SENATO DELLA REPUBBLICA
----------------------- XVI LEGISLATURA ------------------
6a Commissione permanente
(FINANZE E TESORO)



355ª seduta: giovedì 7 giugno 2012, ore 14


ORDINE DEL GIORNO


PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni. Svolte

ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA

I. Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, degli atti comunitari sottoposti al parere motivato sulla sussidiarietà:
1. Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'abuso di informazioni privilegiate e alla manipolazione del mercato (abusi di mercato).
(Osservazioni della 2a, della 3a e della 14a Commissione)
(n. COM (2011) 651 definitivo)
2. Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle sanzioni penali in caso di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato.
(Osservazioni della 2a, della 3a e della 14a Commissione)
(n. COM (2011) 654 definitivo)
- Relatore alla CommissioneFONTANA.

II. Esame, ai sensi dell'articolo 144 del Regolamento, dell'atto comunitario sottoposto al parere motivato sulla sussidiarietà:

Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2004/109/CE sull'armonizzazione degli obblighi di trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti i cui valori mobiliari sono ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato e la direttiva 2007/14/CE della Commissione. - Relatore alla CommissioneFONTANA.
(Osservazioni della 2a, della 3a e della 14a Commissione)
(n. COM (2011) 683 definitivo)
IN SEDE REFERENTE

I. Seguito dell'esame dei disegni di legge:
1. MARAVENTANO. - Istituzione della zona franca di Lampedusa e Linosa. - Relatore alla CommissioneFERRARA.
(Pareri della 1a, della 5a, della 10a e della 14a Commissione)
(1231)
2. BARBOLINI e Marco FILIPPI. - Misure in favore delle attività professionali. - Relatore alla CommissioneCOSTA.
(Pareri della 1ª, della 2ª e della 5ª Commissione)
(1717)
3. GERMONTANI. - Disposizioni in materia di riordino della tassazione dei fondi di investimento mobiliare chiusi. - Relatore alla CommissioneGERMONTANI.
(Pareri della 1a e della 5a Commissione)
(2028)
4. CAFORIO ed altri. - Disposizioni per l'annullamento obbligatorio in autotutela delle cartelle esattoriali prescritte (Fatto proprio dal Gruppo parlamentare Italia dei Valori, ai sensi dell'articolo 79, comma 1, del Regolamento).- Relatore alla Commissione SCIASCIA.
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(1551)
5. D'ALIA. - Trasferimento del punto franco istituito nella zona falcata del porto di Messina con legge 15 marzo 1951, n. 191 (Fatto proprio dal Gruppo parlamentare UDC, SVP e Autonomie, ai sensi dell'articolo 53, comma 3, del Regolamento).- Relatore alla CommissioneFERRARA.
(Pareri della 1a, della 5a, della 8a, della 10a e della 14a Commissione)
(2583)
II. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. GERMONTANI. - Modifica all'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di incremento delle detrazioni per carichi di famiglia in favore delle donne lavoratrici.
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 9ª, della 10ª e della 11ª Commissione)
(324)
2. MORANDO ed altri. - Misure fiscali a sostegno della partecipazione al lavoro delle donne.
(Pareri della 1a, della 5a e della 11a Commissione)
(2102)
3. LEDDI. - Modifica all'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detrazioni fiscali in favore delle donne lavoratrici.
(Pareri della 1a, della 5a e della 11a Commissione)
(2639)
4. FLERES ed altri. - Misure fiscali a sostegno della partecipazione al lavoro delle donne.
(Pareri della 1a, della 5a e della 11a Commissione)
(2779)
5. COSTA. - Modifica al testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 recante norme in favore delle donne lavoratrici..
(Pareri della 1a, della 5a e della 11a Commissione)
(2801)
- Relatore alla CommissioneGERMONTANI.
III. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. BARBOLINI e PEGORER. - Destinazione della quota del cinque per mille dell'IRPEF a finalità scelte dai contribuenti.
(Pareri della 1ª e della 5ª Commissione)
(486)
2. CHITI ed altri. - Disposizioni per la destinazione di una quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità scelte dai contribuenti.
(Pareri della 1a, della 5a, della 7ª, della 11ª e della 12a Commissione)
(1366)
- Relatore alla Commissione BARBOLINI.


IV. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. COSTA. - Garanzia sovrana dello Stato per le aziende creditrici della Libia.
(Pareri della 1a, della 3a, della 5a, della 10a e della 11a Commissione)
(413)
2. GIOVANARDI. - Disposizioni in materia di garanzia sovrana dello Stato sui crediti vantati dai cittadini, enti ed imprese italiane per i beni, lavori e servizi effettuati in Libia dal 1° gennaio 1970 al 28 ottobre 2002.
(Pareri della 1a, della 3a, della 5a e della 10a Commissione)
(465)
3. BARBOLINI ed altri. - Garanzia sovrana dello Stato per le aziende creditrici della Libia.
(Pareri della 1a, della 3a, della 5a, della 10a e della 11a Commissione)
(508)
- Relatore alla Commissione MURA.


V. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. PEGORER ed altri. - Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(466)
2. COSTA. - Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(745)

3. BENEDETTI VALENTINI. - Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(782)
4. GIARETTA e Paolo ROSSI. - Disposizioni in materia di assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(792)
5. Alberto FILIPPI e VACCARI. - Riforma organica della disciplina dell'assegno sostitutivo dell'accompagnatore militare.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(821)
6. COSTA. - Nuova disciplina in materia di provvidenze in favore dei grandi invalidi.
(Pareri della 1a, della 4a, della 5a e della 11a Commissione)
(2575)
- Relatore alla Commissione SCIASCIA. VI. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. COSTA. - Interventi in favore dei cittadini italiani costretti al rimpatrio dalla Somalia nel 1991.
(Pareri della 1a, della 2a, della 3a e della 5a Commissione)
(412)
2. RAMPONI. - Disposizioni in materia di indennizzi a cittadini e imprese italiane per beni perduti nelle ex colonie di Etiopia ed Eritrea, Libia e Somalia, già soggette alla sovranità italiana. (Pareri della 1a, della 3a e della 5a Commissione)
(827)
3. D'ALIA. - Disposizioni a favore dei connazionali costretti al rimpatrio dalla Somalia nel 1991.
(Pareri della 1a, della 2a, della 3a e della 5a Commissione)
(1099)
4. AMORUSO. - Riapertura dei termini per le domande di indennizzo da parte degli italiani esuli dall'Etiopia e rivalutazione del valore dell'indennizzo di cui alla legge 26 gennaio 1980, n. 16, e successive modificazioni.
(Pareri della 1a, della 3a e della 5a Commissione)
(1168)
5. BARBOLINI. - Interventi agevolativi in favore dei connazionali costretti al rimpatrio dalla Somalia nel 1991.
(Pareri della 1a, della 2a, della 3a e della 5a Commissione)
(1461)
- Relatore alla CommissioneCONTI.


VII. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. COSTA. - Disposizioni in materia di banche popolari cooperative.
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a e della 10a Commissione)
(437)
2. BARBOLINI e PEGORER. - Modifiche al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di revisione della disciplina delle banche popolari.
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a e della 14a Commissione)
(709)
3. COSTA. - Modifiche agli articoli 30 e 31 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di banche popolari cooperative.
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a, della 10a, della 11a e della 14a Commissione)
(799)
4. LANNUTTI ed altri. - Trasformazione delle banche popolari quotate in società per azioni di diritto speciale (Fatto proprio dal Gruppo parlamentare Italia dei Valori, ai sensi dell'articolo 79, comma 1, del Regolamento).
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(926)
5. GERMONTANI ed altri. - Disposizioni in materia di banche popolari cooperative.
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(940)
6. Paolo FRANCO ed altri. - Modifiche al testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di banche popolari.
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(1084)
- Relatrice alla Commissione BONFRISCO.


VIII. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:

1. RAMPONI ed altri. - Disposizioni in materia di autonomia finanziaria del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI).
(Pareri della 1a, della 5a e della 7a Commissione)
(1985)
2. BUTTI. - Disposizioni per il finanziamento del Comitato olimpico nazionale italiano e delle attività sportive.
(Pareri della 1ª, della 5ª e della 7ª Commissione)
(650)
- Relatore alla Commissione CUTRUFO.


IX. Esame dei disegni di legge:
1. CAFORIO ed altri. - Modifiche all'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di obbligo di comunicazione di avvenuta iscrizione di ipoteca (Fatto proprio dal Gruppo parlamentare Italia dei Valori, ai sensi dell'articolo 79, comma 1, del Regolamento). - Relatore alla Commissione SCIASCIA.
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(1618)
2. GRANAIOLA ed altri. - Riduzione dell'aliquota IVA sulla produzione di pacchetti turistici per il turismo sociale. - Relatore alla Commissione DE ANGELIS.
(Pareri della 1a, della 5a e della 10a Commissione)
(1709)
3. ZANDA e AGOSTINI. - Misure per la trasparenza delle operazioni di fusione a seguito di acquisizioni societarie mediante indebitamento. - Relatore alla Commissione SCIASCIA.
(Pareri della 1a, della 2a e della 5a Commissione)
(2843)
 INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO

LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che la Goldman Sachs è una delle più grandi e importanti banche di affari del mondo, ha la propria sede legale negli Stati Uniti, è quotata alla borsa di New York, si occupa anche degli investimenti a rischio e sui derivati, amministra fondi previdenziali, offre consulenze a migliaia di società, che la utilizzano per gestire i loro investimenti, per ristrutturarsi e per effettuare nuove acquisizioni. Alcuni anni, quando i tassi scendevano, un giornale americano, il "New York Times", notò che l'Italia invece di ridurre il costo degli interessi sul debito pubblico, continuava a pagare lo stesso ammontare sullo stock del debito pubblico. Sempre il "New York Times" riportò la notizia che, grazie ai derivati, dal 1996 l'Italia avrebbe truccato i conti, o meglio sottaciuto al popolo italiano l'esistenza di derivati sul debito tramite un contratto con una banca internazionale, la JPMorgan, senza suscitare conferme o smentite da parte dei Governi che si sono succeduti. Nei giorni scorsi, e precisamente il 3 gennaio 2012, il Tesoro avrebbe chiuso una posizione con Morgan Stanley, dirottando 2 miliardi e 567 milioni di euro nelle casse della banca newyorkese. Sono stati gli stessi vertici della Morgan Stanley, a comunicare che l'esposizione verso l'Italia è scesa da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari, una differenza di 3,381 miliardi corrispondenti a 2,567 miliardi di euro. Le operazioni di swap possono essere così spiegate: supponendo che un debitore abbia contratto un mutuo da 100.000 euro con una banca al tasso del 4 per cento fisso per 20 anni, si può stipulare un contratto con un'altra banca che potrebbe anticipare circa 20.000 euro dietro l'accettazione di pagare un interesse più alto, ad esempio, del 5 per cento per la vita residua del debito e fino alla sua estinzione. In questo modo si ottiene una liquidità aggiuntiva, ma si acquisisce il rischio di pagare un interesse più elevato, operazione fatta dalla Grecia sul suo debito, ossia uno swap perfezionato dalla Goldman Sachs per ottenere l'ingresso nell'euro proprio ai tempi in cui l'ex Governatore della Banca d'Italia ed oggi presidente della Banca centrale europea Mario Draghi prestava la sua opera come vice-presidente per l'Europa della banca americana. Una somma utilizzata dal Governo italiano per estinguere un'operazione di derivati finanziari, anche se non è chiara la ragione per cui la Morgan Stanley abbia richiesto la "chiusura della posizione", opzione prevista dopo un certo numero di anni da quasi tutti i contratti sui derivati, ma raramente applicata: il motivo più verosimile potrebbe essere il declassamento deciso dall'agenzia di rating Standard & Poor's. Certo, finché nessuna delle due parti fornirà spiegazioni, si potrà rimanere solo nell'ambito delle ipotesi. Lo swap con i derivati è stato adottato anche dall'Italia e rinnovato dai Governi che si sono succeduti in maniera bipartisan, configurando in tal modo un'esposizione nel bilancio per un controvalore che potrebbe ammontare, secondo alcune stime, circa a 30 miliardi di euro;
considerato che:
in un articolo uscito il 4 febbraio 2012 su "Linkiesta" dal titolo: "Professor Monti, ci dica la verità sui derivati che abbiamo in pancia", Nicolò Cavalli, pone il quesito al Presidente del Consiglio: «Secondo le stime più accurate, il Tesoro italiano ha in portafoglio circa 30 miliardi di euro in derivati. Questo fatto pone forti dubbi riguardo alla sostenibilità del debito - e infatti tutti i governi che si sono succeduti dal 1996 hanno accuratamente evitato di chiarire di quanto l'Italia sia effettivamente esposta, e se ci sia il rischio di dover pagare, nel futuro prossimo, gli investitori che decidano di liberarsene, spinti dal nuovo impianto regolatorio e dalla crisi dei debiti europei. Morgan Stanley ha recentemente ridotto la sua esposizione verso l'Italia per circa 3,4 miliardi di euro: una spesa imprevista per lo Stato che potrebbe aggirarsi attorno ai 2 miliardi. Ma nessuno ne parla. Interessantissimo articolo oggi su ifre.com, che getta luce su un importante aspetto della composizione del debito pubblico del nostro Paese - e quindi sulla sua sostenibilità. Si tratta di capire, infatti, quanti derivati possiede il Tesoro italiano nel suo portafoglio. Come riportato quasi un anno fa da Wall Street Italia, il New York Times ha sostenuto che, a partire dal 1996, l'Italia avrebbe "truccato" i propri conti utilizzando derivati grazie all'aiuto di JP Morgan. Su questo argomento tutti i governi succedutisi nel tempo hanno mantenuto uno scrupoloso silenzio (troppo scrupoloso?), anche quando, il 19 Dicembre del 2009, il Fatto Quotidiano aveva segnalato uno strano fenomeno: i tassi di interesse scendevano, ma lo Stato continuava a pagare sempre lo stesso tasso sullo stock di debito. Qualche mese fa, un articolo di Linkiesta ha articolato meglio la questione, citando i dati Eurostat, che rivelano che il Tesoro italiano ha utilizzato massicciamente i derivati, in particolare dal 1998 al 2008, utilizzando cross-currency swap e interest rate swap, ma anche cartolarizzazioni. Si tratta di strumenti largamente utilizzati da vari enti pubblici, come spiegato sempre da Linkiesta in un articolo successivo. Ciò che sappiamo dai dati Eurostat è che l'Italia ha guadagnato su questi strumenti almeno fino al 2006, anno in cui la tendenza ha iniziato ad invertirsi e le perdite hanno iniziato a materializzarsi. Per gli anni successivi non esistono dati accertati, a causa dell'assenza di informazioni provenienti da fonti ufficiali. Quanto è grande questo fenomeno oggi? E sta continuando? Quanti derivati ha in pancia il governo italiano? Queste non sono domande di poco conto. La maggior parte delle stime sostiene che i derivati del Tesoro abbiano un valore di circa 30 miliardi di euro, e molti banchieri sostengono che l'Italia sia il più grande utilizzatore sovrano di strumenti derivati. Il che non sarebbe un problema in se, se non fosse che l'opacità informativa rischia di alimentare dubbi circa la sostenibilità di questo stock di contratti, in particolare in un momento in cui nessun Paese è bersagliato come l'Italia, con 29 miliardi di dollari di scommesse contrarie su oltre 7500 contratti di CDS, come riportato da Linkiesta già nell'Aprile scorso. La questione, insomma, è tutt'altro che irrilevante: l'articolo di IFRE prende l'esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l'Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un'altra banca, allora l'Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso - e molti ritengono sia andata così - allora l'Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro. La European Bank Authority riporta che l'Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee, e questo non include quelle statunitensi, quelle svizzere né quelle inglesi. Cosa succederebbe se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, che sono peraltro più costose con il nuovo regime regolatorio? Semplice, l'Italia si troverebbe d'improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro. Un'eventualità assolutamente infelice per i prospetti finanziari del nostro Paese e per gli investitori in titoli di stato, per lo più piccoli risparmiatori che hanno diritto di conoscere la reale esposizione italiana a questo rischio. Quindi (...) finiamola con l'opacità»;
si legge su un articolo pubblicato su "L'espresso" il 3 febbraio 2012: "In gran silenzio, a inizio anno il governo italiano ha dato due miliardi e mezzo alla potente banca Usa. Un'operazione su una posizione in derivati che il Tesoro non ha voluto commentare. Peggiorando così le cose", come racconta Orazio Carabini, nel citato articolo dal titolo: "Super regalo a Morgan Stanley". «Due miliardi e 567 milioni di euro. Passati dalle casse del Tesoro a quelle di Morgan Stanley il 3 gennaio scorso, alla vigilia dell'Epifania. In gran silenzio il ministero di via XX Settembre ha "estinto" una posizione in derivati che aveva con una delle grandi investment bank americane. I cui vertici, nelle periodiche comunicazioni alla Sec, segnalano che l'esposizione verso l'Italia a cavallo di fine anno è scesa, al lordo delle coperture, da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari. Con una differenza di 3,381 miliardi pari appunto a 2,567 miliardi di euro. Né Morgan Stanley né il Tesoro hanno voluto spiegare a "L'Espresso" il senso dell'operazione. Inutile dire che la banca aveva un credito nei confronti dello Stato italiano e che il Tesoro era evidentemente tenuto a rimborsarlo. Molti contratti sui derivati prevedono che, dopo un certo numero di anni, una delle due parti può chiedere la chiusura della posizione. Ma non accade spesso. Altre volte sono previsti dei "termination event", ovvero fatti che possono innescare la soluzione del contratto: per esempio il downgrade dell'Italia da parte di Standard & Poor's. Secondo fonti di mercato, l'operazione si sarebbe conclusa a costo zero, o quasi, per il Tesoro grazie a una triangolazione: Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo) sarebbe infatti subentrata a Morgan Stanley consentendo agli americani di "alleggerirsi" rispetto alla Repubblica italiana. Nei mesi scorsi ha fatto scalpore la riduzione della posizione in titoli italiani da parte della Deutsche Bank: nel primo semestre del 2011 la banca tedesca ha venduto oltre 7 miliardi di euro di Btp. Seguita da altre grandi banche, soprattutto francesi. Per il ministro dell'Economia Mario Monti e per il suo vice Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, impegnati a riportare la fiducia dei mercati sul debitore Italia, la richiesta di Morgan Stanley (la cui branch italiana è diretta dall'ex direttore generale del Tesoro Domenico Siniscalco) deve essere stata una brutta sorpresa. L'episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all'anno viene comunicato (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c'è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato "governo dei banchieri": dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene»,
si chiede di sapere:
se risponda al vero che l'operazione di rimborso pari a 2,567 miliardi di euro a Morgan Stanley sia stata triangolata con Imi Banca (gruppo Intesa Sanpaolo), che sarebbe subentrata a Morgan Stanley consentendo agli americani di "alleggerirsi" rispetto alla Repubblica italiana e se ciò non evidenzi un potenziale conflitto di interessi con un Ministro del Governo già a capo di Banca Intesa e quali siano i costi del Tesoro per perfezionare e ristrutturare tale anomala ed opaca transazione;
quale sia il reale ammontare di swap e derivati detenuti dal Tesoro, quali le banche coinvolte, le modalità di gestione delle operazioni in derivati, le motivazioni che hanno indotto il Governo a scegliere tra i molti creditori di onorare il debito proprio con Morgan Stanley, banca di affari diretta dall'ex direttore generale del Tesoro Domenico Siniscalco;
se sia vero che l'Italia sia il più grande utilizzatore sovrano di strumenti derivati, con un valore di 30 miliardi di euro in capo al Tesoro, quali siano le ragioni di una opacità informativa che rischia di alimentare dubbi circa la sostenibilità di questo stock di contratti, in particolare in un momento in cui nessun Paese è bersagliato come l'Italia, con 29 miliardi di dollari di scommesse contrarie su oltre 7.500 contratti di CDS (credit default swap), come riportato da "Linkiesta" nell'aprile 2011;
quali siano le ragioni delle mancate smentite alle illazioni del "Wall Street Italia" e del "New York Times", le cui tesi hanno sostenuto che dal 1996, l'Italia avrebbe "truccato" i propri conti utilizzando derivati grazie all'aiuto di JP Morgan, e quali siano le risposte all'articolo del 19 dicembre 2009 de "il Fatto Quotidiano", secondo il quale, a saggi di interessi decrescenti, il Tesoro continuava a pagare sempre lo stesso tasso sullo stock del debito ed all'articolo de "Linkiesta" che, citando i dati Eurostat, ha rilevato l'uso massiccio di strumenti derivati nel decennio 1998-2008, specie cross-currency swap e interest rate swap, surrogati da cartolarizzazioni degli enti pubblici;
se risponda al vero che l'Italia abbia guadagnato su tali scommesse fino al 2006, anno in cui la tendenza si è invertita con perdite materiali e quali siano stati i guadagni realizzati e le perdite subite, posto che non vengono divulgate informazioni ufficiali, e gli unici dati sono desumibili dall'Eba (European Bank Authority) che riporta l'esposizione italiana in swap verso le banche europee per 5,1 miliardi di euro, senza includere le statunitensi, le svizzere e le inglesi;
quali misure urgenti il Governo intenda attivare per offrire le necessarie, trasparenti informazioni, in una fase difficile e delicata per l'Italia il cui debito pubblico è pari a 1.900 miliardi di euro, sotto attacco della speculazione internazionale, di fondi speculativi, banche di affari, agenzie di rating e della dittatura invisibile degli spread e dei mercati, che rischiano di minare i principi democratici e di sovranità.
(3-02666)
MUSI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
con l'articolo 57, comma 1, lett. a) e b), del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, è stata modificata la disciplina di detraibilità dell'Iva in materia di cessione e di locazione di fabbricati di civile abitazione, prevedendo un regime opzionale per l'imposizione in sostituzione del previsto limite temporale;
di tale facoltà possono avvalersi, con le condizioni ivi previste, sia i fabbricati di civile abitazione destinati ad alloggi sociali come definiti dal decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con i Ministri della solidarietà sociale e per le politiche giovanili e le attività sportive del 22 aprile 2008, sia quelli riferiti all'attuazione di piani di edilizia convenzionata;
considerato che:
la relazione al provvedimento di cui al decreto-legge n. 1 del 2012 parla di 47 milioni euro il maggior onere a carico del bilancio dello Stato in conseguenza della modifica così introdotta;
la relazione tecnica stima che gli effetti eventualmente prodotti dalla modifica normativa siano trascurabili, in considerazione dell'entità del fenomeno ancora relativamente contenuto;
la medesima relazione tecnica si riferisce peraltro al solo housing sociale;
la nota tecnica trasmessa al Senato in data 15 febbraio 2012 afferma che, con riferimento alle osservazioni formulate dalla Commissione (Bilancio) relativamente all'articolo in esame, ed in particolar modo per quanto concerne l'assoggettamento ad Iva delle cessioni, anche su opzione del cedente, di immobili abitativi in ambito di social housing, si ribadisce quanto già espresso in sede di relazione tecnica, ossia che attualmente il fenomeno risulta essere limitato per cui, a quadro macro-economico invariato, non si rilevano sostanziali effetti di gettito. Relativamente, invece, agli effetti indicati in una diminuzione di 47,2 milioni di euro, questi si riferiscono ad una proposta non presente nel provvedimento;
in relazione all'ampliamento temporale di un anno per l'esercizio del diritto di detraibilità previsto dalla legge di stabilità per il 2011 (articolo 1, comma 86, della legge n. 200 del 2010) la Ragioneria generale dello Stato ha affermato che la proposta prevede che ci sia l'applicazione dell'Iva sulle cessioni di abitazioni effettuate dai costruttori anche se sono trascorsi 5 anni dall'ultimazione dei lavori, e non più 4 come nella normativa vigente. In base ai dati è stato possibile determinare la perdita di Iva dovuta alla minore indetraibilità per i costruttori, derivante dall'assoggettamento ad imposta sul valore aggiunto di cessioni attualmente sottoposte a registro, la minore imposta di registro e la maggiore Iva dovuta all'applicazione della stessa su una base imponibile maggiore rispetto a quella utilizzata per il calcolo del registro. Da quanto sopra è risultato che la stima delle variazioni di gettito annuale dovuta al ripristino dell'assoggettamento ad Iva delle cessioni di fabbricati abitativi, è pari a circa 14 milioni di euro: minore indetraibilità dell'Iva 37,4, assoggettamento ad Iva delle operazioni 32,4, perdita registro 7,4, perdita ipotecaria e catastale 1,6,
si chiede di conoscere se la stima contenuta nella relazione tecnica al decreto-legge del 24 gennaio 2012, n. 1, e ribadita dal Dipartimento delle finanze tenga conto del fatto che la modifica introdotta non è riferita solo agli immobili destinati ad alloggi sociali (social housing) ma anche ai fabbricati di edilizia economica convenzionata e quali siano gli effetti annuali in termini di gettito e le ricadute sui contribuenti.
(3-02745)