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COMMISSIONE PARLAMENTARE
PER L’INDIRIZZO GENERALE E LA VIGILANZA
DEI SERVIZI RADIOTELEVISIVI

GIOVEDI' 10 NOVEMBRE 2005

223a Seduta

Presidenza del Presidente
GENTILONI SILVERI


Intervengono il presidente della RAI, dottor Claudio Petruccioli, i consiglieri di amministrazione professor Angelo Maria Petroni, dottor Antonino Rizzo Nervo, dottor Carlo Rognoni ed il direttore generale della RAI, dottor Alfredo Meocci.

La seduta inizia alle ore 14.

SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI
Il presidente, deputato GENTILONI SILVERI, avverte che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.
Avverte altresì che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.




Seguito dell’audizione del Presidente, del Direttore generale e del Consiglio di Amministrazione della RAI.

(Seguito e conclusione)

Riprende l’audizione sospesa nella seduta del 26 ottobre 2005.

Il presidente GENTILONI SILVERI fa presente di aver inviato al presidente Petruccioli e al direttore generale Meocci, dopo la prima parte dell’audizione, una lettera di cui ha dato conto all’Ufficio di Presidenza, nella quale si chiedevano maggiori chiarimenti in ordine alla difficile situazione finanziaria dell’azienda che emergeva dalla relazione del dottor Meocci, in cui si esprimevano gravi preoccupazioni per il bilancio del 2006, preoccupazioni che risultavano poi confermate ed aggravate dalle segnalazioni della stampa economica nei giorni successivi.
La richiesta di maggiori chiarimenti è tanto più giustificata se si considera che appena cinque mesi fa l’allora direttore generale Cattaneo aveva invece fornito a questa Commissione un quaadro estremamente lusinghiero delle performances finanziarie dell’azienda. pertanto il direttore generale Meocci ha dato la sua disponibilità a fornire una breve relazione integrativa sul punto specifico, dopo la quale riprenderà la discussione.

Il direttore generale della RAI, dottor MEOCCI osserva come al fine di comprendere meglio le vicende finanziarie della RAI bisogna tener presente che, dopo il bilancio del 2004 - che era stato evidentemente redatto senza tener conto del processo di privatizzazione, e sul quale ha avuto prevalentemente impatto la distribuzione degli utili - l’ultimo anno può essere suddiviso in tre periodi: quello ottobre 2004-marzo 2005 del quale sono stati redatti il bilancio preventivo 2005 e il piano industriale per la privatizzazione; la sospensione del processo di privatizzazione in cui si sono operate una serie di scelte di gestione non previste dal piano per il collocamento in borsa e, infine, la valutazione degli scenari futuri.
Tali scenari sono tali da far ritenere che la situazione finanziaria della RAI non appaia sufficiente a sostenere un’eventuale quotazione in borsa, mentre gli stessi assetti industriali non appaiono in linea con il mercato.
In questo senso il business plan 2005-2007 e il relativi Action Plan elaborati dall’advisor del Ministero si fondavano su presupposti che non hanno avuto conferma nella realtà quali un incremento del canone che non è stato concesso, un incremento degli introiti commerciali che non si è verificato pur in presenza di aumenti degli ascolti, e una dinamica contenuta dei costi dei diritti sportivi.
La mancata verifica di questi presupposti, unitamente alla crescita dei costi da investimento derivanti dall’offerta di nuovi canali sul digitale terrestre e dall’ampliamento dell’offerta regionale prevista dal contratto di servizio hanno evidentemente determinato la necessità di rivedere tali valutazioni con il risultato di far ritenere prevedibile un deficit tendenziale per il 2005 in linea con quanto indicato da alcuni giornali ma che, grazie alle iniziative di rientro tempestivamente adottate dalla Direzione generale, si dovrebbe fissare intorno agli 80 milioni di euro.
Purtroppo fare fronte a questo disavanzo senza l’apporto di altre risorse – in particolare di un aumento del canone che, come hanno dimostrato le operazioni di contabilità separata, attualmente non è in grado di coprire per intero i costi del servizio pubblico – si dovranno prendere iniziative che limitano l’azione dell’azienda in aree ad azione strategica, rallentando lo sviluppo sia dell’offerta digitale sia dei relativi investimenti tecnologici e razionalizzando l’offerta sportiva.
Il dottor Meocci svolge poi un’articolata analisi sulla crescita esponenziale avvenuta negli ultimi otto anni del costo dei diritti sportivi, in particolare ma non solo nel settore del calcio.
Il dottor Meocci infine fornisce una serie di dati relativi alla positiva dinamica degli ascolti verificatasi nel bimestre trascorso, che ha visto la RAI costantemente in vantaggio sul concorrente privato sia nell’arco dell’intera giornata, sia nel prime time.

Il senatore BONATESTA ritiene che gli orientamenti, in gran parte condivisibili, espressi dal presidente Petruccioli e dal direttore generale Meocci nelle loro relazioni introduttive non abbiano fino ad oggi trovato riscontro nelle azioni del nuovo vertice aziendale che è rimasto ad esempio inerte, trincerandosi dietro la presa di distanza dalle responsabilità della dirigenza uscente che aveva siglato il contratto, di fronte ad una vicenda estremamente deplorevole come quella della trasmissione “Rockpolitik”.
In proposito egli sottolinea come la faziosità di tale trasmissione rappresenti un problema che non può essere liquidato con la semplicistica obiezione che il programma ha ascolti elevatissimi, quasi che il successo giustificasse ogni cosa, e ciò tanto più se si considera che le risorse investite in questo spettacolo sono tali che, probabilmente, avrebbero assicurato il successo di chiunque avesse potuto disporre di mezzi così cospicui. Egli osserva infatti che il pubblico che ha seguito queste trasmissioni sarebbe probabilmente assai meno indulgente nei confronti di Celentano se sapesse che il costo complessivo delle quattro puntate è stato di circa 10 milioni di euro, e che il compenso percepito dal protagonista è stato di circa 350.000 euro a puntata.
E’ del resto evidente che il servizio pubblico non può farsi condizionare da logiche di puro mercato; c’è da chiedersi ad esempio cosa ci sia di servizio pubblico in una trasmissione come “La vita in diretta” che negli ultimi mesi si è progressivamente trasformata in una trasmissione di puro gossip, in linea purtroppo con una tendenza dell’intero panorama televisivo nazionale, pubblico e privato, nel quale, secondo una recente rilevazione, viene pronunciato un pettegolezzo ogni tredici minuti.
E’ proprio questa omologazione dell’offerta televisiva che spiega certi successi di cui in realtà non si dovrebbe andare fieri: infatti i responsabili dell’azienda non possono vantare, ad esempio, come un successo di RAIDUE “L’isola dei famosi” senza considerare che alla stessa ora il competitore diretto offre “La talpa”.
Il senatore Bonatesta ritiene poi che alcune argomentazioni del presidente Petruccioli contro le cosiddette “liste di proscrizione”, sembrino in realtà prefigurare una situazione in cui chiunque è bene accolto dalla RAI purchè parli contro il Governo, il Presidente del Consiglio e la maggioranza di centro destra.
Infine il senatore Bonatesta invita il presidente Gentiloni Silveri ad una maggiore consapevolezza del suo ruolo istituzionale dal momento che in alcune sue apparizioni televisive, come la partecipazione alla puntata di “Porta a porta” dedicata a “Rockpolitik”, egli non è sembrato affatto super partes.

Il deputato GIORDANO osserva che nell’intervento del senatore Bonatesta si può cogliere una sorta di rimpianto, a suo parere tutt’altro che condivisibile, verso il modo in cui è stata gestita la RAI negli scorsi anni.
In realtà se è positivo il fatto che si possa ricominciare a vedere in video, almeno per qualche minuto, persone che ne erano state escluse per anni, va detto che molto ancora bisogna fare per ripristinare una situazione che garantisca la libertà di espressione e la pluralità degli orientamenti culturali.
Non si tratta di una questione di parte: egli sottolinea ad esempio come due dei casi più gravi di discriminazione, che rimangono come delle ferite aperte, sono quelli relativi a due giornalisti, Massimo Fini ed Oliviero Beha, certamente lontanissimi dalle sue opinioni politiche, cosa che del resto vale per l’impostazione ideologica e comunicativa dello stesso Celentano.
Del resto, Rifondazione comunista ha sempre rifiutato l’idea del pluralismo televisivo come garanzia della visibilità di ciascun partito politico, che rappresenterebbe una omologazione dell’informazione e dell’espressione artistica e culturale agli equilibri del potere; la sua parte politica ha invece sempre sostenuto che il pluralismo si realizza permettendo a tutte le voci della società e della cultura di esprimersi liberamente e facendo sì che il servizio pubblico radiotelevisivo racconti la realtà della società italiana con libertà e completezza. Per esempio egli ritiene che sia stata sicuramente un’ottima espressione di servizio pubblico il modo in cui è stata seguita e raccontata la manifestazione - alla quale pure egli non ha partecipato avendo alcune riserve sulla sua impostazione - a favore di Israele contro le minacce del governo iraniano. Egli si augura che in futuro venga riservato un trattamento analogo ad altre grandi manifestazioni pubbliche, ad esempio a quelle no global o a quelle del mondo del lavoro.
L’oratore sottolinea infine l’opportunità che venga ritrasmesso in un orario adeguato e sulle reti in chiaro - naturalmente facendolo seguire da un dibattito dove si possano confrontare le diverse opinioni in materia - lo straordinario documentario realizzato da Rai News 24 sull’uso contro la popolazione civile di armi proibite da parte delle forze armate americane durante l’assedio di Falluja, documentario che ha suscitato scalpore e interesse in tutto il mondo.

Il deputato LAINATI fa in primo luogo presente al collega Giordano che la RAI non è stata affatto assente in questi anni rispetto a manifestazioni di carattere sindacale, come avvenne nel 2003 in occasione della grande manifestazione del Circo Massimo.
Per quanto riguarda poi talune vicende ricordate sempre dal deputato Giordano egli esprime stupore per il fatto che si continui a rievocare la vicenda di Massimo Fini, il quale si era reso in realtà colpevole di una grave scorrettezza registrando all’insaputa dell’interlocutore - e rendendo poi nota la registrazione - la conversazione in cui il direttore di RAIDUE gli comunicava le cause della mancata messa in onda del suo programma.
Il deputato Lainati ribadisce poi quanto in più sedi affermato sulla linea editoriale di RAITRE, che non può essere assolutamente considerata rispettosa dei principi di imparzialità, pluralismo e completezza dell’informazione che devono caratterizzare il servizio pubblico.
L’ultimo caso in ordine di tempo è stato quello della partecipazione di Furio Colombo al programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, nella quale l’ex direttore dell’“Unità” si è lanciato in una violentissima aggressione verbale nei confronti del Presidente del Consiglio, oltretutto in mancanza di qualunque contraddittorio, un episodio che ha determinato una telefonata dallo stesso Direttore generale; del resto anche un altro importante conduttore di RAITRE, l’ex deputato europeo Corrado Augias, mentre nella sua rubrica quotidiana su “la Repubblica” avallava il linguaggio aggressivo di Furio Colombo, in una sua trasmissione avente come tema la riforma costituzionale federalista portata avanti dall’attuale maggioranza invitava in rappresentanza del centro destra l’unico esponente, il senatore Fisichella, che ha avversato tale riforma.
Egli si augura che il Direttore generale non debba questa sera telefonare anche a Celentano, dal momento che è prevista la partecipazione all’ultima puntata di “Rockpolitik” di Sabina Guzzanti, un’attrice senza dubbio di grandi capacità ma anche molto faziosa, come ha potuto sperimentare egli stesso vedendo l’utilizzo parziale e arbitrario fatto dalla Guzzanti nel film “Viva Zapatero” di una lunga intervista che lui le aveva concesso.
Il deputato Lainati infine si associa alla richiesta, già formulata dal collega Giulietti nella precedente seduta, di una particolare attenzione da parte dei vertici aziendali per il destino degli studenti della scuola di giornalismo di Perugia.

Il senatore BOCO ringrazia in primo luogo il presidente Petruccioli ed il direttore generale Meocci per le loro interessanti relazioni, e si sofferma sul passo della relazione del presidente Petruccioli nel quale si richiama la necessità di sottrarre la RAI al controllo della politica.
In realtà bisogna ammettere che negli ultimi decenni non vi è stato cambiamento di vertice aziendale nel quale non sia stata invocata una maggiore autonomia della RAI dalla politica, affermazione sempre condivisa dai politici stessi, e tuttavia non vi è stata stagione in cui il controllo della politica non si sia fatto sentire in maniera più o meno penetrante.
Egli condivide pienamente quanto affermato dal presidente Petruccioli circa il fatto che se si vuole perseguire realmente l’autonomia del servizio pubblico dalla politica ciò non può essere fatto che dai politici stessi; tuttavia bisogna avere una chiara consapevolezza che ciò non può avvenire se i politici e la televisione non sono capaci di mettersi in discussione.
Lo stesso enorme successo di “Rockpolitik”, indipendentemente da quelli che possono essere i meriti o le carenze di questa trasmissione, appare al tempo stesso interessante e preoccupante in quanto mette in luce il desiderio insoddisfatto degli utenti della televisione di cose non banali.
In realtà la simbiosi tra la RAI ed il mondo politico, che tende ad appiattire l’offerta televisiva fino al punto da far valutare una trasmissione come “Rockpolitik” alla stregua di un evento straordinario e dirompente, è certamente il segno di una crisi culturale profonda del nostro Paese, che colpisce tanto il mondo dell’espressione artistica, quanto quella della politica.
E’ in questa speculare debolezza che vanno ricercate le cause profonde da un lato del desiderio della politica di mantenere un controllo pieno sul mondo dell’informazione e dell’arte di massa, e dall’altro di quello della televisione di ricevere protezione e avallo dalla politica.
La stessa incapacità della RAI di realizzare un incremento degli utili commerciali pur in presenza di un miglioramento della sua posizione relativa al concorrente privato sul piano degli ascolti, è la chiara conferma di una situazione stagnante, in cui il miglioramento relativo deriva essenzialmente dal fatto che in questo momento storico i palinsesti di Mediaset appaiono particolarmente invecchiati e usurati.
Proprio per questo però l’attuale fase storica dovrebbe essere di stimolo alla RAI per cercare linguaggi e prodotti innovativi.
Il senatore Boco infine si sofferma sui rischi di definitiva chiusura dell’orchestra della RAI, osservando che tale evento, qualora si verificasse, rappresenterebbe la più amara conferma della rinuncia del servizio pubblico a esercitare una funzione di crescita e promozione culturale.

Il senatore PESSINA rileva che dall'audizione del 26 ottobre scorso del Presidente e del Direttore generale della RAI emerge un aspetto significativo ben riassunto nelle parole di Claudio Petruccioli quando afferma che bisogna «tagliare il cordone ombelicale della dipendenza del servizio pubblico dalla politica».
L'indicazione dell'obiettivo 2016 che lo stesso Petruccioli ha avanzato come traguardo di un processo di riforma da mettere in atto con decorrenza immediata è intimamente legato ad un altro obiettivo più vicino: "L'obiettivo 2006".
Il servizio pubblico radiotelevisivo ha bisogno di una fase di serio equilibrio al momento in cui si apre una stagione complessa come quella che ci porterà tra un semestre all'appuntamento con le urne.
Il clima, invece, pare essere già da ora quello della ricerca dello scontro e non certo a causa degli atteggiamenti del centro destra. Significativo l'esempio della trasmissione di Adriano Celentano, che è stata in queste settimane sotto gli occhi di tutti.
Non si discute l'artista, di assoluto valore, né la sua capacità di fare televisione. Si discute, ancora una volta, l'uso politico che si fa del mezzo televisivo e in particolare dello spazio riservato all'intrattenimento.
Egli invita quindi il presidente Petruccioli - persona certamente capace di equilibrio e di moderazione, anche se proveniente da una parte politica diversa dalla sua – ad impegnarsi per una RAI che sia servizio pubblico davvero, che eviti i toni da crociata a senso unico, che esca dalla solita idea secondo cui il pluralismo è solo una somma di faziosità, che non si riorienti a seconda di come soffia il vento. Una RAI libera, ma libera davvero; non libera secondo lo schema per cui se attacca il Presidente del Consiglio dimostra libertà e se accetta almeno il contraddittorio con la maggioranza è serva.

Il deputato PANATTONI esprime in primo luogo viva perplessità per la relazione sulla situazione economico-finanziaria svolta dal Direttore generale, dal momento che la ricostruzione da lui effettuata delle cause delle difficoltà di bilancio dell’azienda, pur se convincente, non può certamente spiegare come in soli cinque mesi si sia potuti passare da un quadro ottimistico come quello dipinto dal direttore generale Cattaneo alle attuali, fosche previsioni.
Ciò che però risulta più preoccupante nella relazione del dottor Meocci è l’ammissione da un lato di una struttura invecchiata degli assetti industriali, e dall’altro della difficoltà di impegnarsi nell’innovazionee tecnologica e nello sviluppo dell’offerta, specie laddove non si prevedano ritorni nel breve periodo.
In realtà ciò rappresenta l’anticamera di una sostanziale rinuncia a svolgere un’effettiva funzione di servizio pubblico, se si considera che uno degli elementi maggiormente caratterizzanti del servizio pubblico stesso è proprio la capacità di realizzare investimenti ad utilità differita, tali cioè da innescare circoli virtuosi nello sviluppo tecnologico e nella crescita culturale del Paese.
In questo quadro appaiono incaute le affermazioni circa la possibilità di realizzare entro la fine del 2006 il passaggio al digitale terrestre. In realtà la sperimentazione del digitale sembra essere servita nel corso dell’anno appena passato essenzialmente a favorire la crescita di Mediaset sul mercato del Pay per view, dal quale la RAI è rimasta sostanzialmente assente, così come sta avvenendo per il nuovo mercato della trasmissione in telefonia cellulare.
E’ questa mancanza di strategia industriale che contribuisce a spiegare il singolare fenomeno di una RAI in calo di ricavi nonostante l’incremento degli ascolti e di Mediaset che vede un costante miglioramento dei suoi risultati finanziari - anche attraverso la costruzione di sinergie sulle quali dovrebbe probabilmente pronunciarsi l’Autorità garante della concorrenza e del mercato - nonostante il calo degli ascolti sulla televisione in chiaro.

Il senatore SCALERA, nel rivolgere un caloroso saluto e un augurio di buon lavoro al presidente Petruccioli e al direttore generale Meocci, si sofferma in primo luogo sulla questione dei rapporti tra la RAI e la Lega Calcio, e chiede in quale modo l’azienda intenda rispondere alle cinque diffide inviate dalla Lega alla RAI affinchè non dia nel corso della trasmissione “Quelli che il calcio”, risultati e immagini che vengono tranquillamente trasmessi da tante emittenti private.
Il senatore Scalera ritiene evidente che tale comportamento da parte della Lega non si può spiegare se non in termini di mero ostruzionismo diretto a favorire Mediaset, attualmente in difficoltà proprio nel settore dell’informazione sportiva.
Egli si sofferma quindi, proprio prendendo spunto dalla predetta trasmissione sportiva della domenica, sulla necessità che la RAI recuperi la propria autonomia industriale nel settore dell’intrattenimento, sottraendosi al condizionamento di operatori che si muovono in tale settore in un regime di virtuale monopolio come Lele Mora o Bibi Ballandi.

Il deputato Giuseppe GIANNI si sofferma in primo luogo sulla necessità di una maggiore attenzione ai valori morali e culturali veicolati dalla televisione. Si pensi per esempio ai modelli di famiglia offerti dalle fiction della RAI, in cui sembra si voglia dare un’immagine positiva delle unioni libere o dei nuclei familiari in qualche modo alternativi, piuttosto che del valore civile del matrimonio.
In particolare il deputato Gianni rileva la continuata e sostanziale inadempienza della RAI per quanto riguarda il rispetto della fascia oraria protetta per i minori.
Nel condividere le considerazioni svolte da altri colleghi a favore del ritorno in onda di Oliviero Beha, l’oratore ritiene poi di dover esprimere anche compiacimento per la possibilità di un ritorno in televisione di Michele Santoro -dal quale pure egli è stato spesso diviso da dure polemiche - e ciò perché Santoro pur se così politicamente orientato, non era mai arrivato ai sistematici eccessi di Giovanni Floris, un conduttore fazioso, che sta conducendo da tempo una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi contro l’amministrazione regionale siciliana.

Il senatore FALOMI ricorda in primo luogo come nella prima parte dell’audizione diversi colleghi del centro destra avessero accusato la trasmissione “Rockpolitik” di aver reso nota la classifica mondiale del livello di libertà di informazione effettuata dall’osservatorio Freedom House senza fornire informazioni sugli elementi che avevano determinato la pessima posizione in classifica dell’Italia, valutata tra i Paesi parzialmente liberi.
Tali proteste erano poi state riprese da Fabrizio Del Noce e da Bruno Vespa i quali avevano affermato che in realtà l’osservatorio Freedom House avesse assegnato un cattivo voto all’Italia in riferimento unicamente alla permanenza di norme restrittive sulla libertà di stampa, con particolare riferimento alla vicenda del senatore Iannuzzi, e non certo al sistema delle telecomunicazioni e dell’editoria.
Egli ritiene perciò utile sottoporre al presidente Petruccioli e al direttore generale Meocci la documentazione relativa alle classifiche della Freedom House degli ultimi due anni, dalle quali appare chiaro che tale osservatorio - fondato e sostenuto da una serie di finanziatori tra cui il Dipartimento di Stato e l’Agenzia per lo sviluppo degli Stati Uniti, e che ha tra i suoi garanti illustri studiosi di orientamento conservatore come il professor Samuel Huntigton - ha individuato quali principali elementi negativi del sistema di informazione italiano, ai quali certamente si aggiungono vicende come quella del senatore Iannuzzi, la concentrazione della proprietà dei media, il controllo della politica sulla radiotelevisione pubblica e la regolamentazione assolutamente inefficace del conflitto di interessi del Presidente del Consiglio, in particolare in materia di media.
Il senatore Falomi ritiene che in questi anni il problema della libertà e della completezza dell’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo si sia progressivamente aggravato; le stesse polemiche su trasmissioni come “Raiot” e “Rockpolitik”, a proposito delle quali gli esponenti della maggioranza hanno spesso deplorato il tentativo di far passare un’informazione a senso unico sotto la veste della satira, nascono dal fatto che la satira è stata naturalmente spinta a svolgere una funzione sussidiaria dell’informazione dalla reticenza e dall’autocensura dell’informazione stessa.
In realtà non si tratta solamente di un’autocensura sulle informazioni che possono dare fastidio a questo o a quel potente, quanto di una rimozione sistematica dell’informazione di tutte le notizie potenzialmente conflittuali.
Si pensi al totale oscuramento che sta subendo in queste settimane la dura vertenza sindacale dei metalmeccanici.
Egli esprime poi la speranza che possa essere dato seguito alle intenzioni manifestate dal direttore generale Meocci di assicurare una presenza più attiva dell’informazione RAI sugli scenari dei Paesi emergenti istituendo sedi permanenti in Africa e in India: per adesso la situazione è senz’altro del tutto insoddisfacente, dal momento che i Paesi non industrializzati sono pressocchè ignorati dall’informazione della RAI e i pochi servizi realizzati, quando non si tratti di disastri naturali, hanno spesso un carattere superficiale e limitato ad aspetti di costume.
Il senatore Falomi conclude richiamando l’attenzione del presidente Petruccioli e del direttore generale Meocci sulle questioni emerse dall’audizione dell’Associazione dei produttori televisivi svolta martedì scorso, e sulla necessità di un rilancio di questo comparto industriale anche attraveso l’abbandono di pratiche contrattuali che non favoriscono certamente la crescita degli operatori del settore.

Il senatore LABELLARTE esprime in primo luogo vivo stupore per le critiche del deputato Gianni ai contenuti della fiction della RAI: egli infatti non vede di che cosa il collega possa lamentarsi se di tanto in tanto, fra tante agiografiche fiction religiose ve ne possa anche essere qualcuna che rappresenta aspetti della comune realtà sociale del nostro Paese.
L’oratore si sofferma poi sul problema della grave carenza di una politica del personale che ha caratterizzato in questi anni la gestione della RAI, in particolare attraverso un diffuso ricorso al precariato che ha determinato l’incapacità di programmare una buona politica della formazione e il conseguente, sostanziale invecchiamento dei quadri aziendali.
Il senatore Labellarte ritiene poi necessaria una forte presenza della Commissione nel processo che porterà all’approvazione del nuovo contratto di servizio, soprattutto per evitare che il nuovo contratto sia privo di forza cogente e possa essere quindi impunemente inattuato, come è avvenuto per molte disposizioni del contratto attuale sia da parte della RAI sia da parte del Ministero, si pensi al mancato invio alla Commissione delle relazioni semestrali sull’attuazione del contratto stesso.
Il senatore Labellarte chiede infine notizie sui termini del contratto stipulato fra la RAI e la Endemol, che non sembra certamente vantaggioso per l’azienda pubblica.

Il senatore D’ANDREA esprime in primo luogo apprezzamento per le relazioni del presidente Petruccioli e del direttore generale Meocci, in particolare per la parte in cui sembrano preannunciare una politica industriale più incisiva di quanto avvenuto nel recente passato, attraverso il rilancio di attività editoriali fino ad oggi trascurate; in proposito egli chiede di conoscere se vi siano, nel difficile quadro finanziario illustrato dal dottor Meocci, risorse effettivamente disponibili per tale rilancio.

La deputata BUFFO osserva come le polemiche sulla satira e sulle trasmissioni di intrattenimento abbiano spesso fatto perdere di vista il fatto che il problema del pluralismo e del servizio pubblico si misura non tanto su quello che c’è in televisione o nella radio quanto in quello che manca.
Si pensi ad esempio al fatto che i telegiornali non hanno dato in queste settimane alcuna reale copertura informativa alla vicenda del cosiddetto Nigergate e alle polemiche sul coinvolgimento dei servizi segreti italiani, laddove questi argomenti erano ampiamente dibattuti dalla stampa.
In realtà se c’è un vero uso politico della televisione consiste proprio nell’edulcorazione delle vicende della cronaca e della politica e nella loro progressiva sostituzione con un gossip che conquista spazi sempre più ampi sui maggiori telegiornali nazionali.
Ella osserva come ciò sia tanto più evidente quando si confronta la televisione italiana, e soprattutto i notiziari e i programmi di informazione, con quella di altri Paesi, e in proposito invita i colleghi a verificare quanto sia più completa l’informazione, ad esempio sulle tematiche internazionali, offerta dal telegiornale della Svizzera italiana.
Il vero problema dunque è quello di moltiplicare le voci dell’offerta televisiva, e non certamente di esercitare un’occhiuta sorveglianza per tentare di soffocare ogni voce che possa dare fastidio all’uno o all’altro.
A tale proposito ella considera veramente degna di miglior causa l’indignazione manifestata da gran parte del centro destra per la partecipazione di Furio Colombro a “Che tempo che fa”, una trasmissione condotta con ironia e garbo e nella quale ogni ospite ha sempre potuto esprimere liberamente il proprio punto di vista, una libertà che deve essere accettata anche quando il merito di ciò che viene detto non è condiviso, così come ad esempio lei non ha condiviso le affermazioni di Stefania Craxi nella puntata di domenica scorsa.

Il senatore IERVOLINO formula vivi auguri di buon lavoro al presidente Petruccioli e al direttore generale Meocci, condividendo pienamente gli obiettivi strategici indicati dalle loro relazioni introduttive.
Egli ritiene peraltro che per recuperare quell’indipendenza e quell’autorevolezza che sono giustamente considerate come un obiettivo primario dell’azione del nuovo vertice aziendale vi sia ancora molta strada da fare, e che in RAI continuano ad operare discriminazioni e censure dell’informazione di carattere schiettamente politico.
In particolare egli riferisce una serie di episodi in cui l’informazione della RAI ha totalmente ignorato le posizioni assunte dall’Unione Democristiana e di Centro anche in relazione a vicende nelle quali il suo partito aveva giocato un ruolo fondamentale, mentre non può che condividere le considerazioni di altri colleghi della maggioranza riguardo ad un uso improprio di trasmissioni di intrattenimento, come “Rockpolitik”, quali tribune per un discorso politico a senso unico.
In proposito egli chiede assicurazioni al presidente Petruccioli e al direttore generale Meocci affinchè nell’ormai imminente campagna elettorale non si verifichi quel fenomeno di delegittimazione e dileggio del centro destra ampiamente sperimentato durante la campagna elettorale del 2001.
Nel richiedere poi un forte impegno dei vertici aziendali per lo sviluppo dei centri di produzione, condivide la necessità che la RAI si faccia strumento di promozione dei cosiddetti sport minori.
A tale proposito segnala il caso di un’importantissima manifestazione velica internazionale, la “Trapani Louis Vuitton” svoltasi a Trapani dal 28 settembre al 9 ottobre che è stata totalmente ignorata dalla RAI, se non per un breve servizio del TG3 che si è soffermato però soprattutto sui problemi e sugli aspetti negativi della città.

Il presidente della RAI, Claudio PETRUCCIOLI, informa in primo luogo la Commissione che la prossima settimana avrà luogo la prima riunione del Comitato paritetico per avviare la revisione del contratto di servizio.
Quanto poi alle imminenti decisioni del Governo sul canone, egli osserva che l’azienda ritiene che in base al meccanismo indicato dall’attuale contratto di servizio il canone dovrebbe essere incrementato in quanto dal completamento della contabilità separata risulta che il relativo gettito non copre per intero i costi delle trasmissioni di servizio pubblico.
Il direttore generale fa quindi presente, per quanto riguarda il contratto fra la RAI ed Endemol che sebbene tale accordo, realizzato in un momento in cui la Endemol godeva di una posizione negoziale particolarmente forte, presenti aspetti sfavorevoli all’azienda, sono attualmente allo studio modalità per valorizzare il contenuto della prestazione offerta da Endemol.
Il presidente Petruccioli osserva quindi nella sua pur breve esperienza abbia avuto modo di rendersi conto che in questo momento il principale problema della RAI è quello della comunicazione, sia all’interno dell’azienda, sia verso l’esterno, e a questo proposito egli ritiene che, al di là delle audizioni di carattere generale e del nuovo, efficace strumento del question time introdotto dalla Commissione, sarebbe opportuno istituire alcune sessioni di lavoro nelle quali, con la collaborazione dei funzionari competenti per materia, i vertici della RAI possano illustrare alla Commissione nello specifico alcune grandi questioni, come ad esempio quella relativa al piano del digitale terrestre.
L’oratore osserva come tale problema di corto circuito della comunicazione e della decisione sia in buona parte il lascito di una lunga stagione in cui i vertici dell’azienda sono stati conflittuali o assenti, e da questo punto di vista l’avvio dell’attuale fase di gestione della RAI può essere considerato assolutamente positivo come dimostra il fatto che le decisioni del Consiglio di amministrazione sono state assunte quasi sempre all’unanimità e che, quando vi sono stati dissensi, essi non si sono mai manifestati secondo una contrapposizione tra maggioranza ed opposizione analoga a quella esistente in campo politico.
Il presidente Petruccioli si sofferma poi su alcune delle questioni sollevate dagli oratori.
In primo luogo, per quanto riguarda la richiesta del deputato Giordano di ritrasmettere in un orario e su una rete di grande ascolto il documentario di Rai News 24 sull’uso di armi chimiche a Falluja, egli fa presente che intende dedicare a tale vicenda una puntata di “Primo Piano”, nella quale saranno utilizzati brani del documentario che sarà discusso da alcuni invitati.
In ogni caso è evidente che la dirigenza della RAI, nel raccomandare che a tale documentario sia dato il rilievo che merita, non può però certo intervenire sulle libere scelte dei Direttori di testata e di rete nella formazione del palinsesto.
Dopo essersi soffermato sulla questione di “Rockpolitik”, sottolineando come in realtà non sia neanche immaginabile l’idea di poter esercitare una sorta di censura o di controllo preventivo sui contenuti di un programma di questo tipo una volta che si sia deciso di farlo, il Presidente della RAI si sofferma sul problema del rapporto tra politica e televisione osservando come entrambe rappresentino un potere e come vi sia stata nell’attuale fase storica una speculare tendenza di ciascuno dei due poteri a servirsi dell’altro.
In ogni caso il presidente Petruccioli, rispondendo con ciò anche al senatore Iervolino, fa presente come fin da adesso i vertici aziendali abbiano avviato una serie di incontri con i Direttori di rete e di testata e con i conduttori dei principali programmi di approfondimento per svolgere una comune riflessione sulle modalità per garantire l’imparzialità dell’azienda nell’imminente campagna elettorale.
Il presidente Petruccioli risponde quindi a quanto affermato dal senatore Bonatesta circa quanto da lui detto sulle cosiddette liste di proscrizione e ribadisce che il suo intendimento è quello di operare affinchè sia consentita l’espressione in RAI delle più diverse voci, salvaguardando anche il diritto dei giornalisti, ferma restando la necessità di rispettare il pluralismo e la completezza dell’informazione, ad esprimere un proprio punto di vista.
A tale proposito egli intende poi precisare quanto da lui affermato nella scorsa seduta con riferimento al caso di Oliviero Beha chiarendo di non aver inteso affermare che quello di Beha non fosse un caso di emarginazione politicamente rilevante, ma che era stato determinato da conflitti non riconducibili ad appartenenze politiche.
Nel ribadire l’impegno ad un rilancio culturale della RAI – e in proposito egli concorda con il senatore Boco sulla necessità di salvaguardare il patrimonio rappresentato dall’orchestra della RAI – il presidente Petruccioli fa però presente che ciò non può in alcun modo significare che l’azienda debba sposare un modello editoriale di tipo elitario; lo stesso protocollo di Amsterdam, nel raccomandare che in ogni Paese firmatario vi sia un servizio pubblico che svolga un ruolo rilevante nel sistema radiotelevisivo, implica necessariamente che la missione del servizio pubblico sia proprio quella di coniugare qualità ed ascolti elevati.

Il direttore generale della RAI, Alfredo MEOCCI, si sofferma in primo luogo sul problema degli equilibri finanziari dell’azienda, ribadendo quanto già da lui detto nella relazione integrativa di oggi circa il fatto che le difficoltà di bilancio sono da imputare alle dinamiche sviluppatesi nel corso dell’ultimo anno che hanno di fatto contraddetto le previsioni formulate dall’advisor relativamente ai tempi di privatizzazione.
Si tratta di difficoltà che non potranno essere risolte nel breve periodo, ma che comunque la RAI affronterà nella consapevolezza che il futuro del servizio pubblico passa necessariamente sulla sua capacità di rispondere alle sfide della tecnologia.
Per quanto riguarda il problema del cosiddetto uso politico delle trasmissioni di intrattenimento, il dottor Meocci osserva come nel difficile equilibrio tra la libertà di espressione, la salvaguardia di un’immagine della RAI che non sia di parte, egli ha ritenuto come Direttore generale di doversi assumere in pieno le proprie responsabilità, così come ha fatto ad esempio con la telefonata in diretta a Fabio Fazio laddove era evidente la necessità di un richiamo ad un maggior equilibrio.
Del resto un problema simile è quello del bilanciamento tra la qualità e gli ascolti; è indubbio infatti che il giorno in cui la RAI si trasformasse in una rete in qualche modo di nicchia, finendo per perdere anche l’interesse da parte del mondo politico, si aprirebbe una sorta di corto circuito che porterebbe alla fine del servizio pubblico.
Dopo aver dato alcune informazioni sul processo per il passaggio al digitale terrestre – nel quale peraltro la RAI si sta muovendo sulla base di un termine per la realizzazione dello swich off che è sensibilmente più breve di quello adottato dagli altri Paesi europei – e sull’avvio di contatti per l’ingresso nel mercato delle trasmissioni in telefonia mobile, il dottor Meocci si sofferma sulle questioni sollevate, rispettivamente dai deputati Lainati e Giulietti e dal senatore Labellarte, della scuola di Perugia e della formazione quadri, assicurando un forte impegno della Direzione non solo nella formazione dei giornalisti e dei quadri dirigenti, ma anche della ricerca e promozione di nuovi talenti in campo artistico, un’iniziativa quest’ultima consigliabile anche al fine di calmierare il mercato dei compensi degli artisti.

Il presidente GENTILONI SILVERI ringrazia il presidente Petruccioli ed il direttore generale Meocci e dichiara conclusa l’audizione.

La seduta termina alle ore 17,30.