LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI (8ª)

MARTEDÌ 15 MARZO 2016
220ª Seduta

Presidenza del Vice Presidente
CERVELLINI
indi del Vice Presidente
Stefano ESPOSITO
Intervengono il vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti Nencini e il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Giacomelli.

La seduta inizia alle ore 14,20.

SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI

Il PRESIDENTE comunica che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
Poiché non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Antonello Giacomelli sul rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo

Il presidente CERVELLINI ringrazia preliminarmente il sottosegretario Giacomelli per la sua presenza e gli cede quindi la parola.

Il sottosegretario GIACOMELLI ricorda che il decreto legislativo 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) definisce il servizio pubblico radiotelevisivo come esercitato mediante concessione. L'attuale concessione, assegnata alla Rai-radiotelevisione italiana SpA, scade il 6 maggio: sono quindi maturi i tempi per portare a compimento il processo di riforma del settore che il Governo ha avviato con la legge n. 220 del 2015, che ha riscritto le regole di governance della Rai.
Ricorda che tale legge ha introdotto nella legislazione vigente alcune importanti novità: in primo luogo è stato confermato che la Rai è il soggetto affidatario del servizio pubblico radiotelevisivo; si è poi portata la durata del contratto di servizio legato alla concessione da tre a cinque anni, allineandosi quindi alle migliori pratiche degli altri Paesi europei. Infine, la legge introduce, all'articolo 5, l'obbligo di svolgere una consultazione pubblica sul contenuto del servizio pubblico radiotelevisivo, proprio in vista del rinnovo della concessione.
La suddetta riforma della governance si lega poi ad altri provvedimenti che Governo e Parlamento hanno recentemente attuato: la riforma delle modalità di riscossione del canone di abbonamento Rai e, soprattutto, l'emanazione di apposite linee guida per la riforma della Rai.
Osserva che, sulla base di questo nuovo quadro regolatorio, Governo e Parlamento potranno quindi avviare le procedure per varare una nuova concessione del servizio pubblico radiotelevisivo da affidare alla Rai, per la durata di dieci anni, essendo questo il periodo più congruo in relazione al settore. Di conseguenza, il secondo contratto di servizio quinquennale si configurerà come una sorta di verifica di medio percorso sull'adeguatezza del modo in cui la Rai avrà assolto alle funzioni di servizio pubblico.
Illustra quindi l'iter che il Governo intende seguire al fine del rinnovo della concessione: gli Uffici legislativi del Governo stanno in primo luogo verificando se la scadenza del 6 maggio sia da ritenersi un termine perentorio (come effettivamente sembrerebbe, in base alla legge) oppure meramente ordinatorio. Tale verifica è motivata dell'opportunità di poter disporre di qualche settimana in più per lo svolgimento delle procedure e l'approfondimento dei temi, in particolare per quanto riguarda la consultazione pubblica. In ogni caso, assicura che, laddove il termine dovesse essere confermato come perentorio, si provvederà con apposita norma a disporre una proroga dei termini, garantendo la continuità del servizio nella fase transitoria.
Per quanto riguarda la consultazione pubblica, il Governo con la collaborazione dell'Istat ha individuato due fasi: nella prima fase vi sarà un confronto diretto con i principali portatori di interessi pubblici e privati attraverso tavoli tematici focalizzati sui diversi aspetti del servizio pubblico radiotelevisivo. In proposito sono stati individuati oltre 60 temi, che spaziano dal turismo alla cultura, dalla tutela del made in Italy a quella delle minoranze linguistiche. A partire dalla metà di aprile tali tavoli tematici, articolati in quattro macro aree, ciascuna sotto la direzione di un coordinatore, provvederanno a raccogliere i vari contributi al fine di elaborare i quesiti per la consultazione.
Successivamente tali quesiti, con l'assistenza tecnica dell'Istat, saranno pubblicati sul sito del Ministero dello sviluppo economico per lo svolgimento della consultazione, che dovrebbe avere la durata di 45 giorni. Sottolinea che si tratta della prima volta in cui si realizza un confronto sui contenuti del servizio pubblico radiotelevisivo aperto ai contributi di tutte le componenti della società. I risultati della consultazione, che dovrebbero essere disponibili nel mese di maggio, saranno poi utilizzati dal Ministero per lo sviluppo economico per predisporre lo schema della nuova concessione, che sarà approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri e quindi sottoposto all'esame della Commissione parlamentare di vigilanza sul servizio radiotelevisivo.
Al termine dell'iter il testo dello schema sarà poi approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri, entro la pausa estiva o anche oltre se si riterrà necessario disporre di un tempo aggiuntivo.
A questo punto, vi saranno sei mesi a disposizione per la stipula del nuovo contratto di servizio. In proposito, ricorda che accanto alla concessione tra lo Stato e la Rai, esistono tutta una serie di convenzioni (ad esempio quella per la tutela dei minori, quella per la tutela delle minoranze linguistiche o quella con la Repubblica di San Marino) che hanno scadenze diverse ma che, seguendo una precisa indicazione del Parlamento, il Governo intende ricondurre in modo unitario all'interno della concessione, per disporre di un unico documento di regolamentazione del servizio pubblico radiotelevisivo.
Passa quindi a illustrare sinteticamente il contenuto delle linee guida del servizio pubblico radiotelevisivo approvate dal Consiglio dei ministri il 27 maggio 2015. Nell'ambito della riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, il Governo intende perseguire sei obiettivi fondamentali: trasformare la Rai da emittente a media company, ovvero in un'azienda capace di produrre contenuti audiovisivi per tutti i tipi di piattaforma; ridefinire la missione editoriale dell'azienda; favorire la valorizzazione della stessa per farle acquisire un profilo di rilievo internazionale nel settore; riconfermare il ruolo della Rai come traino per tutta l'industria audiovisiva e culturale nazionale; riformare il comparto dell'informazione, riducendo il numero delle testate e accrescendo la produzione di reportage e documentari; favorire il ruolo della Rai come attore determinante per il superamento del divario digitale in Italia.
Ribadisce quindi il valore della scelta politica del Governo di aprire un ampio confronto con tutte le componenti della società, anche con un orizzonte temporale più ampio di quello inizialmente previsto, per giungere alla ridefinizione della missione del servizio pubblico radiotelevisivo: tutti i soggetti, a cominciare dalla forze politiche, potranno fornire il loro contributo su un tema strategico per il Paese.

Il presidente CERVELLINI ringrazia il Sottosegretario per la sua ampia relazione e cede la parola ai senatori interessati a intervenire.

Il senatore Maurizio ROSSI (Misto-LC), con riferimento all’iter appena indicato dal sottosegretario Giacomelli per il rinnovo della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo, ricorda di avere anch’egli suggerito l’esigenza di una proroga rispetto alla scadenza del 6 maggio, in quanto troppo ravvicinata: occorrono infatti tempi più lunghi per il corretto espletamento della consultazione pubblica e degli altri adempimenti necessari per la stipula della nuova concessione, che vale quasi 20 miliardi di euro in dieci anni.
Osserva che tale questione si intreccia anche con la quella della riassegnazione delle frequenze in Italia, divenuta ancora più urgente in seguito alla scelta dell’Unione europea, contenuta nella proposta di decisione COM (2016) 43 definitivo, di riallocare le frequenze della banda dei 700 MHz dalle trasmissioni televisive ai servizi di telefonia mobile entro il 2020. Non condivide però la risoluzione approvata dalla Commissione sul provvedimento la scorsa settimana, che chiedeva una proroga di almeno due anni a favore dell’Italia, sottolineando che ormai in Europa le decisioni sono state già state prese con riferimento alla scadenza del 2020 e che pertanto l’Italia rischia di vedere respinta la sua richiesta e di trovarsi isolata.
Occorre quindi mettere subito mano al nuovo piano di assegnazione delle frequenze, eliminando la riserva di un terzo delle frequenze a favore delle emittenti locali, che dovrebbero avere invece un terzo dei canali o programmi, considerando pure che in passato erano state abusivamente assegnate alle stesse anche frequenze di Paesi confinanti, per un errore commesso da chi ha provveduto alla pianificazione.
Ricorda che quest’anno scadono le concessioni del servizio pubblico radiotelevisivo in Spagna, Regno Unito e Italia: occorrerebbe allora cercare di seguire per il rinnovo delle concessioni una impostazione comune, di tipo europeo. Esistono infatti molte differenze tra l’Italia e gli altri Paesi, che hanno un numero inferiore di canali del servizio pubblico radiotelevisivo (in media cinque), per la maggior parte senza o con poca pubblicità. La Rai invece, oltre al canone di abbonamento, ha anche la pubblicità, il che è un’anomalia rispetto alla maggior parte delle emittenti pubbliche dei Paesi europei (ad esempio la Bbc o la televisione svizzera). Ritiene ugualmente anomalo predeterminare che debba essere un unico soggetto a svolgere le funzioni del servizio pubblico: tale scelta dovrebbe essere motivata, atteso che anche una pluralità di soggetti potrebbero esercitare le stesse funzioni.
Evidenzia quindi che tra i programmi predeterminati della Rai molti sono di puro intrattenimento e non sarebbero in realtà qualificabili come servizio pubblico, per cui appare inaccettabile che siano finanziati con il canone e abbiano poi anche la pubblicità al loro interno, creando un vantaggio competitivo illegittimo a danno dei concorrenti privati.
Anche la contabilizzazione dei costi e dei finanziamenti dei vari programmi della RAI appare assolutamente opaca e inadeguata, malgrado l’Unione europea abbia imposto regole precise di rendicontazione per distinguere tra programmi di servizio pubblico e programmi di tipo diverso. Inoltre, poiché l’impresa che assumerà gli obblighi di servizio pubblico non sarà scelta mediante una procedura ad evidenza pubblica, il nuovo contratto di servizio dovrà essere sottoposto al vaglio preventivo dell’Unione europea, per verificare che la remunerazione prevista (ossia il canone) non sia eccessiva rispetto ai costi che dovrebbero sostenersi normalmente per quei servizi.

Il senatore RANUCCI (PD) ritiene che la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo avviata dal Governo stia finalmente prendendo forma e che ci siano quindi le condizioni per fare della Rai una media company di primo piano in Italia e all’estero, coniugando l’evoluzione tecnologica con la qualità del servizio pubblico.
Osserva che l’ingresso nel mercato audiovisivo italiano di grandi operatori esteri come Vivendi o addirittura Orange attraverso Telecom pone importanti sfide alla Rai, che dovrà organizzarsi di conseguenza e tenerne conto anche nel contratto di servizio.
È certamente condivisibile l’obiettivo di fare della Rai il volano della produzione audiovisiva nazionale, ma occorre a tal fine che l’azienda possa scegliere autonomamente le sue produzioni, senza imposizioni esterne. Anche le televisioni private dovrebbero tendere verso livelli di eccellenza: ritiene dunque opportuno selezionare gli operatori in sede di assegnazione delle frequenze, premiando il merito sulla base delle risorse investite, della qualità delle produzioni e delle attività di servizio pubblico svolte.

Il senatore MARGIOTTA (PD) esprime grande apprezzamento per il progetto illustrato dal sottosegretario Giacomelli, ritenendo che questo sia il percorso migliore per il rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo, dimostrando così l’infondatezza di tante critiche rivolte in passato al Governo.
Condivide la scelta di prevedere una proroga rispetto alla scadenza del 6 maggio, se può aiutare a svolgere un lavoro più accurato, e inoltre corretta la durata decennale stabilita per la nuova concessione, che rappresenta un periodo congruo.
Contesta poi alcune affermazioni del senatore Maurizio Rossi, sottolineando che anche programmi di intrattenimento, per la loro valenza sociale, possono qualificarsi come attività di servizio pubblico, il che giustifica anche il finanziamento ibrido della Rai attraverso il canone e la pubblicità, pur essendo indispensabile una chiara distinzione circa l’uso dei due tipi di risorse.

Il senatore CIOFFI (M5S) chiede quale documento sarà posto a base della consultazione pubblica sul servizio pubblico radiotelevisivo, se solo le linee guida generali approvate dal Governo ovvero uno schema di concessione già definito, come sarebbe più opportuno.
In merito all’obiettivo di trasformare la Rai in una media company, ricorda l’operazione che Vivendi, attraverso Telecom, starebbe portando avanti con Mediaset per costituire un unico operatore per la gestione delle torri di trasmissione, in concorrenza con Rai Way. Obietta però che Telecom ha ricevuto importanti fondi pubblici per portare la rete in fibra ottica nelle zone a fallimento di mercato; se l’infrastruttura così finanziata è destinata a veicolare i contenuti audiovisivi dell’azienda, non si capisce dove stia l’interesse pubblico.
Infine, pur condividendo che la Rai produca anche programmi di intrattenimento, osserva che essa dovrebbe porsi soprattutto come industria culturale e pertanto dovrebbe avere anche canali senza pubblicità. Anche la sua dirigenza dovrebbe essere autorevole per contrastare la concorrenza privata.

Il senatore FILIPPI (PD) plaude al progetto di riforma illustrato dal sottosegretario Giacomelli, che può aprire la strada a una riforma del servizio pubblico in grado di arricchire la cultura e l’economia del Paese.
Chiede poi se sia possibile acquisire le linee guida approvate dal Governo cui si è accennato in precedenza. Rileva inoltre che il piano di riassegnazione delle frequenze dovrebbe essere l’occasione per avviare un processo di selezione delle emittenti private, ora in numero decisamente pletorico, sulla base di indici di qualità. Condivide infine l’obiettivo di stimolare il ruolo della Rai come soggetto centrale della produzione audiovisiva e culturale nazionale.
In merito ad alcune osservazioni dei senatori Maurizio Rossi e Cioffi, sarebbe opportuno un maggiore sforzo da parte della Rai per ottenere più trasparenza nelle scelte economico-finanziarie dell’azienda, con una più chiara corrispondenza tra le funzioni assegnate e le entrate disponibili e nel rapporto tra costi sostenuti e ricavi conseguiti.

Il senatore AIROLA (M5S), malgrado le affermazioni del sottosegretario Giacomelli, non crede che la consultazione pubblica avverrà nei termini descritti né che il Governo attuerà il piano illustrato per il rinnovo della concessione.
Quanto finora accaduto nel settore pubblico radiotelevisivo dimostra infatti che gli indirizzi forniti di volta in volta dal Parlamento attraverso la Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi sono stati puntualmente disattesi, sulla base di decisioni già assunte in altre sedi. Non vi è quindi un vero interesse né per le indicazioni dell’Europa (che valuta assai negativamente la recente riforma della Rai), né per quelle del Parlamento, tenuto conto che il nuovo direttore generale della Rai sta già riorganizzando autonomamente l’azienda, secondo una strategia ancora non chiara.
Giudica pertanto del tutto inutile anche la consultazione e il parere che la Commissione parlamentare di vigilanza dovrà formulare sullo schema di concessione, visto che la dirigenza della Rai continua a decidere in totale autarchia. Quando si dimostrerà che il piano di riforma del servizio pubblico non sarà mai attuato, i Ministri dell’economia e dello sviluppo economico dovrebbero dimettersi.

Il senatore CROSIO (LN-Aut) auspica che il percorso delineato dal rappresentante del Governo per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo sia effettivamente rispettato.
Questo processo si lega anche a una migliore definizione delle modalità di riscossione del canone Rai nelle bolletta elettrica, che è ancora molto opaco e incerto. Il sottosegretario Giacomelli ha infatti affermato che se le entrate del canone, riscosso con le nuove modalità, dovessero superare le attese, non sarebbe un tabù rivedere l’accesso della Rai anche al mercato pubblicitario: se ciò fosse confermato sarebbe un fatto certamente positivo.
Si dichiara poi favorevole a uno slittamento della scadenza della concessione, a fronte di un effettivo coinvolgimento del Parlamento nel processo di riforma, ma occorrono garanzie.
Sulla riallocazione della banda di frequenza dei 700 MHz, sarebbe grave se l’Italia si trovasse in una posizione isolata in Europa riguardo alla richiesta di due anni di proroga, mentre dovrebbe essere protagonista dei processi decisionali. Anche a nome del suo Gruppo, invita pertanto il Governo alla coerenza e attende di valutarne i passi concreti.

Il senatore CIAMPOLILLO (M5S) segnala che, da notizie di stampa, due dei principali editori televisivi nazionali, Cairo e Mediaset, avrebbero chiesto alla Rai di rinunciare alla pubblicità sui due canali principali, in considerazione del fatto che, con le nuove modalità di riscossione del canone, si prevedono entrate aggiuntive molto cospicue (200-300 milioni di euro) e che, pertanto, sarebbe opportuno rimuovere un ingiustificato vantaggio competitivo che la Rai ha nei confronti dei concorrenti. Chiede pertanto quale sia la posizione del Governo al riguardo.
In secondo luogo, chiede informazioni sullo stato di attuazione, anche da parte della Rai, del passaggio al digitale terrestre di nuova generazione (DVB-T2), indispensabile per poter utilizzare le frequenze sotto la banda dei 700 MHz per la trasmissione televisiva. Rimarcando criticamente che si tratta di uno standard già conosciuto da tempo, osserva che il passaggio poteva essere fatto molto prima.
Infine, ricorda che in base a un ordine del giorno accolto dal Governo nell'Assemblea del Senato, la Rai avrebbe dovuto mettere a disposizione due canali del digitale terrestre per trasmettere le sedute parlamentari di Camera e Senato che attualmente vanno in onda sui canali satellitari. Sollecita un puntuale rispetto degli impegni assunti. Solleva poi la questione connessa dei servizi radiofonici di documentazione parlamentare svolti da GR Parlamento, osservando che nel fine settimana sul canale in FM sono trasmessi solo programmi di intrattenimento.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il presidente Stefano ESPOSITO cede la parola al Rappresentante del Governo per la replica.

Il sottosegretario GIACOMELLI fa presente che, nel valutare le modalità per il rinnovo della concessione del servizio pubblico, il Governo ha escluso fin dall'inizio il ricorso alla gara, in quanto non necessaria e peraltro non utilizzata neanche da altri Paesi.
Per quanto riguarda la questione della riallocazione delle frequenze della banda dei 700 MHz, ricorda che il rapporto Lamy, predisposto dall'apposito Comitato di studio organizzato dalla Commissione europea per approfondire la questione, proponeva tra l'altro di consentire ai singoli Stati membri dell'Unione, a fronte di motivate esigenze, di derogare fino a un massimo di due anni rispetto al termine del 2020 previsto per il completamento della transizione.
La Commissione europea invece ha scelto di fissare un termine inderogabile nella proposta di decisione COM(2016) 43 definitivo: si tratta però per l'appunto ancora di una proposta che dovrà essere poi negoziata in sede europea con gli altri Stati membri. Assicura che l'Italia farà quanto in suo potere per ottenere un adeguato periodo di deroga, fermo restando che se la decisione finale dell'Unione sarà di mantenere la scadenza del 2020, anche l'Italia si adeguerà.
D'altra parte, evidenzia che l'Italia non ha chiesto una proroga fine a se stessa, ma ha ipotizzato un percorso complessivo di transizione per coniugare la riallocazione delle trasmissioni televisive nella banda sotto i 700 MHz con il passaggio allo standard di transizione DVB-T2, che consente un uso ottimizzato delle frequenze per assicurare un'adeguata capacità trasmissiva. Tale coordinamento tra le due transizioni è funzionale anche ad evitare che i cittadini debbano comprare da subito dei nuovi televisori e a disporre di tempi più congrui per gli adeguamenti tecnologici.
Con riferimento poi alla necessità di favorire una selezione tra le emittenti locali, ricorda che il Governo sta definendo l'istituzione di un nuovo fondo per l'editoria dove, oltre alle risorse per la carta stampata, entreranno anche quelle a favore delle emittenti locali. Si vuole però selezionare le emittenti sulla base di criteri di qualità, stimolando la crescita degli operatori e superando l'attuale anarchia e quindi il sistema ormai insostenibile dei contributi elargiti "a pioggia".
Per quanto riguarda i programmi di servizio pubblico, ferma restando la chiara definizione degli stessi, osserva che anche determinati programmi di intrattenimento sono meritevoli di attenzione per la loro valenza sociale.
Per quanto riguarda la questione dello sviluppo della banda larga, delle torri di trasmissione e in generale delle infrastrutture strategiche di telecomunicazione, sottolinea che il principio seguito dal Governo è quello di non interferire con le dinamiche di mercato, assicurando però il mantenimento del controllo pubblico sulle infrastrutture strategiche, per non ripetere errori nefasti del passato.
Conferma l'esigenza di valorizzare il ruolo centrale della Rai anche nella produzione audiovisiva e culturale in genere, che ha una lunga e solida tradizione. Tuttavia, il mutamento dello scenario impone all'Italia di guardare non più solo al mercato interno, ma anche a quello internazionale. E' allora giusto che la Rai utilizzi le proprie risorse per favorire le produzioni audiovisive, che sia presente pure nella distribuzione e stipuli accordi di carattere internazionale.
Per quanto riguarda la possibilità di ridurre la quota delle inserzioni pubblicitarie in ragione dell'aumento delle entrate derivanti dal canone, sottolinea che il Governo non ha un pregiudizio sfavorevole in merito; tuttavia, appare assai prematuro fare tali valutazioni prima di disporre di dati certi sull'effettivo ammontare delle entrate derivanti dal canone, tenuto conto che occorrerà anche verificare quanto si riuscirà a recuperare nella lotta all'evasione. In ogni caso, dovranno essere garantiti comportamenti corretti da parte dell'emittente del servizio pubblico, evitando situazione di dumping o di concorrenza sleale sul mercato.
Ricorda che comunque la riduzione della pubblicità nei programmi della Rai è un tema rilevante e da tempo all'attenzione del Parlamento, come dimostra la scelta dei vertici aziendali di eliminarla nei programmi destinati ai minori. Occorre però affrontare il tema in modo obiettivo e non ideologico e un'occasione potrebbe essere la discussione sulla riforma dell'editoria in corso di elaborazione.
Per quanto riguarda la consultazione pubblica sul servizio pubblico radiotelevisivo, precisa che oggetto del confronto saranno i quesiti elaborati, con il concorso dell'Istat, in esito al dibattito sviluppato dai portatori di interesse attraverso i tavoli tematici richiamati in precedenza. Evidenzia comunque che, al di là dei momenti formali, il Governo è disponibile a discutere con chiunque, in qualsiasi momento e senza pregiudizi, sui temi legati ai nuovi assetti del servizio pubblico.
Ricorda che il Governo e il Parlamento hanno già ridefinito le regole della governance della Rai e i relativi poteri e responsabilità della dirigenza, che sarà quindi valutata per come eserciterà la propria funzione rispetto alla nuova missione aziendale.
Per quanto concerne la questione del passaggio delle trasmissione delle sedute parlamentari anche sui canali digitali della Rai, conferma che sono già in corso gli opportuni contatti con i vertici del Senato e della Camera dei deputati; ritiene tuttavia che, ai fini di una migliore comprensibilità del dibattito parlamentare, tali trasmissioni dovrebbero essere accompagnate anche da servizi giornalistici di approfondimento.

Il presidente Stefano ESPOSITO ringrazia il sottosegretario Giacomelli per il suo ampio contributo e dichiara concluse le procedure informative in titolo.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (n. 283)
(Parere al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 1 della legge 28 gennaio 2016, n. 11. Esame e rinvio)

Il presidente relatore Stefano ESPOSITO (PD) illustra il provvedimento in esame, ricordando che lo stesso è predisposto sulla base della delega contenuta nella legge 28 gennaio 2016, n. 11, ed è volto al recepimento delle tre direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE, che modificano la normativa dell’Unione europea su appalti pubblici e concessioni, e al contestuale riordino della disciplina nazionale vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.
Esercitando la facoltà prevista nell’articolo 1, comma 1, della suddetta legge, il Governo ha scelto pertanto di attuare la delega, anziché mediante due distinti decreti, attraverso un unico decreto legislativo sia per il recepimento delle direttive sia per il riordino della normativa vigente. Il termine ultimo per l’esercizio della delega, e quindi per l’adozione dello schema di decreto in esame, è fissato al 18 aprile 2016, in coincidenza con la scadenza per il recepimento delle direttive europee.
Dal punto di vista del contenuto, sottolinea che il provvedimento reca il nuovo codice dei contratti pubblici: nel recepire le tre direttive europee e riordinare la disciplina in vigore, esso abroga contestualmente, oltre a varie disposizioni correlate, il codice dei contratti pubblici vigente di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006 e il relativo regolamento di esecuzione e attuazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010). Fanno eccezione alcune disposizioni specificamente individuate, attinenti per lo più ad aspetti di dettaglio, che rimangono in vigore in via transitoria nelle more dell’adozione delle nuove disposizioni, affidate generalmente a decreti ministeriali o ad apposite linee guida emanate dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).
Infine, ricorda che la Commissione Lavori pubblici e la Commissione Bilancio, per i profili di rispettiva competenza, dovranno esprimere il parere al Governo entro il 6 aprile, previa acquisizione delle osservazioni della 1a, della 2a e della 14a Commissione.
Dal punto di vista formale, lo schema di decreto ha una struttura estremamente ampia e complessa, con 219 articoli, raggruppati in sei parti, a loro volta suddivise in titoli, capi e sezioni, cui si aggiungono infine 25 allegati tecnici. Rinviando all'ampia documentazione predisposta dagli uffici per l'approfondimento delle singole norme, richiama sinteticamente alcune delle questioni di merito più rilevanti, fermo restando che ulteriori temi potranno poi scaturire dal dibattito.
Ricorda poi che i Presidenti delle Commissioni Lavori pubblici del Senato e Ambiente della Camera hanno convenuto di procedere in stretto raccordo all'esame del provvedimento, in considerazione dei tempi ristretti a disposizione e con l'obiettivo di addivenire alla formulazione di due pareri al Governo di analogo tenore.
A tal fine, ricorda che è già stata fissata l'audizione, in sede congiunta, del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Cantone, che avrà luogo giovedì 17 marzo, alle ore 15,30, presso la Camera dei deputati. Analogamente, i Presidenti delle due Commissioni hanno concordato di svolgere congiuntamente anche un'audizione del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio, possibilmente la prossima settimana, previa acquisizione delle necessarie intese.
Sempre in considerazione dei termini ristretti a disposizione per la conclusione dell'esame, le Presidenze delle Commissioni hanno inoltre convenuto di non procedere ad altre audizioni, ma di limitarsi a richiedere contributi scritti. A tal fine, la Commissione Ambiente della Camera ha già inviato una serie di richieste: invita pertanto i colleghi interessati a segnalare per tempo eventuali soggetti ai quali la Commissione Lavori pubblici possa a sua volta chiedere elementi informativi. Resta inteso che i contributi acquisiti da ciascuna Commissione saranno poi messi a disposizione di tutti i senatori e i deputati.

Si apre quindi il dibattito.

Il senatore CIOFFI (M5S), pur comprendendo le finalità delle decisioni assunte dalle Presidenze sull'organizzazione dei lavori, evidenzia l'utilità dello svolgimento delle audizioni. Chiede comunque che siano almeno acquisiti i contributi dell'ANCE, delle associazioni delle professioni tecniche e, ove possibile, dei professionisti abilitati allo svolgimento delle funzioni di responsabile unico del procedimento.
Sottolinea quindi l'esigenza di disporre di uno spazio adeguato per approfondire il nuovo codice in esame, estremamente complesso e articolato.
Per quanto riguarda i profili di merito, richiama la questione dei controlli sull'esecuzione degli appalti e ribadisce l'importanza della normativa sul dibattito pubblico di cui all'articolo 22 dello schema di decreto.

Il senatore FILIPPI (PD) ringrazia il relatore per la sua esposizione e gli uffici per l'ampio materiale messo a disposizione. Ribadisce i tempi estremamente ridotti per l'esame del provvedimento e la necessità di raccordare quindi i lavori con la Commissione Ambiente della Camera dei deputati, proprio al fine di pervenire a un parere il più possibile omogeneo e tempestivo, in modo da garantire che il nuovo codice degli appalti, eventualmente con alcuni miglioramenti, possa entrare in vigore entro la scadenza prevista del 18 aprile. Ritiene altresì opportuna l'audizione, oltre che del ministro Delrio, del presidente Cantone, per il ruolo centrale che il provvedimento riconosce all'ANAC nel sistema degli appalti pubblici.
Infine, considera certamente utile acquisire contributi dai vari soggetti interessati, ferma restando però la sovranità del Parlamento nel valutare gli stessi e assumere le necessarie decisioni.

Il senatore CROSIO (LN-Aut) invita a valutare la possibilità di affiancare al relatore Stefano Esposito un correlatore che sia espressione anche dell'opposizione, data la rilevanza del provvedimento in esame.
Intervenendo poi sul merito, richiama anch'egli l'articolo 22 dello schema per la parte relativa al dibattito pubblico, sulla quale esprime grandi perplessità, in quanto eccessivamente generica e rimessa quasi interamente alla discrezionalità delle stazioni appaltanti, in contrasto con il modello seguito in altri Paesi.

Il senatore BORIOLI (PD) segnala tra i temi da approfondire nell'esame anche il ruolo delle Regioni, ad esempio per quanto riguarda l'aggregazione e la centralizzazione delle committenze. Condivide inoltre le perplessità espresse dal senatore Crosio in merito alle disposizioni sul dibattito pubblico: si tratta di un tema di grande rilevanza che dovrebbe essere regolato in maniera adeguata, ad esempio riprendendo alcune delle proposte contenute negli appositi disegni di legge presentati in Senato dinanzi alle Commissioni riunite 8a e 13a.

Il presidente relatore Stefano ESPOSITO, in risposta al senatore Cioffi, evidenzia che, tra i contributi già richiesti dalla Commissione Ambiente della Camera, sono presenti anche i soggetti da lui richiamati.
Si farà poi carico di rappresentare al presidente Matteoli la richiesta del senatore Crosio in merito alla possibilità di affiancare un correlatore di opposizione per l'esame del provvedimento.

Il seguito dell'esame viene quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,25.