Il relatore LAI (PD) illustra il documento in titolo, ricordando che la Nota di aggiornamento, come previsto dall'articolo 10-bis della legge di contabilità, prevede un aggiornamento delle previsioni macroeconomiche, degli obiettivi programmatici, della situazione del patto di stabilità interno e dei collegati alla manovra. La Nota di aggiornamento in esame reca, quindi, il nuovo quadro programmatico di finanza pubblica. Esso prevede in sintesi: un incremento del PIL pari allo 0,9 per cento per l’anno in corso (in conformità al quadro tendenziale, riportato dalla Nota in oggetto), pari all'1,6 per cento per ciascuno degli anni 2016 e 2017, all'1,5 per cento per il 2018 e all'1,3 per cento per il 2019 (mentre nel quadro tendenziale il valore è pari, per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, a 1,3 punti percentuali ed è pari a 1,2 punti per il 2019); un tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (in rapporto al PIL) pari al 2,6 per cento per l’anno in corso (in conformità al quadro tendenziale) e pari al 2,2 per cento per il 2016, all'1,1 per cento per il 2017, allo 0,2 per cento per il 2018 e ad un tasso positivo pari allo 0,3 per cento per il 2019 (mentre nel quadro tendenziale il tasso di indebitamento netto è pari all'1,4 per cento per il 2016 e si raggiunge il pareggio di bilancio nel 2017); un tasso di disoccupazione pari al 12,2 per cento per il 2015, all'11,9 per cento per il 2016, all'11,3 per cento per il 2017, al 10,7 per cento per il 2018 e al 10,2 per cento per il 2019 (nel quadro tendenziale il tasso è identico a quello programmatico per gli anni 2015 e 2016, mentre è pari all'11,5 per cento per il 2017, all'11,2 per cento per il 2018 e al 10,9 per cento per il 2019). La rimodulazione del tasso di indebitamento netto e del percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio deriva dal ricorso ai margini di flessibilità europei. Come è noto l'Italia è sottoposta al braccio preventivo del patto di stabilità e crescita a causa di squilibri macroeconomici eccessivi. In questo contesto il Governo aveva chiesto e ottenuto per il 2015 uno scostamento dello 0,4 per cento verso l'obiettivo di medio termine del 2016 per la realizzazione di una serie di riforme strutturali in fase di approvazione e implementazione nell'anno in corso. Si tratta di opportunità previste dai trattati tra le forme di flessibilità nel rispetto del patto di stabilità e crescita in presenza di specifici fattori economici e sociali. Nella Nota in esame il Governo propone per il 2016 un pieno utilizzo dei margini di flessibilità per le riforme strutturali, con un ulteriore 0,1 per cento che si somma al precedente 0,4 per cento, cui va aggiunta una ulteriore flessibilità legata alla clausola per investimenti per uno 0,3 per cento.
In merito, la Nota in esame specifica altresì che il tasso programmatico relativo al 2016 non include un margine addizionale di disavanzo - in ipotesi, fino a 0,2 punti percentuali -, il quale potrebbe essere impiegato in riconoscimento dei costi relativi all'accoglienza degli immigrati, qualora, in sede europea, venga ammessa tale clausola di flessibilità. La scelta che il Governo propone al Parlamento con la Nota di aggiornamento e la relazione trasmessa alle Camere come prescritto dall’articolo 6 della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012, è legata agli scenari macroeconomici internazionali, come a quelli europei e nazionali. La crescita della economia mondiale presenta un quadro disomogeneo con Paesi che continuano a confermare le proprie performances, come nel caso degli Stati Uniti, che crescono nel secondo trimestre in misura maggiore di quanto previsto, al contrario del Giappone che dopo un primo trimestre in crescita, vede uno una battuta d'arresto e un ribassamento del PIL nel secondo trimestre. Ma è il rallentamento della crescita delle economie emergenti, a partire dalla Cina, a preoccupare e a produrre un possibile generale rallentamento della crescita del Pil mondiale, con il FMI che riduce di 0,2 per cento le prospettive per il 2016; quanto al commercio mondiale, la previsione vede una riduzione di 1 punto rispetto alle precedenti previsioni. In Europa la crescita si presenta differenziata e, in ogni caso, inferiore alle attese, tenuto conto della forte riduzione del costo del petrolio e dell'imponente intervento di quantitative easing operato dalla BCE. La crescita europea, dunque, appare non sufficientemente vigorosa da trainare da sola il dato del nostro Paese. La condizione attuale è pertanto quella di una evidente ripresa, che deve essere però sostenuta e rafforzata. L'Italia, infatti, registra dati migliori del previsto, tanto che il Governo propone un aggiornamento in aumento del PIL del 2015 dallo 0,7 (DEF 2015) ad uno 0,9, crescita migliorata anche nei rapporti intermedi di OCSE e FMI, pur se con un obiettivo finale minore (0,7). Crescono i consumi, crescono maggiormente le importazioni delle esportazioni, crescono in alcuni settori gli investimenti fissi, crescono la fiducia delle famiglie e la produzione industriale. Questi indicatori consentono al Governo di innalzare, anche per il biennio 2017-18, le previsioni sul PIL ad un tendenziale di crescita dell'1,3 per cento, analogo al dato del prossimo anno. I dati sull'occupazione confermano un trend positivo, anche legato agli interventi legislativi approvati all'inizio del 2015. Aumenta di 103.000 unità il numero degli occupati nel secondo trimestre, mentre aumentano anche i disoccupati, ma in un contesto in cui diminuiscono dello 0,4 per cento gli inoccupati (-271.000) che, secondo l'Istat, raggiungono così un dato inferiore a quello del 1993. Nel delineato contesto internazionale di raffreddamento della crescita mondiale, e di una modesta ripresa in Europa, il Governo valuta come necessario rafforzare i positivi segnali che provengono dalla nostra economia e consolidarli nel prossimo triennio, anche attraverso l'eliminazione delle clausole di salvaguardia previste a legislazione vigente, la cui attuazione produrrebbe effetti negativi sui consumi e sulla produzione, proseguendo nell'opera di riduzione di costi della struttura della pubblica amministrazione ma introducendo un complesso di interventi legislativi a favore delle famiglie e delle imprese, con contestuale riduzione complessiva della tassazione. Questi interventi, che sono da tradursi in misure puntuali nella legge di stabilità, riguarderebbero, come anticipato nelle comunicazioni pubbliche, la cancellazione delle imposte sulla prima casa, di alcune imposte sulle imprese, dell'Imu agricola e sui macchinari, consentendo al Governo di valutare in aumento, dall'1,4 all'1,6 per cento, il dato programmatico di crescita del PIL 2016, che si attesterebbe rispettivamente sull'1,6 e 1,5 per il biennio successivo. L'eliminazione delle clausole di salvaguardia, per un valore di oltre 16 milioni di euro nel 2016, la soppressione di tributi e la prevista proroga di incentivi fiscali sono coperti da risparmi di spesa e dalle clausole di flessibilità per le riforme (0,5 per cento) e per gli investimenti strutturali (0,3 per cento). Alla Nota di aggiornamento risultano, poi, allegati la Relazione sulle spese di investimento e relative leggi pluriennali (anno 2015) e il Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell’evasione fiscale (aggiornamento 2014), dai quali pure emergono elementi di notevole interesse.
In conseguenza dell'intenzione del Governo di modificare il piano di rientro verso l’obiettivo programmatico strutturale è stata trasmessa alle Camere la ben nota relazione aggiuntiva, prescritta dall’articolo 6 della legge n. 243 del 2012. Rispetto a tale documento, a proposito dell'importo corrisposto a titolo di arretrati per la mancata rivalutazione delle pensioni, indicato pari a circa 1.980 milioni (come evidenziato nella Tav. III.4, riportata nella Nota di aggiornamento), sarebbe utile un chiarimento in merito agli ulteriori fattori relativi alla riclassificazione del predetto importo di 2.650 milioni dalla parte corrente al conto capitale. A seguito della predetta rimodulazione, le spese in conto capitale registrano un incremento netto di 2.508 milioni, mentre le spese correnti un incremento netto di 89 milioni. Per quanto attiene poi, in particolare, all'andamento delle entrate, le previsioni tendenziali aggiornate delle entrate finali della Pubblica amministrazione riflettono, come specificato nella Nota di aggiornamento, gli effetti derivanti dai seguenti fattori: l'aggiornamento del quadro macroeconomico, i risultati dell’attività di monitoraggio sulla finanza pubblica nonché l'impatto dei provvedimenti adottati successivamente al DEF 2015. In merito all’ultimo dei predetti fattori, la Nota di aggiornamento riporta gli effetti finanziari attribuiti ai principali provvedimenti adottati dopo l'aprile di quest'anno: in particolare sono quantificate in 459 milioni le maggiori entrate. Più elevate, anche se non specificate, risultano le maggiori entrate non legate a provvedimenti specifici, ma invece ai primi due fattori negli anni dal 2017 al 2019. Sulle stime del gettito non attribuibile ai provvedimenti intervenuti dopo il DEF, citati dalla Nota di aggiornamento in esame, che si assumono come frutto del nuovo quadro macroeconomico e dei risultati dell’attività di monitoraggio sulla finanza pubblica, possono essere utili informazioni in merito all’incidenza sulle previsioni aggiornate di ciascuno dei due fattori considerati, nonché di eventuali variazioni residuali specificamente indotte da ulteriori fattori normativi intervenuti dopo l’adozione del DEF 2015. La Nota di aggiornamento afferma che le stime indicate riflettono l’aumento del gettito atteso dall’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia introdotte da precedenti disposizioni legislative che prevedono la variazione delle aliquote d’imposta e delle detrazioni vigenti, l’aumento delle aliquote IVA e delle accise sugli oli minerali. La Nota evidenzia l’impegno a bloccare l’attivazione delle clausole di salvaguardia introdotte nella legislazione vigente nel 2014 e nel 2015, per evitare che la ripresa economica in atto e il processo di attuazione delle riforme strutturali iniziato vengano frenati da misure restrittive. Più in particolare viene evidenziato che, nel complesso, le clausole di salvaguardia previste dalla legge di stabilità 2015 (aumento aliquote IVA e aumento accise oli minerali per la mancata autorizzazione della Commissione europea sul reverse charge al settore della grande distribuzione) e dalla legge di stabilità 2014 (variazione di aliquote d’imposta e detrazioni vigenti) determinerebbero un gettito pari a circa 16,8 miliardi nel 2016, a 26,2 miliardi nel 2017 e di poco inferiori a 29 miliardi nel 2019. Con riferimento alla pressione fiscale, la Nota afferma che, sulla base delle previsioni tendenziali contenute nel Conto economico della p.a., l’indicatore presenta un andamento crescente fino al 2017 (dal 43,4 per cento del 2014 si arriva al 44,3 per cento nel 2017), rimane costante nel 2018 (44,3 per cento), per poi decrescere nel 2019 (44 per cento). Poiché i suddetti valori risentono degli effetti di gettito tributario relativi alle clausole di salvaguardia, e tenuto conto che è prevista la disapplicazione delle stesse mediante sostituzione con riduzioni di spesa, la Nota di aggiornamento ritiene utile evidenziare i valori della pressione fiscale ricalcolata considerando la disattivazione delle clausole di salvaguardia e l’impatto del provvedimento relativo al cosiddetto bonus 80 euro. In proposito la Nota afferma che, tenendo conto dei predetti fattori, la pressione fiscale scende da 43,1 per cento nel 2015 a 42,6 per cento nel 2016, con ulteriori riduzioni negli anni successivi. Tali valori sembrerebbero ottenuti escludendo, oltre al bonus 80 euro, l’aumento dell’aliquota IVA e l’incremento delle accise conseguente alla mancata autorizzazione del reverse charge. In tema di entrate, la Nota non fornisce le previsioni programmatiche delle voci di entrata ed afferma che il quadro programmatico include, rispetto alle previsioni tendenziali, anche gli effetti delle misure che saranno presentate al Parlamento nel disegno di legge di stabilità 2016. Il Governo, e in più parti ne viene evidenziata la volontà, intende adottare interventi di politica fiscale favorevoli alla crescita, che comportino un alleggerimento del carico tributario su famiglie e imprese. In particolare, con l’aumento dei redditi disponibili reali delle famiglie si produce uno stimolo ai consumi privati, con conseguenti effetti moltiplicativi sul PIL, ma riducendo la pressione fiscale si determinano effetti positivi sul lato dell’offerta dell’economia, inducendo, nel tempo, ad un aumento permanente del PIL. Gli effetti finanziari determinati dalle misure di stimolo fiscale sarebbero in parte controbilanciate da risparmi di spesa finalizzati ad aumentare l’efficienza del settore pubblico: si intende infatti proseguire la revisione della spesa nel 2016 e negli anni seguenti, assicurando gran parte della copertura dei tagli d’imposta. Pur considerando che la riduzione della spesa limita l’impatto favorevole sulla crescita determinato dalla cancellazione delle clausole di salvaguardia, la Nota ritiene che l’adozione di un profilo più graduale di tali tagli faccia sì che gli impatti depressivi sul PIL siano leggermente inferiori a quanto stimato in sede di elaborazione del DEF. Anche su questa base viene giustificato la modifica dell'OMT e lo spostamento al 2018 del pareggio strutturale di bilancio, considerando come evento eccezionale il quinquennio di forte crisi economica che ha colpito l'Italia tra il 2010 e il 2014 e come troppo fragile il contesto esterno per escludere rischi di un impatto non favorevole sulla crescita. Infine, sempre in tema di entrate, la Nota indica, nel prospetto delle entrate una tantum, la stima del gettito previsto per la emersione dei capitali detenuti all’estero (cosiddetta voluntary disclosure) che risulta pari a 671 milioni nel 2015 e a 18 milioni nel 2016. Per quanto concerne il dato tendenziale della spesa per interessi, si segnala che la differenza rispetto al corrispondente dato indicato nella Nota in esame appare in parte imputabile ai criteri di contabilizzazione SEC 2010, che si discostano dai criteri contabili utilizzati per la registrazione della spesa nel bilancio dello Stato. Un’ulteriore quota della differenza rilevata potrebbe essere attribuita ad una riduzione dei tassi di interesse nel periodo giugno-settembre. In ordine a tale ricostruzione e alla specifica incidenza dei predetti fattori sarebbe utile acquisire elementi di valutazione dal Governo. Le audizioni hanno segnalato alcuni elementi di possibile criticità, tra questi occorre segnalarne uno in particolare anche per l'autorevolezza della fonte. Come detto tra gli interventi previsti nella legge di stabilità per il 2016 rientra in primo luogo la non applicazione delle clausole di salvaguardia, la cui copertura sarà assicurata dai tagli di spesa, oltre a misure in favore delle famiglie, consistenti nella soppressione dell’IMU e della TASI sulla prima casa. Su questo tema la Banca d'Italia ha sottolineato che le frequenti modifiche alla fiscalità immobiliare degli ultimi anni potrebbero indurre le famiglie a non reputare lo sgravio ora programmato come permanente. Si tratta certamente di un aspetto che va valutato, come va valutato l'impatto sull’efficienza del sistema della finanza locale e sui servizi erogati dagli enti locali. Sul tema potrebbe essere opportuno un approfondimento in sede di valutazione di impatto. La Nota non segnala ulteriori provvedimenti collegati alla manovra del prossimo anno. Per un esame di maggiore dettaglio dei profili di interesse, anche con riferimento agli elementi informativi ulteriori che sarebbe utile acquisire dal governo, si fa rinvio alla nota di lettura dei servizi di documentazione di Senato e Camera.
Il presidente SANGALLI dichiara aperta la discussione generale. Il senatore URAS (Misto-SEL) prende la parola per formulare alcune osservazioni che ritiene rilevanti rispetto al quadro fornito dalla Nota di aggiornamento al DEF. Ritiene, in particolare, che il predetto documento di programmazione trascuri visibilmente le esigenze di riequilibrio territoriale che connotano l'Italia meridionale e insulare, in un momento in cui invece occorrerebbe un patto nazionale tra livelli di governo e parti sociali per dare una spinta alla ripresa di tali aree del Paese. Rileva, altresì, un minor impegno nell'utilizzo dei fondi strutturali a cui l'Italia avrebbe accesso, mentre tali disponibilità finanziarie appaiono strategiche per favorire lo sviluppo economico e sociale. Il senatore MANDELLI (FI-PdL XVII) sottolinea alcuni dati, a suo avviso palesemente negativi, che connotano il documento in esame. In primo luogo rileva l'aumento della spesa corrente, in distonia rispetto alle intenzioni più volte annunciate dall'Esecutivo. Manca, del pari, un qualsiasi intento di prosecuzione del processo di revisione della spesa, e ciò in danno dell'interesse dei cittadini, dal momento che tale attività era finalizzata soprattutto a creare i presupposti per un alleggerimento della pressione fiscale. Sempre sul tema della tassazione, rileva che la pressione fiscale si prevede in rilevante aumento e ciò rende assai fosche le previsioni sulla possibilità di una ripresa dell'imprenditoria italiana. Inoltre, cresce anche l'ammontare assoluto del debito pubblico, peraltro in un contesto di previsioni di aumento del prodotto interno lordo assai ottimistiche, come rilevato anche nel corso delle audizioni svolte. Conclude sottolineando il mancato impegno sul fronte della lotta all'evasione fiscale, testimoniato dai deludenti dati sui relativi introiti. La senatrice ZANONI (PD) premette un'osservazione positiva sull'evoluzione del quadro macroeconomico, testimoniata sia dai dati aggregati che da alcuni indicatori sintomatici, come ad esempio l'andamento dei nuovi mutui immobiliari. In questo contesto invita a considerare, in vista della legge di stabilità, l'assoluta opportunità di garantire agli enti locali un quadro di certezza normativa e di finanziamenti stabili al fine di consentire a tali enti di poter approvare bilanci che si basino su entrate certe. Anche il tema della lotta all'evasione che gli enti locali dovrebbero porre in essere è strettamente collegato all'esigenza di stabilità delle norme, dal momento che i processi di recupero delle somme non corrisposte hanno maggior costrutto quando si sia in presenza di tributi omogenei per più periodi di imposta. Si sofferma quindi sulla questione della neutralizzazione delle clausole di salvaguardia, al centro del dibattito pubblico di questi giorni, la quale meriterebbe del pari un intervento definitivo, che evitasse cioè il riproporsi della questione ogni anno, a danno della credibilità della politica economica nazionale. Serve in conclusione un recupero di fiducia nelle prospettive di un quadro di finanza pubblica e privata connotato in generale da stabilità e certezza del diritto. Il senatore GUERRIERI PALEOTTI (PD) si associa alle valutazioni positive sull'evoluzione del quadro macroeconomico di riferimento. Tuttavia, dal momento che la Nota di aggiornamento al DEF si occupa precipuamente degli elementi di contesto, e che la legge di stabilità sarà invece lo strumento di adozione di concrete misure attuative, ritiene necessario sottolineare alcuni elementi che andranno tenuti in adeguata considerazione in tale sede. Sicuramente positivo si presenta il nuovo approccio di politica economica fatto proprio dal Governo, che sostituisce una mera strategia di riduzione del deficit con un più ampio programma di aggressione del debito tramite stimoli alla crescita della ricchezza. È in tal senso, quindi, che deve essere utilizzato il maggior margine di flessibilità concesso dalla Commissione europea nel percorso di aggiustamento imposto dai vincoli di bilancio comunitari. Il Parlamento e il Governo dovranno pertanto concentrare la loro attenzione sulla composizione della manovra. A tale riguardo, le osservazioni formulate dalla Commissione europea e dalla Banca d'Italia circa il maggior effetto di stimolo alla crescita di misure fiscali su impresa e lavoro rispetto ad un taglio delle imposte immobiliari andrebbero pertanto tenute in adeguata considerazione, dal momento che non è importante solo il contenuto delle misure da adottare, ma anche la sequenza della loro attuazione. Un intervento a favore del settore produttivo, seguito da un alleggerimento fiscale sugli immobili potrebbe, in prospettiva, risultare maggiormente fruttuoso per l'intera economia. Ciò anche considerando che eventuali errori nelle politiche adottate con la manovra farebbero venir meno i presupposti dell'intesa finora raggiunta con la Commissione europea e comporterebbero costi pesanti per il Paese. Rileva, inoltre, che la Nota di aggiornamento tratta solo marginalmente del processo di spending review, che invece appare strategico non solo per le grandezze di finanza pubblica ma, in particolare, per la credibilità, sul piano sovranazionale, della politica economica messa in atto dal Governo. Conclude sottolineando che le criticità testé ricordate potrebbero rappresentare spunti di rilievo per la configurazione della legge di stabilità di prossima presentazione. Il PRESIDENTE, stante l'imminente inizio della cerimonia funebre dell'onorevole Pietro Ingrao, invita a proseguire la discussione generale nel corso dell'odierna seduta pomeridiana. Il seguito dell'esame è dunque rinviato. ANTICIPAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA DELLA COMMISSIONE Il PRESIDENTE comunica che, al fine di proseguire l'esame della Nota di aggiornamento al DEF, appare opportuno anticipare la seduta, già convocata per le ore 14, alle ore 13,30. La Commissione prende atto. CONVOCAZIONE DI UNA SEDUTA DELLA SOTTOCOMMISSIONE PER I PARERI Il PRESIDENTE comunica che la Sottocommissione per i pareri è convocata al termine della corrente seduta. Conviene la Commissione. La seduta termina alle ore 10,35.