FINANZE E TESORO (6a)

MERCOLEDI' 10 OTTOBRE 2001
20a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente
PEDRIZZI


Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Vegas.

La seduta inizia alle ore 10,15.


IN SEDE CONSULTIVA

(700) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004

- (Tab. 1) Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2002

- (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2002

(699) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002)
(Rapporti alla 5a Commissione. Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Si riprende l'esame sospeso nella seduta pomeridiana di ieri

Proseguendo nella discussione generale, interviene il senatore GIRFATTI, il quale rimarca gli obiettivi fondamentali che sottostanno alla manovra di finanza pubblica per il 2002: alle misure di recupero di efficienza della pubblica amministrazione si accompagnano gli interventi volti a sbloccare il sistema economico e il sostegno della domanda, anche attraverso l'incremento delle pensioni al minimo e gli sgravi fiscali per le famiglie con figli a carico. A completamento del quadro programmatico saranno poi presentati i disegni di legge ordinamentali, al fine di impostare le riforme nel settore fiscale, previdenziale e del welfare.
A suo giudizio, il carattere profondamente innovativo della manovra e la sua incisività strutturale si ricavano già dall'analisi sintetica di alcune stime fondamentali: la pressione fiscale cala dal 42,2 al 41,9 per cento rispetto al Prodotto interno lordo, mentre il peso della spesa complessiva (sempre rispetto al PIL) si riduce dal 47,2 al 46,9 per cento. Tali previsioni acquistano un significato ancor più rilevante, considerando che le stime di crescita per l'anno prossimo sono state riviste al ribasso per tener conto del rallentamento dell'economia internazionale causato dalla crisi successiva agli attentati terroristici. In tale difficile contesto, il Governo ha presentato una manovra correttiva degli andamenti di finanza pubblica in grado di rispettare comunque l'obiettivo di contenere l'indebitamento netto della pubblica amministrazione nei parametri fissati in sede comunitaria.
L'oratore si sofferma poi analiticamente su alcune disposizioni in materia di entrate contenute nel disegno di legge finanziaria, sottolineando innanzitutto il valore equitativo dell'incremento delle detrazioni per figli a carico: al di là del robusto aumento delle detrazioni previste - portate fino a un milione di lire - acquista un particolare significato il limite dei 70 milioni di reddito complessivi, oltre il quale lo sgravio fiscale non opera. Si tratta comunque di una misura che interessa circa otto milioni di contribuenti, che occupano le fasce di reddito più deboli. Dal punto di vista del reddito di impresa, il disegno di legge prevede all'articolo 3 la rivalutazione dei beni di impresa e di partecipazione di cui alla legge n. 342 del 2000, anche con riferimento ai beni e alle partecipazioni risultanti dal bilancio relativo all'esercizio chiuso entro la data del 31 dicembre 2000. Un secondo intervento riguarda poi l'ampliamento della possibilità di riallineamento anche per fattispecie escluse dalla rivalutazione prevista dalla legge n. 342 del 2000. Da ultimo, l'articolo 5 introduce la possibilità di affrancare l'eventuale plusvalenza dei terreni edificabili posseduti alla data del 1° gennaio 2002, con il pagamento di una imposta sostitutiva. Le misure illustrate tendono complessivamente ad alleggerire il peso fiscale gravante sulle imprese, e le corrispondenti previsioni di gettito appaiono omogenee rispetto agli obiettivi complessivi di finanza pubblica. Sempre in tema fiscale, l'oratore sottolinea positivamente la abrogazione, con un anno di anticipo, dell'imposta sugli incrementi di valore degli immobili e la proroga al 30 giugno 2002 dell'agevolazione fiscale consistente nella detrazione del 36 per cento delle spese sostenute per effettuare interventi di recupero del patrimonio edilizio. A tale proposito, egli commenta favorevolmente anche la novità introdotta dal comma 2 dell'articolo 7, in grado di sostenere ulteriormente l'attività di ristrutturazione degli immobili, anche attraverso un coinvolgimento diretto delle singole imprese come soggetti che attivano autonomamente l'opera di ristrutturazione.
Infine, egli rileva come le disposizioni in materia di spesa degli enti decentrati e di partecipazione degli enti locali e territoriali al patto di stabilità interno costituiscano il segno di una reale volontà del Governo di conseguire nel prossimo esercizio tutti gli obiettivi di risanamento finanziario, conferendo al contempo agli enti locali un ulteriore spazio di autonomia nella organizzazione dei servizi da erogare, in vista di un forte recupero di efficienza e qualità dei servizi stessi.

Interviene poi il senatore BRUNALE, a giudizio del quale la revisione delle stime per il 2002 compiute dal Governo in relazione ai nuovi scenari politici ed economici apertisi con gli attentati terroristici di settembre (primo fra tutti il tasso di crescita del PIL portato dal 3 per cento al 2,3 per cento) e la grande incertezza che avvolge le prospettive per i mesi futuri rendono, come ammesso dallo stesso Ministro dell'economia, quanto mai sfumata e incerta la cornice macroeconomica e finanziaria entro la quale inserire la manovra per il 2002. Inoltre, occorre chiedersi se e in che misura i mutamenti imposti dalla crisi internazionale potranno avere conseguenze sui contenuti e sulle logiche del patto di stabilità fissate in sede comunitaria. Tutto ciò considerato - prosegue l'oratore - non deve apparire strumentale la richiesta al Governo di aggiornare il Documento di programmazione economica e finanziaria, restituendo certezza e concretezza all'esame dei documenti di bilancio, che rischia altrimenti di essere superato dalle modifiche da apportare in corso d'opera.
Egli osserva poi che le novità che emergono dal panorama internazionale non fanno che far risaltare ulteriormente la aleatorietà - a suo tempo denunciata dall'opposizione - dei mezzi di copertura finanziaria dei provvedimenti contenuti nel cosiddetto "pacchetto dei cento giorni", soprattutto per la detassazione degli utili reinvestiti e, correlativamente, la incertezza delle stime d'entrata derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico. D'altro canto, anche da alcuni settori della società civile non lontani dall'attuale maggioranza provengono segnali di preoccupazione per le dimensioni e la qualità della crisi che sta per profilarsi.
L'oratore si sofferma poi analiticamente sulle disposizioni in materia di patto di stabilità interno, finanza decentrata e rapporto Stato - enti locali, rilevando, in generale, una netta inversione di tendenza rispetto agli orientamenti prevalsi nella scorsa legislatura: una logica sostanzialmente vincolistica, che privilegia una impostazione di carattere centralistico, per di più in ambiti ormai indiscutibilmente assegnati all'autonomia degli enti decentrati, si contrappone ad assetti e convinzioni ormai consolidatisi e considerati acquisiti dagli amministratori locali, al di là delle rispettive appartenenze politiche. Il federalismo amministrativo e una più larga autonomia degli enti locali e territoriali, - varati già a Costituzione invariata negli anni scorsi - sono oggi rimessi fortemente in discussone sia in ambito finanziario che amministrativo. Viene alla ribalta innanzitutto l'articolo 15 che pone un limite agli impegni delle province e dei comuni con popolazione superiore ai 5000 abitanti; è previsto poi un taglio dei trasferimenti erariali agli enti locali che ammonta all'1, al 2 e al 3 per cento per ogni anno dal 2002 al 2004. Per quanto riguarda l'acquisto di beni e servizi, l'obbligo di aderire alle convenzioni stipulate in sede centrale appare, pur nella condivisione dell'obiettivo di realizzare economie di scala, un meccanismo troppo rigido e vincolistico. Ulteriori elementi di perplessità emergono dalla riduzione dal 4,5 all'1,5 per cento dell'aliquota di compartecipazione al gettito dell'IRPEF per i comuni rimanendo ancora non chiarito il meccanismo di compensazione delle minori entrate con i trasferimenti erariali vigenti. Si tratta di una sostanziale battuta di arresto del processo di responsabilizzazione e autonomia finanziaria degli enti locali, invertendo sostanzialmente il rapporto fra finanza propria e finanza derivata a favore della seconda istanza. L'oratore prosegue poi valutando criticamente anche le disposizioni concernenti il fondo per lo sviluppo degli investimenti degli enti locali e le misure previste per la esternalizzazione dei servizi. A tale proposito, sottopone all'attenzione del Governo una sollecitazione a tenere conto del regime IVA delle cessioni dei beni e servizi agli enti locali da parte degli enti esternalizzati. Sempre in tema di finanza degli enti territoriali, egli osserva che l'articolo 28 non crea i presupposti per una concreta possibilità degli enti decentrati di accesso al mercato finanziario e a strumenti innovativi per il reperimento di risorse finanziarie.
Conclusivamente, egli sottopone al senatore Degennaro, per la redazione del rapporto alla 5a Commissione, due rilievi concernenti la esigenza di reperire risorse per facilitare la unione e la fusione dei comuni e una modifica alle disposizioni concernenti gli enti che hanno dichiarato il dissesto finanziario. Su tale ultima questione, egli sollecita il rappresentante del Governo a valutare una modifica della normativa vigente al fine di autorizzare gli enti in dissesto, per i quali non è stato approvato il bilancio, a contrarre ulteriori mutui a carico dello Stato.

Interviene quindi il senatore CASTELLANI, il quale formula osservazioni critiche sulla manovra complessiva di bilancio per il 2002, incolore e poco significativa in relazione agli ambiziosi obiettivi definiti nel programma elettorale del Centro-destra, rilevando come le aspettative create in campagna elettorale vengano completamente disattese. Se a ciò si aggiunge il mutamento delle prospettive economiche imposto dalla crisi internazionale, è facile prevedere che il Parlamento verrà chiamato a discutere nuovamente tra qualche settimana di una manovra finanziaria del tutto diversa rispetto a quella presentata il 30 settembre. Non può sfuggire infatti che uno dei pilastri del programma economico del 2002, e cioè la stima di crescita del PIL al 3,1 per cento, è stato rivisto al ribasso fino al 2,3 per cento. Al di là degli avvenimenti recenti, sorge il fondato dubbio che la previsione originaria del 3,1 per cento fosse sostanzialmente errata, con una sovrastima degli effetti dei provvedimenti dei cento giorni sulla crescita dell'economia. Una ulteriore e doverosa puntualizzazione investe poi la qualità e la esistenza stessa del famoso extra deficit: la manovra per il 2002 si giova di un risparmio pubblico realizzato nel 2001 a legislazione vigente, derivante essenzialmente dal successo del risanamento compiuto dal Centro-sinistra.
Dall'esame del disegno di legge finanziaria emerge, da un lato, il carattere congiunturale di molte misure e, dall'altro, la marginalità degli interventi rispetto ai provvedimenti già presentati dal Governo con la cosiddetta "manovra dei cento giorni".
Per quanto riguarda gli sgravi fiscali a favore delle famiglie, al di là della condivisione dell'indirizzo programmatico, egli osserva che la misura sconta un'enfasi eccessiva, rispetto alla sua portata piuttosto modesta in termini quantitativi. Il Governo infatti ha sospeso la prevista riduzione delle aliquote IRPEF per tutti gli scaglioni di reddito e nello stesso tempo ha proposto una misura che, senza modificazioni, rischia di penalizzare le famiglie con figli a carico, anche con redditi di poco superiore al limite dei 70 milioni. Circa l'incremento dei trattamenti pensionistici integrati al minimo, egli sollecita il Governo a chiarire la portata effettiva di tale misura, poiché la norma assegna ad un decreto ministeriale l'individuazione delle condizioni per fruire di tale incremento, in condizioni date di risorse finanziarie. Circa il reddito d'impresa, il Governo affida a misure contingenti previsioni d'entrata particolarmente incerte e aleatorie.
Per quanto concerne poi il rapporto fra Stato e enti locali, egli sottolinea come le misure proposte dal Governo non solo capovolgano la logica che ha sorretto il processo di federalismo amministrativo e fiscale, ma si pongano in netta contrapposizione rispetto ai principi ispiratori del nuovo titolo V della parte seconda della Costituzione.
Egli conclude, rilevando criticamente che le innovazioni proposte dal Governo più che riscrivere il rapporto tra settore pubblico e settore privato, puntano ad una disarticolazione dell'organizzazione pubblica, mettendo in forse un assetto che ha sempre privilegiato la mano pubblica, quando sono in gioco interessi e funzioni di preminente interesse generale. A tale proposito, egli chiede al Governo di chiarire il proprio orientamento in merito alla ventilata modifica in senso privatistico della natura giuridica delle Agenzie fiscali.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 11,15.