ISTRUZIONE (7a)

MARTEDI' 28 MARZO 2000

411a Seduta

Presidenza del Presidente
OSSICINI

Intervengono il ministro della pubblica istruzione Berlinguer e i sottosegretari di Stato per lo stesso Dicastero Rocchi e Masini.

La seduta inizia alle ore 15,10.


SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Il PRESIDENTE avverte che, d'intesa con gli interroganti e il Governo, lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato ad altra seduta.

Prende atto la Commissione.

SULLA SCADENZA DEI TERMINI PER LA MOBILITA' DEI DOCENTI

Il senatore BEVILACQUA richiama l'attenzione del Ministro sulle difficoltà incontrate dagli insegnanti interessati alla mobilità nelle regioni che non hanno ancora approvato i piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Invita pertanto il Ministro a chiarire l'orientamento del suo Dicastero, in particolare con riferimento alla nomina dei commissari ad acta.

Il ministro BERLINGUER osserva anzitutto che le regioni inadempienti, nonostante ben due atti di diffida governativi, sono sei: Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Molise e Sardegna (quest'ultima ha tuttavia pressochè ultimato le procedure). Poiché l'ultimo atto di diffida, prosegue il Ministro, è stato del 28 febbraio scorso, il Governo ha ritenuto improvvido imporre una scadenza che si sarebbe inevitabilmente sovrapposta al rinnovo dei Consigli regionali. Sia per quanto riguarda il trasferimento dei docenti che per quello del personale dirigente, il Governo ha pertanto preferito procedere in assenza dei piani, riservandosi di porre in essere interventi correttivi più oltre, in sede di determinazione degli organici di fatto.


PROCEDURE INFORMATIVE
Comunicazioni del Ministro della pubblica istruzione sull'attuazione della riforma dei cicli scolastici

Dopo una breve introduzione del PRESIDENTE, il ministro BERLINGUER ricorda l'impegno da lui assunto di fronte al Senato, in occasione dell'approvazione del disegno di legge sul riordino dei cicli scolastici, di svolgere un dibattito preliminare rispetto alla predisposizione del piano di attuazione della legge, su cui la legge stessa prevede peraltro che sia successivamente acquisito formalmente il parere parlamentare. Ciò, al fine di assicurare il più ampio spazio ad una discussione preventiva che possa recare contributi utili alla formulazione del piano, in aggiunta alla consueta procedura di espressione del parere su uno schema di piano già elaborato, di cui è spesso lamentata la scarsa incidenza.
Dopo aver ricordato le ragioni e gli obiettivi della riforma, che coincidono in primo luogo con l'innalzamento del livello culturale dei cittadini e presuppongono la generalizzazione della frequenza della scuola secondaria superiore, egli osserva poi che l'attuazione della riforma, pur tenendo conto della parallela riflessione in ambito europeo, non può prescindere dalla tradizione educativa italiana, fondata sulla riconosciuta funzione delle discipline quali tramiti imprescindibili per un apprendimento critico e strutturato. Al riguardo, egli intende fugare con decisione ogni margine di dubbio in ordine ad una possibile attenuazione, connessa al riordino dei cicli scolastici, del ruolo delle discipline per la comprensione e l'interpretazione della realtà.
Nell'auspicare un vasto coinvolgimento, oltre che del Parlamento, delle organizzazioni rappresentative dei docenti, degli studenti, dei genitori e, in generale, di tutte le parti sociali, egli ricorda poi che il successo della riforma è comunque affidato alla partecipazione attiva del mondo della scuola e, in primo luogo, degli insegnanti e dei dirigenti scolastici. Si riserva pertanto di individuare le forme più opportune per meglio assicurare un coinvolgimento di così vasta portata, in termini tali da poter comunque predisporre il piano nei tempi previsti dalla legge.
Il Ministro si sofferma quindi su alcune questioni che ritiene prioritarie, sulle quali sollecita il confronto più ampio.
Anzitutto, osserva che i tempi di attuazione della legge dovranno essere compatibili con la predisposizione della normativa secondaria e con un'adeguata preparazione del personale ai nuovi compiti. Una prima ipotesi di attuazione della riforma riguarda infatti la data di avvio dei nuovi ordinamenti, che potrebbe decorrere dall'anno scolastico 2001-2002. A partire da tale data, si possono ipotizzare diverse scansioni temporali per i successivi sviluppi, fra i due estremi della realizzazione della riforma in tre anni (ipotesi minimale) ovvero in dodici anni (ipotesi massima). Il Governo ritiene tuttavia che entrambe queste ipotesi siano da respingere, giudicando più ragionevoli le due possibilità intermedie di una attuazione della riforma in cinque ovvero in sette anni. Nell'ipotesi in cui la riforma si attuasse in sette anni si tratterebbe di dare inizio al nuovo corso con piena gradualità, partendo (non prima del 1° settembre 2001) col primo anno della scuola di base e col primo anno del secondo ciclo. Nell'ipotesi in cui la riforma si attuasse invece in cinque anni, potrebbero essere coinvolti contemporaneamente sia il primo che il terzo anno della scuola di base, nonché il primo anno della scuola secondaria. In questo caso il percorso scolastico di dodici anni riguarderebbe solo i bambini nati nel 1993, mentre per le leve scolastiche precedenti la durata del corso di studi rimarrebbe di tredici anni.
Quanto ai problemi connessi al curricolo, osserva anzitutto che occorre sciogliere il nodo del rapporto della scuola di infanzia con la scuola di base, in considerazione della progressiva generalizzazione della prima sul territorio nazionale. Ciò impone una riflessione sull'opportunità di adeguare gli attuali "orientamenti" del 1991 relativi alla scuola materna e un approfondimento sulle modalità per generalizzare e qualificare ulteriormente l'offerta formativa sull'intero territorio.
Per quanto attiene alla scuola di base, riconosce che l'individuazione del relativo curricolo è particolarmente delicata. Al riguardo, la legge fornisce alcune indicazioni assai esplicite che non possono essere messe in discussione, quali ad esempio la necessità del raccordo della scuola di base, da una parte con la scuola dell'infanzia e dall'altra con la scuola secondaria, nonché la sua caratterizzazione di percorso educativo unitario ed articolato in rapporto alle esigenze di sviluppo degli alunni. A tale ultimo proposito, ritiene parimenti impraticabili sia la mera sommatoria degli attuali ordinamenti della scuola elementare e di quella media, sia la proposta di una unicità indistinta, che sarebbe segnata dall'impronta egemonica di un modello educativo, vuoi quello della scuola elementare vuoi quello della scuola media. A tali ipotesi, ritiene preferibile la scelta di concentrare gli sforzi – avvalendosi anche delle possibilità offerte dalla progressiva attuazione dell'autonomia – per operare una graduale articolazione del curricolo della scuola di base, in modo da consentire il passaggio dagli ambiti disciplinari (propri della scuola elementare) alle vere e proprie discipline (caratteristiche della scuola media). L'autonomia scolastica consente infatti di realizzare un percorso che prevede attività per ambiti disciplinari e, contemporaneamente, l'avvio anticipato di processi di apprendimento prettamente disciplinari fin dai primi anni del ciclo.

Il senatore BRIGNONE, in una breve interruzione, chiede se tale progressiva articolazione sarà di competenza delle singole istituzioni scolastiche, in sede di elaborazione del piano dell'offerta formativa.

Il ministro BERLINGUER chiarisce che, fermi restando gli spazi di autonomia sanciti dal relativo regolamento, all'articolo 8 (dedicato alla definizione dei curricoli), la sua esposizione riguarda gli ambiti di competenza prettamente nazionale, non ritenendo praticabile una eccessiva diversificazione, sotto tale profilo, fra singole istituzioni scolastiche. Ritiene peraltro che si tratti di uno dei nodi più problematici, su cui sollecita una riflessione particolarmente approfondita in sede parlamentare.
Resta peraltro fermo che, al termine del ciclo, l'apprendimento abbia assunto un compiuto carattere disciplinare, il che comporta naturalmente il pieno utilizzo di tutte le professionalità attualmente operanti nella scuola elementare e in quella media.
Per quanto riguarda la scuola secondaria, ricorda che essa si caratterizza per l'offerta di percorsi tendenti a consolidare le competenze di base e, nel contempo, a orientare scelte consapevoli. Il percorso quinquennale si dovrà pertanto sviluppare unitariamente, assumendo sin dal primo anno la caratterizzazione dell'indirizzo proprio; i diversi licei dovranno avere un'identità chiaramente definita e distinta, pur attenuando l'attuale frammentazione, presente in particolar modo negli indirizzi tecnici e professionali. In tal modo, alla conclusione del quinquennio, sarà possibile, per i giovani che non intendano proseguire negli studi a livello universitario, accedere direttamente al mondo del lavoro, ovvero acquisire ulteriore specializzazione attraverso corsi post-secondari, meglio rispondenti alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro.
Per i corsi di studio, si deve ipotizzare un impianto complessivamente nuovo, strutturato in aree ed indirizzi, nonché l'introduzione di un sistema di opzioni tra alcune discipline - anche appartenenti ad altri indirizzi - che garantirebbe una sufficiente articolazione dei percorsi individuali, anche grazie ad una accentuata elasticità curricolare.
Ricorda peraltro che la scuola secondaria ha altresì il compito di favorire il completamento dell'obbligo scolastico, nonché la realizzazione dell'obbligo formativo, eventualmente in altra sede. A tal fine, è stato previsto il cosiddetto "doppio canale" al compimento dell'obbligo scolastico. Ritiene comunque doveroso sottolineare che i primi due anni della scuola secondaria, pur nel loro carattere di terminalità dell'obbligo e pur considerando l'attività di orientamento, si dovranno in ogni caso configurare come parte integrante del complessivo percorso quinquennale. Il Ministro dichiara infatti di non condividere opinioni alternative al riguardo e di giudicare del tutto improponibile l'ipotesi del biennio unico. Egli si sofferma poi sul collegamento della scuola secondaria con la scuola di base, con riferimento a quanto previsto dalla legge in ordine al passaggio a percorsi formativi diversi da quelli dell'istruzione.
Auspica poi un potenziamento degli elementi di complementarietà e integrazione, da realizzare mediante ricorso a crediti certificabili e riconoscibili, fra il sistema di istruzione e quello della formazione professionale che, con le loro specificità, dovranno concorrere alle diverse esigenze formative.
Quanto al personale, osserva preliminarmente che – ove la riforma fosse attuata in cinque anni e il processo di attuazione decorresse dall'anno scolastico 2001-2002 – non si avrebbero effetti fino all'anno scolastico 2006-2007, atteso che nell'anno scolastico precedente vi sarebbero ancora alunni frequentanti la terza media. Nell'anno scolastico 2006-2007 arriverebbero invece contemporaneamente nella scuola secondaria leve scolastiche di tredicenni e quattordicenni e, solo nel 2011, si avrebbero i primi studenti che abbiano completato il percorso scolastico in dodici anni. L'eventuale rischio di una contrazione delle cattedre non concerne pertanto gli anni scolastici precedenti il 2006-2007. Il fabbisogno di personale si distribuirebbe peraltro in maniera diversificata fra i due cicli e in particolare nell'ambito del ciclo secondario, seguendo l'impatto del passaggio dall'uno all'altro ciclo delle due classi di età, il che consentirebbe una utilizzazione più razionale ed efficace del personale sin dalla fase transitoria.
Tutto il processo, sottolinea il Ministro, dovrà comunque essere accompagnato con l'adeguamento del sistema delle classi di concorso, della formazione iniziale, dell'utilizzazione delle risorse professionali, del quadro organico degli insegnamenti, del ruolo dei docenti. Ricorda altresì che autonomia e riordino dei cicli presuppongono la generalizzazione dell'organico funzionale di istituto, al fine di soddisfare le esigenze delle scuole autonome e quelle di stabilità e qualificazione della prestazione professionale docente. L'introduzione dell'organico funzionale deve infatti tendere a garantire la gestione della flessibilità del curricolo (ivi compresa la quota riservata alle istituzioni scolastiche), la gestione dell'autonomia organizzativa e didattica in relazione alle esigenze degli alunni, nonché l'ampliamento dell'offerta formativa.
Nel riconoscere le difficoltà dovute alla presenza, nello stesso ciclo, di personale regolato da diversi rapporti contrattuali, stimola quindi una riflessione sull'ipotesi di un graduale superamento di tale situazione, tenendo conto dell'ormai prevista formazione universitaria di tutti i docenti, e informa di trattative in corso sotto questo profilo con la Conferenza dei rettori.
Particolare attenzione va poi riservata ad un impiego qualificato del personale docente della scuola media, cui assicura che troverà piena utilizzazione nell'esercizio delle sue attuali funzioni e al quale sarà altresì garantita la possibilità di accedere alla scuola secondaria (caratterizzata da maggior fabbisogno) attraverso i passaggi già previsti ovvero con altre modalità che saranno definite in sede contrattuale.
Il Ministro si sofferma infine sul tema dell'edilizia scolastica, osservando che successivamente alla graduale attuazione delle classi 6a e 7a del ciclo primario si potrà procedere ad una definitiva distribuzione dell'offerta formativa sul territorio. Questa operazione dovrà evidentemente tenere conto della riunificazione della scuola elementare e media nel ciclo primario e della esigenza di garantire una presenza diffusa anche delle scuole del ciclo secondario, per evitare di rendere problematico l'esercizio del diritto allo studio.
A tale proposito, avanza alcune ipotesi sulle quali sollecita il confronto con il Parlamento, oltre che con le regioni e gli enti locali: in primo luogo, ipotizza il mantenimento dell'attuale sistema misto di articolazione della scuola dell'infanzia e della scuola di base su più edifici, giudicando inopportuna una soluzione unificata su tutto il territorio nazionale.

Su richiesta del senatore BRIGNONE, chiarisce poi che ciò comporterà inevitabilmente una revisione del dimensionamento. Altra ipotesi è quella dell'accorpamento in un unico edificio dell'intera scuola di base e, ove possibile, della scuola dell'infanzia, privilegiando eventualmente la soluzione che consenta la maggiore vicinanza agli alunni. Per la scuola secondaria, potrebbe essere infine favorito il fenomeno delle scuole con più indirizzi, anche appartenenti ad aree affini. In ogni caso, ritiene che per la dislocazione delle scuole secondarie dovranno essere considerate le condizioni orografiche del territorio, le comunicazioni, nonché le particolari esigenze culturali ed economiche del territorio. La riorganizzazione della rete scolastica rappresenterà peraltro una occasione importante per la ricognizione delle risorse edilizie esistenti e per un loro riordino, funzionale al nuovo assetto ordinamentale e alle esigenze connesse all'autonomia. In questa operazione, auspica conclusivamente che siano previsti spazi in cui sia possibile praticare, tra l'altro, la flessibilità e la personalizzazione degli interventi formativi.

Il PRESIDENTE ringrazia il Ministro per l'ampia esposizione svolta e propone di dare inizio al dibattito in una seduta da convocarsi la settimana prossima, presumibilmente nella giornata di martedì.

Il senatore BEVILACQUA segnala l'opportunità che il dibattito non si concluda la settimana prossima, tenuto conto delle prossime scadenze, che impegneranno i parlamentari in serrate campagne elettorali.

Conviene la senatrice PAGANO, la quale sottolinea tuttavia l'importanza di dare sollecitamente avvio al dibattito sulle comunicazioni rese dal Ministro.

Il PRESIDENTE rinvia quindi il dibattito ad altra seduta.

IN SEDE REFERENTE

(4429) BISCARDI ed altri. - Modifica dell'articolo 2 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, in materia di reclutamento del personale docente nei Conservatori di musica
(Seguito dell'esame e rinvio)

Riprende l'esame, sospeso nella seduta dell'8 marzo.

Su proposta del PRESIDENTE, senza discussione, la Commissione concorda di riaprire il termine per la presentazione degli emendamenti fino a domani, mercoledì 29 marzo, alle ore 18.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 16,15.