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Pubblicazione del resoconto stenografico (estratto) missione a Palermo del 3 novembre 1988 - Commissione Antimafia X Legislatura
Nel corso di una missione della Commissione Parlamentare Antimafia svolta nella città di Palermo, il 3 novembre 1988 Giovanni Falcone viene audito - insieme ai suoi colleghi del cosiddetto "pool antimafia" - su molteplici temi di estremo rilievo: la missione costituisce infatti l'occasione per fare il punto sullo stato effettivo del contrasto a Cosa Nostra dopo la sentenza di primo grado del Maxi Processo di Palermo (del 16 dicembre 1987).
Giovanni Falcone [pag. 82-89 *] fornisce risposte, sull'analisi del significato criminale della cosiddetta "seconda guerra di mafia" (che definisce, emblematicamente, una "congiura di palazzo"), sulla fondamentale importanza di introdurre nell'ordinamento italiano una disciplina di protezione dei testimoni di giustizia, sull'idea (come al solito, lungimirante) di spostare il tema delle indagini in materia di criminalità organizzata nell'orbita della cooperazione internazionale.
Rispondendo, poi, a specifiche domande del Presidente Chiaromonte e dell'Onorevole Violante, Giovanni Falcone fornisce altresì - dal punto di vista qualificato dell'Ufficio Istruzione di Palermo - una rilevante e suggestiva analisi sulla straordinaria complessità delle indagini concernenti i cosiddetti "delitti politici" di Palermo, facendo poi espresso e particolare riferimento proprio all'omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio 1980.
Come si ricava dalla lettura del documento, oggi pubblicato per la prima volta, Giovanni Falcone definisce l'indagine "estremamente complessa", dal momento che "si tratta di capire se e in quale misura la pista nera sia alternativa rispetto a quella mafiosa, oppure si compenetri con quella mafiosa. Il che potrebbe significare altre saldature e soprattutto la necessità di rifare la storia di certe vicende del nostro paese, anche da tempi assai lontani". Falcone ancora ammonisce, trattandosi di una "materia incandescente", sulla necessità di non "gestire burocraticamente questo processo".
Peraltro nello stesso passaggio dell'audizione, Giovanni Falcone evidenzia l'esistenza di "collegamenti e coincidenze" tra le indagini sull'omicidio Mattarella e quelle riguardanti, tra l'altro, la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1989 (per la quale, come è noto, è stato condannato con sentenza passata in giudicato anche Valerio Fioravanti).
Come è noto, con sentenza del 12 aprile 1995 furono condannati all'ergastolo, come mandanti dell'omicidio Mattarella, alcuni boss mafiosi di primo piano, tra i quali Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia.
Fino a oggi, invece, non sono stati condannati gli esecutori materiali dell'omicidio. Gli esponenti neri dei "Nuclei Armati Rivoluzionari" Giuseppe Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini, processati proprio con l'accusa di essersi occupati dell'esecuzione dell'omicidio, sono stati definitivamente assolti il 17 febbraio 1998.
Da ultimo, la notizia della recente riapertura delle indagini della Procura di Palermo, proprio con riferimento alla "pista nera", contribuisce a rendere nuovamente e molto attuale la rilevante intuizione espressa da Giovanni Falcone nel 1988, che costituisce parte integrante di questo documento.
* numerazione inserita per identificare le parti interessate
estratto resoconto stenografico missione Palermo 3 novembre 1988