tuttavia il monopolio della SIAE a tutti gli effetti è ancora saldamente in vigore, non essendo stato modificato l’articolo 180 della legge 22 aprile 1941, n. 633, sul diritto d’autore, ovvero la norma che a far tempo dal lontano 1941 conferisce di fatto alla SIAE la gestione esclusiva dei diritti degli autori ed editori italiani; valutato che: l'ipotesi di «abuso di posizione dominante da parte della SIAE» formulata dall’ dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che nell'aprile scorso ha aperto un'istruttoria per verificare eventuali condotte abusive nel settore della gestione e intermediazione dei diritti d’autore, è stata avvalorata dall'Autorità stessa che si è espressa sull'incompatibilità della posizione di monopolio della SIAE con i principȋ della libera concorrenza stabiliti agli articoli 101 e 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE); in buona sostanza, intervenendo nel provvedimento in esame con le modalità con cui si è intervenuti, tale disposizione deve ritenersi comunque priva di efficacia, almeno relativamente agli operatori stabiliti in altri Paesi europei, giacché contraria alla normativa e ai principȋ comunitari, non potendo impedire che nuovi soggetti si propongano quali gestori e intermediari di diritti d’autore del tutto legittimamente sul mercato italiano. Ciò perché il regime di riserva delineato dal medesimo articolo 180 della legge 22 aprile 1941, n. 633, esclude a priori la possibilità per organismi alternativi alla SIAE di operare in ambito nazionale, costringendoli a stabilirsi presso altri Stati membri per poter sfruttare le opportunità offerte dalla direttiva in parola;
è chiaro che la forbice rimane divaricata, data la natura stessa del soggetto che gestisce il diritto d'autore e i diritti connessi, fra organismi di gestione collettiva (o collecting societies) come la SIAE, che continuano a essere tutelati, e organismi di gestione indipendente che risulterebbero invece penalizzati;
pertanto enti di gestione indipendenti, alternativi agli organismi di gestione collettiva, che come finalità «unica o principale, gestiscono diritti d'autore o diritti connessi ai diritti d'autore per conto di più di un titolare di tali diritti, a vantaggio collettivo di questi» e che non siano detenuti né controllati, «direttamente o indirettamente, integralmente o in parte, dai titolari dei diritti» e che nel contempo perseguano fini di lucro», come ad esempio Soundreef o Innovaetica tra le più celebrate, allo stato attuale risultano esclusi dalla possibilità di intermediare direttamente i diritti d’autore. Gli unici enti, infatti, a livello comunitario con le caratteristiche indicate dal decreto n. 35 del 2017 sono le società omologhe della SIAE negli altri Stati membri, con cui la SIAE ha già da tempo stipulato una serie di accordi che le consentono di raccogliere i diritti per loro conto sul nostro territorio; valutato inoltre che: si tratta dunque di una liberalizzazione apparente, di una riforma zoppa che amplia solo la dimensione geografica ma non la portata del dettato normativo, laddove occorre garantire la liberalizzazione del mercato nel settore e dare pieno mandato alle società private indipendenti che gestiscono il diritto d'autore; considerato infine che: il provvedimento in esame prevede, come misura di copertura finanziaria, un taglio lineare alle dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa degli stati di previsione dei Ministeri, per un totale di un miliardo di euro (per la precisione pari a euro 1.092.879.000); in particolare: le riduzioni delle dotazioni finanziarie del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) ammontano a 40 milioni di euro complessivi per il 2017, di cui la maggior parte afferenti alla Missione n. 23, «Istruzione universitaria e formazione post-universitaria» (30 milioni di euro), mentre ulteriori 5 milioni vengono tagliati al Programma 1.6 («Istruzione del primo ciclo») e altri 5 milioni di euro derivano da tagli alla Missione n. 17 («Ricerca e innovazione»); le riduzioni delle dotazioni finanziarie del Ministero dei beni e della attività culturali e del turismo (MIBACT) ammontano a 19 milioni di euro per il 2017 di cui la maggior parte, ovvero 16,5 milioni di euro, vengono tagliati alla Missione n. 21, relativa alla «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici», mentre altri 2 milioni di euro vengono tagliati alla Missione 31, relativa al «Turismo»; tutto ciò premesso e considerato, esprime parere contrario.