ISTRUZIONE (7a)

MARTEDI' 23 NOVEMBRE 1999

366a Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
OSSICINI

Interviene il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione Masini.

La seduta inizia alle ore 12,10.

IN SEDE REFERENTE

(4216) Legge-quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione di un disegno di legge d'iniziativa governativa, di un disegno di legge d'iniziativa popolare e dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Jervolino Russo; Sanza ed altri; Orlando; Casini ed altri; Errigo; Napoli ed altri; Berlusconi ed altri; Bianchi Clerici ed altri
(56) BRIENZA ed altri. - Legge-quadro per il riordino dell'istruzione secondaria superiore e per il prolungamento dell'obbligo scolastico
(560) LORENZI. - Legge quadro per un riordinamento graduale dell'istruzione scolastica e universitaria
(1636) Athos DE LUCA ed altri. - Prolungamento dell'obbligo scolastico, diritto alla formazione permanente e riconoscimento della validità del biennio di formazione professionale di base per l'innalzamento del diritto-dovere all'istruzione a sedici anni
(2416) D'ONOFRIO ed altri. - Elevazione dell'obbligo scolastico e riordino degli ordinamenti scolastici
(2977) BRIGNONE ed altri. - Ridefinizione dei cicli e dei percorsi formativi con riferimento all'autonomia delle scuole
(3126) BEVILACQUA e MARRI. - Legge quadro sul riordino dei cicli scolastici, sull'elevazione dell'obbligo scolastico e sulla formazione post-secondaria
(3740) TONIOLLI ed altri. - Nuove norme in materia di istruzione scolastica
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)


Riprende l'esame congiunto, sospeso nella seduta antimeridiana dell'11 novembre scorso, nel corso della quale – ricorda il PRESIDENTE – era proseguita la discussione generale, che ora riprende.

Nel dibattito interviene il senatore OCCHIPINTI, il quale ricorda il grande interesse, pur corredato da qualche perplessità per la portata delle innovazioni in gioco, suscitato dalla prima iniziativa del Ministro della pubblica istruzione nel gennaio del 1997, recante l'invito a valutare l'opportunità di una riforma dei cicli scolastici e ad avviare su questo tema un approfondito dibattito. Era, quella allora formulata, una prospettiva su cui lavorare, per certi versi finanche migliore del disegno di legge licenziato dalla Camera dei deputati, per il contemperamento che vi veniva realizzato tra salvaguardia dell'impianto esistente ed ampia innovazione. Ad ogni modo, l'approccio a una riforma intesa come mosaico da costruire, assunto dal Ministro, ha pienamente rimarcato l'esigenza di una profonda risistemazione del sistema formativo, in cui deve trovare adeguata considerazione il rispetto pieno della personalità in evoluzione: profilo, questo, di cui non ha tenuto debito conto, nel suo intervento in discussione generale, il senatore D'Onofrio il quale ha espresso alcune critiche assai ingenerose. L'innovazione del sistema deve concernere contenuti e metodologie, in linea con gli standard europei, garantendo altresì l'ingresso nel mondo del lavoro, dal momento che nell'odierna realtà storica e sociale la scuola non può più avere come sua esclusiva finalità la mera trasmissione del sapere. Il progetto di riforma all'esame della Commissione si è mosso lungo queste linee, intersecando nel corso della sua elaborazione talune importanti nuove acquisizioni sul piano normativo, relative all'obbligo scolastico, all'esame di Stato conclusivo della scuola secondaria superiore, e infine all'autonomia scolastica, vera conquista cui hanno contribuito tutte le forze politiche, di maggioranza e d'opposizione.
Se dunque l'impostazione del progetto di riforma in esame è nel suo complesso condivisibile, la valutazione delle puntuali disposizioni deve essere più articolata, risultando talune indubbiamente positive, altre suscettibili di approfondimento. In particolare, vi è da riflettere sui rilievi critici svolti da alcuni senatori circa la dinamica dell'apprendimento (che non procede con un moto uniforme ma per fasi), così come circa il rischio, che peraltro pare scongiurato, di consegnare la decisione ultima sulla configurazione del sistema agli esperti. Per quanto concerne l'articolato del disegno di legge, è da approvare la scelta, contenuta nell'articolo 1, di porre al centro dei riferimenti valoriali della scuola la persona umana, secondo l'ispirazione che recepisce fondamentali suggestioni del cattolicesimo democratico. Ancora, il riferimento alle pari opportunità per l'inserimento nel mondo del lavoro è una importante acquisizione, così come l'attribuzione di un ruolo centrale alla scuola dell'infanzia (sorprendentemente omessa nell'esposizione del senatore D'Onofrio), per la quale peraltro occorre individuare i contenuti, anche al fine di indirizzare la successiva fase applicativa della riforma. In ordine all'articolo 3, il condivisibile richiamo all'educazione ai principi fondamentali della convivenza civile – e democratica, occorre aggiungere – dovrebbe essere integrato da quello al rispetto della vita, così come dovrebbe esplicitarsi, là dove si fa menzione delle capacità di scelta individuale, un riferimento allo sviluppo della responsabilità e della coscienza o ragione critica, come unitario indirizzo qualificante della scuola. Per i profili attuativi, l'articolo 6 del disegno di legge infine individua, con la previsione di un programma quinquennale, un congruo spazio temporale in cui sperimentare la fattibilità della riforma. Puntuali sono inoltre i richiami, tra l'altro, a un progetto di riqualificazione del personale docente, alla ridefinizione degli organici (sì da por fine definitivamente, è da ritenere, alla questione del precariato) e all'adeguamento delle infrastrutture, che costituiscono insieme con gli strumenti didattici un punto dolente della scuola attuale.
Conclusivamente, giudica il complesso del disegno di legge apprezzabile, per la qualità della sua impostazione e per l'innovazione che reca nel sistema formativo italiano. Invita pertanto tutte le forze politiche, pur nello sforzo di migliorare il testo all'esame, a vigilare attentamente affinché l'attuazione della riforma sia seria e coerente, specie in sede di predisposizione degli strumenti regolamentari, attraverso i quali passerà la risoluzione di numerose questioni concrete, sul piano tecnico e metodologico.

Il senatore NAVA sottolinea anzitutto l'estrema difficoltà della riforma, a cagione del venir meno di tutti i punti di riferimento del passato e della conclusione della precedente stagione culturale, basata sul compromesso politico-istituzionale del 1948. Il sistema formativo, quale essenziale cinghia di trasmissione dei valori che permeano la società, non può infatti non risentire della profonda crisi oggi in atto, dovuta allo scollamento del rapporto fra cittadinanza, Stato e territorio. E' d'altronde evidente che, nella coscienza popolare, il sistema scolastico di formazione delle nuove generazioni non risponda più al processo evolutivo, manifestandosi un incolmabile divario fra le aspettative delle famiglie e gli strumenti posti in essere dalle istituzioni scolastiche. Né il sistema configurato nel 1948 riesce più a rispondere alle esigenze di unità del Paese, come testimoniato dall'incresciosa conflittualità determinatasi negli ultimi anni tra Nord e Mezzogiorno.
In tale contesto, il sistema scolastico, benché rimasto pressoché indenne dal patto costituzionale ad oggi ai fini della formazione e della trasmissione della cultura di massa, dimostra oggi tutta la sua insufficienza e rischia di trasformarsi da orizzonte di libertà ad orizzonte di determinismo. Da qui, l'estrema difficoltà della riforma, che appare pertanto preferibile scindere da quella più complessiva a livello istituzionale, attesa l'urgenza che essa riveste. Quanto ai suoi obiettivi, occorrerebbe assicurare priorità anzitutto al rapporto fra giovani e sistema culturale. La caduta di senso della condizione culturale ha infatti determinato la rottura del nesso fra cultura e verità e ha messo in dubbio il senso stesso della formazione culturale. Appare pertanto indispensabile rivitalizzare i valori della formazione, onde non trovarsi costretti ad optare per una decisa descolarizzazione delle nuove generazioni. Se la cultura è sinonimo di ricerca della verità, occorre infatti assicurarle un ruolo significativo nell'evoluzione democratica, pena il prevalere di un determinismo tale da ridursi in mere affermazioni di carattere tecnologico.
Egli invita pertanto il relatore, nel prosieguo del dibattito e soprattutto in Assemblea, a dare risposte soddisfacenti in ordine ai cardini del nuovo processo formativo, onde evitare che la riforma si traduca in un processo di razionalizzazione del rapporto fra individuo, Stato e mercato.
In tale prospettiva, egli sottolinea che, alla diffusione dei saperi, non corrisponde purtroppo automaticamente un'evoluzione del processo di libertà e a tal fine ricorda la crisi della Germania dopo la Repubblica di Weimar: una riforma organica e sistematica del processo educativo deve pertanto dare prioritariamente un significato innovativo al concetto di educazione, nonché sanare l'attuale rottura fra educazione e istruzione; poiché la caduta delle ideologie non consente purtroppo una più acuta percezione della verità, appare altresì indispensabile indirizzare in questa direzione i nuovi percorsi formativi, attualmente sull'orlo di risolversi nel nichilismo.
Quanto all'architettura del sistema proposto nel testo approvato dalla Camera dei deputati, egli esprime un consenso di massima, evitando tuttavia di entrare nel dettaglio. Assai più essenziale gli appare sfuggire alla tentazione di mantenere la riforma neutrale rispetto alle opzioni in campo, sperando così di assicurare su di essa una convergenza fra maggioranza e opposizione. Ritiene infatti che il Parlamento abbia il dovere di affermare il primato della cultura, garantendo la pluralità di percezioni della realtà nonché un orizzonte di libertà. Analogamente, ritiene indispensabile salvaguardare il primato dei gruppi intermedi, quali le famiglie, rispetto all'individuo, pena un crollo delle condizioni di libertà. In tale prospettiva – conclude – occorre a suo giudizio gestire l'autonomia scolastica in tema di sussidiarietà e parità, onde non rinchiudere la scuola in un'ottica di statalismo senza respiro, elaborare legislativamente requisiti e standard delle singole scuole nell'ambito del sistema formativo unitario e restituire un ruolo da protagonisti sia agli insegnanti che alle famiglie.

Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 13.