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BILANCIO (5ª)
MERCOLEDÌ 17 OTTOBRE 2007
139ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Presidente
MORANDO
Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sartor.
La seduta inizia alle ore 14,45.
IN SEDE REFERENTE
(1818)
Bilancio di previsione dello Stato per l' anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008 - 2010
- (Tab. 1) Stato di previsione dell’entrata per l’anno finanziario 2008
- (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno finanziario 2008
(1817)
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ( legge finanziaria 2008 )
(1819)
Conversione in legge del decreto legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico - finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale
(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Riprende l'esame congiunto sospeso nell’odierna seduta antimeridiana.
Il senatore BALDASSARRI (
AN
), al fine dei delineare il quadro economico su cui si innesta la manovra in esame, si sofferma preliminarmente sui dati risultanti dagli interventi economico-finanziari dell'anno scorso. In particolare sottolinea il mancato raggiungimento nel corso dell'anno 2007 degli obiettivi prefissati di risanamento finanziario, sostegno allo sviluppo e maggiore equità sociale. Si registra infatti un aumento del
deficit
pubblico con conseguente incremento del debito, un rallentamento nell'andamento della crescita in ragione dell'inasprimento fiscale necessario per fare fronte alle maggiori spese, nonché una scarsa effettività delle politiche sociali in favore di famiglie e fasce deboli.
Fatta questa premessa, l'oratore, sottolineando l'importanza della funzione di stabilità sottesa all'avanzo primario quale garanzia nei confronti dei creditori dei titoli di Stato, costituiti in larga parte da grandi istituzioni finanziarie, lamenta altresì che l'incremento dell'avanzo primario per il 2008 è frutto di una operazione contabile non corretta, posto che una quota significativa dell'indebitamento netto è stata sostanzialmente considerata come posta di debito pregresso. In questo quadro, alla luce dei dati contabilmente non corretti su cui poggia la manovra in esame, rileva l'esigenza di un'esatta determinazione della previsione sulle entrate per il 2008, tenendo conto che già nel corso del 2007 si è registrato un incremento nelle previsioni di entrata rispetto alla stima prudenziale elaborata nel dicembre 2006, nonostante il rallentamento della crescita verificatosi già prima dell'impatto internazionale dei mutui americani
subprime
. Anche per l'anno 2008, quindi, ove confermato il
trend
relativo alla crescita economica, si dovrebbe registrare un aumento delle entrate con 13 miliardi di euro di gettito in più rispetto a quello ufficialmente previsto e pari a 750 miliardi. Al riguardo, pur dichiarando di comprendere le ragioni connesse alla sottostima del reale andamento delle entrate, volta a non predeterminare la disponibilità di risorse necessarie per ulteriori iniziative sul fronte della spesa, ritiene tuttavia necessario che l'esigenza di contenimento della spesa sia soddisfatta attraverso una manovra elaborata sulla base di dati chiari e trasparenti, nella prospettiva di una seria assunzione di responsabilità dinanzi al Paese. In questo quadro, contesta peraltro che a fronte di decisioni di spesa assunte
ex ante
mediante il decreto-legge in esame, la relativa copertura sia da accertare
ex post
e desunta dal bilancio di assestamento, che a tutt'oggi risulta non ancora approvato, determinando a suo avviso un serio
vulnus
all'articolo 81 della Costituzione, non soltanto sul versante della correttezza contabile e finanziaria ma altresì sul piano politico.
Dopo aver espresso seri dubbi sull'ammissibilità di alcuni emendamenti presentati dal Governo al decreto in discussione per l’eterogeneità di contenuti, sottolinea come, a fronte della manovra per il 2007 - che risultava articolata sui tre citati obiettivi di risanamento finanziario, sostegno allo sviluppo e maggiore equità sociale - quella per l'anno 2008 appare svolgere un'azione di redistribuzione, per un ammontare complessivo di circa 20 miliardi di euro, ripartito a suo avviso in 7 miliardi di euro di cui al decreto-legge del "tesoretto" approvato alla fine del luglio scorso, 7,5 miliardi di euro nell'ambito del decreto in esame, nonché, infine, 5, 5 miliardi quale valore netto del disegno di legge finanziaria 2008 in senso stretto. In questo quadro, osserva tuttavia con preoccupazione che solo un valore compreso tra il 13 o il 14 per cento della manovra è destinato al sostegno per le fasce più deboli, valore consistente in 900 milioni di euro per le pensioni minime e 1,9 miliardi di euro per gli incapienti. A quest'ultimo riguardo evidenzia, peraltro, come l'individuazione di tale categoria sociale risenta di una palese contraddizione, tenuto conto che, in relazione al principio di fondo dell'imposizione fiscale, basato sull'individuo piuttosto che sulla famiglia come soggetto d'imposta, circa il 33 per cento dei dichiaranti dell'IRPEF risultano incapienti per l'Anagrafe tributaria, non essendo tuttavia tali per il tenore di vita che conducono. In proposito, osserva come, dinanzi a tali politiche redistributive, sarebbe stato più opportuno condurre una seria lotta all'evasione fiscale introducendo un sistema più efficace di deduzione. Ritiene inoltre che, alla luce della stima non corretta relativa all'andamento tendenziale dei dati relativi all'entrata per il 2008, anche la riduzione della pressione fiscale prevista per il 2008, pari allo 0,1 per cento del valore relativo al 2007, non sembra corrispondere al dato reale, rilevando quindi che a fronte di un gettito reale pari a 763 miliardi di euro, piuttosto che di 750 miliardi di euro, la pressione fiscale salirebbe dal 43,1 per cento sul PIL nel 2007 e al 43,8 per cento nel 2008. In questo quadro, sottolinea poi la necessità di una maggiore trasparenza, anche nella prospettiva di ricucire il rapporto di fiducia tra i cittadini e il mondo politico, quale esigenza avvertita in modo trasversale e condivisa sia da parte della maggioranza che dell'opposizione. Nel ribadire il proprio giudizio negativo sulla manovra finanziaria nel suo complesso, sottolinea come essa si presti a numerose critiche in primo luogo legate all’utilizzo delle risorse derivanti dall’
extra gettito
delle entrate per finalità diverse dal risanamento del debito pubblico. Osserva poi come lo stesso Governatore della Banca d’Italia abbia espresso numerose perplessità sulla validità della manovra, la quale determina un inaccettabile incremento dell’indebitamento pubblico netto e un aumento tendenziale del rapporto deficit/ PIL e quindi del debito pubblico. Analoghe critiche sono state mosse anche dalla Corte dei Conti, per la quale la manovra comporta un aumento della spesa corrente addirittura più che proporzionale all’incremento della pressione fiscale. Dopo aver osservato come la manovra finanziaria determini il progressivo ampliamento della sfera di competenza dello Stato ai danni dei redditi individuali dei cittadini, si sofferma sulle disposizioni che prevedono misure a sostegno delle famiglie. Al riguardo, rileva il carattere iniquo ed eccessivamente complicato dei criteri di ridistribuzione delle risorse derivanti dall'incremento delle tassazioni attuato dalla finanziaria per il 2007 in favore degli incapienti e dei soggetti che percepiscono le pensioni minime. Con riferimento, poi, alle misure fiscali in favore delle imprese, osserva come la riduzione della pressione fiscale incida favorevolmente solo sulle aziende maggiormente capitalizzate e che hanno peraltro realizzato scarsi investimenti. Analogamente criticabili sono le disposizioni in materia di lavoro, le quali finiscono per penalizzare i vantaggi del lavoro flessibile, con il conseguente rischio di un aumento del lavoro sommerso, senza prevedere strumenti effettivamente in grado di incentivare i contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Nell'esprimere profonda preoccupazione per il preannunciato contenuto del Protocollo sul
Welfare
, si sofferma in particolare sull'inserimento del tasso di sostituzione del sessanta per cento per le pensioni delle future generazioni il quale, oltre a configurare la strutturale crisi del sistema contributivo delineato dalla riforma Dini, rischia di determinare un notevole incremento del debito pensionistico prospettico. Conclude ribadendo le proprie perplessità sulle misure della manovra finanziaria, la quale fallisce il primario obiettivo di risanamento pubblico, comportando invece un inaccettabile aumento della spesa pubblica.
Il senatore AZZOLLINI (
FI
), nell'esprimere il proprio giudizio fortemente critico sulla manovra finanziaria nel suo complesso, sottolinea come essa, da un lato, non persegua l'obiettivo del risanameno dei conti pubblici, determinando addirittura un aumento della spesa pubblica e, dall'altro, non comporti una effettiva riduzione della pressione fiscale. La situazione finanziaria del Paese rischia poi, a parere dell'oratore, di essere ulteriormente penalizzata dall'approvazione del Protocollo sul
Welfare
. Si sofferma, quindi, sulle disposizioni in materia di fiscalità per le imprese, osservando come il disegno di legge finanziaria di fatto determini un incremento generalizzato della pressione tributaria sulle aziende ed in particolare su quelle medio-piccole. Relativamente all'articolo 3, recante norme per la razionalizzazione della disciplina in materia di IRES e di IVA, esprime talune perplessità sulla misura del credito di imposta, ed in particolare sul suo carattere retroattivo. Rileva poi come, al fine di incentivare lo sviluppo delle imprese, sarebbe stato preferibile procedere alla soppressione delle agevolazioni automatiche nella fruizione.
Dopo aver lamentato la presenza di numerosi interventi
una tantum
nel disegno di legge finanziaria e nel decreto-legge, si sofferma infine sulle misure relative al comparto enti locali delle quali rileva l'eccessiva contraddittorietà.
Il senatore POLLEDRI (
LNP
) svolge preliminarmente alcune considerazioni sulla congiuntura economica nella quale si inserisce la manovra di bilancio per il 2008, osservando in particolare che l’attuale Governo ha potuto beneficiare di alcuni extragettiti di notevole entità che hanno prodotto un aumento delle entrate pari a circa 17 miliardi nel corso del 2007. Al riguardo egli rileva quanto differente fosse stata la congiuntura economica nella quale si trovò ad operare il precedente Governo di Centro-destra il quale, nel 2001, fu costretto a far fronte ad una crisi che coinvolse l’economia europea e mondiale. Osserva al contempo che, nonostante il contesto particolarmente fortunato, il Governo ha prodotto una manovra economica particolarmente debole, volta solamente al mantenimento dello
status quo
senza coraggiosi interventi strutturali. Accanto alla debolezza delle scelte di politica economica del Governo, l’oratore rileva che parte delle difficoltà discendono anche da una organizzazione statale che, modellata su una forte concentrazione di competenze in capo alle autorità centrali, risponde alla struttura del sistema economico dei primi decenni della Repubblica, in cui gran parte dell’economia era gestita dallo Stato che, proprio attraverso la manovra di finanza pubblica, poteva intervenire pesantemente garantendo equilibrio e stabilità sociale. Oggi l’auspicata liberalizzazione di molti settori economici e l’esigenza di rispettare i vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea impediscono allo Stato di agire con disinvoltura, come in passato, sugli strumenti finanziari. Proprio considerando questi aspetti, l’oratore auspica una radicale riforma istituzionale, volta a valorizzare, tramite un più accentuato federalismo politico e fiscale, una maggiore responsabilizzazione degli enti territoriali più vicini ai cittadini. In proposito, si sofferma sull’articolo 4 del decreto-legge collegato al disegno di legge finanziaria, rilevando come lo strumento del commissariamento delle Regioni inadempienti sia insufficiente ad assicurare un maggiore virtuosismo fiscale da parte delle Regioni italiane, alcune delle quali presentano livelli di
deficit
non tollerabili, che richiedono interventi più adeguati. Dopo aver svolto brevi considerazioni sulle misure relative allo sviluppo del settore farmaceutico, soffermandosi in particolare sulla previsione di tetti di spesa per i farmaci a carico del servizio sanitario nazionale, esprime alcune considerazioni critiche sugli interventi redistributivi presenti nel decreto-legge, rilevando come essi siano marginali ed inidonei a realizzare l’obiettivo, che egli considera prioritario, di sostegno alle famiglie e di adeguato incentivo alla natalità. Quanto agli interventi in materia di occupazione, egli ritiene che sia necessario correggere una cultura, ancora fortemente radicata, di immobilismo sociale in ambito lavorativo, attualmente non più sostenibile. Si sofferma quindi su quanto affermato dal presidente Morando in ordine all’auspicio che la crescita economica registrata negli ultimi messi possa continuare anche in futuro. A suo avviso, tale auspicio rischia di essere presto disatteso, anche perché i titolari di piccole e medie aziende, che hanno potuto beneficiare di maggiori profitti nell’ultimo anno, sono costretti ad impiegare le maggiori entrate per far fronte al carico fiscale al quale sono sottoposti. Ciò, ad avviso dell’oratore, rischia di determinare un danno di notevole entità, considerando anche che tali microstrutture economiche, poiché costituiscono il nervo del settore produttivo, sono fonte primaria di occupazione. Quanto al problema dei tagli ai costi della politica, l’oratore ritiene che, accanto ai necessari auspicati interventi, si tengano in considerazione anche le elevatissimi e difficilmente giustificabili retribuzioni di alcuni direttori di giornale, nonché quelle dei commissari e del personale delle
authorities
. Dopo aver espresso alcune preoccupazioni sugli interventi in ordine al trattamento di fine rapporto, l’oratore si sofferma brevemente sulle disposizioni concernenti l’editoria, ritenendo auspicabile una maggiore differenziazione tra l’editoria ordinaria e le testate di partito. Quanto alla previsione, contenuta all’articolo 20, di destinare una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, in base alle scelte del contribuente per determinate finalità, ritiene che essa non debba limitarsi esclusivamente al solo anno finanziario 2007. Quanto invece alle norme contenute all’articolo 21 sul programma straordinario di edilizia residenziale pubblica, svolge alcune considerazioni critiche, rilevando che un eccessivo aggravamento della procedura rischia di paralizzare gli interventi già in atto e di scoraggiare possibili nuovi interventi.
In conclusione, dopo essersi soffermato sulle procedure di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione, ribadisce le sue profonde perplessità sulla manovra finanziaria che, a suo avviso, palesa forti incertezze e profonde ambiguità e che si mostra inidonea a far fronte alle molteplici esigenze del Paese.
Il senatore CABRAS (
Ulivo
) rileva preliminarmente che, al pari della finanziaria per il 2007, anche il disegno di legge finanziaria per il 2008 si concentra sullo stato dei conti pubblici e sulla entità del
deficit
di bilancio cui far fronte, cui si collega la questione di un’esatta previsione delle entrate, nonché quella della destinazione degli eventuali
surplus
di gettito fiscale. Le esigenze di pareggio del bilancio pubblico e di contenimento e risanamento della spesa, pur rappresentando un obiettivo prioritario di politica economica di lungo periodo del Governo, devono necessariamente essere bilanciati con le non secondarie esigenze di tenuta sociale e con gli auspicati investimenti strutturali di cui il Paese ha bisogno. Contrariamente a quanto sostenuto da autorevoli esponenti della Banca d’Italia e della Corte dei conti, l’oratore ritiene che le scelte di politica finanziaria del Governo non possono essere esclusivamente finalizzate al miglioramento dei parametri di indebitamento e alla riduzione del debito pubblico, dal momento che ciò può determinare, quanto meno nel breve periodo, un rallentamento della crescita. Dichiara pertanto di condividere la decisione del Governo di destinare parte dell’extragettito a obiettivi di carattere strategico, fissando al 2011 il termine per il raggiungimento del pareggio del bilancio. Al riguardo egli rileva che, mentre il Governo di Centro-destra, per realizzare l’obiettivo della riduzione fiscale, ha sostanzialmente azzerato tutto l’avanzo primario, il Governo in carica ha ritenuto più opportuno bilanciare le esigenze del pareggio del bilancio con interventi di carattere equitativo e redistributivo. Quanto alle esigenze di contenimento della spesa, rileva che più correttamente si debba parlare di riqualificazione della spesa, ritenendo prioritario il raggiungimento di una razionale destinazione delle risorse, al fine di realizzare servizi di qualità, pur tenendo conto, anche in quest’ambito, delle esigenze di risanamento del bilancio. Ad avviso dell’oratore, un’auspicata riqualificazione della spesa potrebbe, da una parte, far fronte alle esigenze di riduzione della pressione fiscale e, dall’altra, ricondurre in un alveo di ragionevolezza il tema dei costi della politica. L’oratore si sofferma quindi sugli interventi sul regime dell’imposta comunale sugli immobili. Al riguardo egli osserva che, per quanto risultino prioritarie le esigenze di omologazione della tassazione italiana a quella di altri Paesi europei, tale adeguamento non deve determinare un incremento complessivo della pressione fiscale che possa tradursi in un aggravamento del carico fiscale sulle categorie più deboli. In conclusione, rileva che, a partire dall’ingresso nell’area dell’euro, i governi italiani hanno dovuto far fronte alle pressanti esigenze di rigore nella gestione del bilancio pubblico. Tale considerazione deve indurre a svolgere riflessioni più approfondite sulle destinazioni dei gettiti fiscali di cui è possibile beneficiare a seguito dei numerosi interventi strutturali posti in essere nel corso degli anni. Al riguardo ribadisce l’opportunità di aggredire in modo più coraggioso il peso del debito pubblico, scaricando gli interessi sull’extragettito, senza sacrificare gli interventi nei confronti dei settori che più necessitano di finanziamento. Auspica infine che, terminata l’approvazione del disegno di legge finanziaria, il Parlamento consideri, con la dovuta ponderazione, i possibili strumenti che, senza logiche emergenziali, possano garantire un progressivo e duraturo abbattimento del debito pubblico.
Il senatore TECCE (
RC-SE
), dopo aver espresso il suo apprezzamento per la relazione svolta dal senatore Albonetti, si sofferma sulla struttura della manovra economica per il 2008, rilevando in particolare l’opportunità di aver introdotto un sistema caratterizzato da una chiara individuazione degli obiettivi perseguiti e dei corrispondenti strumenti per la loro realizzazione. Si sofferma quindi sugli strumenti individuati dal Governo per realizzare un’adeguata crescita industriale, in particolare nelle aree del Mezzogiorno. Al riguardo egli si interroga sull’opportunità di una maggiore responsabilizzazione delle pubbliche autorità, quanto meno in ordine alla scelta dei settori strategici su cui intervenire e sulle priorità da realizzare. In particolare, egli ritiene che debba essere adeguatamente considerato l’obiettivo di favorire, nel breve tempo, la stipulazione di contratti di lavoro a tempo indeterminato, idonei a garantire quella sicurezza sociale che consente di poter progettare il futuro senza incertezze. Il senatore valuta positivamente i molteplici interventi di redistribuzione fiscale contenuti nel decreto e nella legge finanziaria, i quali si palesano di notevole entità, tenendo conto della esigenza di mantenere inalterato il rapporto
deficit
/PIL e considerando gli obiettivi di risanamento del bilancio programmati entro il 2011. Quanto alle critiche mosse dal Governatore della Banca d’Italia sulla debolezza degli interventi di risanamento, l’oratore osserva che il Governo, per sua naturale vocazione, deve considerare tra i suoi obiettivi anche le esigenze di coesione sociale. Al riguardo egli condivide le considerazioni svolte, nel corso delle audizioni, dal Presidente dell’ISTAT, il quale ha affermato che la manovra finanziaria per il 2008 determina un abbassamento dell’1 per cento del tasso di povertà. Tale riduzione costituisce un incremento notevole alla crescita, determinando l’espansione della domanda interna. Esprime poi un giudizio positivo su alcune puntuali previsioni contenute nella manovra economica, in particolare per quanto attiene alla detrazione degli affitti, alle detrazioni a favore dei giovani, alla previsione di un particolare
bonus
per gli incapienti. Al riguardo egli ritiene che debbano essere tutelati in particolare quei soggetti che non hanno alcun rapporto con il fisco e che quindi necessitano, più di altri, di un reddito di inserimento sociale. Dopo aver espresso un giudizio positivo sul regime delle detrazione per il trasporto pubblico locale, si sofferma sul cosiddetto “pacchetto casa”. Al riguardo egli, dopo aver dichiarato di condividere la scelta di politica sociale, sottesa a tali disposizioni, critica l’emendamento presentato dal Governo, volto a sottrarre parte del fondo destinato al “settore casa”, per far fronte ad un’esigenza, quale quella causata dal terremoto del Molise che, pur presentando caratteri di urgenza, può essere finanziata attraverso altri strumenti, che non incidano su diritti sociali fondamentali quale il diritto all’abitazione. In riferimento alla riduzione dell’imposta comunale sugli immobili, pur manifestando la sua preferenza per il mantenimento dell’imposta a vantaggio dei comuni, valuta positivamente la previsione di un regime di detrazioni, ritenendo altresì opportuno bilanciare e ponderare le esigenze di riduzione fiscale sui beni immobili con le esigenze di un’adeguata politica della casa soprattutto per le fasce più povere.
Il PRESIDENTE dichiara conclusa la discussione generale, comunicando che, nella seduta notturna di oggi, avranno luogo le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,55.