamente l'equivalente di un canone. Che cosa posso fare? Trasmetto gratis quelle due ore di RAI Italia in cui raggruppo una serie di cose di pubblico servizio (un telegiornale, la partita alla domenica) che ritengo corrispondere ad una decorosa azione di servizio pubblico. Queste trasmissioni sono gratuite ed arrivano in più di quattro milioni di case, perché sono redistribuite da una cinquantina di cavi nordamericani. In America Latina le stiamo offrendo gratis ad emittenti pubbliche: le hanno già accettate circa dieci emittenti di diversi paesi. E' un modo per essere presenti nella missione del servizio pubblico secondo gli obblighi della convenzione, evitando quel problema di principio da lei evocato. Non è l'ideale, lo capisco, ma la situazione è esattamente quella che ho descritto.
PRESIDENTE. Ringrazio ancora il direttore Morrione e dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle ore 14,40.